"Un 2 novembre coi fiocchi."
ATTO 4
Modalità ON
"Un 2 novembre coi fiocchi."
Il nostro "gruppo delle meraviglie", una volta effettuata la prova dell'onesta, si ritrovarono in una anticamera prima di accedere nella "sala dello spazio-tempo". Cheryl, che fu l'ultima ad arrivarci, aspettò solo cinquanta minuti. A differenza degli altri che dovettero aspettare lì dentro diverse ore, interrogandosi sul motivo della loro attesa in quella squallida anticamera.
La regola era chiara. Tutti dovevano partire in un gruppetto di quattro persone in contemporanea. La "sala dello spazio-tempo" era un labirinto e doveva essere superato in questa maniera. A mezzanotte in punto sarebbe iniziato il loro turno, ed erano il quindicesimo gruppo ad essere lì.
Il labirinto era fatto di specchi che si riflettevano a vicenda. Dei faretti illuminavano il percorso così da evitare che la gente sbattesse la testa contro i vetri. In quel luogo si decideva tutto da lì si scaturiva l'idoneità per partecipare a "Past The Rewind".
Per il momento solo sei persone erano riusciti a risultare idonei su innumerevoli concorrenti. La cosa mi destò molta rabbia e preoccupazione. La prova era apparentemente semplice; consisteva nell'uscire dal labirinto prima dello scadere nel tempo, con la consapevolezza che il percorso cambiava radicalmente. Stava a loro comprendere quale fosse la strada corretta a seconda degli specchi reali e non reali. Alcuni di essi erano finti. Ulteriore impedimento erano dei possibili disturbi all'interno della sala.
Il tempo a loro disposizione era di soli quaranta minuti.
Alle 23 e 59: Trevor, Ludovico, Briana e Cheryl erano stati richiamati da una voce ordinandogli di uscire dall'anticamera.
All'alba del 2 novembre i nostri eroi entrarono nel labirinto di specchi.
INCOMINCIAMO DA LUDOVICO:
- Che cazzo di posto è questo? – disse Ludovico davanti alle innumerevoli vetrate. Sudava dalla paura, e non stava sognando, era tutto vero. Nel soffitto vi era un timer che indicava i suoi minuti a disposizione: adesso era 42 minuti. Fece qualche passettino in avanti con molta cautela, allungò le su lunghe braccia per toccare gli specchi. Quelli che toccò era reali e in quelli vedeva la sua immagine riflessa. D'altro canto, quelli finti lo avrebbe fatto andare avanti, ma l'illusione del suo corpo riflesso lo faceva confondere. Sentì una voce gridare... - Claaire!!! Claaaaire!!! – cercando d'ignorarla procedette.
Dopo qualche minuto, trovò uno specchio finto e ci passò attraverso. Lo spazio incominciava a farsi leggermente più stretto. Utilizzò la stessa tattica di prima, tastò per bene i vetri alla ricerca di quello giusto. Un rumore assordante però lo fece sobbalzare. Proveniva dall'anticamera, dove si trovava prima. Dal passaggio di prima fuoriuscì una nube. Ludovico incominciò a tossire. Iniziò, giustamente, ad andare di fretta. Così facendo ruppe uno specchio, ma si ritrovò un parapetto in verticale che ostruiva il buco.
Avanzò con passo spedito trovando così il vetro giusto. Lo spazio si fece sempre più stretto. Per sua fortuna era snello ci passava, per il momento, senza alcun problema.
Dei colpi di pistola si unirono al rumore assordante di prima nel farlo spaventare. "Ci deve essere qualcun altro" disse tra sé e sé. Il procedimento fu lo stesso; questa volta però fu più difficile trovare la via giusta. Rumori di vetri rotti e altri colpi di pistola lo innervosirono. Cercando di ignorarli proseguì la sua ricerca.
Dopo molta fatica passarono 15 minuti gliene restavano solo altri 35. Per l'ennesima volta il labirinto si fece molto più stretto, adesso faceva molta fatica. Era talmente stretto che Ludovico non riusciva manco a respirare; con la faccia appiccata al suo riflesso, il suo fiato appannava il vetro.
Rumori di vetri rotti e colpi di pistola non cessavano la loro sinfonia. In mezzo in tutto a quel trambusto, vicino a lui, percepì una presenza dietro allo specchio alle sue spalle. La sentì per via del suo respiro e del suo pianto.
- Chi è là? – disse ad alta voce.
Tutto tacque all'improvviso.
Subito dopo la mano di Ludovico sfiorò un'altra mano attraverso una fessura tra le vetrate, non coperta dal parapetto. Il suo sangue gelò, il suo cuore palpitò. Fece un bel respiro e si girò per vedere. Sbirciò attraverso la fessuro e vide una ragazza con gli occhi azzurri e coi i capelli marroni che lo stava guardando. Briana e Ludovico si guardarono terrorizzati, ma anche un po' rasserenati nel vedere un volto di una persona. Altri rumori di pistola interruppero il loro momento. Entrambi si dileguarono procedendo per quel labirinto della follia.
Mancavano solo 14 minuti al termine della prova. Ludovico, con le ultime forze che gli rimanevano, procedette più speditamente in quello spazio strettissimo. Arrivò in punto rotondo, in una specie di isoletta. Lì una vetrata era differente dalla altre perché aveva un colore giallognolo, che la distingueva dalle altre. Ludovico, senza pensarci due volte, la spinse ed essa s'aprì.
Il giovane uomo italiano finì in una cameretta.
TOCCA A BRIANA:
31 minuti prima.
Briana percepì la sensazione di essere osservata dalle tante lei riflesse negli specchi. Tutto ciò che stava vedendo era solo frutto della sua immaginazione. Gridò disperatamente il nome di Claire sperando che la sentisse, ma il suono della voce era come se risuonasse nell'ambiente. Il timer nel soffitto aveva già iniziato il conteggio da 7 minuti.
Chiuse gli occhi, fece finta di essere altrove per qualche momento e poi si fece largo nel labirinto. Pur non sapendo dove stesse andando cercò di mantenersi lucida, per non sbattere la faccia contro i vetri. Come per Ludovico arrivò quel suono e la nube tossica. Briana ebbe un leggero mancamento: si accasciò sulla vetrata più vicino a lei con gli occhi socchiusi.
Ebbe dei piccoli colpi di tosse, si mise una mano sulla fronte corrugata dal sudore e con altra si tappò la bocca." Tutto questo è assurdo" pensò in quel momento di follia pura. In quei secondi credette di morire soffocata. Pensò ai volti di mamma e papà, delle sue sorelle e dei suoi fratelli; aveva il timore di non rivederli più nella sua vita. Le sue gambe, più precisamente, le tibie erano affaticate notevolmente. Desiderava tanto essere nell'acqua del mare cullata dalle dolci parole di Aveline, la sua fisioterapista.
Dei proiettili riaccesero le energie di Briana spingendola ad alzarsi. Si mosse grazie allo spavento, ma ebbe la certezza di non essere sola lì dentro. Le restavano solo 15 minuti. Camminò lungo quei passaggi stretti cercando gli specchi giusti per uscire.
Mentre proseguiva sfiorò inavvertitamente la mano di una persona. Mossa dalla curiosità, e dalla paura si voltò di scatto vendendo così un ragazzo girato di spalle. Ludovico si voltò lentamente e incrociò lo sguardo di Briana.
Si separarono a causa di altri colpi di pistola, cercando ognuno di finire questa "prova". Briana si tagliò leggermente il braccio per via di un vetro rotto, per lei fu come un morso di una formica. Stremata raggiunse un'altra isoletta e lì vide uno specchio di colore rosso; lo toccò col palmo della mano ed esso s'aprì. Anche la giovane donna di Ezé terminò la sua prova.
PASSIAMO A CHERYL
27 Minuti prima
-Dio Selvaggio sono finita nella luce guidami e non abbandonarmi in questa valle luminosa. – Cheryl non smise di pronunciare queste parole da quando aveva iniziato il suo percorso. Gli specchi, di conseguenza la luce dei faretti, riflettevano troppa radiosità. Le tenebre l'avevano lasciata sola. Decise così di chiudere gli occhi; cosicché continuasse a vedere l'oscurità.
- Signore del Buio proteggimi dalle intemperie luminose in modo che io continui a servirti nell'ombra. – Con la punta delle dita tastò gli specchi, facendo attenzione di non essere afflitta da qualche magia spiritica. Per lei quei passaggi stretti furono una passeggiata, ormai era abituata anche peggio a riguardo; rese tutto ciò più piacevole.
- Figlia della Vendetta ascolta la mia voce! – la voce gutturale dell'uccello Serpentario parlò. Da quell'istante Cheryl non ebbe più paura.
- L'opera è appena iniziata! – Cheryl non capì. Tuttavia, questo le bastò per andare avanti. Sempre con gli occhi ben chiusi si strinse nel passaggio ristretto. Sentii anche lei il rumore dei proiettili e il fragore dei vetri rotti. La nube tossica non tardò ad arrivare. -Signore dell'Ombra non mi abbandonare. - A differenza di Ludovico e Briana; Cheryl dovette affrontare un altro impedimento.
Una figura umana, molto massiccia, sbucò da uno specchio e Cheryl ci urtò goffamente contro. L'uomo indossava una salopette da contadino e un camicione a quadretti da boscaiolo. Il volto era coperto da una maschera a forma di un maiale. Quando la Figlia della Vendetta lo vide disse... - Oh! Dio Selvaggio in quale impurità mi hai imbattuta! –
La testa di maiale non perse tempo, in quello che spazio che aveva riuscì a muoversi: per cercare di colpirla. Cheryl, a fatica, lo schivò. L'assalitore con il pugno ruppe una vetrata. Lei lo colpì con il gomito sul volto facendoli emettere un gemito. L'uomo non si arrese l'afferrò per il collo e strinse più che poteva. La Figlia della Vendetta si dimenò inutilmente. Si vide finire la sua vita. Per molte volte aveva percepito questa sensazione, ormai era abituata. Ogni volta ne era uscita indenne. Si vide sollevata da terra, con la maschera da maiale sulla sua faccia. Diede dei colpi su quelle braccia possenti, ma nulla lui non mollò la presa.
L'aria iniziò a mancargli e, con gli occhi fissi sul timer nel soffitto che indicava 19 minuti, ricominciò a pregare:
- Signore misericordioso donami l'oscurità e dunque la tua forza! – Non appena fini la frase staccò un grosso pezzo di vetro alle sue spalle e glielo conficcò sulla spalla.
Una volta libero si mise in una posizione di partenza, come quella di un corridore prima di una corsa e...
- DIO SELVAGGIO ACCOGLI LA MIA IRA! – disse sottovoce pervasa da una carica di energia. Dalle maniche della giacca fece uscire la sua lama celata e gli trafisse lo stomaco. – Uccello Serpentario ecco a te una nuova serpe nel tuo ventre! – La testa di maiale cadde a terra in una pozza di sangue. Cheryl le tolse il mascherone e vide il volto di uomo asiatico.
Giunse anche lei nella propria isoletta e vide uno specchio color blu notte. Dalla sua differenza lo spinse terminano la prova.
COCLUDIAMO CON TREVOR:
24 minuti prima
Iniziò a sparare all'impazzata rompendo più vetri possibile, in cerca di quello giusto. Trovarli per lui fu semplice; bastava vedere in quali i proiettili si conficcavano. In quelli non c'era alcun passaggio. Camminò nelle viuzze strette tra gli specchi cercando di non far ribalzare i proiettili su di sé.
Inebriato, come sempre, si sentiva già la vittoria in tasca. Dovette frenare la sua felicità a causa di un suo ulteriore impedimento. Questa volta non fu una nube tossica, o uno uomo mascherato, ma una musica in sottofondo, che solo Trevor poteva sentire: era una canzone folkloristica araba.
Trevor provava un odio eviscerale per quella musica da molti anni nel suo passato. – CHI CAZZO HA MESSO QUESTA PORCHERIA ZIO LUPONE!!? –
Negli specchi davanti a lui sì materializzò una figura di una bambina araba. Il cacciatore di taglie non volle credere a ciò che stava vedendo. La bambina gli stava sorridendo e salutando. L'uomo ne rimase scioccato tanto da farlo accasciare a terra.
Si rialzò dopo neanche due secondi. Era arrabbiato perché qualcuno si stava prendendo gioco di lui. – Bastaaaaa! – impazzì più del solito. Incominciò a sparare all'impazzata in tutti vetri che vedeva, rischiando di colpirsi. La bambina nello specchio, dopo essere comparsa in altri, scomparì quando arrivò davanti al cadavere dell'uomo asiatico ucciso da Cheryl. – Vaffanculo anche tu! – Trevor gli sparò quattro colpi nella testa dalla furia. Mise una mano nella tasca dei suoi pantaloni e prese una in mano una grande sua amica.
Sniffò della cocaina purissima e, dopo quel momento, si rilassò e allo stesso tempo ebbe la forza di proseguire. Continuando a sparare e, ad intrufolarsi nelle viuzze strette degli specchi arrivò nella propria isoletta. Aprì uno specchio di un colore giallo canarino e, prima di uscire, sparò al timer nel soffitto che segnava 15 minuti, concludendo così la prova del "gruppo delle meraviglie."
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