Capitolo sessantatre


MATTIA

Domani ci sarà la rappresentazione teatrale e io non vedo l'ora di dare una lezione a quel viso pallido che mi aveva soffiato il ruolo da protagonista. Un po' mi dispiace che il corso finisca, le lezioni erano molto divertenti e conservo tanti bei ricordi in quella sala con Resia. Abbiamo recitato insieme una marea di volte e all'inizio ci siamo avvicinati tantissimo proprio grazie agli esercizi di improvvisazione. Allora non avrei mai immaginato che quella ragazzina sarebbe diventata la mia fidanzata.

Sospiro, di buon umore, lasciandomi trascinare dalla bellezza della musica in sottofondo. È proprio una bella serata. Io e Resia ci siamo organizzati in questo locale del centro con i nostri amici per rivelare a tutti che sarò io a recitare il ruolo di Romeo e non quello smidollato di Andrea.

Ci sarà mezzo istituto a vederci. Abbiamo riservato dei posti in prima fila per i nostri parenti; verranno i suoi nonni, la madre e anche mia sorella e papà. Io probabilmente non gli avrei detto nulla perché mi imbarazza l'idea di recitare davanti a loro. Solo che Resia ha invitato Dafne e lei ha subito coinvolto anche nostro padre. Come al solito quei due uragani hanno deciso per me. Ultimamente sono sempre più legate, a volte si sentono più loro che io con Resia.

È inutile, le femmine sono proprio strane, non le comprenderò mai del tutto!

«Quando brindiamo?» si lamenta Veronica, seduta sul divano accanto a me.

Ha bevuto diversi cocktails. Non che di solito non lo faccia, ma è molto irrequieta. Non fa altro che guardarsi intorno e ridere sguaiatamente. Più di una volta si è isolata dal resto della combriccola, mostrandosi invece silenziosa. Non è affatto da lei. È una persona molto solare e ama spassarsela quindi non capisco perché si comporta in modo così bizzarro.

«Ma cos'hai stasera? Comunque hai bevuto già tanto» la rimprovero guardingo, anche se magari non ce n'è bisogno. È grande e vaccinata e conosce bene i suoi limiti. Usciamo spesso insieme e l'ho vista reggere grossi quantitativi di alcool. Di solito non impiega tanto tempo a conquistare le sue prede. Di certo non ha mai avuto bisogno di annacquare la mente come sta facendo stasera.

«Fatti gli affari tuoi, vado a bere qualcosa da sola» si lamenta, sgarbata, allontanandosi.

Bah. Avrà le sue cose!

Mi alzo, deciso a sgranchirmi le gambe. Osservo Resia che sta cantando a squarciagola insieme a Francesco e Giulio, proprio davanti a me, nel tavolo che abbiamo riservato, appena sopra la pista da ballo. Le luci sono soffuse, si alzano spesso nuvole di fumo, e c'è tanta confusione. Abbiamo prenotato qui sopra proprio per avere un minimo di riservatezza e non ritrovarci nella mischia. Questo locale è molto frequentato, e dopo la cena spettacolo, che era squisita, si esibiscono spesso gruppi che cantano dal vivo, come sta accadendo adesso. Due giovani stanno intonando i ritornelli delle canzoni più famose degli anni novanta. Io non ne conosco tantissime, ma so che lei le adora, anche per questo avevo deciso di prenotare qui. Non c'era mai stata e volevo farle conoscere questo bel posto.

A quanto pare ho fatto bene. Perché si sta divertendo come una matta.

«Che serata» sghignazza Federico, che si era allontanato con Diana per prendere da bere.

Con una mano arpiona la schiena della fidanzata, con l'altra sorseggia il cocktail, muovendo la testa a ritmo di musica.

Che tipo! E pensare che prima ce ne andavamo a zonzo in questi locali solo per rimorchiare qualcuno con cui passare la notte. Come cambia la vita! Ora siamo entrambi tenuti al guinzaglio dalle nostre compagne.

«Puoi dirlo forte» dico allegro.

Proprio in quel momento, Resia si volta verso di me e mi fa cenno di avvicinarmi a loro.

È molto bella stasera, è raggiante.

E pensare che i giorni scorsi sembrava così debilitata e fragile a causa dell'influenza.

La raggiungo, sfiorandole la guancia con un bacio leggero.

«Sai che sono una frana a cantare.»

«Oh, lo so bene» mi prende in giro, facendo una battuta sulla pessima serata Karaoke del mese scorso.

Sono proprio stonato e, come se non bastasse, conosco poche canzoni italiane, il che... ha peggiorato solo le cose!

«Uh.... questa è bellissima» si esalta Giulio, cominciando a saltellare come un matto. Francesco inizia a cantare a squarciagola.

«Sono diventati dei canguri» li prendo in giro divertito.

«Oh, non capisci niente» sbraita Resia, seguendoli in quella folle danza saltellante.

Che banda di psicopatici.

Sorrido, provando a muovere anche io le braccia a tempo di musica. Saltare sarebbe davvero eccessivo per un tipo come me. Ma devo ammettere che per lei, ormai, farei qualsiasi cosa.

Resia mi abbraccia dal fianco, felice di quel tentativo e continua a muoversi convulsamente sul ritmo di quelle note, facendo sobbalzare anche me in continuazione.

Povero me, che fine che ho fatto!

Quando finisce la canzone, noto che è tornata anche Veronica. Sembra trafficare con la bottiglia di champagne sul tavolino, forse ho esagerato prima. Approfitto di quell'occasione per richiamare tutti e proporre un brindisi, in modo da dare la lieta notizia.

«Sì, ottima idea. Ci vuole un po' di calore liquido» mi da man forte Giulio con voce squillante.

«Scemo...» gli da un buffetto Resia, sorridendo alla sua battuta.

Raggiungiamo tutti il tavolino basso di vetro.

Federico, che è sempre l'addetto a stappare, prende la bottiglia, mentre tutti ci procuriamo i bicchieri. Li riempie e tra le risa generali, alziamo i calici verso l'alto.

Io e Resia ci guardiamo, facendoci un cenno d'intesa.

«Un brindisi per Romeo e Giulietta» urla Giulio, svelando la novità al nostro posto.

«Sarà un successo» lo incalza Francesco, a cui quel pettegolo evidentemente aveva già spifferato tutto.

Ti pareva!

Io e Resia facciamo tintinnare i bicchieri.

«Sempre il solito» lo rimprovera bonaria Resia. «Spettava a me l'annuncio» piagnucola, prendendo una pausa per bere un sorso.

«Siete tutti invitati, ovviamente» conclude su di giri.

Bene... il dado è tratto. In fondo sono contento di spiattellare sul palco i miei sentimenti per lei, visto che ad oggi ancora non sono riuscito a confessarle quello che provo. Devo ammettere che l'idea mi spaventa. È tutto troppo bello per essere vero. Temo che la nostra felicità possa spirare come una nuvola di fumo e dissolversi. Non mi capacito del fatto che una ragazza solare come lei, abbia scelto di stare con un tipo come me.

Federico e Diana cominciano a fare battute sulle nostre scarse doti recitative e Giulio ci tiene a ricordare a tutti la nostra performance dell'orgasmo durante una lezione. La tira in ballo sempre più spesso ultimamente. Credo che lo faccia solo per mettere in imbarazzo Resia, da quando ha sfiorato veramente le vette del piacere, arrossisce ogni volta che ricorda i suoi versetti su quel palco .

Francesco ci fa le condoglianze per l'imminente dipartita di entrambi. In effetti la tragedia di Shakespeare non è di certo molto allegra.

Stiamo ancora ridendo per la sua battuta, quando Veve inaspettatamente mi butta le braccia al collo e mi bacia. Sgrano gli occhi non appena sento il suo sapore amarognolo in bocca e avverto le sue mani fra i miei capelli. Faccio un balzo all'indietro, respingendola.

Ma quanto ha bevuto? Puzza d'alcool.

Mi pulisco le labbra, scioccato.

«Ma che cazzo ti prende?» la attacco, fuori di me dalla rabbia.

«Io...scusami!» risponde stralunata, con gli occhi spalancanti e la faccia colpevole.

Ride e un secondo dopo scoppia a piangere, mettendosi una mano sulle labbra.

«Non volevo» aggiunge, disorientata.

«Davvero...»

Non riesco a credere che l'abbia fatto. Mi volto sul fianco.

«Maledizione» sbraito, ancora più adirato.

Resia non c'è. Sta correndo a gran velocità verso l'uscita. Dovevo immaginare una reazione del genere da parte sua. Se potessi, scuoterei Veve fino a rificcarle in testa un minimo di buon senso. Ma come le è saltato in mente di fare una cosa del genere?

«Con te faccio i conti dopo» dichiaro lapidario, prima di piantare tutti in asso, nello stupore generale.

Scendo i gradini che ci separano dalla pista da ballo e comincio a sbracciare fra la folla, beccandomi un'occhiataccia dopo l'altra.

«Resia...» urlo, cercando di sovrastare il rumore della musica, per raggiungerla mi sono dovuto buttare a capofitto nella mischia.

Maledizione!

«Guarda dove metti i piedi, coglione» sbraita un tipo con un ciuffo spropositato che gli copre metà volto.

Ridicolo. Tagliati i capelli!

Lo ignoro, non perdendo di vista il mio obiettivo.

«Fermati...» tuono di nuovo, ma lei non si arresta.

Non credo mi senta, anche se mi sono avvicinato.

La vedo urtare contro un tipo, ma non capisco cosa le dice quel cretino. Sono così livido dalla rabbia che gli spaccherei la faccia. Si trovano accanto al bancone dove servono i drink, proprio accanto alla porta d'uscita.

Resia lo spinge lontano e nella manovra gli fa cadere il boccale.

Si bagnano entrambi. Perfetto!

Lui cambia espressione, lei, a sua volta, lo fissa sprezzante, prima di piantarlo in asso.

Quello scontro però mi permette di guadagnare terreno.

Assesto una spallata al povero malcapitato, non appena lo raggiungo.

Ben gli sta.

«Ma che avete tutti stasera» piagnucola agitato.

Non gli rispondo. Percorro veloce gli ultimi passi che mi separano da Resia e la afferro per un braccio.

«Lasciami... sei uno stronzo.»

Cerca di divincolarsi dalla mia presa.

«Mi dispiace, non so perché l'ha fatto. È ubriaca persa» la giustifico, anche se sono incazzato anche io e vorrei sapere cosa diamine le passava per la testa.

«Da quanto va avanti questa cosa?» mi attacca furente.

Sgrano gli occhi, offeso per quell'assurda accusa.

«Come? Non è mai successo nulla fra noi» ribadisco serio. Non può pensarlo davvero!

«E ti aspetti che io ci creda?»

Sbuffo.

«Sì, perché è la verità.»

Non può mettere in dubbio la mia parola. Sa bene che per me esiste solo lei. È diventata insostituibile per me.

«Sei assurdo.»

Io? Ma non ho fatto niente.

Cazzo! Non le farei mai del male. Possibile che non lo capisce?

«Dai non essere ridicola. L'hai visto anche tu che è scattata all'improvviso. E comunque non era mai accaduto prima e io non c'entro niente» mi lamento, non dovrei neppure giustificarmi.

Non è affatto colpa mia.

«Oh poveretto. Non è mai colpa sua» trasecola sarcastica.

«Sì, infatti» ribadisco.

«Come non detto» si indigna, delirante.

«Resia smettila. Torniamo dentro» ordino, sperando che la smetta di sragionare.

«Infatti tornatene dalla tua amica» si innervosisce, ulteriormente.

«Sei impossibile. Io non ho fatto niente. Lo capisci?»

«Ma se hai appena baciato un'altra» mi affronta a muso duro, piazzandomi le mani sul petto.

«Ancora? Lei ha baciato me» ribatto convinto, con la coscienza pulita.

«Non mi interessa un fico secco di chi ha baciato chi, ora me ne torno a casa. Tu fai pure quello che ti pare» ribadisce cocciuta.

«No.»

«E invece sì.»

«Cresci» sbraito severo, perdendo completamente le staffe.

Si sta comportando da bambina. Come al solito non mi ascolta. Quando si sente ferita alza sempre un muro tra di noi. Non è così che si affrontano i problemi in una coppia.

«Senti chi parla. Mister maturità in persona. Vorrei vedere te al mio posto. Cosa avresti fatto se Federico mi avesse baciato?» mi attacca.

«Gli avrei spaccato la faccia» confermo perentorio.

«Appunto.»

È delusa, lo capisco. Ma cosa pretende da me? Non potevo prevedere la mossa di Veve. Non si è mai comportata così. Avevo notato che era strana stasera, ma mai avrei immaginato che potesse spingersi a baciarmi senza alcuna ragione logica. Sa perfettamente che Resia è tutto per me e non ha mai mostrato il benché minimo interesse verso di me.

«Ti prego, non litighiamo. Lei ci darà sicuramente delle spiegazioni» provo ad ammansirla, sicuro che ci sia una giustificazione a tutto questo.

«Che cosa? E ti aspetti che la ascolti? Vacci tu, stronzo.»

Uh mamma. Santa pazienza che non ho, aiutami tu!

«Lasciamo perdere, torniamo a casa» dico stanco.

«Io me ne vado da sola.» Il suo tono è serio e freddo.

«Non ti lascerò rientrare da sola» mi impunto, deciso a chiarire con lei.

«Dovrai fartene una ragione.»

Faccio per rispondere, ma Diana sbuca al suo fianco.

«Sei sicura di voler rientrare? Veronica sta piangendo. Non so perché l'abbia fatto, ma credo se ne sia pentita. Non è molto lucida, sai?»

«Non ti ci mettere anche tu. Accompagnami per favore» la implora, stizzita.

«Ci penso io» mi rassicura Diana, dandomi una pacca sulla spalla. «Le passerà» continua, guadagnandosi un'occhiataccia dall'amica, sempre convintissima di avere ragione.

Rimango interdetto. Detesto che si comporti così. Non sopporto che scappi via anziché chiarire. Capisco che è fatta così, quando sta male non riesce ad affrontare la situazione, ha bisogno di ragionarci con calma e metabolizzare, ma anche io sono arrabbiato e ho bisogno di lei.

Si allontano insieme, Resia non mi saluta neppure.

Sospiro. Le concederò il suo tempo, come faccio sempre perché non ho altra scelta. La amo più di ogni altra cosa!

«Ciao Giulietta» abbaio nervoso, stanco di discutere.

Domani tornerà sui suoi passi e io perdonerò questo ennesimo colpo di testa.

Proprio mentre sta uscendo. Si ferma sulla porta e si volta per cercare il mio sguardo.

«Ci vediamo domani sul palco, farabutto.»

Alzo gli occhi al cielo. Che esagerazione!

«Scrivimi quando arrivi» gli urlo dietro.

«Scordatelo» grida, uscendo.

Sempre la solita. Povero me!

Buon martedì. Come state? Io non bene come umore, ma tiro avanti, come al solito. Pronti per Romeo e Giulietta?

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