46. You are so bad, my strawberry boy
Il viaggio in macchina è stato più breve del previsto. Probabilmente perché mentre Scott guidava io ho dormito come un agioletto contro il finestrino.
Stamattina ci siamo svegliati prestissimo ed è stato un vero trauma dover caricare il baule per ben sette volte. Non ne pensava proprio di chiudersi quel dannato, e Scott ha quasi minacciato di lasciare a casa una valigia.
Sono riuscita a convincerlo all'ultimo e soltanto con l'aggiunta di un bel bacio.
Mi risveglio poco prima di arrivare in agenzia.
È appena metà mattina, ma le vie principali della città sembrano già pullulare di persone.
Una donna di mezza età ci accoglie con un sorriso smagliante, «Siete i signori Andrews, giusto?».
Sgrano gli occhi, arrossendo di colpo.
È strano sentirlo dire. Mi fa sorridere di nascosto anche se è stupido pensarlo.
Scott mi rivolge un'occhiata divertita, poi schiocca la lingua sul palato, «Diciamo di sì».
Io fingo di non averci fatto caso, quindi mi allontano quando lui la segue per completare il check-in.
Mi guardo attorno, incuriosita. Questo posto sembra costoso. Ci sono computer e lavagne multimediali in ogni angolo.
Quanto diamine ha speso Scott per questa vacanza? Non ha proprio voluto dirmelo e per quanto abbia insistito di pagare almeno la mia parte, lui non ha voluto sentire ragioni.
Deve almeno permettermi di offrirgli una cena. Ci tengo.
Torna un paio di minuti più tardi, «Fatto, possiamo andare».
Se l'agenzia mi era sembrata una sorta di quartier generale, la villa in cui risiederemo è completamente l'opposto, pur essendo meravigliosa.
Assomiglia molto a quelle vecchie case estive che si trovano sulle riviste di arredamento.
È veramente stupenda: piccolina ma graziosa, con un bellissimo giardino sul davanti e uno spazio per il barbecue e il fuoco.
«Sembra un bel posto» ammetto, appena varcata la soglia.
La prima cosa che vedo è un enorme salotto con pareti interamente di legno bianco e uno spazio cucina, aperto sulla sinistra, con un grande tavolo e quattro sedie color marmo con inserto neri.
Mi stupisce il fatto che sia interamente su un piano. Può sembrare stupido, ma non ho mai visto case ad un solo livello.
Posa le valigie a terra, tirandosi la schiena, «Hai ragione, è proprio un bel quartiere».
«Il mare!» esclamo all'improvviso, «Mi ero quasi dimenticata che si affacciasse sul mare. Andiamo a vedere».
Lo afferro per mano, trascinandolo verso quella che sembra una porta finestra. Ne ho la conferma quando intravedo il legno del portico e il color panna della sabbia splendente.
Schiaccio il naso contro il vetro bollente, immaginando di sentire il rumore delle onde in lontananza. A pochi passi dall'ultimo scalino, oltre il cancelletto in legno, giace smisurata la spiaggia. Due lettini colorati, posti in fila orizzontale, illuminano l'orizzonte marino, privo di persone.
«Perché non c'è nessuno?» domando ad alta voce, distratta.
«È un pezzo di spiaggia privata» spiega Scott, «Per questi giorni sarà tutta nostra».
Per poco non saltello sul posto come una bambina. Ho guardato il mare migliaia di volte, ma non ci ho mai vissuto accanto.
È emozionante.
«Stai scherzando?» domando incredula.
Ridacchia, «No. Era compresa nel prezzo della casa. Inoltre, per il primo giorno ci hanno offerto l'ingresso nella piscina qui a fianco. Se ti va possiamo farci un salto oggi pomeriggio».
Questo deve essere un sogno. Non c'è altra spiegazione.
«Certo che mi va» rispondo, «Ho portato ben dieci costumi e voglio sfoggiarli tutti. Hanno dei colori stupendi e uno lo cambia quando si bagna».
Scuote la testa divertito, «Queste cose da donna mi spaventano un pochino» sussurra, poi morde il labbro inferiore, «Non nascondo però di non vedere l'ora di vederti in costume».
Sorrido, «Dovrai dirmi il tuo preferito».
«Tutti» risponde di getto.
Alzo gli occhi al cielo, «Ma non li hai ancora visti».
«Non ce n'è bisogno. A te sta bene qualsiasi cosa che indossi» mi lusinga senza fronzoli.
Il mio stomaco si contorce. Gli lancio una lunga occhiata, poi mi metto sulle punte.
Allungo il collo, aggrappandomi con una mano alla sua spalla spigolosa.
Lascio un tenero bacio a stampo sullo zigomo, solleticandomi il mento con la barba incolta.
Il suo occhio sinistro si chiude, facendo arricciare il naso sottile verso l'alto.
Sembra colpito dal mio gesto. I nostri baci sono più intensi, solitamente.
Si schiarisce la gola, poi sporge il braccio in avanti, riempiendo lo spazio tra il mio bacino e la maniglia della porta, «Usciamo? Voglio fumare una sigaretta».
Annuisco, mettendomi da parte per farlo passare. Tra i miei capelli sciolti scivola un tipo di vento che solo il mare è in grado di far soffiare. Che buon profumo che ha l'aria.
Alzo le braccia al cielo, sgranchendomi per bene le ossa. Poi raggiungo Scott, che nel frattempo si è accomodato su una poltroncina.
Mi siedo sulle sue gambe e lui spinge i fianchi verso il basso, divaricando le ginocchia.
Gli cingo il collo con un braccio, giocando distrattamente con alcuni riccioli mentre osservo l'orizzonte.
La sua mano libera finisce sulla mia coscia, l'altra stringe la cicca della sigaretta nuova. Davanti al viso mi scorre una spirale grigia sottile, la guardo dissolversi nell'aria.
Sembra fare meno caldo. L'ombra ci protegge del sole cocente. Agosto assomiglia più a giugno, in questo momento.
Mi volto a guardarlo negli occhi. Il chiarore delle iridi mi spoglia di ogni sensazione, lasciandomi addosso soltanto la meravigliosa immagine di un verde tanto muschio quanto aurora. Sono incantevoli.
Contornati da ciglia fini quanto spighe di grano, stonano su un viso così duro e solenne.
Gli danno l'aria da bravo ragazzo, ma è tutta un'illusione.
La verità arriva quando si abbassa lo sguardo.
Se avessi una squadra o un semplice righello, sono sicura che riuscirei a segnare un angolo perfettamente retto all'incontro delle ossa della mandibola.
Mi piace pensare che se indugiassi troppo a lungo su quel punto appuntito, probabilmente finirei per tagliarmi il polpastrello.
Faccio scorrere l'indice lungo la guancia, scoprendo la morbidezza degli zigomi e della piana di pelle tra le sopracciglia e l'attaccatura dei capelli.
Delle minuscole grinze gli scalfiscono zone indefinite del viso, raggruppandosi in piccoli mucchi ad ogni espressione.
Lascio un buffetto sulla punta del suo naso guardandola, con compiacimento, rimbalzare con scosse impercettibili fino a fermarsi di nuovo.
Scott mi lascia fare tutto quanto. Non mi ferma nemmeno quando bacio lo spazio vuoto e ricurvo tra il naso e il labbro inferiore, bagnandone la superficie.
Il suo alito profuma di fumo secco. Punge nel naso e si accumula nella gola, sotto le corde vocali.
Mi avvicino ulteriormente, piego il volto, lo faccio combaciare al suo profilo smussato.
Rasento la carne, mordendogli l'angolo sinistro, vicino ad un piccolissimo neo.
Si libera dal fumo, buttandolo fuori come un genio esce dalla sua lampada magica. Lo aspiro con una boccata, e subito i polmoni prendono a bruciare. Tossisco sottovoce, ma Scott mi impedisce di farlo di nuovo, perché la sua lingua umida esce dalla bocca, splendendo al sole come una fragola.
La accolgo subito, affrontandola con la mia.
Nelle orecchie, i timpani percepiscono unicamente il rumore viscoso di salive che si mischiano e gemiti che vorrebbero urlare.
Alza le gambe, spingendomi con una mano per farmi ancora più vicina al petto.
Mi adagio al suo corpo come fa la neve sugli alberi. Aspetto soltanto di essere scossa da qualcuno con mani impreziosite da anelli.
Tira le punte dei miei capelli, mi accarezza la schiena con le dita e il cuore con i baci.
Perdo la sensazione del mio corpo quando sono con lui. Mi sembra di vedermi dall'alto, come se la mente non fosse attaccata alla realtà ma sospesa nella finzione.
Sono in affanno appena mi stacco con rapinoso bisogno. Scott respira come un toro dopo una sfiancante corsa. Ha le guance arrossate e i capelli scompigliati.
Si gratta una tempia, poi alza il viso mettendo in risalto i muscoli del collo spessi e attorcigliati da vene color uva.
Il pomo d'Adamo rischia quasi di scontrarsi con il mio naso, quindi mi ritraggo di alcuni centimetri per guardarlo meglio.
Sorride. Distende le labbra e basta.
Tiene gli occhi chiusi, le palpebre sono rilassate. La bocca schiusa per far fuggire il fumo.
Rimango incantata. Vorrei prendere il telefono e scattargli una foto così come è ora, in questa posizione, ma quando cerco la borsetta, mi ricordo di averla lasciata in casa.
Maledizione. Sarebbe stato un salva schermo perfetto.
Ai miei movimenti, si ricompone, lasciandomi delle piccole pacche sulla gamba, come a spronarmi ad alzarmi.
«Preparati, andiamo a fare un giro in città».
Annuisco, «Cerchiamo un posto per pranzo? Ho fame».
«Certo, scegli tu» propone, come fa sempre d'altronde.
«E offro io» ribatto e lui è già pronto a controbattere a sua volta, quindi aggiungo in fretta: «Non accetto un "no" come risposta, altrimenti non ci vengo con te».
Sbuffa sonoramente, ma il mio sguardo insiste così tanto, che è costretto moralmente ad annuire.
«Va bene, ma solo per questa volta. Lo sai che non mi piace dividere il conto. Per me è un piacere non doverti far chiedere sempre i soldi ai tuoi genitori. Posso permettermi di spendere per entrambi».
Scuoto il capo, «Lo apprezzo, ma non è giusto che sia sempre tu a pagare. Poi mi sento di troppo anche se non me lo fai pesare. Quindi ti chiedo di permettermi di pensare alle piccole cose. Tu hai pagato la vacanza, io penso alle uscite».
«Siamo passati da un pranzo a tutti i pasti?» domanda ironico.
Ci passo sopra, decisa a non demordere per nulla al mondo, «Lasciamelo fare, Scott».
Indugia a lungo, poi annuisce, «E va bene. Ma niente di più. Te lo concedo solo perché si tratta di cibo e con te andrei in bancarotta» mi prende in giro.
Spalanco le labbra, sentendomi offesa nel profondo del cuore.
Chiariamo una cosa: non sono io che cerco il cibo, è il cibo che cerca me.
Sono solo una povera vittima. Non è colpa mia.
Anche adesso, ad esempio, sento il richiamo di un bel piatto di pasta con i gamberetti.
Non ci posso fare niente se la mia pancia continua a brontolare. L'unico modo per farla smettere è nutrirla.
«Se non mi porti subito a sgranocchiare qualcosa, sarò furiosa con te per tutto il giorno» lo minaccio, alzando un sopracciglio.
Sembra terrorizzato, «Per la carità. Cerco subito su internet la caffetteria più vicina. Tu mantieni i nervi saldi!».
Scoppio a ridere, sorridendo a più non posso, «Ti amo».
Sono una ruffiana.
Annuisce, strizzandomi un occhio, «Ora va'».
Mi lascia andare con un dolce bacio sulla testa, quindi rientro in casa, mentre lui rimane seduto in veranda a smanettare sul cellulare.
~•~
Quando rientriamo a casa sono le due di notte. Ho le gambe a pezzi e i tendini delle braccia duri come pietre.
Poso a terra le buste, togliendomi immediatamente le scarpe.
Che sollievo.
«Ho un sonno tremendo» mi lamento, trascinandomi verso la camera da letto.
Attraverso la soglia mentre libero uno sbadiglio genuino.
«Domattina niente sveglia. Dormiamo fino all'ora che vogliamo» mi rassicura Scott, aggrappandosi con una mano al mio fianco.
Ferma la mia avanzata, portandomi ad indietreggiare di alcuni passi per schiacciarmi al suo torace.
Io ero già pronta a buttarmi sul letto, ma lui sembra avere dei diversi piani.
Si avvicina all'orecchio, rimanendo dietro al mio corpo, «Ma la notte è giovane. Abbiamo ancora un po' di tempo prima che sorga l'alba».
Mi fa voltare con scioltezza e prende a baciarmi all'improvviso, spingendomi sempre più contro il muro.
Sobbalzo alla sua candida irruenza, rimanendo interdetta per alcuni secondi. Non me lo aspettavo.
Poi il sonno scompare e ogni cellula del corpo viene scossa da un'energica scarica elettrica.
Mi infiammo.
Infilo le mani tra i suoi capelli. Sono morbidi e pieni, i riccioli sembrano più corti del solito.
Apro ulteriormente la bocca per permettergli di navigare ovunque con quella lingua lunga e dolciastra.
Mugugno quando mi morsica il labbro inferiore, lasciandolo con un balzo ripetuto.
Mi guarda a lungo negli occhi prima di iniziare a spogliarmi.
Passa le mani sulle mie braccia, graffiandomi.
Inizia dal vestito, lo lascia cadere ai nostri piedi. Bacia la pelle nuda della mia schiena, insistendo sull'arcata tra il collo e la spalla. Lascia il segno dei denti proprio su quest'ultima, facendomi il solletico quando infila il naso tra i capelli.
Slaccia i gancetti del reggiseno con suprema maestria, aiutandomi a liberarmi delle spalline ingombranti.
Rimango nuda a metà, sono scoperta ai suoi occhi vogliosi ma non mi sento per nulla in imbarazzo.
Mi piace quello sguardo. Mi sta guardando come soltanto una persona che vuole un'altra persona si guardano. Mi fa sentire speciale.
Le sopracciglia sono leggermente aggrottate, formano delle strisce parallele sulla fronte nascosta in parte dai ricci.
Brucia lo spazio vuoto nella gola, dove i nervi si scontrano per dipartire in direzioni asimmetriche.
Scende in basso, sulle clavicole sporgenti e le ossa rotonde delle spalle.
Osserva il mio seno contratto, si lecca le labbra. Lo stuzzica con un dito, disegnandoci sopra cerchi sottili e doppi. Poi si avventa su un capezzolo, succhiandolo come avesse sete e si trovasse in un deserto bagnato da una sola sorgente di acqua.
Me.
Butto la testa all'indietro, sentendo i capelli farmi il solletico sulla schiena arricciata. Mi fa male, morsica la superficie grumosa e scura con denti taglienti, lasciandoci sopra degli evidenti segni rossi.
Infila un dito sotto all'elastico delle mutandine, allontanandolo dalla carne del fianco con uno strattone giocoso.
Vengo colpita da una folata di aria fresca proprio sul punto più sensibile.
Vengo frastornata da brividi profondi e viscerali. Colpiscono in ogni parte del corpo, facendomi contorcere dal piacere.
Sento caldo. Ho le guance bollenti e la vista sfocata.
Devo avere di più. Non può iniziare una cosa e non finirla.
Alza il viso, pulendosi le labbra con il pollice.
«Sei bellissima» sussurra, accarezzandomi con quelle grandi mani.
Ne stringo una quando me la porge, invitandomi a schiodarmi da una posizione troppo scomoda per quello che faremo.
Lo seguo sul letto. Il materasso si infossa al peso dei nostri corpi colmi di desiderio.
Inspiro il profumo fresco di bucato, mettendomi a pancia in su. Pianto i gomiti sul morbido, sollevando la vita per farmi togliere gli slip.
Lui non lo fa. Aspetta.
Rimane inginocchiato, con le gambe che penzolano a vuoto dalla fine del letto. Si spoglia a sua volta, rivelando il petto ampio e scolpito con accurata perfezione.
Probabilmente è solo una mia impressione, ma credo proprio abbia messo su parecchi muscoli.
Forse è la luce, oppure l'impazienza, ma i miei occhi non riescono a staccarsi da quel torace definito.
I bicipiti paiono colline imbottite, tra i cui boschi strisciano radici verdognole.
Una linea sottile ma profonda separa in due parti asimmetriche tutto il busto, partendo dal collo per arrivare ai pantaloni.
Ai lati di questa vi sono blocchi di addominali dalla forma arrotondata.
Ricadono come tegole sul tetto di una casa, tagliate ai lati da fianchi scavati nella carne a comporre una V precisa.
La mia gola si muove ubriaca. Deglutisco per parecchie volte di fila, sbattendo le ciglia velocemente.
È così sexy.
Mi sovrasta come l' Himalaya fa davanti ad un viandante. Più alzo lo sguardo e più mi sembra infinito.
Ho un fremito tra le cosce quando sfila la cintura dai passanti, aprendo il bottone dei jeans. Gli slip si fanno più bagnati e la voglia di baciarlo insuperabile.
Questo momento di amore è speciale.
C'è qualcosa di diverso dal solito. Per la prima volta, lo faremo su un letto diverso, in una casa che non è la sua e respirando un'aria che non profuma di Santa Monica.
Sono eccitata come se stessimo facendo qualcosa di illegale, nascosti alla luce del sole per non venir puniti.
Penso troppo e non ho il tempo di prepararmi emozionalmente e fisicamente quando abbassa di scatto le mutande, incastrandole sotto le ginocchia.
Soffoco. Mi si chiudono le narici del naso e persino la trachea.
Osservo il suo pene come fosse un'opera d'arte.
È rigido come una stecca di legno, umido come una caverna sotterranea.
Lungo e corpulento, si erge in avanti, mettendo in bella vista la punta gonfia e scintillante.
Ha lo stesso colore di una pesca, le cui striature si rincorrono come gocce che cadono da un finestrino.
Il peso prepotente fa tirare la pelle sottile del pube, facendo guizzare alla meraviglia le piccole vene bluastre.
Non passa molto prima che mi spogli completamente.
Distende le braccia, poggiando le mani sulle mie ginocchia tremanti, «Apri le gambe» ordina, iniziando lui stesso a divaricarle.
Si fa più vicino e a quel movimento il pene barcolla, incurvandosi leggermente verso destra. Sembra respirare come un corpo vivo.
Ho un fremito, e sento le grandi labbra formicolare senza tregua.
Faccio come dice, scoprendomi senza alcun pudore alla sua vista. Una goccia travasa dalla mia entrata quando le sue iridi verdi si posano proprio su di essa, ammirandola con ruvida bramosia.
Non starà pensando di...
Si piega, «Ho voglia di assaggiarti qui» ammette in un sussurro, leccandosi le labbra.
Divento paonazza, quindi mi compro la bocca con una mano, maledicendolo per la sua schiettezza.
Sul volto nasconde un'espressione travolgente, «Posso?» domanda, spingendomi più indietro, verso la tastiera.
Riesco soltanto ad annuire, perché sono troppo timida e presa dal momento per provare a parlare. Scott sta per fare qualcosa che non ho lasciato fare a nessun altro e non so proprio come comportarmi.
Vorrei nascondermi dai suoi occhi e spingerlo via, ma allo stesso tempo, lo odierei se si fermasse proprio ora.
Non mi sono mai trovata così interdetta dal mio stesso desiderio. Piacere e paura possono essere acerrime nemiche, se si scontrano per puro caso. Ho bisogno che lui mi calmi. Solo lui può farlo.
«Va tutto bene» mugugna, leggendomi nella mente. Afferra la mia mano, intrecciandola così stretta alla sua da farsi venire le unghie bianche, «Fermami quando vuoi. Devi essere tu a provare piacere. Posso aspettarti per tutto il tempo che hai bisogno».
Soltanto a guardarlo, mi accorgo che il mio corpo trema. Per il freddo, per l'agitazione e per il bisogno carnale.
Respiro a fondo, guardando il soffitto immobile e spoglio.
Negli istanti in cui io prendo coraggio, lui rimane immobile, senza sfiorarmi nemmeno per sbaglio.
Cos'è questo fuoco che mi mangia lo stomaco?
Non lo so, ma il calore che ne deriva è piacevole. Fa scomparire la pelle d'oca, colorandola di porpora.
Torno a guardarlo, ora con più convinzione. «Fai piano» piagnucolo, «Ti prego».
«Lo prometto. Sarò delicato» assicura, riprendendo a scoprire dolcemente quel punto.
Mi fido di lui, per cui lo lascio fare. So che manterrà la parola e che se gli dirò di fermarsi, lo farà. Con Scott non ho paura di affrontare nulla, nemmeno le prime volte.
Riesce a rendere speciale ogni momento, con la sua dolcezza tinta di mascolinità.
Colo a picco sul cuscino, mischiandomi tra le lenzuola roride. Mi prepara lentamente.
Bacia blando la pelle soffice della coscia, piegando il viso in modo tale da non graffiarmi con il pizzetto. Lo fa per parecchi minuti, mi fa abituare all'averlo tra le gambe, in una posizione così vulnerabile.
Poi si spinge oltre, più vicino al monte di venere, teso e lievemente gonfio. Lo bacia.
Ci passa la lingua, leccando come si fa con un Chupa Chups alla fragola.
Mi muovo, colta da una strana e improvvisa sensazione alla testa. Assomiglia ad un calo di zuccheri.
«Vedi... sei bagnata fradicia» sorride, guardandomi per un breve secondo negli occhi.
Continua, continua, continua.
«Fallo ancora» supplico, non riconoscendo la voce che esce dalla mia gola. È così disperata, da far pietà.
«Adesso farò sul serio, va bene?».
Gli do il via libera, cercando di rilassare i muscoli tesi del bacino. La sua bocca finisce sul prepuzio del clitoride ed è calda come un carbone ardente. Lo bagna con la punta della lingua, giocando con la sporgenza rosea di quel segmento di pelle a punta liscia.
Ripete il movimento di lingua, spingendosi sempre più in profondità.
Mi dimeno senza controllo quando allarga le grandi labbra con l'indice e il medio, lasciando spazio alla sua fame smisurata, che risucchia duramente lembi di pelle viscosi.
La lingua non ha tregua, porta via ogni parte di me, aumentando il ritmo volta per volta.
Poi questo viene spezzato all'improvviso e quando penso che tutto stia per finire, il suo naso si appoggia meglio al mio pube e le labbra prendono a succhiare con avidità la mia intimità.
«Piano...» mugugna, «Ferma».
Mi sento trascinata, scaraventata sul pavimento e poi rimessa in piedi.
Inarco la schiena, provocandomi una fitta alle ossa delle scapole rigide. Stringo forte i suoi capelli con una mano, mentre l'altra è ancora aggrappata alla sua, e ne graffia il dorso con le unghie.
Santo cielo... mi sembra di star per svenire.
Ho i muscoli addormentati e la testa è un vortice. Inseguo orbite nello spazio pur rimanendo con i piedi sul letto.
Vorrei allungare le gambe, muoverle come quando qualcuno ti fa il solletico, ma la testa di Scott impedisce qualsiasi mio movimento.
Tremo, sono brividi spessi e profondi come aghi. Laminano le mie interiora, carezzandomi alla medesima maniera di piume raffinate.
Lui non si ferma mai, persiste come se stesse cercando un tesoro che credeva perduto per sempre. Perduto nel mio corpo.
Alzo gli occhi al cielo, roteando appena i fianchi lussuriosi. Lui li spinge nuovamente sul letto, bloccandomi in un baleno.
Preme entrambe le mani su di essi, tendendo i muscoli delle braccia per portarli ancora più vicino al viso e spingere in profondità.
Chiudo le palpebre, ma le pupille non riescono proprio a stare ferme. Si muovono come sassi portati via dal fiume.
Sono al limite.
È diverso da come lo percepisco quando facciamo l'amore. Adesso sento un nuovo livello di scarica elettrica attraversarmi le ossa e propagarsi in ogni filamento di pelle.
Percepisco arricciarsi persino le punte dei capelli, i peli flavi delle braccia e le ciglia degli occhi.
Respiro quel che basta per restare con un fiato di vantaggio. Questa non è la mia priorità, adesso. Riesco a pensare soltanto a Scott.
Voglio lasciarlo anche io con il fiato sospeso. Voglio che anche a lui brucino i polmoni e faccia male la gola.
Voglio che anche lui abbia la bocca impastata e il sudore sulla fronte.
Voglio che anche lui si senta sul punto di precipitare.
Voglio che sia la prima volta anche per lui, anche se non lo è.
Ma la è con me e questo conta di più.
Lo sento addosso il nostro amore.
Mi lascio andare, liberando un orgasmo che urla anche dalle labbra, in un verso basso e acuto come una nota stonata di un violino.
Scott rimane ancorato a me con le labbra. Succhia tutto senza esitazione, non si allontana neppure di un millimetro. Continua a baciarmi l'intimità, stuzzicandola con i denti.
Sono stremata. Esigo che sia il letto a sorreggermi, perché se dovessi provare ad alzarmi, probabilmente cadrei.
Sono immobile. Respiro a fondo, guardando il mio petto alzarsi ed abbassarsi con irregolarità.
Svuoto fin l'ultima goccia, e solo allora Scott riemerge dalle mie gambe. Si mette con la schiena dritta e il bacino scoperto e ancora più teso di prima in avanti.
Ha i capelli spettinati e il viso arrossato.
«Brava, piccola» biascica, con la bocca piena del mio seme, «Sei stata bravissima».
Mi vergogno. Lo faccio così tanto che vorrei scomparire, ma lui sorride come uno che non ne ha avuto abbastanza e si lecca le labbra piene.
Quindi, decido di essere coraggiosa e smetterla di coprirmi alla sua vista.
Manda giù quel miscuglio pastoso, pulendosi la bocca con il dorso della mano. Non stacca gli occhi dai miei, «Proprio come pensavo: sei deliziosa».
Sorrido, scuotendo la testa distratta mentre scosto i capelli sudati dalla fronte.
Non mi ci abituerò mai.
Torna a sovrastare il mio corpo, appoggiando i gomiti ai lati della testa, stando attento a non tirarmi delle ciocche sparse.
Infila una mano tra di esse, facendomi alzare bene il viso.
Ci guardiamo negli occhi. Inspiro il profumo salato dei nostri corpi avvinghiati. Sfioro la superficie grezza della sua schiena ancora bianca. Cerco la sua mano. La trovo.
«Adesso è l'ora di fare l'amore».
HOLAAA SCOTTINE 🏹
Io ve l'ho detto che in questa vacanza non c'è da star tranquilli.
Per primo, abbiamo perso i loro ormoni. Chi o cosa sarà il prossimo?
Vediamo se indovinate... 🔮
Scherzi a parte, diciamo che questo è un capitolo di passaggio se pur moooolto intenso. Con Scott c'era da aspettarselo.
La vera e propria vacanza inizia con il prossimo.
Vi consiglio di tenere gli occhi aperti, non si sa mai. 👀
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto.
🧩🤍
A presto!
IG: @thalia.owl_autrice
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