Capitolo 13

Quando aprii gli occhi ero sdraiata nel mio letto, sola. Il Sole stava sorgendo e il cielo era dipinto di rosa. Mi sentivo debole. Non avevo mangiato nulla la sera prima e poi quel mostro... Mi toccai la gola nel punto in cui mi aveva morso. Strano non sentivo una ferita aperta come immaginavo, ma la pelle non era completamente liscia. Mi sentivo indolenzita. Con calma mi alzai dal letto e mi guardai allo specchio. Vidi che nella zona si erano formati due piccoli solchi rossi, sembravano due lividi leggermente scavati, in corrispondenza dei canini che mi avevano lacerato la pelle.
"Quindi niente ferite..." dissi tra me e me.
Ripensai al dolore che mi aveva provocato e questo mi riportó a mia madre. Lei non aveva mai permesso ai demoni di succhiare il mio sangue. Mi aveva difesa da loro, sottraendomi alla loro fame. Mamma... presi la collana col leone. Baciai il ciondolo e poi la misi al collo. I miei capelli erano lunghi così presi un fermaglio e con esso fermai i capelli sul lato destro, dove erano presenti i segni, per nasconderli alla vista.
Scesi le scale per fare colazione.
"Hermana! Finalmente" disse Agacia correndomi in contro.
"Ieri non sei scesa per cena e pensavo tu stessi male, papà stava per chiamare un medico... Sei piú pallida del solito. Ti senti bene? Hai delle occhiaie da far spavento" continuò, guardandomi preoccupata.
"No mi sento bene, solo che il mal di testa di ieri non mi ha permesso di dormire molto e così ho passato la notte praticamente in bianco" risposti, portandomi inconsciamente la mano sul collo. Agacia mi guardó incuriosita, cosí mi diressi velocemente nella sala, dove la famiglia era giá riunita per la colazione.
"Rebeca! Vieni, vieni siediti. Ti faccio preparare subito qualcosa" disse Maria premurosa. Sorrisi debolmente e mi sedetti. Mangiai con calma. Mi resi conto solo dopo che Ruben non era a tavola con noi.
"Señora, posso chiederle dov'è il Señor Ruben?"
"Mio marito è uscito presto questa mattina, doveva occuparsi di certi affari con Miguel se non sbaglio, l'uomo che è venuto ieri da noi".
Il sangue mi si raggelò nelle vene. Ero spaventata, non avevo mai avuto a che fare con un demone da sola. Mia mamma mi aveva sempre protetta, tenendomi a debita distanza ed adesso che lei non era piú qui con me non sapevo come reagire. Non conoscevo bene i demoni, ma sapevo una cosa: potevano essere molto pericolosi, ed il fatto che un demone avesse un rapporto così stretto con Ruben e la sua famiglia mi turbava. Dovevo fare qualcosa.
Ero quasi certa che il demone sarebbe venuto ancora a trovarmi di notte, come aveva fatto ieri. Lo aveva detto lui stesso. Aveva trovato un giocattolo divertente. Avrei solo dovuto aspettare. Che strazio.

Passarono diverse notti e il demone non si fece vedere. Pensai che avesse trovato un'altra preda e così iniziai a tranquillizzarmi. Che ingenua.
Una sera a cena Ruben chiesa a tutti un momento di silenzio.
"Familia come voi ben saprete io e il    Señor Miguel speriamo entro il prossimo anno di diventare soci ed oltre grandi a profitti questa, bhe diciamo... impresa mi ha portato anche l'amicizia di un uomo rispettabile e d'onore come il Señor Migule, il quale ha decido di dare un ricevimento in nome di questa nuova società e della nostra nuovissima amicizia".
Agacia era in fibrillazione. Si vedeva che non stava nella pelle. Avevo notato il modo in cui aveva saluta Miguel, l'unica volta che era venuto a farci visita. Doveva essersi presa una cotta. Ma come darle torto? Molte ragazze che conoscevo, nel mio villaggio, avevano finito per sposare uomini più vecchi di loro, rozzi e spesso violenti, solo per garantire stabilità economica alla famiglia. Donne povere, ricche, borghesi o nobili, quasi tutte ci sposiamo per la stessa ragione e raramente questa è l'amore. Miguel era bello, ricco e probabilmente anche affascinante, se non fosse stato per il piccolo particolare dell'essere un demone, perciò non trovavo difficile credere che Agacia si fosse invaghita di lui.

"Papá papá siamo invitate anche io e Rebeca vero? Possiamo venire vero? Vero?".
Agacia stava letteralmente saltando sulla sedia.
Ruben si mise a ridere.
"Si pequeña, si anche tu e Rebeca siete invitate".
Agacia balzò in piedi per andare ad abbracciare il padre.
"Ma tesoro, non credi che siano ancora un po troppo giovani... " ribattè Maria inquieta.
"Mi esposa, ti ricordo che quando ci siamo conosciuti avevi suppergiù l'età di Agacia".
Le guance mi Maria si tinsero di rosso. Sembrava una ragazzina imbarazzata più che una moglie e madre di 4 figli. Agacia sorrise divertita.
"Allora è deciso, verremo anche io e Rebeca. Per quando è fissata la festa papà?"
"Tra due settimane"
"Due settimane?!" disse Agacia strabuzzando gli occhi.
"Oh ma non c'è tempo papà! Rebeca oggi stesso dobbiamo recarci dal sarto per farci confezionare gli abiti, sperando riesca in tempo! Due settimane?! Ma sei pazzo papà! Con cosí poco preavviso?"
"Agacia io non ho bisogno di nessun nuovo abito. Vostro padre me ne ha già forniti a sufficienza e non voglio sprechi il suo denaro per me" dissi, quasi a mo di rimprovero.
"Ma Rebeca..."
"Niente, ma Agacia" risposi dura, forse troppo, perché lei abbassò lo sguardo. Tuttavia non poteva capire quanto quella situazione mi facesse sentire a disagio. Ero a casa loro, a carico loro, come un'ospite eterna ed il fatto che lei mi trattasse come una sorella di fronte ai suoi genitori mi faceva sentire ancora più a disagio.
"Peró ti prometto che ti aiuterò nei preparativi per farti diventare la piú bella del ballo!" le dissi.
"E verrai dal sarto con me a consigliarmi la stoffa?".
"Ma certo".
Lei sorrise e continuò ad abbracciare suo padre.

Le due settimane passarono in fretta e Agacia era al settimo cielo. Girava per casa saltellando e canticchiando. I preparativi per renderla la più bella del ballo iniziarono alle sette di mattina, con una serie di bagni nel latte, pomate profumate, unguenti per capelli e viso che le schiarirono la pelle e i boccoli biondi. Iniziò a prepararsi presto e quando aveva finito era una perla. L'abito era in seta turchese, con degli intarsi d'argento. I boccoli dorati raccolti in una capigliatura alta. Indossava dei diamanti al collo, probabilmente della madre. Era uno splendore.
Io indossavo un abito rosso sangue, con intarsi d'oro, stretto in vita ed ampio sui fianchi. I capelli non erano del tutto raccolti, ed alcune ciocche cadevano lunghe sulla schiena. Indossavo la collana di mia madre. Quando ci vide Maria ci corse in contro commossa.
"Oh tesori siete cosí belle...Adesso andiamo, su su mettete i vostri soprabiti, o arriveremo in ritardo... Ruben tesoro! Sbrigati! La carrozza è pronta!".
Salimmo noi quattro, per recarci alla festa. I 3 fratelli minori erano rimasti a casa con Dolores e la servitù, perchè erano ancora troppo piccoli per partecipare al ricevimento.

Arrivammo dopo una ventina di minuti. Aprii la porta lentamente e Ruben mi porse la mano per aiutarmi a scendere i gradini. Alzai lo sguardo. Grande, imponente, sfarzoso. Il palazzo del demone era impressionante. Il cuore iniziò a battermi in petto. Avevo paura. Ero impreparata ad un eventualità come quella. Inconsciamente mi toccai l'abito all'altezza del petto, poiché nel corsetto, in mezzo ai due seni, avevo nascosto la boccetta col rimanete sangue di demone. "Speriamo che non me ne debba servire" pensai.

Che ingenua ero stata a pensare che sarebbe stato Miguel a venire da me. Sorrisi amaramente.

Ero nella tana del demone.

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