"Non si torna più indietro"


YORK: LUDOVICO

31 ottobre 2021

-. Mr. Masini here the York brigade. We came to take his "Italian" Vespa into custody following a fine received yesterday for speeding and dangerous driving three days ago. -

Questa mattina iniziò nei peggiori dei modi per Ludovico. I suoi timori si erano avverati. La polizia inglese aveva già rintracciato il suo mezzo tre giorni fa con un verbale, scritto in inglese:

Mr. Ludovico Masini:

We're writing it from the York City Police. Due to speeding and dangerous driving in the city center on October 25th. We are forced to take custody. If he wishes to have it back, he must pay a fine of 350 pounds. In a few days some agents will come to seize the vehicle.

Sincerely, York City Police

Dopo tutto non ci avevano messo tanto. Un desiderio irrefrenabile di scappare a piedi, spingendo la sua "Piaggio" del' 70 pur di non farsela prendere era molto plausibile. Tuttavia, non voleva creare ulteriori danni alla sua situazione. – Now I get off! – rispose chiudendo poi il citofono.

Mentre scendeva le scale pensò a suo padre. Era stato lui a regalargli la Vespa. Per Ludovico non era solo un mezzo, era un oggetto a cui tenevamo molto. Gli faceva pensare al papà distante, che viveva dalla altre parte del mondo con un'altra famiglia, essa lo faceva sentire più vicino a lui. E, inoltre, doveva pagare 350 sterline pur di riaverla. Senza dimenticare il costo della sostituzione del motore. In tutto gli servivano almeno 1'000 di sterline e, con lo stipendio che aveva difficilmente arrivava a farne a fine mese.

Aprì la porta del condominio e li si presentò davanti due poliziotti con gli sguardi incarogniti. Ludovico aspettò qualche secondo prima di parlare.

- Mr. Masini? – gli domandò uno dei gendarmi.

- Yes, I am follow me. –

Condusse i vigili all'interno della casa e li scortò nel cortile senza fare obbiezioni, anche se ne avrebbe voluto farne tante. Gli mostrò il mezzo e loro, senza dire una parola, lo presero e lo trasportarono al di fuori della casa. Il dolore fu immenso. Lo caricarono in un furgone e, un poliziotto, li lasciò l'indirizzo della stazione di polizia. Senza degnarlo di uno sguardo se ne andarono via con la sua Vespa. Quando i poliziotti erano a debita distanza Ludovico li mandò affanculo.

Trascorse la sua "incantevole" giornata, come sempre, al mercato a vendere quelle cianfrusaglie di Mr. Sheppard assieme al coinquilino Kevin. In mezzo a tutto quel lavoro un altro problema affliggeva le menti del nostro eroe. Per svariate notti non aveva più ripreso il bellissimo sogno con la francesina Hélene Anderson. Inoltre, non stava più venendo al banco dall'ultima volta che l'aveva sognata. Ingenuamente pensò di essere stato scortese e, in qualche modo, di averla offesa per sbaglio, ma come poteva era sempre stato gentile con lei le poche volte che si erano visti.

Aggiungendo il fatto che Mr. Sheppard non si presentava da giorni alla sua attività. Ieri aveva recapitato un messaggio telefonico in italiano:

"Ascoltate mangia-spaghetti ho delle questioni irrisolte da sbrigare. Ivan vi controllerà per tutto il tempo in mia assenza; per controllarvi che non facciate danni o rubiate qualcosa. Arrivederci! –

Oggi, infatti, il fedele autista russo se ne stava in angolo a controllarci senza proferire parola. La giornata passò in fretta, per sua fortuna voleva dimenticarsi di questa giornata e ricominciarne una nuova.

Erano le diciotto in punto quando sbaraccarono tutto. Kevin aveva delle commissioni personali da fare: si sarebbero visti a casa. Per fortuna la giornata disastrosa che aveva avuto ebbe un riscontro positivo.

- Ciao Ludovico! – Forse stava sognando. Si diede un pizzicotto al braccio ma riuscì a percepirlo. Era vero come l'accento francese che aveva appena sentito.

- Come stai? – Helen Anderson in carne d'ossa.

- Helen!! Tutto bene e tu? – La dolce ragazza lo abbracciò e gli diede un leggero bacino sulla guancia. Il cuore di Ludo palpitava dall'emozione.

- Anche se sono di fretta sono passata per invitarti ad una festa a tema "Halloween" a casa di una mia amica. – Il nostro innamoratino qui stentava a crederci.

- Assolutamente sì! Tanto per stasera non avevo nulla da fare. –

- Splendido! La festa è in Via Wiston Churchill n.934 alle ore 22 e 15. Fai il mio nome e sarai dentro. Ah, mi raccomando vestiti da qualcosa! –

- Certamente lo farò! – i due si congedarono con un altro bacio sulla guancia.

Il tragitto di ritorno dal mercato a casa fu molto più leggero e piacevole di quello dell'andata. Tuttavia, Ludo non andava ad una festa da quando lo avevano espulso dalla scuola. Non possedeva neanche un vestito né da serata, né da qualche mostro spaventoso. Quando arrivò nel pianerottolo di casa era talmente felice, che non si accorse subito della presenza della proprietaria:

- Eccoti finalmente! – Mrs. Lucy Longbottom, era una signora sulla sessantina molto bassa e molto brutta. Aveva il naso a patata e la bocca piccola. Dal suo mento rugoso si potevano intravedere dei putridi peletti bianchi. Indossava delle pattine fiorate e un grembiulino giallo. – Come ho già detto al tuo amico Kevin qui presente; siete in ritardo con l'affitto di otto settimane! –

- Signora Bottom cercate di comprende al lavoro ci pagano poco. Non riusciamo a pagare regolarmente. – Kevin cercò di farla ragionare.

- Sono Mrs. Longbottom signorino, e comunque voi state utilizzando la stessa scusa da fin troppo tempo. Se non mi pagate entro domani sera vi sbatto fuori di casa! –

- Mrs. Longbottom siamo in difficoltà economica in questo momento, in una settimana non facciamo neanche mille sterline. – aggiunse Ludovico.

- Chiedete un aumento no? Eh, comunque sono mille e cinquecento sterline. Altrimenti OUT!!! – la proprietaria ritornò al piano superiore.

Quando erano tornati, nel loro monolocale, Ludovico era un fascio di nervi. Per il fatto che la sua giornata era migliorata notevolmente grazie all'invito di Helene; ci mancava solamente quella pazza di Mrs. Longbottom.

- Quanti soldi abbiamo per questo mese? – Ludovico chiese al suo coinquilino.

- In due abbiamo in totale solo centoquaranta tre sterline, non ci paghiamo manco l'acqua della casa. Cazzo! – rispose Kevin

- Dobbiamo trovare un modo per fare soldi e subito! Non voglio finire in mezzo alla strada. –

Questa era una delle più grandi paure di Ludo. Ormai da anni non viveva grazie ad una solida disponibilità economica. Suo padre ogni tanto gli regalava delle cose, e qualche assegno sostanzioso suntuariamente. La mamma perpetua non ci pensava neanche ad aiutare il suo figlio disgraziato, agli occhi della gente. A proposito di chiesa...

- C'è solo un modo rubare un'altra volta. - Ludovico era più determinato che mai.

- No! Non se ne parla. Abbiamo già dato una volta. – Qualche mese fa si erano resi complici di un furto in un supermercato, e si trovavano nella situazione di adesso.

- Vuoi mica finire in mezzo alla strada a elemosinare come un barbone? – Ludovico disse le stesse parole anche l'ultima volta.

Kevin ci pensò su. Effettivamente l'altra volta fecero almeno cinque mila sterline: ci pagarono l'affitto per un po', più il mangiare. Il suo coinquilino però odiava avere problemi con la legge. Alla fine, però si fece convincere.

- A chi ruberemo questa volta? –

- A quell'avido pieno di soldi di Father Henry della chiesa di Sant'Andrea. –

- Da soli? –

- No, c'è bisogno dell'aiuto di John. –

John Mckenzie era un ladro provetto. Fu lui che gli propose il loro primo furto al supermercato.

Ludovico voleva rubare le offerte dei fedeli della chiesa dove sua madre faceva la perpetua. Era inoltre convinto che le donazioni che avvenivano li erano illegali. Illegali o no a loro facevano molto comodo; ci avrebbero pagato molti affitti.

Ore 19:00

Un'ora dopo raggiunse la chiesa principale di York in cerca d'informazioni, e solo sua madre poteva dirglielo ma doveva farselo dire con un tranello.

Nella piazzetta della chiesa di "Sant'Andrea" echeggiavano voci infamanti su di lui: "Peccatore", "Sei una vergogna per tua madre", "Figlio di un traditore". Lui li ignoro ed entrò dentro.


Ludovico odiavo questo posto, nulla era cambiato da quando Susanna Masini l'obbligava ad andare con lei alle messe. Una volta riuscì a scappare senza farsi scoprire da sua madre, s'intrufolo in una piccola scala a chiocciola fino a sbucare fuori dalla chiesa. Nulla era cambiato d'allora, solo il prete e Susanna non era perpetua.

I fedeli erano intenti a seguire la messa serale di Padre Henry, che si trova sull'altare mentre faceva la sua omelia. Ludovico odiava tutto questo:

- Oggi è un giorno buio miei parrocchiani. La festa di Halloween è la festa di Satana. In questa serata si annida il peccato e la tentazione. Il male si manifesta oggi: nei vestiti che indossano, nei trucchi e anche nel cosiddetto "Dolcetto e scherzetto". Insegnate ai vostri figli a non venerare questa festa. - Father Henry era un uomo sulla cinquantina, anche se ne dimostrava venti in più per via delle molte rughe che gli solcavano il viso, per non parlare della sua barba folta grigia con un alcuno peli bianchi. E mentre continuava a parlare di fesserie... Ludovico vide la mamma in prima fila, nel solito suo posto dove si metteva da sempre. L'aveva vista grazie ai suoi capelli neri cotonati che si potevano intravedere da ovunque.

La messa finii in poco tempo, i fedeli uscirono dalla chiesa dove vi rimase solo Susanna Masini. Era passato parecchio tempo dall'ultima sua visita. Ludovico non era più in ansia di rivedere la madre, che lo aveva abbandonato solamente perché non aveva intrapreso la via religiosa come avrebbe tanto desiderato. Lui aveva scelto altre vie, non aveva senso avere ansia in questo momento.

- Mamma. – Lei si girò molto lentamente, con i suoi occhi marroni molti simili a quelli di Ludo, gli rifilò uno sguardo carico di ribrezzo e odio.

- Non chiamarmi mamma lo sai che non lo sono più per te. – Susanna indossava un maglione rosa, dei pantaloni beige e al collo portava una collana in perle purissima.

- E come dovrei chiamarti? – gli rispose con un po' di sarcasmo.

- "Signora perpetua". Andiamo in sacrestia non voglio farmi vedere vicino a te da tutta la comunità. –

"La signora perpetua" dei suoi stivali lo condusse attraverso in una porticina in pietra. Ludovico ormai la conosceva perfettamente, dato le molteplici volte in cui Susanna cercava d'imporgli, vanamente, un colloquio con ogni prete della chiesa di "Sant'Andrea".

Una volta dentro Ludo non trovò alcuni cambiamenti nella sacrestia: L'aria umida e fredda rimase, i vecchi armadi e comodini rimasero, anche se col tempo si stavano logorando sempre di più; per non parlare delle piastrelle appiccicose e deteriorate. Ovviamente non potevano mancare i molti "Cristi" appesi al muro che li mettevano inquietudine. Ce ne era uno in particolare ero grosso il doppio degli altri; era appeso alla loro destra su una parete di un color bianco sporco.

- In che guaio ti sei cacciato stavolta? – disse la madre mettendo le mani giunte e legandosi uno rosario sulla mano. Ecco se l'inferno esisteva; Ludovico in questo momento ne faceva parte.

- Sono solo venuto a salutarti... - il ragazzo mentì spudoratamente, solo per avere delle informazioni o per farsi dare dei soldi in cambio. Susanna rise e disse...

- Avanti su dillo vuoi dei soldi! – Ma oramai questa scusa non era più credibile. Tuttavia, il diciasettenne non si arrese tanto facilmente.

- Credi ancora che io sia qui solo per i soldi!? Perché lo credi sempre! –

- Perché conosco la tua anima tormentata dal vizio e dalla avidità, fin da quando ti portavo in grembo! – La cosa che disse la devota perpetua non stava nel cielo né in terra. Ludovico non ci prestò neanche più attenzione.

- Se lo dici tu ma...ehm..." Signora perpetua." Che tu ci creda o no io sono qui per semplice cortesia. – rispose in modo freddo.

- La cortesia. Signore Misericordioso dona a me la pazienza di sopportare di ciò che le mie orecchie stanno udendo. – il figlio rise. - Sei proprio come tuo padre: pigro, arrogante e traditore. – poco dopo la donna chiuse gli occhi e iniziò a pregare. - Mio Dio mio dio perché mi hai abbandonata in passato, e in me hai posto un figlio sciagurato e un marito adultero. Pongo questo fardello sulla tua croce in modo che tu possa affievolirlo. Amen.

- Hai finito di pregare a qualcuno che non esiste? – Ludovico sbottò.

Susanna lo guardò con vergogna, fece un bel respiro, e poi parlò. – Dimmi il vero motivo per cui sei qui? –

- Volevo sapere che cosa stai facendo in queste settimane in cui non ci siamo visti, solo per pura cortesia. –

- Ho passato diciassette anni di vita a cercare d'insegnarti i valori e i compiti della chiesa; e solo ora vuoi scoprirlo? –

- Sì, ma solo per sapere qualcosa di te! – nonostante stesse mentendo, riuscì ad insinuargli almeno un piccolo dubbio. Fece ancora qualche inutile preghiera per poi rispondere. – Proverò a credere a un figlio di un ladro, anche se il suo seme marcio germoglia in te, cercherò di credere alle tue parole. –

Non abbiamo ancora parlato di Antonio Masini, il padre di Ludovico. Nonostante in questo momento vivesse in sud America, con una delle sue sette famiglie; di professione faceva il ladro. Per lo più era un saldatore. Gestiva un'azienda di saldatura a Firenze, ma che purtroppo fallì. Quando nacque Ludovico, il suo quinto figlio, iniziò la carriera di ladro. Il suo ex-lavoro era molto inutile per scassinare o saldare porte, casseforti, forzieri e caveaux. Non fu mai arrestato in questi diciassette anni. Recentemente partecipò ad una rapina alla "Banca di Spagna" di Madrid, assieme a una banda di ladri capitana da un uomo molto intelligente soprannominato "Il Professore": che dedicò questo colpo al suo fratello defunto nella rapina precedente.

- In questo momento la buon'anima di "Padre Henry" sta attendo una donazione di un importante benefattore di Bruxelles. Tali soldi verranno donati alla nostra parrocchia e alle genti povere del Ruanda: in tutto sono quattro milioni di sterline. Ed io ne sono la referente. Dio grazie per questo dono! –

"Bingo" pensò Ludovico.

- E quando arriveranno? –

- Tra poche ore. – Sua madre era talmente presa dal ringraziare il suo Dio per questa notizia, che non si accorse che stava parlando ad un figlio di un ladro. Se tanto fosse esistito avrebbe dovuto averla informata, delle vere intenzioni di Ludovico.

Poco dopo arrivò Padre Henry, aveva appena terminato una confessione.

- Susanna puoi venire con me nel salone sotto chiesa. Assieme ai chierichetti dobbiamo allestirlo per arrivo dei nostri gentili ospiti. Buonasera Ludovico! –

Lui lo saluto soltanto con la mano, mentre sua madre non lo considerò più. – Sei venuto finalmente a confessarti? – gli chiese il "giovane" prete.

- Mai! – rispose, e poi andò via.

------------------------------------

Si sedette in un bar davanti alla chiesa, ordinò una bottiglia di birra rossa, e mandò un messaggio a Kevin:

"Father Henry sta aspettando una donazione di quattro milioni di sterline. Arriverà tra qualche ora. Faremo in modo che non li riceva mai! Sono al bar di fronte alla chiesa. –

Dopo un minuto, il coinquilino rispose.

- Perfetto! Sperando che vada tutto bene! –

Rubare una donazione per dei poveri africani non rendeva le cose facili. Ludovico, nonostante odiasse la chiesa, ebbe dei rimorsi nei loro confronti. Tuttavia, quello non era il momento di averne; o rubare o finire per la strada.

Ore 20 e 17

Un quart'ora dopo arrivò Kevin e si sedette di fianco a lui e ordinò una birra ambrata.

- Dov'è John? –

- E da quando sono uscito di casa che non risponde al telefono? –

- Non possiamo aspettarlo. Faremo da soli! –

- Da soli?!! Abbiamo bisogno di una mano esperta come la sua! –

- Se non risponde ne faremo a meno di lui, tanto conosco questa chiesa meglio delle mie tasche. –

- Finiremo in carcere. Già lo so! –

. Abbi fede! – Che poi detta in quelle circostanze suonava anche male.

Ore 21 e 22

Dopo un'ora passata seduti in quel bar finalmente si smosse qualcosa. John non rispose lo stesso. Vicino alla piazza della chiesa parcheggio una limousine bianca. Dalla chiesa uscì Padre Henry con Susanna, più felice che mai. Suo figlio non la vedeva così felice da quando il suo ex marito se ne andò.

Dalla limousine uscirono dei personaggi altolocati, ben vestiti e ben protetti da guardia del corpo. In mano avevano delle ventiquattrore. Ludovico ne dedusse il contenuto.

- Dovrebbero essere loro: i benefattori- disse al suo compagno di rapina.

Poco dopo arrivò un gruppo di suore ad accogliere i loro ospiti. Una novizia arrivò in ritardo, ma le consorelle non la notarono. Una volta finite le presentazioni; entrarono in chiesa.

- Sei pronto? – chiese Kevin tutto agitato.

- Prontissimo! – I due rapinatori brindarono con le bottiglie di birra vuote.

Kevin avevo preso dei caschi del suo motorino per nascondersi il volto. Una volta compiuta la rapina sarebbe fuggiti con il suo Scooter , che era parcheggiato davanti a bar. Inoltre, il suo compagno di rapina, prese dei coltelli da cucina in caso ce ne fosse bisogno. Una volta messi i caschi si appostarono davanti al portone della chiesa, e origliavano i loro bersagli.

Avventandosi su di loro era una follia; significava farsi arrestare tanto facilmente, perché erano in troppi. Poi sua madre lo avrebbe riconosciuto subito. I due giovani ladri aspettarono con pazienza. Dopo qualche minuto, il prete e la perpetua, intrattenevano i loro graditi ospiti parlando della storia della chiesa; scortati dalle suore.

Successivamente si spostarono nella sacrestia. Ludo si ricordò del passaggio che collegava la sacrestia alla strada circostante, quella che utilizzava per scappare quando era piccolo. Kevin lo seguì senza alcun scrupolo. Sgattaiolarono sul lato ovest della chiesa, sbucando all'ingresso del passaggio stretto. Era dietro ad una fontanella, con una piccola porta nascosta dall'edera. Per diversi anni Ludovico si era interrogato sulla esistenza di quella strana piccola porta. Insieme riuscirono a forzarla e ad entrare. Coi caschi però fu difficile entrarci dentro; con un po'di fatica ci riuscirono.

Dei piccoli gradini gli fecero scendere, e poi risalire. Fino a condurli davanti a una scalinata a chiocciola. Salirono su e arrivarono a pochi passi dalla sacrestia, divisi da una porta più grossa, ma era scorrevole.

Erano li. Stavamo parlando di cose che a loro non interessava nulla. Ludo e Kevin sbirciarono attraverso la porta scorrevole. Susanna andò con gli ospiti nel salone sotto chiesa, assieme alle suore; tutte tranne la novizia lei non c'era più. I benefattori commisero l'errore di lasciare le ventiquattrore* a Padre Henry, che in questo momento era rimasto solo.

- è rimasto solo! Dobbiamo colpire adesso! – disse sottovoce a Kevin.

- Aspetta! No, non me la sento senza John ho paura! – il compagno di rapine si rivelò un codardo.

- Avanti su! Vuoi per caso vivere per strada, al freddo, con lo stomaco vuoto e per lo più senza soldi? Ora o mai più! Altrimenti faccio da solo! -

- Ci deve essere un'altra possibilità? –

- E quale? Vuoi per caso suonare uno strumento, o giocolare in mezzo la strada come un fricchettone qualunque? –

Questa discussione fu interrotta da dei sibili e dalla voce del prete. – Chi sei tu? – disse.

Altri sibili poco chiari. Kevin se la stava facendo sotto. In una frazione di secondo tutto cambiò.

Un tonfo inaspettato fece sobbalzare i due ragazzi, che urtarono contro la porta; qualcuno era caduto per terra. Poi silenzio. Ludo si sforzò di guardare, mentre Kevin strinse fortissimo la felpa del coinquilino, ma non ce la fece. In pochi secondi un rumore di martello spezzava il silenzio. Una figura con un velo si avvicinava alla porta scorrevole, fatta in vetro; man mano si faceva più vivida e chiara: sembrava essere una suora. Adesso anche Ludo se la stava facendo addosso. L'ombra se ne andò via, e tornò il silenzio.

Passarono minuti prima che Ludovico trovò il coraggio di entrare nella sacrestia. Fece un respiro profondo e, con le mani tremolanti aprì la porta, trascinandosi con sé Kevin.

La sacrestia era vuota. Le ventiquattrore erano ancora dove erano state lasciate, ma il prete non c'era più. Con fretta afferrò una borsa e l'ha aprì; dentro vi erano una parte delle sterline, le restanti era nell'altra.

Kevin all'improvviso urlò. – Che cosa hai? – gli chiese. Kevin stava guardando il più grande dei crocifissi. Ludovico alzò lo sguardo e....

Padre Henry era appeso a testa in giù sulla croce, con gli occhi fissi che fissavano il vuoto. Morto. Il suo sangue colava dalla sua fronte, che era sta spaccata, e scendeva giù per la sua barba folta, e dalla sua tonaca; che era stata strappata solo dalle maniche. Ludovico e Kevin rimasero pietrificati dinnanzi a quell'orrore.

Ludo si avvicinò, lasciando a terra le ventiquattrore, e notò una scritta col sangue: "NEMA". A causa dell'orrore notò solo dopo che il petto era stato squarciato, proprio nella zona cuore.

Kevin trattenne un comato di vomito e scappò via. Ludo invece rimase qualche secondo; per poi scappare via a gambe levate quando sentii dei passi. Dalla fretta lasciò le borse con le quattro mila sterline.

Una volta usciti la pioggia bagnò i loro volti scioccati. Kevin salì sul suo scooter e andò via, lasciandoli il suo coinquilino. Abbandonò la piazza e si nascose in un vicolo dietro ad un bidone della spazzatura. Si mine le mani sulla fronte dallo shock. Pianse. L'immagine indelebile del prete lo fece vomitare.

"Com'è era possibile tutto questo?" pensò. ""Come può una persona uccidere un uomo e così velocemente?". Non aveva mai visto ad una cosa del genere. Successivamente si accorse che aveva dimenticato le borse lì, di certo non voleva tornare indietro a prenderle.

Si tolse il casco e rimase qualche minuto lì a fissare il vicolo, pensando a ciò che aveva visto. Mise le mani nella tasca dei jeans fracidi e toccò il cartoncino, che le aveva l'anziana donna gli aveva dato qualche sera fa. Lo guardò per un po', per cercare di distogliere quel macabro pensiero. Notò che dopo la "D" e la "W", la strana sfuocatura si annacquò con la pioggia. Così facendo si riuscì a leggere la frase per intero: "Deep Web".

In lontananza udì il suono delle sirene della polizia. Ludovico non doveva assolutamente tornare a casa. C'erano le sue impronte nella chiesa, sue e di Kevin. Susanna Masini sicuramente avrebbe usato suo figlio come capro espiatorio. Brutto a dirsi ma lei odiava tantissimo ed era disposta a tutto per farlo sbattere in carcere. Decise di mandare un messaggio a suo padre.

- Papà sono nei casini. Questa volta sono seri. Devo lasciare York e venire da te. Chiamami il più presto possibile. -

Dopo aver mandato il messaggio si accorse che erano le 22 e 50. Si era dimenticato della festa di Halloween della amica di Helen Anderson.

Si alzò dall'asfalto, corse lungo il vicolo fino ad intravedere una donna di sua conoscenza seduta su un gradino di una casa: era l'anziana donna del cartoncino.

La vecchina si alzò, lo guardò negli occhi e le disse.. – Benvenuto! – poggiò le sue dita ruvide nella fronte di Ludovico e , poco dopo, chiuse gli occhi e si addormentò sul colpo.


Modalità OFF:

Se ti senti scioccata/o fermati qui per un momento. Bevi un po' acqua e cambia storia, torna quando più te la senti. In caso contrario mi congratulo con te. Sei proprio un osso duro. Buona lettura! ;)

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top