PROLOGO
5 giugno 1940
Il caldo torrido di Albuquerque era alle porte e Alex, di soli undici anni, iniziò a sentirsi fiacco. Il clima del New Mexico non era un toccasana per il giovane ragazzino, nato e cresciuto una sera d'agosto durante una delle estati più afose della storia americana, era il 29'. Alex odiava questo posto il caldo lo faceva sentire impotente. Voleva tanto avere il potere di farlo scomparire.
Alex viveva in una piazza nel deserto a pochi metri dalla seconda più grande città del New Mexico: Albuquerque. La piazza era diventata un parcheggio abusivo di camper e roulette. Gli abitanti di questo parcheggio erano la feccia degli Stati Uniti d' America. Provenivano da tutti i cinquanta stati dell'unione. Il New Mexico era in maggioranza. Tutti gli abitanti dello stato erano poveri, ma i meno fortunati vivevano nei camper e nelle roulette. Come la famiglia di Alex e quella dei suoi amici. Il parcheggio contava sì e no 200 abitanti, ogni mese sempre più in crescita. L'imminente guerra aveva aumentato la popolazione nel parcheggio rendendola una baraccopoli. Il primo a insediarsi si chiamava Jason Sanchez per metà messicano da parte di padre, ma la madre era di Albuquerque, battezzò questo insediamento con il nome di Sin Tiempo, ovvero, senza tempo. La storia del nome rimase ignota come quella di Sanchez non aveva mai voluto raccontarla ad anima viva. Era diventato il leader di tutti loro perché riuscì a dare lavoro a tutti creando, nel Sin Tiempo, una attività criminale che con gli anni stava crescendo come un i cactus nel deserto. I lavori consistevano in: spacciatori, ladri, contrabbandieri, prostitute, sicari e strozzini. Il padre di Alex, Robert Taylor, era un contrabbandiere portava la merce dei ladri in città e in città; per ora solo in due stati quello del New Mexico e del Texas. La madre, Susan, era un'alcolizzata prostituta che lavorava in uno squallido bordello nel centro di Albuquerque gestito dalla matrona Madame Réne una amica speciale di Sanchez.
A Sin Tiempo tutti avevano un lavoro anche i bambini. L'undicenne Alex Taylor lavorava come contrabbandiere in assistenza di suo padre. Il lavoro di contrabbandiere gli piaceva molto soltanto perché gli piaceva camminare ed esplorare un po' come tutti i bambini. Ogni volta che trasportava, la merce rubata dei ladri del parcheggio. Jason Sanchez gli dava dieci dollari a consegna riuscita in più dei dolcetti. Se perdeva la merce o la rompeva non gli veniva dato niente ma questo non era mai successo, per questo il leader si fidava molto di lui.
Un grande leader ha anche dei grandi rivali. Jason Sanchez molte volte si era dovuto scontrare con il cartello messicano. Con gli anni il Sin Tiempo era diventato una minaccia per gli affari dei loschi mafiosi messicani. Per questo motivo Jason aveva rubato armi da dare a tutti gli abitanti. Almeno tre volte al giorno erano obbligati a usare le armi da usare contro il cartello, anche i bambini e dunque pure Alex. A turbare i sonni di Sanchez non era solo il cartello ma anche la polizia di Albuquerque, o meglio, solo una piccola parte. I ranghi della polizia si erano ristretti a causa della guerra, molti a poliziotti decisero che era meglio occuparsi dei nazisti sulla guerra avvenire. I pochi rimasti ad Albuquerque erano stati corrotti da Sanchez ma solo fino a qualche mese fa. Una piccola parte fu salvata, dal suo portafoglio, dal temerario sceriffo David Copperfield. Tuttavia, non bastò . Lo sceriffo dovette assumere alcuni Pinkerton, una agenzia privata di agenti provenienti da Washington per aiutare a sedare la malavita. Una volta Susan, la madre di Alex .s'imbatte in uno di loro nel bordello ma riuscì comunque a non farsi individuare.
Alle dieci del mattino Alex doveva iniziare il suo lavoro di contrabbandiere, tra qualche minuto si doveva incontrare con suo padre vicino alla "Grande Pietra". Robert aveva parecchie consegne da fare in Texas e quindi si sarebbe dovuto allontanare dal New Mexico. Dunque, le consegne spettavano ad Alex nello stato in cui viveva.
La sua roulette era il solito disastro, vi erano bottiglie di alcolici ovunque: sui letti, i comodini, sul tavolo e nelle credenze; per non parlare dei mozziconi di sigarette e i portacenere che occupavano metà della roulette. Senza dimenticarsi delle centinaia di profilatici in gomma di Susan lasciati in giro per la casa. Axel poteva sopportare tutto, tranne quei maledetti profilattici. Sua madre dormiva supina sulla brandina con le doghe del letto spezzate. Era sommersa tra le bottiglie di vodka, la sua bevanda preferita. Aveva i capelli di un rosso spento sporchi di cenere di sigarette, e le unghie delle dita completamente scarnificate dallo stress scaturito dall'effetto dell'eroina, che gli forniva Madame Réne durante le serate a un costo aggiuntivo dal suo stipendio.
– Tacchino e pollo fritto per favore, grazie dolcezza. - non era riferito al figlio. Alex immaginava già a chi dedicava queste frasi durante il suo stato comatoso. Sicuramente a qualche cliente che le offriva da mangiare dopo aver consumato.
Alex desiderava tanto ricevere affetto dalla donna che lo aveva messo al mondo però purtroppo era solo un sogno che non si poteva avverare.
L'undicenne s'avvicinò allo specchio crepato del cucinino per mettersi la sua maglietta verde dentro alle brache. A causa del caldo dovette strappare via meta pantalone per non sudare troppo, tutti i suoi pantaloncini corti erano "misteriosamente" spariti. Questo che indossava in questo momento gli stava largo e dunque dovette infilarsi delle bretelle. Dal comodino rotto, in basso a sinistra tirò fuori il suo marsupio e se lo allacciò alla vita. E per ultima, ma non il meno importante, la sua coppola rattoppata di color verdone che con i suoi capelli rossicci gli stava che una meraviglia. Gliela aveva regalata Sanchez dopo la sua prima consegna d'allora non se ne era mai separato.
Finalmente pronto uscì dalla roulette. Sin Tiempo era vuota a quest'ora tutti erano al lavoro, solo gli anziani del parcheggio vi erano presenti. Le donne erano impegnate a lavorare a maglia mentre gli uomini a giocare o a carte o a dadi.
- Ehi Alex! Alex! Sono qui! – dal camper di fronte mi stava aspettando il paffutello Charlie Clinton di tredici anni
- Ciao Charlie! – Alex era sempre felice di vedere il suo migliore amico, oltre a Sanchez, era uno dei pochi a volergli bene.
- Levataccia stamattina eh??-
- No, ormai ci sono abituato. –
- Ahhaa non prendermi in giro tutta Sin Tiempo sa che sei un dormiglione, ti ho sentito russare come un trattore!-
- Ehi! Non sono io quello che si addormenta durante una bellissima notte sotto le stelle cadenti. Ti hanno visto anche gli altri! –
- Anche questo è vero. – rispose tranquillamente. – Andiamo tuo padre ci sta aspettando alla "Grande Pietra"
La Grande Pietra era semplicemente una pietra grossa che si trovare a pochi metri dalle roulette. La cosa strana era che si trovava sulla sabbia, circondata da una decina di cactus ed era il nostro luogo per scambiarci le merci.
- Lo hai saputo? – chiese Charlie ad Alex mentre si addentravano nella strada sabbiosa.
- Che cosa? –
- Sam ha trovato qualcosa di prezioso. –
- Non sarebbe la prima volta questa.
Questa volta dice che è diverso. - replicò Charlie mentre si teneva con le mani i pantaloni strette le sue bretelle che non contenevano la sua modesta pancetta.
- Due giorni fa trovò un orologio d'argento tedesco: diceva che era di proprietà del Kaiser perché l'aveva rubato a un disertore crucco della Prima guerra mondiale. Senza dimenticare di quella volta che credeva di aver sottratto una pistola a un Pinkerton e poi alla fine era di un cittadino qualunque. -
- Perché dovrebbe mentire ancora? –
- Vuole fare colpo su Katie.-
- Sei geloso? – ammiccò Charlie.
- No, assolutamente no non mi piace Katie -
- Però tu piaci a lei. –
- Non è vero... Guarda laggiù degli agenti! –
I due ragazzini si nascosero dietro una catapecchia abbandonata lasciando passare via la pattuglia che perlustrava h24 questa strada da sei mesi dall'arrivo dello sceriffo Copperfield.
- Se ne sono andati. – disse Alex senza nessuna preoccupazione.
I due giovani proseguirono il cammino e arrivarono alla Grande Pietra attraversando le spine dei cactus senza alcun problema.
Si sedettero all'ombra della pietra per ripararsi dal sole cocente delle undici del mattino nell'attesa del padre di Alex. Nel mentre si misero a giocare a lanciare sassolini di pietra, chi li lanciava lontano vinceva un po' come dei ragazzini normali.
- Se c'è Katie oggi come ti comporti? – domandò Charlie mentre prendeva un sassolino
- Normale. Come dovrei comportarmi? – rispose Alex
- Quella ti fa gli occhietti da cerbiatto da quando è arrivata dalla Alabama con sua nonna e il suo bulldog molto cattivo. Fossi al tuo posto farei qualcosa. Katie è troppo bella. – Charlie lanciò il sassolino facendolo finire su uno dei cactus più lontani. –
- Ha quattordici anni, io ne ho undici. Sono troppo piccolo. – Alex lanciando il suo sassolino che aveva appena preso mandandolo non lontano da quello di Charlie.
- Su questo hai ragione. Però non lo trovo giusto che i maschi debbano essere più grandi delle femmine. Sanchez ha un rapporto intimo con Madame Réne da dieci anni e lei è più grande di sette anni. Tutti lo sanno e nessuno dice niente - borbottò Charlie lanciando il suo terzo sassolino.
- Sanchez è il capo, può fare quello che vuole. Nessuno ha il diritto di dirgli quello che deve fare.- Il sassolino di Alex per la prima volta superò quello del suo amico paffutello.
- Dovrebbe indurre questo nuova regola: le femmine possono essere più grandi dei maschi in un rapporto. Oh, guarda ho colpito il condor! –
- Che bravo! – Alex lo canzonò. – Credi che lo farebbe? –
- Ne dubito Sanchez non se la passa molto bene ultimamente. –
- Il Cartello? Oppure Copperfield? – Alex conficcò il suo sasso su un cactus. Charlie sorrise stupefatto.
- Entrambi ma credo che il Cartello li dia più problemi dopo che hanno raggiunto El Paso qualche giorno fa. – Charlie scansò uno scorpione per prendere l'ultimo sassolino in una sfida vinta dal suo compagno di merende. -
- I suoi pressi bassi ci stanno raggiungendo... -
- Esattamente spero che non si arrivi ad altra sparatoria come quella dell'altro ieri a due passi di Sin Tiempo. Odio le sparatorie. –
Era passata mezz'ora da quando i nostri due ragazzini erano arrivati alla Grande Pietra e di Robert, il papà di Alex, nessuna traccia. Era in ritardo? Impossibile per Alex ma plausibile per Charlie. Il figlio non dubitava di suo padre perché lui non era mai in ritardo. Se c'era una cosa che Robert aveva insegna al suo pargoletto era di non essere mai in ritardo altrimenti gli avrebbe dato degli schiaffoni, non era mai successo. Di controparte Charlie credeva che si fosse imbattuto in qualche membro del Cartello messicano o di qualche Pinkerton.
- Non ha senso! Robert non è mai in ritardo. - Alex giustamente non chiamava mai papà l'uomo che avrebbe dovuto comportarsi come tale.
- Comprendilo ci sono pattuglie ovunque. – Infatti, in proprio quel momento un gruppo di Pinkerton a cavallo attraversavano la strada principali a qualche metro dai due protagonisti. Gli era andata bene che non era la polizia di Copperfield perché loro avrebbe controllato ovunque perfino sotto il più minuscolo sasso, mentre invece la maggior parte dei Pinkerton non avrebbe controllato nulla per la loro poca voglia di stare dove si trovava adesso. I tre agenti si scambiavano occhiate d'intesa come se comunicassero con un linguaggio loro ignaro dei nostri giovani di Sin Tiempo. Tuttavia, questo non giovò i Pinkerton che continuarono per la loro strada.
- Questi Pinkerton iniziano a darmi sui nervi! – imprecò Charlie
Passati pochi minuti tornò il silenzio di prima quando i due amici percepirono delle presenze alle spalle della pietra. Alex fu il primo ad accorgersene. Mise una mano nel taschino del borsello ma si accorse che non aveva la pistola, ce l'aveva sua madre che se la era tenuta ben stretta nel suo stato comatoso, Alex si era dimenticato di prendersela. Per fortuna il suo migliore amico ne aveva due con sé e se ne fece prestare una.
Con la pistola saldamente in mano, Alex e Charlie, erano pronti a fronteggiare l'ostilità quando...
- Beccati, siete in arresto luridi figli di puttana!- il tornado Sam, di soli dieci anni, aveva colpito ancora con la sua cerchia ristretta ovvero Dan, Rob e Katie.
- Sei proprio uno stronzo Sam!- disse scontento Charlie ma allo stesso tempo divertito
- Andiamo amico sorridi hai solo tredici anni non essere serio come adulto – Ecco come possiamo definire Sam, un eterno Peter Pan. Di fatti molti lo chiamavano San Pan. – A che cosa state giocando così appiccicati? – chiese mettendosi a posto i suoi capelli arruffati biondo cenere.
- Nulla di niente compromettente. - rispose Alex senza alcun problema. – Avete visto Robert per caso? –
- Chi tuo padre? – chiese Dan mentre si sedette di fianco a Charlie dandogli un buffetto sulla guancia
- Si lui. – Dan, dell'età di Alex, era noto per il suo linguaggio tagliente e provocatorio sapeva del rapporto paterno di Robert. Mentre invece Rob non poteva dire nulla. Semplicemente era un muto. Si era chiuso in un mutismo ostinato da quanto aveva assistito all'assassinio brutale a sangue freddo della sorellina più piccola, la dolce di Lucy di soli quattro anni. Si dice che l'abbiamo fatto patire le pene dell'inferno quelli del Cartello, più precisamente da Don Samanca uno dei boss più brutali, e che solo l'undicenne Rob aveva visto. Alex voleva molto bene a Rob, era più legato a Lucy quando era ancora viva andavano sempre insieme a rubare le uova delle galline di un vecchio contadino di Albuquerque. Alla scoperta della sua morte avevano celebrato un funerale solenne a cui tutti avevano partecipato. Sanchez non mangio più per mesi. Fece un giuramento ammazzare Don Samanca, torturarlo se fosse stato possibile, allora poi avrebbe ricominciato a mangiare a cominciare dalle sue budella. Mantenne la promessa. Per quanto riguarda le budella solo i più vicini a Sanchez ci credevano. Da quel giorno sia Alex che Charlie trattava Rob come un fratello che comunicava solo a gesti e sguardi.
- Forza avanti Sam fagli vedere cosa hai trovato stavolta. – disse Katie tutta eccitata mentre si sciolse i capelli neri e sgranò i suoi occhioni azzurro chiaro. Come detto prima Katie era arrivata dallo stato dell'Alabama, più precisamente dalla contea di Greenbow. Veniva con l'anziana nonna di nome Ester, una vedova di guerra, il marito era un soldato caduto nella Francia del 1917, aveva commesso l'errore di aver aiutato un crucco per fortuna il suo commilitone riuscì a vendicarlo e a trasportarne il corpo alla famiglia. La quattordicenne era una persona molto socievole, empatica e altruista già da subito aveva mostrato grande affiatamento con il gruppo, in particolare con Alex. Ad Alex piaceva ma non al suo stesso modo. Si sedette vicino a lui scansando Charlie. Alex adorava però il suo profumo nonostante il caldo che faceva sudare tutti. Alex rispose al suo calore con imbarazzo.
- Ha trovato qualcosa di meraviglioso questa volta! – aggiunse quel furbone di Dan grattandosi il mento mentre invece Rob fece un piccolo sorriso. Sam estrasse una bustina di carta dal suo gilè tutto sporco di sabbia e si versò il contenuto sulla mano; erano delle pietruzze cristalline.
- Tutto qui? – chiese Charlie deluso.
- Bello il colore però. - sorrise Alex.
- No, non quelle Sam Pan l'altra cosa che hai nello zaino! – Katie lo sgridò.
- Ah, è vero. Queste sono delle pietre magiche che mi ha dato un tizio pelato con gli occhiali che vive in un camper come noi. Dice che queste ti fanno vedere la luna, chissà cosa voleva dire, dice che noi bambini non possiamo usarle solo gli adulti. Comunque, sto divagando è questa la vera chicca. – Si tolse lo zaino più grande di lui e prese una piccola scatola rettangolare con su scritto "Undo". –
- Che cosa c'è lì dentro? – chiese curiosamente Alex.
- Aspetta e vedrai!- Katie rispose felice
Sam aprì la scatola misteriosa e chiese a Rob di prendere delle carte. – Non mi dire che giochiamo a carte come gli anziani?! – chiese Charlie
- Questo gioco è molto meglio! – rispose questa volta Dan.
Modalità OFF:
Delusi che io abbia interrotto così il prologo? Immagino la vostra delusione. D'altronde "il tempo è tiranno." La vicenda di Alex tornerà in un futuro che di certezze ben poche ne ha.
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