- L'uomo folle -

Atto 1

Modalità ON:

21 febbraio 2021: da qualche parte in Alaska. Ore 3:34

-2 gradi sotto lo zero. Il canadese Trevor Milton si trovava nel bel mezzo di una bufera di ghiaccio e neve alla ricerca di un criminale di guerra: Bob Kranston. Trevor, di anni quarantasette, era l'inferno nel vero senso della parola. Un ex-soldato dell'esercito canadese radiato dall'ordine per i suoi metodi crudi e poco politicamente corretti secondo alcuni. Tutti lo temevano era una vera macchina da guerra, viveva solo per ammazzare la gente soprattutto quella criminale. Fu inserito in un carcere di massima sicurezza a Panama per otto anni per poi uscirne indenne. Solo lui sapeva come aveva fatto. Ora lavora come cacciatore di taglie autonomamente, prima di questo però, intraprese una carriera in una compagnia di mercenari del governo americano. Qui invece se ne andò non sopportava di essere comandato.

Si concesse un piccolo riposo nell'attesa che la tempesta passasse, era bunkerato in un campo base abbandonato. Stava attendendo che la caccia potesse ricominciare. Si svegliò di soprassalto dalla brandina del casolare ZW1956, una parte del campo base Trump2.4(sì quel Trump lì) o meglio quello che ne rimaneva. Il sangue di Trevor ribolliva nelle vene il motivo era semplice: "Catturare vivo o morto Bon Kranston criminale ricercato da ben dieci stati americani, due europei e uno asiatico. Kranston era una spia del governo statunitense, pagata da un leader talebano con il compito di rubare i segreti di stato del Commonwealth, incluso gli USA.

Interpol, FBI, C.I.A e servizi segreti non riuscivano a trovarlo. Solo Trevor Milton, cacciatore di taglie, era riuscito a scovarne il nascondiglio. Si era una riposato sì e no solo cinque minuti giusto per aspettare che la tempesta passasse. Aprì leggermente le tapparelle e vide che la bufera stavo passando. Era giusto il momento di uscire. Si sciacquò il viso pieno di cicatrici, le labbra screpolate e ruvide, di conseguenza, i baffoni lunghi che li copriva buon parte del mento: baffi a manubrio. La procace calvizia gli risparmiò il tempo di aggiustarsi i pochi capelli grigi che aveva. Coprì i suoi occhi scuri, carichi di follia e odio, con una visiera antigelo e si sime un berretto per coprirsi la pelata. Una volta coperto anche il suo corpo massiccio, e anche tonico per un uomo di quarantasette anni, con uno cappottone bianco mimetico, ideale per una scampagnata nel freddo gelo dell'Alaska s'infilò dei pantaloni molto resistenti al freddo e degli scarponi che attecchivano perfettamente la neve. - Ti sto vendendo a prendere sacco di merda!! - una volta pronto prese il suo M-16, un teaser e una semi-automatica per sicurezza. In poteva mancare il suo strumento preferito: le bolas, ovvero, una corda stile far west con la specialità di legarsi automaticamente grazie a due calamiti. Le sue lasciavano una scarica elettrice ogni qual volta che si attaccavano.

Pronto per l'inseguimento uscì fuori ad affrontare le intemperie. Trevor, essendo nato e cresciuto in Canada in un vecchio villaggio che gestiva una tratta navale con la Groenlandia, era abituato a questo clima. Per lui fu una passeggiata questa situazione. Salì su un bulldozer e si gettò a capofitto contro bufera che stava affievolendo.

Il cervello di Trevor era un GPS. Non usò tecnologie solo indizi e soffiate ottenute con la forza. Trovò degli indizi seguendo una misera ombra di piede sulla neve fredda. Era un piede grosso, Kranston era robusto, quel piede molto probabilmente era suo. Ogni dubbio fu sanato da una scia di diverse jeep che avevano solcato il terreno innevato. A confermare questa teoria fu la testimonianza estorta con la forza da un abitante di una città. – Sette Jeep. In quella di testa c'è un uomo coi capelli verdi, il naso schiacciato e indossava un paio d'occhiali da neve di un blu elettrico... - Questo bastò per il nostro inseguitore. Tutte queste informazioni lo guidavano verso un punto che l'uomo coi capelli verdi, Bob Kranston, si nascondeva.

Molti dei suoi ex-colleghi militari e mercenari lo definivano un dono, talento addirittura altri una benedizione divina o una maledizione demoniaca. C'è chi invece pensava qualche droga ma Trevor non assumeva sostanze stupefacenti. Lui lo definiva semplicemente un sesto senso acquisitosi solo con l'esperienza. Così riusciva a stare un passo avanti alle autorità.

-Centro! – pronunciò il cacciatore di taglie alla vista del nascondiglio di Bob. Era una fonderia, un luogo dove gli americani d'Alaska fondevano l'oro rubato dalle banche più esponenti del continente. Il ricercato era lì. Trevor lo aveva visto entrare in tutta fretta e furia e nascondersi come un ratto. La fonderia non era un luogo ideale per nascondersi, per via della posizione troppo esposta: sotto il crinale di una montagna. Le autorità però credeva che non esistesse più in seguito ad un crollo avvenuto diversi anni addietro. Trevor invece no.

Kranston aveva fretta, non sarebbe stato lì molto a lungo. Il tempo di aspettare qualcuno o bruciare qualche prova e poi se ne sarebbe andato. Trevor allora decise di salire su un sentiero in salita, poco distante dal crinale che costeggiava la fonderia. Puntò con il muso del mezzo contro una porta in metallo e ... - Sto arrivandoooo Kranston!! Capodanno sta tornando ancora una volta per tee! – Fu travolto dalla follia. Pigiò sull'acceleratore e scese il sentiero. I mercenari che aveva assoldato Bob non ebbero il tempo di metabolizzare per quello che stavano vedendo. Trevor sfondò la porta di metallo con la ruspa del bulldozer facendola crollare addosso a diversi mercenari.

- Trevor Milton!!! – Bob se la fece nei pantaloni. I due si conoscevano già.

- Bobby... Bobby... wiuuu è ora di fare un bel botto!! – Trevor fu pervaso dalla voglia di distruggerlo.

- Sparategli subito! Che cazzo vi pago a fare! - I mercenari ancora increduli obbedirono

L'assalitore fece in tempo a saltare giù dal bulldozer era ripararsi dietro alla ruota. Prese in mano M-16 e, più veloce di un cowboy, ne freddò cinque con neanche un caricatore consumato.

Avanzò nella fonderia riparandosi in riparo e in riparo. I mercenari cadevano come mosche gli uni dopo gli altri. – Avanti amico perché ritardare l'inevitabile. – Trevor si prese la briga di sfotterlo un po'. Bob non rispose corse lungo una balconata e si barricò dietro ad una porta.

Fece il suo stesso tragitto imbattendosi in più soldati corrotti. Si appostò dietro ad una scaffalatura e uno dopo l'altro fecero la stessa fine dei loro predecessori appena incontrati. – Mi stai facendo sprecare un sacco di colpi. Esci fuori avanti le mie amiche bolas vogliono conoscerti anche loro!! – Procedette sulla balconata arrivando alla porta. Prese la sua automatica e sparò alla serratura e con un calcio sfondò la porta.

Kranston si stava nascondendo come un vigliacco. Uno dei suoi uomini tentò di prenderlo di soffiato ma l'assalitore lo schivò velocemente, gli diede una ginocchiata facendolo cadere a terra e poi... "boom". Gli fece saltare le cervella. La spia americana tentò di fuggire gettandosi dalla finestra ma Trevor riuscì ad acciuffarlo prima che saltasse con le sue bolas elettriche.

Impacchettato come un salame abbrustolito, Bob perse i sensi proprio come voleva Trevor. – E adesso facciamo un giro che ne dici. –

Lo chiuse dentro un bagagliaio di un Jeep. Kranston si riprese e incominciò a battere sul baule come un disperato. Il ricercato per vantarsi della sua invincibilità, potenze e soprattutto con una nota arroganza. Era un parassita viveva sulle spalle superiori altrui e, quando aveva raggiunto un limite se ne approfittava e ne prendeva i meriti in tutto: su azioni, comportamenti e favori altrui. Per Trevor fu un godimento averlo catturato.

Collego i fili della Jeep e partì. La bufera era finita già da un po', si poteva vedere chiaramente la strada. Bob continuava a battere sul baule e a gridare come un agnellino ferito supplicandolo di lasciarlo andare. Continuò per tutto il tragitto. Trevor fu costretto ad accendersi la radio per non ascoltare i suoi lamenti, quelli sarebbero venuti dopo.

Il cacciatore di taglie aveva un luogo tutto suo dove riscuoteva le proprie taglie ovvero: Ron Lewis e la sua "discarica" di rifiuti umani. Lewis era terrorizzato da Trevor, sapeva bene che lo avrebbe linciato vivo se rifiutava i propri successi. Prima però c' era un piccolo lavoro da fare. Il nascondiglio di Ron si trovava a Las Vegas in uno squallido tugurio di un casinò. A pochi passi dalla città luminosa. Trevor aveva anche lui un nascondiglio tutto suo. Una botola sotterranea che lo conduceva a delle gallerie sotterranee scavate personalmente dal nostro protagonista. Ormai era l'alba. Trascinò Bob, in uno stato comatoso dopo essersi fatto diverse ore in un baule di una macchina, giù per il buco segreto. – Ti prego.... T'imploro Trevor non farmi male. - piagnucolò Kranston

- Risparmia le tue lamentele da femminuccia per dopo. Merdina! –

- Che cosa vuoi farmi? –

- Lo vedrai molto presto. –

Lo scaraventò giù da una scalinata facendolo sbattere nel suolo di una stanzetta oscura. Bob mugugnò dal dolore e pianse come un bambino.

- Adesso non fai più il furbo eh? –

- Perché mi fai questo? Che torto mai ti ho fatto? –

- A me? Dunque, vediamo. Ti sei scopato Patricia!! Sacco di pulci! – Trevor rispose mentre accese le luci della stanza: una stanza delle torture.

- Dio misericordioso... Mi vuoi torturare perché mi sono fatto quella cinquantasettenne, moglie di quel boss messicano? – chiese il torturato indignato.

- Esattamente proprio lei. O Forse no, ti sto "massacrando" per essermi sfuggito quella volta a Rio de Janeiro tre mesi fa... Te lo ricordi? Sacco di sterco!!! - Trevor lo prese da un orecchio, come un padre sgrida un figlio, e lo gettò su una sedia delle torture. –

- Ah! Ti prego bastaaa! –

- Come basta lo show è appena iniziato e tu sei il protagonista, mio caro Bobby. – Trevor gli legò i piedi con un nastro adesivo, e nonostante fosse legato con le sue bolas voleva essere certo che non si muovesse. Gli stracciò i suoi indumenti e gli attaccò sul petto delle presine con dei fili che provenivano da una macchinetta che controllava i battiti cardiaci.

- Madre misericordiosa perché mi torturi per queste sciocchezze. –

- Sciocchezze? Le definisci sciocchezze queste? Beh, in effetti lo sono. Questo non significa che io non ti torturi. –

Trevor aveva con sé quattro strumenti di tortura: della benzina con un panno sporco, delle pinze di metallo ancora sporche di sangue, delle altre pinze ma queste elettriche collegate da un generatore e per finire un martello.

- Aiuto qualcuno mi aiuti!! –

- Basta urlare e ora di divertirsi. –

Lo show iniziò. Trevor per iniziare penso di rinfrescare il suo amico dopo un così estenuante viaggio. Scaraventò la sedia a terra e, una volta giù, prese lil panno sporco e glielo mise sul volto. Successivamente prese la tanica aprì il tappo e gli rovesciò la benzina.

Bob iniziò a dimenarsi soffocato dal liquido che lo pervase ovunque. L'aria iniziava a puzzare di gasolio, odore che a Trevor Milton piaceva molto.

- Dimmi di che sapore il petrolio? C'è gente che ucciderebbe per stare al tuo posto. Il petrolio fa gola a tutti, compreso a te in questo momento. AHHAHAHAHH!! – Il torturatore iniziò a godere in una maniera sfrenata.

Kranston emise qualche sussulto dalla bocca era tempo di rialzarlo, non spettava a lui ucciderlo. Una volta tolto il panno iniziò a tossire e sputò via parecchia benzina in eccesso.

- Allora carissimo come ti senti? Ti sei rinfrescato? Sicuramente avrai patito molto il caldo in quel baule... -

Bob mugugnò parole incomprensibili ma Trevor non ci prestò attenzione scelse il prossimo strumento: le pinze elettriche. Una bella scossettina non si rifiuta mai.

- Santi del cielo proteggetemi... - implorò la vittima di queste insane torture.

- Finiscila di pregare tanto lassù nessuno ti ascolta. –

Inforcò le pinze nei suoi capezzoli scaricando una gettata elettrica di parecchie Volt. Gli occhi di Bob erano sbarrati, traballò sulla sedia come una molla. La sua pelle bruciò subito. Trevor si scottò le mani ma per lui era come un morso di una formica. L'agonia andò avanti per dieci secondi perché Bob morì.

- Oh, no no no! Non puoi stirare le zampe proprio adesso... - Trevor prese una siringa carica di adrenalina per far ripartire il cuore. La conficcò sul punto vitale e lui ritornò dal regno dei morti emettendo un enorme sospiro.

- Allora hai conosciuto Lucifero laggiù? – chiese ironicamente Trevor Milton.

- Tuuu sseii un moostrooo. Tutto questo è disumanooo... - Kranston non ne poteva più era addirittura incredulo della sua resurrezione.

- Il mondo è disumano Bobby Bobby e tu ne fai parte, per ora. –

- Tii preegoo amazzamiii... - supplicò il povero Bobby

- Non spetta a me farlo. –

Ci fu una piccola tregua. Trevor prese della grappa da una vecchia teca impolverata. Se la scolò in quattro secondi, la restante gliela verso in testa.

Prossimo strumento: le pinze normali. Siccome si era stufato di sentire i suoi lamenti da cane bastonato quale era, decise di rendergli difficile l'utilizzo della bocca. Mise una mano sui suoi putridi capelli verdi per tenerlo fermo, e gli inserì la pinza su un canino. Pigiò il più forte possibile come un muratore trapana un muro. Schizzi di sangue scorreva a fiumi, la mano di Trevor era parecchio coperta di rosso. Una sofferenza corta ma comunque al quanto dolorosa, il canino saltò via in poco tempo. Il sangue scendeva a catinelle, il petto di Bob ne era pervaso.

Adesso ogni parola che diceva era incomprensibile. Per Trevor fu un piacere perché l'ultimo strumento, ovvero il martello, era il suo preferito e dunque non voleva distrazioni.

- Adesso Bobbino mio la chicca per eccellenza. – Il martello di Thor. O meglio così lo chiamava lui. Con quello in mano si sentiva invincibile e immortale. – Questo che stai per ricevere e per esserti scopato la donna che amavo: Patricia Mandrazo. – Alzò il martello in alto, invocando quasi i poteri degli dèi nordici. Kranston farnetico senza un dente ma fu facile capire cosa dicesse.

Dopo che Trevor ebbe finito la sua invocazione aspetto un secondo e... - Muaaaahhahhaahh!!! – Il povero disgraziato trovò la forza di gridare dopo essersi preso una martellata sui coglioni. Fu steso sul colpo, ma era ancora vivo se non per molto.

I suoi gioielli di famiglia sanguinavano anche loro. L'obiettivo di Trevor era stato raggiunto anche questa volta. Torturare il ricercato violando qualsiasi diritto umano. Adorava torturare le sue taglie ma senza ucciderle. La morte per questi reietti era troppo poco. La consapevolezza di dover morire a breve quella non veniva negato a nessuno. Neanche a uno sputo della società come Bob Kranston. Trevor era ossessionato anche da quelle sensazioni di adrenalina nel suo corpo che solo queste torture gli riusciva a donare, una persona sofferente per lui era un godimento. Non sessuale sia chiaro solo per pura perfidia e malvagità nel veder soffrire le persone, soprattutto se gli aveva fatto un torto. Per queste ragioni fu radiato dall'esercito. Odio a morte l'ipocrisia del governo e dei militari. Entrambi commetteva tali aberrazioni fu il loro capro espiatorio per poter uscirne illesi dall'opinione pubblica.

- Kranston è qui con me. – Trevor Milton mandò un messaggio a Ron che dà lì a pochi minuti arrivò nel nascondiglio segreto.

Quando entrò ammirò lo spettacolo e prese subito il redivivo Bob Kraston. – Questa volta ti sei superato amico mio! – Ron con la sua vocetta stridula ed arcigna, insopportabile, per le orecchie di Trevor.

- Molte grazie. Dammi i trenta mila testoni se non vuoi fare la sua stessa fine. – Ron non obbiettò trentamila dollari, dieci in più della taglia originale. Si caricò sulle spalle Bob per portarlo in una sala medica abusiva per prelevare i suoi organi e venderli al mercato nero. Ron faceva i soldi così. Dal taschino dei pantaloni del futuro defunto cadde un cartoncino di carta. Il venditore di organi non se ne accorse neanche. Trevor lo prese subito e su di esso c'era inciso una "D" maiuscola e una "W" in centro. Vi era anche una sbiadita frase in mezzo alle due lettere. Trevor si grattò i baffoni e mise il cartoncino in tasca, senza capire di che cosa trattasse.

Uscì dalla botola per fumarsi un sigaro. Fuori era ormai mattino, ammirò il deserto di Las Vegas e si rilassò dopo questa lunga nottata di lavoro intenso.

Modalità OFF:

In questi primi capitoli la modalità OFF sarà presente sempre, almeno fino al secondo atto, poi si alternerà. Vi piaciuto Trevor e la sua follia? Vi siete impressionati troppo? O avete lo stomaco forte?

Preferite il tenerone ma sfortunato Ludovico? O il pazzo ma capace Trevor Milton? Scrivetelo nei commenti. Buona continuazione!

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