IV. Sesso, Dissenso e Dannazione

29 settembre 2022

MATTEO SBAGLIAVA IN MOLTE COSE, NE ERA ASSOLUTAMENTE CONSAPEVOLE, E CONOSCERE QUELLA STRAMBA RAGAZZA ERA STATO L'INIZIO DI NUMEREVOLI PROBLEMI.

Pensava spesso in quel periodo, nell'ultimo mese la sua vita aveva intrapreso una marcia differente dalle sue aspettative. Proprio lui, che le torture della mente le lasciava scivolare e sprofondava in una gabbia più grande e fastidiosa: l'indifferenza.

La notte era irrespirabile, quello lo pensava spesso, e le lenzuola stropicciate gli vorticavano attorno al busto in un'unica stretta esiziale.
Un moderato russare gli risuonava nelle orecchie, segno che la donna dietro di lui aveva lasciato appieno i suoi piacere giovanili per godersi il meritato riposo.

Lentamente aprì gli occhi e mugugnò fortemente quando tutti i ricordi della sera prima si ripresentarono nella sua testa a tutto spiano, e velocemente.
Ci era ricascato.
E quella volta era stato il primo a cercarla disperato tra la folla dopo il loro ultimo incontro.
I ricordi di quella notte erano peggio delle coperte soffocati, gli annebbiavano lentamente, e in modo inesorabile, il cervello sentendo dentro lui la frenesia che gli aleggiava nel basso ventre alla visione di quel corpo nudo sotto di lui.

Lisa.
Ovunque.
Lisa gli stava ammalando il cervello.

L'immagine della ragazza contorta in una posizione quasi fatale, mentre lui le veniva tra le cosce. Il sorrisino soddisfatto e le sue mani che rigavano la pelle creando solchi immaginari, gambe lunghissime di Lisa attorno ai suoi fianchi stringendo insieme le loro deboli intimità.
No
Quella era una visione troppo malata per continuare a riposare decentemente. E non era proprio possibile che riusciva a eccitarsi per una insulsa visione.

Visione, sì.

Perché quella donna era ultraterrena, appartenente a un'altra dimensione, scesa sulla terra per farlo dannare e soffocare in quella ossessione benedetta.

Matteo allungò il suo braccio, cercando alla cieca il suo pacchetto di sigarette Camel, trovando nel suo percorso una lampada e un pacchetto di fazzoletti. L'unica cosa che fece fu prendere a tentoni il calmante, presentato a forma di filtro, e scombinare di nuovo i suoi ricci ramati, usufruati, la sera prima, per accogliere tutte le voglie di Lisa.

Affrontarla di nuovo, ora, era classificabile a come accettare una sfida che, in cuor suo, sapeva di non superare. Non riusciva a placarsi quando vi si trattava di lei, perdeva quel minimo di barlume di ragione che aveva in corpo, desiderandola ancora e continuamente.

Matteo si rotolò su un fianco avendo la completa visuale della sua ossessione.
Russava leggermente, una mano sotto al cuscino e l'altra che correva lungo tutto il fianco. La sua pelle, nonostante il mese che faceva da passaggio all'estate al colorato autunno, era lievemente scura.
Non era un tipo che guardava bene il corpo di una donna, dopo l'atto, ma con lei quella regola non valeva per nulla.
Anzi la studiava con fin troppa foga, cercando di captare nei suoi occhi quale incantesimo gli avesse lanciato.
Lisa era giusta per lui, era bellissima. Bella come una sirena, ma non una qualunque, di quelle che narrava Omero nell'Odissea. Quelle che con il loro canto maledetto attiravano ogni passante. Ma poi aveva pensato che quelle sirene non rendevano per nulla giustizia a quella donna e alla sua bellezza oltre cielo.
Di lei aveva imparato a memoria ogni lentiggine sul volto, poche rispetto alle sue ma aveva comunque qualcosa, e di come le sue fossette nascessero quando meno se lo aspettava. Le corniciavano il viso perfettamente e, insieme a esse, delle rughe causate dai suoi sorrisi ampi.
Sorrisi che lo attendevano ogni notte, che sia nei suoi sogni oppure quando si contorcevano in simbiosi nelle lenzuola.

Un nido di capelli del colore del sole tutti impastati e stropicciati, abbandonati a loro stessi, ma che lasciavano i loro infiniti raggi nonostante tutto.

Lui non la conosceva.
E lei non voleva nulla di serio.

Come lui d'altronde e ogni singola occasione prometteva a sé stesso di non cedere nella sua trappola mortale, non funzionava mai. E si pentiva il mattino dopo quando se la ritrovava nuda accanto a lui. Alessandro l'aveva anche avvertito, Lisa era una puttana.
E faceva la stessa cosa anche con altri uomini in cambio di soldi, mancava poco e li avrebbe chiesti anche a lui.

Chiuse gli occhi e si alzò con il busto, pronto a fare quello che aveva sempre fatto da una settimana a quella parte. Andare via, sperando di non tornare più da lei. Ma quella sera nulla di tutto quello che aveva programmato entrò in atto, e il suo corpo si ritrovò immobile quando la voce assonnata di Lisa risuonò tra le pareti di quelle quattro mura che le spacciava per camera sua.

«Matteo»
E basta, solo il suo nome, ma detto da lei era come sentire il piacere giungere nel corpo tutto a un tratto. Lagnava anche quando parlava e la osservò allungando l'occhio, stiracchiò il corpo muovendo i piedi sotto le coperte.
«Non andare.» disse questa volta fin troppo decisa, aprendo gli occhi che lo avevano fregato innumerevoli volte.

Ma la giovane non aveva voglia di scherzare, mai come quella volta era rimasta seria, anche se appena sveglia riusciva a connettere perfettamente il cervello. Prolungò il suo braccio, quello libero disteso, e rinchiuse la mano con la sua, appoggiata al materasso, delicatamente.
La sua mano calda che ergeva sopra la sua lo fece smettere per un attimo di ragionare e la guardò di nuovo.
Accarezzò le dita di Matteo, scorrendo il dito contro tutta la sua lunghezza e... sorrideva. Sorrideva con quelle fossette dannate che lo avevano completamente bloccato al materasso, senza nessuna possibilità di muoversi.
Lo stomaco del giovane brontolò lievemente, ma giurava di non aver nessun appetito, era tutta colpa sua alla fine.

Non andare.

Doveva farlo davvero? Pensò guardando quella Madonna nuda che viaggiava nelle lenzuola leggere. Prima di rispondere il corpo di Lisa strisciò verso di lui, come un gatto che si struscia tra le gambe del suo padrone, guardandolo con quegli occhi da felino affilati e malefici.

«Rimani» finì, sogghignando leggermente quando il giovane si calò facendo aderire la sua schiena a terra, cullandosi del suo tocco audace il cuore di Matteo scoppiò come una bomba.

Che stava facendo?

Forse era solo un ennesimo scherzo che gli aveva lanciato la vita, sperando con tutto il cuore che quella fosse l'ennesima allucinazione a cui era sottoposto. Credeva di sognare, la mente impazzita, ma la carne del suo braccio era viva e non era una immaginazione. Il suo fiato, il suo russare, la sua testa appoggiata al suo torace... quello, era tutto vero.
Era vera.
Lì disteso, con una Lisa dormiente, un Matteo pensieroso si stava chiedendo perché quella donna stava manovrando e manipolando il suo cervello in quel modo.























Quando il sole, il vero sole, fece irruzione nella camera di Lisa in maniera poco piacevole, il ragazzo strizzò gli occhi aprendoli successivamente in due fessure strette. Per permettere ai suoi occhi di adattarsi a quella luce venuta all'improvviso. La stanchezza gli scivolava addosso, cercando a tentoni qualche traccia di Lisa.

Ma lei non c'era.

E giurava che solo poche ore prima aveva avuto la piacevole sensazione di sentire il corpo della fanciulla premuto contro il suo addome. I capelli crespi depositati sul braccio di Matteo mentre lui manteneva la sua testa come appoggio. Ma di quella nuova dormita non ne rimaneva nulla, se non la solitudine che la giovane aveva trascinato con sé.

Quella volta si innalzò dal letto definitivamente, non sapendo cosa aspettarsi una volta uscito da quella camera da letto. Sapeva che Lisa conviveva con altre due ragazze, ma non aveva mai avuto il piacere di incontrarle dal vivo. Matteo aveva intuito che entrambe passassero più tempo fuori casa che dentro.
Di nuovo stordito si massaggiò la nuca velocemente, chiudendo gli occhi assonnati. Ancora in piedi al centro della stanza sperando che Lisa avesse spalancato quella porta, uscendo allo scoperto.
Ma così non fu e raccolse la sua maglia uscendo definitivamente dalla stanza, chiudendo dietro di lui la porta cigolante.

Il silenzio tombale era l'unica presenza che riusciva a captare: odiava completamente il silenzio, presto smorzato dal rumore assordante di una pentola che cadeva creando un bel frastuono di oggetti che cadevano con essa. Poi, seguita da quel casino, un imprecazione con un accento arrabbiato.

E quella era Lisa.

Lo sapeva.

Quando arrivò in cucina, appoggiandosi allo stipite della porta aperta, la trovò intenta a cucinare qualcosa. Una ciotola depositata sul tavolo, mentre la giovane sorrideva apertamente pulendo il casino che aveva combinato lì per terra. Sporcando, almeno in parte, il tappetino sotto i suoi piedi.

Accovacciata il suo pantaloncino le si alzava fin sopra, i capelli legati in una crocchia sfatta e una felpa dei Metallica che sembrava più vecchia di loro due messi insieme. Quella beatitudine domestica non l'aveva mai vissuta e un riso sincero comparì sul viso, un sorriso vero questa volta.

«Cucinare non è la mia prima dote.» disse buttando lo strofinaccio nel lavandino, un lancio veloce e netto, fece leva sulle sue gambe accovacciate per ritornare in una posizione eretta.
Era un completo disastro in cucina, aveva potuto qualificarlo lui stesso con solo l'aiuto della vista. Ma lei non sembrava dispiaciuta per quel pasticcio, lei rideva, con quel sorriso che le mangiava anche gli occhi luccicanti.

«E non ridere di me!» riprese avanzando verso Matteo con il dito puntato verso la sua direzione, l'unica cosa che fece fu alzare le mani in alto per scappare da quel brutto imprevisto alla quale si era cacciato. La guardò meglio, camminava verso di lui come un gatto in procinto di attaccare.
Ma quella donna fatale non lo attaccò, legò le sue braccia attorno al collo di Matteo, alzandosi un po' sulle punte per far toccare i loro nasi. Ed era terribile averla così vicino. Completamente.
Le sue mani giunsero sull'attaccatura dei suoi ricci, accarezzando la nuca avanti e indietro, i loro nasi premuti quasi smettevano di catturare aria.

«Buongiorno»
Matteo le cinse i fianchi, avanzando e facendo scontrare i loro corpi, lei era già sorridente mentre le mani massaggiavano la sua schiena nuda. Lisa sembrava aver completamente dimenticato la colazione, e anche la moka che se ne stava sul gas spento aspettando che il caffè all'interno venisse zuccherato.
Nulla valeva quando i loro occhi si scontravano anche se per un brevissimo istante.

«Ciao» rispose di rimando lei, con quelle sue labbra piene e frantumate. Solo una volta Lisa non era stata completamente cosciente durante i loro baci, ma quasi sempre erano voluti e desiderati da entrambi. Come in quella giornata di fine settembre, a mattina inoltrata, quando i loro visi si ritrovarono di nuovo e perdutamente. Ogni volta sembrava la prima.
Baciò le labbra di Matteo famelica, desiderando qualcosa di più, chiedendo poi il permesso alla sua bocca per far unire le loro lingue danzanti.
Il loro rapporto alla fine non si era mai basato sul dialogo, non quanto il contatto fisico, e presto Matteo si ritrovò disteso sul divano mentre possedeva quella dolce fanciulla un'altra volta ancora.

































Sdraiati sul malandato divano di Lisa, con il sole del mezzogiorno che illuminava due corpi spogli e velati di un leggero strato di sudore ed eccitazione, Matteo rimurginava su pensieri che gli accalcavano il cervello, un susseguirsi di avvenimenti che spuntavano come dei funghi, uno dietro l'altro. Disteso su un fianco, con la testa altrove, sfiorava la guancia arrossata di Lisa. Lei sembrava in procinto di addormentarsi e fare il suo terzo riposino di quel giorno, beandosi del suo tocco calmante.
Una coperta messa soqquadro sopra i loro corpi e i pochi vestiti sul pavimento che formavano un ammasso da scalare.
Anche in quel caso non riuscì a essere arrabbiato con lei, lei che l'aveva di nuovo usato per le sue voglie. Era insaziabile quando vi si parlava di sesso, Matteo l'aveva capito a sue spese.

Il suo petto si alzava irregolare sotto quella coperta, stanca per quelle due scopate assestate e vive. Avrebbe chiesto ancora, e per sempre, ma in quel lasso di pace e tranquillità sembravano tutte e due chiusi nel loro mondo.
Lisa, al fatto suo, se ne stava ancora rintanata nel loro atto mattutino, pensando alle dita di Matteo nella sua intimità prima di penetrarla del tutto.

Vispi erano i suoi occhi e il suo viso che si rilassavano sotto il suo tocco, quelle attenzioni che non aveva mai ricevuto da nessun altro uomo. Matteo la calmava come la droga, e non riusciva più a farne a meno. Pareva anche più irrecuperabile e andata, le parole scivolavano dalla sua bocca senza controllo.
La sua mano entrò in contatto con la sua e lì, occhi contro occhi, cuore contro cuore, Matteo aveva capito di essere completamente fregato da quella donna.

Tutto sembrò riportare alla breve discussione avvenuta quella notte, quando Lisa, mezza addormentata, aveva bloccato il giovane che era in procinto di andare via. In quel momento sembrava più cosciente, ma non intimidita da quello che stava per dire.

«Resta.» borbottò e Matteo sentì ogni parte vitale del corpo ribollire. La strinse a sé, il corpo velato di sudore, modellando con più voracità il suo collo. Lisa l'aveva stretto a sé con le braccia tremolanti avvicinando da rito i loro visi.

«Mi stai rovinando»
Non c'era la foga avvenuta nell'atto di prima, solo carezze e baci delicati.
Matteo quelle labbra non smetteva di desiderarle neanche per un secondo.

Lisa mugugnava sotto di lui, quasi pronta per il terzo round, e se lo portò più verso di sé per non farlo andare via.
Per farlo restare davvero.

«Sesso, dissenso e dannazione.» sussurrò dando un bacio sulle labbra di Matteo serrando le cosce attendendo le sue mani.

E loro erano davvero quello.

Sesso.
Dissenso.
E dannazione.

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