-" Vita selvaggia"-
Modalità ON Atto 1
LUGLIO 2021 da qualche parte nella savana del Ruanda
La preda era lì proprio nel punto in cui andava sempre. Stessa ora, stessa posizione, stesso momento. Il cacciatore doveva fare in fretta il sole stava tramontando. Di notte, nel centro della savana, era impossibile cacciare. Il cacciatore sarebbe diventato preda molto più facilmente che di giorno. Ella era stava mietendo le sue vittime, la preda era un predatore. Uno di quelli grossi, che per abbatterlo ci sarebbe voluta molta pazienza.
Il cacciatore si era mimetizzato nell'erba. In questo momento era un cespuglio di rovi come tanti altri. Insignificante per il carnivoro che doveva seccare. Ogni volta che si spostava lui lo seguiva con lo sguardo senza mai perderlo di vista. Tolse la sicura e azionò il silenziatore del suo fucile di precisione. Mise l'indice sinistro sul grilletto e aspettò il momento esatto.
Il sole stava imbrunendo sempre di più fino a quasi scomparire verso l'orizzonte. Il campo visivo era molto ridotto ma il cacciatore, molto esperto, sapeva benissimo dove doveva colpire. Il predatore carnivoro adesso stava portando le sue vittime nella sua tana, per potersele spolpare in tutta serenità o almeno così credeva.
"Io sono una pietra... non mi muovo...molto lentamente metto in bocca della terra...così lui non sentirà il mio respiro. Prendo tempo. Lascio che mi venga più vicino. Non spreco neanche un colpo. Sei una donna ormai. Non hai più paura, i buoni sentimenti non esistono più. Sono il guaritore di questa terra. Io estirpo il veleno e rinvigorisco il seme marcio. L'UOMO in cui la sua vita e sotto il mio giudizio è il MALE. "Dio Selvaggio" guida la mia mano e porterò a te il tuo condannato... "Pum"
L'uomo non si rese neanche conto di essere stato ucciso. Il proiettile gli fracassò il cranio facendolo cadere dalla balconata del vecchio capanno di caccia.
Cheryl Khan smise di essere un cespuglio e s'incamminò verso la tana del non più vivo predatore. Il sole era calato e Cheryl adorava la notte era sempre meglio uccidere una persona in queste ore serali; la faceva sentire più viva e il suo sangue ribolliva sotto le stelle e luna presto imminenti nel cielo sudafricano.
Samir Amman, il cannibale della savana, giaceva inanime sulle piastrelle della balconata. Qualcuno aveva pregato la sua morte al "Dio Selvaggio" e, i suoi adepti, avevano colto la preghiera e fu dunque esaudita. Cheryl, come da rito, gli estrasse il cuore dal petto e la taglio con un machete in quindici piccoli pezzettini. Questo significava che quattordici persone richiedevano la sua morte. I quattordici pezzi del cuore erano un dono ai tali richiedenti, quello rimanente erano un dono al "Dio Selvaggio". Il cacciatore in questo caso, la cacciatrice, doveva riporre il dono sotto la statua dei loro Dio. Esso avrebbe dato sostegno e prosperità alla loro tribù.
Cheryl Khane raccolse i quattordici pezzi di cuori e li mise in un sacchetto. Il restante se lo mise sotto la lingua. Tale procedura consisteva nel proteggere il dono al "Dio Selvaggio" a costo della vita, qualora andasse perduto l'adepto doveva essere ucciso dal suo sciamano. Prima di andarsene appese il cadavere di Amman su un albero e mentre lo fece intonò una preghiera con una cantilena macabra da rito:
Dolce padre.... Dolce padre.... Dio Selvaggio.... Luce della savana...Mio Faro che illumini questa notte
tempestosa....
Guidami, rendimi degna del tuo paradiso.... Tu, che dall'alto ci osservi coi i tuoi occhi soavi....
Purificami dai miei peccati e dissolvili.... NON MI ABBANDONARE, NON LASCIARMI MAI SOLA....
Piuttosto rendimi cieca, sorda, muta ma non lasciarli nelle temperie di questo mondo.
Accetta il mio sacrificio e liberami dal male. NEMA*...
Una volta finito lasciò il cadavere senza cuore sull'albero e si addentrò nella savana più fitta. La sua tribù viveva li da parecchi secoli. Cheryl arrivò lì quando era bambina. Il motivo ve lo racconto dopo.
Quel giorno c'era la luna piena, quindi era una serata di festa. La luna in questo stadio significava che, almeno stasera, il Dio Selvaggio concedeva il diritto di avere rapporti sessuali tra i suoi adepti. Solamente in questa circostanza chi trasgrediva tale regola doveva morire. Cheryl era contenta che quella sera c'era la luna piena aveva proprio voglia di fare sesso dopo una così lunga giornata.
Le capanne in legno erano poste in cerchio, con incentro la statua del "Dio Selvaggio". Il loro Dio era raffigurato come un "Serpentario" ovvero, un rapace che viveva nella savana. L'uccello era pieno di piume bianche, nere e grigie. Il petto, le ali e la testa erano degli stessi colori. Il becco bianco molto lungo e gli occhi neri, fissi come quelli di un classico rapace. Il Serpentario si nutre dei serpenti, di qualsiasi tipo. Il compito della tribù aveva il compito di sterminare tutte le serpi del mondo, sia erano considerate buone o cattive dalla gente.
Tutti i componenti della tribù aspettarono in silenzio che Cheryl, e altri cacciatori, misero il pezzo di cuore della propria vittima su una ciotola d'argento sull'altare davanti alla statua imponente del "Dio Selvaggio". Lo sciamano della tribù era già pronto a preparare l'altare con il suo semplice tocco. Lo sciamano non era il leader della tribù: era la voce del Dio Selvaggio. Solo una persona molto capace ed istruita poteva possedere questa carica, sia uomo che donna.
Cheryl si tolse il suo mantello verde e il suo top con le piume nere bianche quando lo sciamano la fissi dall'alto della sua maschera da serpentario e un mantello nero. In questo caso doveva essere nuda, come il Dio l'aveva plasmata, lei che era la prima a consegnare il dono doveva dare l'esempio anche agli altri. Mostrò la sua pelle olivastra e sì legò i suoi lunghi capelli bruni, poi chiuse gli occhi. Sempre con il pezzo di cuore di Samir sotto la lingua avanzò lentamente verso l'altare, con un sottofondo melodico da parte dei suoi compagni che erano inginocchiati.
Sentiva il suo Dio che la stava chiamando sempre di più man mano che si avvicinava allo sciamano. Ogni volta che portava il dono il suo cuore tambureggiava fortissimo. Poteva percepire il rumore delle sue vaste ali, potevi sentirlo sussurrare il suo nome che le era stato donato: "Figlia della Vendetta" vieni a me...
Quando arrivò davanti allo sciamano aprì gli occhi e baciò la maschera che copriva il suo volto, lei sapeva chi era lo sciamano ma da quando esso aveva compiuto il suo cambiamento nessuno poteva nominare il suo nome vero e neanche pensare a come era una volta, altrimenti la cosa veniva vista come un sacrilegio. Poi s'inginocchiò, la voce del Dio Selvaggio le mise una mano sul capo, quando lo fece tutti tacquero. Il silenzio era la miglior preghiera in quel momento. Cheryl aspettò qualche secondo per poi sputare il pezzo di cuore sulla ciotola d'argento. Nella mano destra aveva ancora il sacchetto con i quattordici pezzi rimanenti e dunque li diede allo sciamano, spettava a lui farli avere a chi aveva pregato la morte del cannibale Samir.
"- Figlia della vendetta" alzati - disse lo sciamano. Lui le fece un segno con il suo sangue, dunque il sangue dello sciamano. Glielo lasciò sulle braccia in modo che, metaforicamente, le entrasse nelle vene. - NEMA- disse facendo concludere il suo dono.
Due donne della tribù presero il suo top con le piume e il mantello verde con il cappuccio e la rivestirono. S'inginocchiò e guardò le altre cerimonie.
- "Figlio della lussuria" alzati! - proclamò la voce del Dio al suo amico Koran che era dopo di lei.
Ognuno aveva il suo nome: "Figlio della discordia, Figlia della luce, Figlio del tormento, Figlia del pentimento "etc. Cheryl era "Figlia della vendetta" da quando aveva dieci anni, dal giorno in cui mise piede nella tribù. I nomi venivano dati dopo che superavano l'iniziazione. Venivano assegnati a seconda del motivo che li aveva spinti a far parte della cerchia del "Dio Selvaggio". Cheryl scelse liberamente ma dopo essere stata condannata per aver ucciso i suoi genitori e zii perché, per tutta la vita era stata malmenata e abusata sessualmente di lei da chi le avrebbe dovuto insegnarle a stare al mondo. Per pochi mesi rimase in un orfanotrofio della Somalia, che lì era un vero e proprio carcere minorile. Si dice che in una notte il Dio Selvaggio la condusse qui dove si trovava ora, in mezzo a quella che era la sua famiglia. Così lei era "Figlia della Vendetta".
Una volta conclusi i doni fu il momento delle iniziazioni delle nuove leve. Prima di iniziarle ogni membro della tribù doveva prendere un tozzo di pane e capovolgerlo al contrario. Tutti doveva essere messi in cerchio sempre intorno all'altare dove sarebbe avvenuta la cerimonia d'iniziazione. Bisognava anche spargere di sale l'altare divino, ognuno metteva il suo granellino. Non si sa chi avesse inventato tali usanze erano in pratica dalla nascita della tribù che risaliva a migliaia di anni fa; solo lo sciamano aveva il diritto di sapere.
Quando tutto era il suo posto l'iniziati doveva mettersi in fila dando le spalle alla statua. Era assolutamente vietato girarsi e guardare il monumento durante la camminata verso di esso. Solamente all'arrivo potevano guardare.
Ogni iniziato aveva un "Umutoza" durante il rito. "Umutoza", nella lingua ruandese significa mentore. Colui o colei che aveva seguito l'iniziato durante il suo percorso. Doveva guidarlo verso il Dio Selvaggio, attraverso regole rigide: l'obbligo di mangiare qualsiasi pietanza che le avrebbero servito e qualsiasi carne che, durante le battute di caccia, avrebbero catturato; il dovere di alzarsi per primi la mattina e di seguire le pratiche di addestramento in tutto e per tutto sulla vita nella tribù. Gli addestramenti, maggior parte delle volte, durava sì e no dieci giorni consecutivi senza riposo. Per finire, la cosa fondamentale, era categoricamente vietato avere rapporti sessuali con altri iniziati o i membri effettivi della tribù.
Cheryl ebbe l'onore, per la sua quinta volta, di essere un "Umutoza". La sua iniziata di nome Traza era già girata di spalle intenta a pregare per l'esito della sua iniziazione. Cheryl raggiunse il suo "cucciolo" e si mise alla sua sinistra. Le mise una tunica nera per poi poggiare la mano sulla sua spalla destra.
Lo sciamano chiese il silenzio della tribù. La parola spettava ai rispettivi mentori. I venti "Umutoza", e dunque venti iniziati, incominciarono a dire le "sette preghiere".
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua sapienza.
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua benevolenza
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua saggezza
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua radiosità
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua generosità
Dio Selvaggio accogli quest'anima nella tua complicità
Dio Selvaggio accogli quest'anima nel tuo nido......
Le sette parole andavano ripetute fino alla fine del processo. Cheryl ancora si ricordava il suo Umutoza che ripeteva le sette preghiere, adesso però lui non faceva più parte di questa terra era assieme al loro Dio. Traza non doveva rigorosamente provare paura. Lo sciamano lo avrebbe sentito e dunque la prova era considerata fallita. La sua iniziata era la sesta della fila. Il primo iniziato cominciò la traversata trasportato dal suo mentore. Ci misero tre secondi per arrivare alla statua. Il corrispettivo mentore girò l'iniziato con il nome di Selek.
- "Puoi aprire gli occhi" - disse la voce del Dio Selvaggio
Selek obbedì.
- "Dammi la brocca." -
Selek gliela porse.
L'uomo con la maschera da uccello verso nella brocca un tozzo di pane, del sale e un rivolo del suo sangue: ovvero il sangue del Dio Selvaggio reincarnato.
- Porgi la mano sinistra. -
Il giovane iniziato obbedì. Il Dio Selvaggio con il suo pugnale dorato, con l'elsa a forma di piuma, fece un taglio profondo facendo scivolare il suo sangue nella brocca. Cheryl poté sentire pulsare la sua cicatrice nella mano sinistra.
- Inginocchiati. -
Il ragazzo obbedì. Lo sciamano alzò il pugnale al cielo. Con l'altra mano prese una torcia dell'altare. Unì i due strumenti e li fece combaciare perfettamente sotto la luce della luna piena che filtrava tra gli alberi. Adesso che era presente si poteva fare la magia.
- NEMA!!!!!!! - urlò il Dio Selvaggio con la voce dello sciamano. La torcia si accese grazie alla magia del fuoco e della luna. Il pugnale servii ancora una volta al suo scopo.
Lo sciamano gettò la torcia all'interno della brocca, bruciandone il contenuto. Prese un coltellino e mise la lama dentro alle fiamme.
-MOSTRA LE GAMBE. -
Le gambe era il fulcro del potere del Serpentario e dunque, in suoi adepti, riconoscevano la forza nelle gambe di ognuno di loro. Se si veniva feriti alle gambe bisognava pagare delle penitenze atroci, compresi i piedi.
- RESISTI AL FUOCO DELLA LUNA .... -
Lo sciamano inforcò il coltellino, impregnato del potere delle fiamme unito a quello della luna, nelle gambe dell'iniziato.
Il possibile futuro membro per superare la prova non doveva implorare basta da tale sofferenza. Se lo faceva il Dio Selvaggio reincarnato lo uccideva. Poteva morire anche durante il processo. La durata era di dieci minuti. Se l'addestramento avesse dato i suoi frutti avrebbe potuto resistere senza provare dolore. Cheryl non soffrì alla sua iniziazione.
Iniziò dal piede sinistro a fare un'incisione profonde con il coltellino rovente, impregnato della magia che poteva uccidere. Il ragazzo soffri subito ma non implorò. Il suo mentore continuava a dire le sette preghiere con più foga. La fronte dell'iniziato sudava parecchio, le sue vene stavano esplodendo da quanto erano grosse, il sangue fuori usciva a catinelle. L'odore di bruciato era estenuante ma nulla che la tribù già conoscesse.
Quando la lama arrivò alla coscia l'iniziato si arrese e urlò: - BASTAAAAA!!!!!!! -
Le regole erano chiare. Sekel accettò la morte con il pugnale con l'elsa a forma di piuma conficcato nel cuore. Il suo mentore prese il cadavere e lo portò nella foresta per dargli degna sepoltura.
Il successivo fece solo tre passi all'indietro. Lo sciamano percepì la paura. La pena per la codardia non era la morte. Il Dio Selvaggio predicava la pietà per i vigliacchi. Il suo mentore gli strappò via la tunica e lo esiliò dalla tribù.
Uno dopo l'altro fallirono, chi per paura, chi per sopportazione. Fu il momento della giovane donna di colore Traza.
- Scaccia la paura o se ne accorgerà. - le disse percependo un leggero tremolio sulle sue spalle, per sua fortuna lo sciamano non se ne accorse.
Cheryl iniziò la camminata continuando a recitare le sette preghiere. Quando erano a metà strada la sua mente fece un viaggio nel tempo: al momento della sua iniziazione, diciassette anni fa. Tutto era come allora, nulla era cambiato. Solo lo sciamano e che lei adesso era dalla parte opposta per la quinta volta consecutiva. Ricordava tutto perfettamente in ogni minima precisione. A differenza che, essere un "Umutoza", era una doppia prova agli occhi del loro Dio sovrano.
Traza iniziò il suo cammino tortuoso. La lama solcò la pelle scura ma lei non batté ciglio. La striscia sanguinosa terminò la prima gamba. Lei era la prima a resistere così tanto in questa serata. Cheryl ne fu orgogliosa.
Quando il Dio Selvaggio iniziò dal piede successivo. Traza iniziò a soffrire ma con moderazione. Cheryl non smise di pregare. La lama, da tradizione, nella seconda gamba doveva essere più incisiva e dunque l'iniziato doveva soffrire di più.
Le cicatrici nelle gambe della "Figlia della Vendetta" pizzicavano anche esse. La sofferenza di Traza la conosceva molto bene. Come lui provò molto dolore ma riuscì a sopportarlo.
Il coltellino era giunto dietro al ginocchio. I capelli ricci molto cespugliosi dell'iniziata ricoperti di cenere e sudore, persino le narici di Cheryl ne erano invase. Mancava sempre poco la tribù era in fomento per la sua resistenza. A pochi centimetri di carne Traza cadde col busto in avanti. Sembrava morta. Morta sul colpo. Cheryl ebbe paura. Non per il fatto che era il suo quinto iniziato a fallire la prova, ma perché ci teneva molto a lei.
Lo sciamano tolse la lama alla fine della gamba e, in quel preciso istante, Traza si rimise in ginocchio emettendo un respiro profondo, affannato. Cheryl fu colma dalla gioia, il suo cucciolo aveva superato l'iniziazione.
- RIALZATI TRAZA. RISORGI COME FIGLIA DELL'IRA.... BENVENUTA NELLA TRIBU*-
Con fermezza si alzò. La tribù cantò cantici di felicità. Un nuovo cucciolo era entrato nel nido.
I rituali dell'iniziazione terminarono. Solo due riuscirono a superarla. Lo sciamano, che adesso parlava con la sua voce, non era molto soddisfatto. Si congratulò con Traza e con l'altro sopravvissuto: il giovane Josun.
Per questo motivo bisognava festeggiare. La luna piena era un attimo auspicio per fare Ibirori (festa). Come da tradizione i "Umutoza" consegnavano ai vincenti della iniziazione gli indumenti: un costume rilegato con delle piume bianche, nere e grigie e il mantello verde con un cappuccio e un fermaglio anche esso a forma di piuma. Un reggiseno per le donne, una fascia per gli uomini da legare attorno ai capezzoli.
Lo sciamano fece iniziare il banchetto di rane, rospi, lumache, coccinelle e soprattutto di serpenti come prima portata. Grazie alla luna piena acconsenti ai rapporti sessuali tra i membri della tribù. Anche lo sciamano poteva praticare, sceglieva lui chi giacere per tutta la notte, essere scelti dalla voce del Dio Selvaggio era un immenso onore. A Cheryl capitò parecchie volte ma non questa sera. Aveva voglia di farlo con qualcuno. C'erano parecchi uomini che bramavano il suo fisico tonico e ben fatto. Per non parlar dei suoi occhioni felini verdi cangianti da vedere davanti al proprio viso. Cheryl aveva già scelto con chi passare la notte stasera.
Lasciò dalla propria mano quello che stava mangiando e si diresse nella capanna del fortunato. O meglio dire della fortunata. Alla sua vista si avventò su di lei inserendo la propria lingua nella gola della sua non più iniziata. Ebbene sì Traza era anche la sua amante. Il loro fu un'attrazione a prima vista. Facevano sesso già dal primo giorno che la ragazza di colore arrivò. Non era uno scandalo avere rapporti tra persone dello stesso sesso a differenza del mondo al di fuori della savana. Molte sole donne crescevano dei bambini, anche gli uomini. Era uno scandalo però avere intimità tra mentori e nuove leve. Di fatti Cheryl e Traza uscivano dai confini del villaggio pur di non essere viste. Potevano nascondersi da tutti purché dal "Dio Selvaggio" lui le vedeva sempre anche se non le aveva ancora punite.
- Ti hanno vista? - chiese Cheryl mentre baciava il collo della sua amante.
- No, pensano che io sia con Josun. - rispose emettendo anche un piccolo gemito.
- Bene. -
Se c'era una cosa che faceva godere a molto per Cheryl era infilare la mano tra i capelli ricci e folti di Traza e, soprattutto, infilare il viso tra il suo seno prosperoso. Le due lo facevano su un giaciglio di paglia. La prima fu Cheryl a fare l'attiva come premio per la sua vittoria. Infilò l'indice e l'anulare nella sua vagina facendola orgasmare a più non posso. Traza prese la sua testa e la infilò tra le sue gambe, la quale lei gliela leccò. Dopo qualche minuto, di puro piacere, i ruoli s'invertirono. Cheryl urlò così tanto che ebbe il timore che qualcuno le sentisse.
- Bellissimo molto più di sempre. - disse la "Figlia dell'Ira" dopo due ore di sesso sfrenato.
- Il giusto premio per far parte ufficialmente della famiglia. - la "Figlia della Vendetta" s'appoggio sul seno prosperoso della sua amante. -
- Gli altri penseranno che sia stato Jotun a farmi godere così tanto. Questo è un vero peccato. - aggiunse Traza.
- Ed è meglio continuare a farglielo credere. Non possiamo rischiare di farci scoprire. - rispose Cheryl
- Secondo te il Dio Selvaggio cosa stara dicendo in questo momento? -
- Da molto tempo prego il nostro Sovrano di mostrarmi il suo parere. Non mi risponde e come se fosse non volesse dire nulla e la cosa m'inquieta. -
- Non ti sei mica pentita? -
Cheryl si sollevò e guardò negli occhi la sua compagna.
- Voglio che tu sappia una cosa "Figlia dell'Ira" io ti amo. Il mio amore per te è più forte di quello che provo per il nostro Dio. Gli farò la guerra se sarà necessario pur di stare con te. -
Traza si commosse e, per questa ragione, la baciò appassionatamente.
Successivamente Cheryl passò un unguento sulle bruciature profonde nelle gambe ustionate. Il sollievo permise un sollievo che la addormento. Cheryl s'accasciò vicino a lei e si mise a dormire profondamente.
Era l'alba quando la "Figlia della Vendetta" si svegliò. Fece poco rumore per non svegliarla, si rivestì e lasciò una piuma del suo "costume" di fianco a lei per poi uscire. Lo faceva ogni volta per lasciare un segno. Significava che Cheryl sarebbe ritornata da lei sempre. Se per caso non la lasciava voleva dire che non sarebbe tornata.
L'aria era molto pulita, molto più del solito, all'interno del bosco nella savana. Emise un lungo sbadiglio e, ancora intorpidita, si recò al fiume per darsi una lavata.
Una volta lì salì su una pietra si tolse il costume e, dove l'acqua era profonda, si tuffò. Ogni volta che lo faceva con qualcuno o, qualcuna, facevo questo bagno rigenerante. Stette a pancia in su nell'acqua pensando e ripensando al "Dio Selvaggio". Lei era sicura di quelle parole che aveva riferito alla sua amante. La guerra a tutto ciò in cui credeva, sarebbe stato possibile?
Dopo qualche secondo, si sentì osservata. Sulla riva del fiume lo sciamano della tribù la stava guardando, quando Cheryl se ne accorse le disse.... - Cosa desideri voce del supremo? -
Lo sciamano si tolse il suo mantello nero ed entrò nell'acqua, tenne sempre la maschera dell'uccello Serpentario e il suo costume di un color marrone scuro con tanto di piume. Lì per lì credette che lo sciamano lo volesse fare; Cheryl sperava di no perché era ancora stanca dopo il suo rapporto notturno.
- Volevo solo controllare se l'acqua fosse calda o fredda, per fortuna è fredda. -
Cheryl tirò un sospiro di sollievo.
- C'è qualcosa che desideri dirmi "luce del divino?" -
- Arguta come sempre "Figlia della Vendetta". Ebbene sì sono qui per riferire un messaggio del nostro supremo. -
- Che cosa vuole dirmi il Nostro Signore glorioso? - Per un attimo i timori la pervasero. Il Dio Selvaggio aveva visto e finalmente aveva parlato tramite il suo primo servitore. Non voleva perdere Traza. Questo non lo avrebbe permesso.
- Il mondo esterno richiede il tuo intervento "Figlia della Vendetta". -
Tirò un sospiro sollievo, tuttavia, non era contenta di ciò che aveva appena udito.
- Chi devo uccidere? - Cheryl andò al sodo stizzendo un po' lo sciamano
- Questa è una preghiera speciale. Ci sono tre semi marci da estirpare questa volta. Nuovamente ti è richiesto di camuffare la tua vera natura e mimetizzarti tra la gente del mondo esterno. -
Il mondo esterno era il mondo normale, il nostro mondo. Cheryl odiava tornarci le ricordava la sua vecchia casa e dunque i suoi genitori e zii psicopatici.
- Farò tutto il volere del "Dio Selvaggio" - rispose senza obiezioni.
- Molto bene. I tre bersagli sono collegati da un indizio ovvero delle lettere dell'alfabeto comune una "D" e "W" non chiedermi cosa significhi il nostro Dio non ha detto altro a riguardo. Ha detto solamente chi è il primo bersaglio e dove trovarlo. -
- Chi è il serpente*? -
- Un prete della religione cristiana si trova nella città di York in Inghilterra. Non conosco il nome. Uccidilo e il Dio Selvaggio parlerà non appena sarà morto per condurti dagli altri serpenti. -
- Farò come mi è stato ordinato-
- Prima di partire hai bisogno della benedizione dell'altissimi. Recati al Santuario del nostro fondatore, Mizar, sotto la montagna del Cielo, prostrati ai piedi della statua e ascolta le sue parole. -
Cheryl baciò la maschera dello sciamano e poi uscì dall'acqua, si rivestì e se andò dal fiume lasciando la voce del Dio Selvaggio a farsi il bagno.
La Figlia della Vendetta pensò a lungo alle sue ultime parole. Se l'aveva condotta per la sua seconda volta Santuario di Mizar voleva dire solo una cosa, allontanarsi per molto tempo dalla tribù.... Dalla sua famiglia.... Dalla sua Traza.
Modalità OFF:
Ebbene sì quattro personaggi. Vi è piaciuta Cheryl, la "Figlia della Vendetta", e la sua particolarità? Con lei finisco i personaggi principali. Chi preferite tra questi quattro protagonisti? Fatemelo sapere. Buon proseguimento nel tempo!
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