II. Solo un Malinteso
12 settembre 2022
MATTEO NON RIUSCIVA A SMETTERE DI PENSARE, e i pacchetti di sigarette vuoti, sparsi per tutta la sua disastrosa camera, non lo aiutavano per nulla.
Quello che faceva breccia nella mente del giovane era talmente sconvolgente che lo mandava fuori di testa, e non sapeva fermare i suoi istinti verso quella ragazza che aveva visto soltanto una volta nella sua breve vita. Se ne stava lì, rintanata nella sua testa e non aveva proprio nessuna intenzione di uscire fuori e di non tornare più. I capelli biondi disordinati che andavano da ogni parte, per fatti loro, gli erano rimasti impressi dentro, e il corpo minuto avvolto in quella pelliccia finta dava lei una visione più randagia.
Strizzò gli occhi, lamentandosi con sé stesso, era completamente esausto di quella fottuta situazione che neanche l'alcool, ingurgitato a grandi dosi, riusciva a placare quell'ira. Decise di alzarsi da quel letto, anche se la sua comodità non gli dispiaceva così tanto, e prese a camminare verso il suo comodino afferrando l'ennesimo pacchetto di sigarette.
Non aveva nessuna voglia di continuare a stare rinchiuso in quella stanza, e specialmente in quella casa, che oramai condivideva con i suoi amici. E uscire da lì e fumare fuori in santa pace, senza nessun'altro tra i piedi, gli pareva una scelta giusta. Il russare dei suoi compagni lo disturbava completamente e, l'immagine della biondina, aveva aumentato il suo essere completamente irrequieto.
Il tempo aveva ancora quello strano odore di acqua, e il clima era ancora confusionale, ma lui sentiva il petto infuocato e talmente tanto caldo che gli mancava il respiro. Si sedette sopra gli scalini di quel palazzo disabitato, nascosto agli occhi di tutti.
Qualche volta Matteo ci vedeva camminare qualche spacciatore con le mani nella tasche dei pantaloni mentre sogghignava distratto, felice di aver venduto qualcosa quel giorno.
Scosse la testa portando il filtro alla bocca e accendendo quella dose di tranquillizzante, o almeno sperava di calmarsi. Non aveva mai provato quel mix di emozioni, non volute, e oltretutto riservate ad una completa sconosciuta. Passò la mano nei suoi ricci rossi e ributtò la cenere per terra, mentre piano piano i suoi pensieri stavano fuori uscendo dalla scatola cranica.
Ma poi, proprio nel momento in cui la sua mente stava cercando disperatamente la pace, un susseguirsi di avvenimenti fecero traballare tutte le sue incertezze. E ritornò quella brutta sensazione che da giorni lo massacrava senza un perché. E lei era tranquilla, tranquillissima, mentre camminava verso di lui, con i capelli slegati e selvaggi e un vestito bianco che le aderiva perfettamente lasciando spazio all'immaginazione. In una mano portava dei tacchi, bianchi come il suo vestito, invece l'altra, chiusa a pugno, era troppo impegnata a mantenere qualcosa di estremamente importante.
Camminò con quella superbia ed eleganza che era sempre appartenuta a Lisa Winkler, ma lui era troppo disorientato per notarlo. Accecato da quella visione alzò lo sguardo verso di lei, forse lo aveva in qualche modo riconosciuto?
Pareva proprio di sì, visto che si stava dirigendo verso la sua direzione.
Finì di fumare e, quando il mozzicone era diventato ormai soltanto un pezzo inutile, la sfuggente, quanto assurda, ragazza lo aveva già raggiunto. Guardò prima il suo viso raggiante, coperto dai maestosi capelli, ispezionando successivamente il suo corpo e le sue forme accentuate di parecchio. Lisa accennò un sorriso e si abbassò delicatamente, alla sua stessa altezza, poggiando i tacchi per terra accanto a lei.
«Ciao» mormorò temperata, trovandosi davanti il ragazzo rosso che aveva incontrato pochi giorni fa con i suoi amici. Ed era proprio lui che stava cercando.
Matteo, in quel momento, intravedeva una sicurezza che non le attribuiva proprio, con quel tono spavaldo e la galanteria quale s'era avvicinata a lui. I resti della sua viva coscienza avevano attivato tutti i campanelli d'allarme.
Come ci era arrivata lei, lì?
Al giovane ragazzo parve tutto come una meschina messa in scena, che lei era soltanto un'allucinazione che le stava mandando la sua tormentata testa. Eppure il viso di Lisa era vivo, la sua presenza emanava, anche a quella distanza, del calore piacevole alla quale lui s'era sempre privato.
Alzò il viso, aspettandosi il viso melodioso di quella fanciulla.
«Ciao?» formulò in maniera patetica, non sapeva più che altro dire. Ed era alquanto strano visto che Matteo riusciva a trovare un discorso anche nei momenti più dispiacevoli.
La giovane continuò ininterrottamente a sorridere calorosa, le labbra bloccate in un'unica forma unita, volte all'insù, con una dolce fossetta che le attraversava la guancia destra. Era serena, calma e pacata, tutte parole che non rappresentavano per nulla la biondina.
Non poteva in nessun modo essere reale.
«Come... come hai fatto a trovarmi?»
Lisa si limitò a sorridere sempre di più e, come se nulla fosse, prese ad accomodarsi accanto a lui su quelle scalette terribilmente sporche quanto fredde. L'unica cosa che riuscì a dire, visibilmente divertita da quella situazione, era uno stupido aneddoto che Matteo, per un primo momento, non capì completamente.
«Ho i miei segreti.» continuò misteriosa, sistemandosi meglio su quel gradino di pietra, e torcendo in maniera maniacale tutte le dita dei suoi piedi scalzi. Liberi da ogni tacco molesto, che le regalava solo fastidio. Girò il capo, verso di lui, trovando già il giovane che la guardava spaesato e in uno stato confusionale. Con gli occhi lui sembrava chiedere qualcos'altro, che però non arrivò mai e si limitò a sospirare interiormente e profondamente.
Voleva domandare alla sospettosa ragazza il perché di quella visita improvvisa e disturbante, ma la sua bocca era come bloccata da quintali di nastro biadesivo e il cervello completamente annebbiato da una fitta nube di confusione. Lei adagiò, al loro posto, una ciocca di capelli biondi, sistemandola dietro l'orecchio, e Matteo la vide mantenere sempre di più quella cosa che nascondeva dentro al pugno della sua mano. Sembrava agitata e lo era sempre di più quando, aprendo la mano, mostrò al ragazzo quello che stava nascondendo da così tanto tempo. Forse era la ragione di quella spiacevole visita.
Due pasticche a forma di cuore e rosse si mostravano davanti ai suoi cinici occhi, erano perfettamente allineato tra di loro e il ragazzo alzò un sopracciglio per la terribile incomprensione che in quel momento stava subendo.
«Ecstasy?» riuscì a pronunciare un po' scosso, prendendo in mano una pasticca e analizzandola con lo sguardo vigile e attento.
Lisa annuì e ritirò la mano, il breve contatto che avevano subito le loro mani aveva lacerato una parte del suo subconscio.
«Perché?»
Sollevò gli occhi, ritrovandosi il viso della giovane che lo fissava già da un po'. Sembrava così strana e Matteo aveva quasi il timore degli avvenimenti a seguire.
«Per ripagare quello che ho fatto.» ammise sincera. A quel punto la sua voce aveva preso una sinfonia diversa: alcune volte dava l'impressione di essere troppo innocente e smielata e in altre, terribilmente sincera. Il rosso fu preso da tantissimi e fittizi ricordi, capendo alla fine che stava parlando di Alessandro e della pasticca che aveva fottuto correndo via da loro. Aveva rubato e ora lo stava ripagando in qualche modo?
«Non è con me che devi scusarti.» riguardò di nuovo la pillola rossa, con l'intenzione di mettersela sulla lingua e non pensare più a nulla.
«Fallo.» gracchiò, con la stessa eleganza che aveva avuto prima quando camminava nella sua stessa direzione. Quel momento era così contorno e strano che Matteo non aveva più potere neanche su sé stesso. Appoggiò la pillola sulla sua lingua, e Lisa fece lo stesso, straniti anche loro dalla situazione che di lì a pochi minuti poteva nascere.
Era un gesto incosciente, ma seduti insieme su quelle gradinate, buttati fuori dal mondo, potevano davvero fare di tutto.
Delle volte l'MDMA poteva causare confusione, paranoia e in casi estremi anche il vomito. La prima volta che Lisa l'aveva assunta, insieme a due ragazzi più grandi e maturi di lei, aveva avuto un grandissimo senso di malessere che si era facilmente dissipato con il passare dei minuti. Ma era chiamata "la droga dell'amore" anche per un motivo particolare, ella spingeva al contatto fisico ed era per quell'esatto motivo che era così richiesta e venduta ai giovani.
Giovani che come loro volevano fuggire ed essere completamente liberi.
La pillola continuò a fare il suo effetto, e i due ragazzi ripresero infinitamente a osservarsi, mentre la loro mente sfollava e annullava qualsiasi cosa. Nessuno dei due sapeva nulla dell'altro, neanche il loro nome per giunta. Ma qualcosa li teneva compatti, e forse non era la droga, ma la tensione che, battuta dopo battuta, si espandeva a dismisura.
Strisciò il sedere per avvicinarsi più a lui, e con un gesto che aveva un retrogusto dolce e voglioso, accarezzò la guancia che marcava il taglio evidente. Sorrise un'altra volta, e Matteo sudò freddo per colpa di quel mix di emozioni.
Lisa era capace di intendere e di volere ma la droga l'aiutò con il suo effetto, e lei... lei presa dal desiderio lo baciò sulle labbra delicatamente. Con quelle labbra esperte e vigili, che s'erano invaghite di così tanti uomini e donne che ormai Lisa ne aveva perso il conto. Le guance arrossate, lei non sapeva perché mai lo avesse fatto... fatta non riusciva a spiegarsi mai nulla, ma il giovane aveva ricambiato e lei approfondì il bacio.
Era un insieme di schiocchi e mugugni, pelle contro pelle e morsi fatti con i denti. Matteo portò la mano sotto la nuca della giovane, sembrava abbandonare se stessa dentro quel bacio eterno, e addentò il labbro inferiore come per torturarla sempre di più. La giovane dimenava il corpo in gesti innaturali e imprecisi, impacciata.
Sentiva il cuore battere a mille, che camminava nella gola, anche se doveva essere abituata a tutto. Lisa aveva già dato il suo primo bacio, spingendosi sempre più oltre, non era timida durante i rapporti, non lo era mai stata. Era incredibilmente tranquilla quando si concedeva ad un nuovo cliente, ma in quel caso sembrava del tutto estranea a quel mondo.
Le mani della giovane si incastravano perfettamente nei suoi ricci corti, tirandoli leggermente, mentre lui massaggiava la sua nuca in gesti erotici che non aveva mai adoperato.
Una completa sconosciuta che aveva scatenato in lui una tempesta.
Squittì dentro quel bacio lungo quando le mani di Matteo scesero più giù, verso la schiena coperta dal vestito bianco. Non si era mai sentito così vivo, neanche con le altre, e a nessuno dei due importò che in quel momento si stavano concedendo sulle scalinate di un palazzo.
Fu Lisa a prendere l'iniziativa, mentre cauta si stendeva per terra afferando la maglia di Matteo, e in quel caso la più complice tra i due era lei.
Lui baciò quelle labbra un'altra volta, mordicchiando la pelle e Lisa diede facilmente soddisfazione alle guance del ragazzo, che provavano calore grazie ai suoi polpastrelli. Non c'era verso di fermarli ora, e Matteo si staccò da quelle labbra prendendo a strusciare il naso sul suo collo vistoso. I battiti del suo cuore erano comparabili ai suoi, e continuò il suo dovere quando con la mano sinistra accarezzò la gamba nuda e fredda.
La sentì gemere e allora aumentò la presa mentre continuava a salire, portando con sé anche il vestito bianco. Lisa inarcò la schiena, avvicinando le loro intimità, chiedendo di più. Implorando quasi il giovane che ora aveva riunito i loro visi, in un bacio perso e lacerante. Sapeva che tutto quello che stava accadendo era per mano della droga, e sapeva anche che tutte quelle emozioni che stava provando con uno sconosciuto erano strane anche per lei.
Stava sbagliando, pensò metà lucida e cosciente e a malincuore si staccò da quel bacio quasi disgustata. Aveva le labbra gonfie e rosse, le pupille dilatate e le guance arrossate. La bellezza di una dea, con tutti i capelli sparsi sul gradino di pietra.
Matteo non capì il perché di quel gesto e si allontanò immediatamente quando la ragazza stava opponendo maggiore resistenza per alzarsi. Aveva la faccia trafitta e lo sguardo spento.
«Io... devo andare.»
Come se nulla fosse mai successo, abbassò il vestito arrotolato su per i fianchi e prese tra le mani i tacchi che aveva depositato più in là. Matteo le lanciò mezza occhiata e si alzò anche lui quando la vide andare via.
Quella era una situazione assai strana.
Moribondo e ancora coinvolto, il rosso pensava soltanto ai suoi baci, e crollò a vederla andare via. Senza un perché e senza un ma.
«Aspetta!» urlò squarciando la zona come un pazzo scatenato, che non ammetteva repliche, lei sembrò udirla perché si rigirò alzando un sopracciglio.
«Il tuo nome...» quel bacio lo aveva distratto, non sapeva neanche formulare una frase corretta. «Voglio sapere soltanto il tuo nome!» urlò di nuovo, e in quel caso la giovane gli riservò solamente una idonea risata mentre si rigirava di nuovo.
Non rispose e continuò a camminare, fin quando tutto di lei andò sfumando. E lui era ancora rimasto lì, a vederla mentre andava via, come se quella fosse l'ennesima allucinazione che subiva quella notte.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top