Capitolo sessantadue

Nonostante i dubbi sul capitolo precedente e i pochi commenti ho scelto comunque di pubblicare oggi, come da programma. Buona lettura!

RESIA

«Giuro che la strangolo» urlo, inzuppata d'acqua da cima a fondo nel bagno delle donne del nostro istituto.

Diana mi fissa un po' scocciata, aumentando la mia agitazione. Quella stronza ha esagerato di nuovo. Mi ha attirato qui con la scusa di avere delle foto compromettenti di Mattia e io, come una stupida, ci sono cascata. Era nascosta dietro la porta con un secchio di acqua gelida, e dopo aver sferrato il suo colpo, se ne è scappata ridendo, lasciandomi a boccheggiare come un maledetto pesce.

La odio!

«Beh, neanche tu sei stata carina con lei, ficcandole una gomma da masticare nei capelli» prova a farmi ragionare.

Starnutisco, guardandola con acidità.

Sono tre quarti d'ora che grondo acqua come una fontana e lei vorrebbe pure giustificarla?

«Non essere assurda. Non c'è proprio paragone. Ha dovuto solo tagliarsi una ciocca di capelli e quei ricci selvaggi non hanno subito il minimo danno, sono maledettamente divini» mi lamento, sempre più aggressiva.

Sto aspettando mia madre, l'ho chiamata per uscire anticipatamente, inventando che abbiamo fatto dei gavettoni fuori la palestra e ora sta venendo a recuperarmi. Era abbastanza scettica e sono sicura, che impicciona com'è, dopo mi farà il terzo grado per sapere la verità.

«Se lo dici tu» afferma, con aria sufficiente.

Sbuffo. «Smettila di indignarti. Una volta mi davi man forte con quella stronza. Da quando ti sei fidanzata con Federico, pensi solo a voi due» la accuso, anche se so perfettamente che non è vero.

Lei c'è sempre per me e allo stesso modo, sa di poter contare su di me per qualsiasi cosa, solo che nell'ultimo periodo preferiamo uscire con i nostri fidanzati, e, esclusa la domenica, che abbiamo conservato la buona abitudine della colazione da sole, ormai ci vediamo sempre in comitiva. Anche con Giulio ci stiamo vedendo di meno al di fuori della scuola. Lui e Francesco ormai escono sempre insieme.

«Non dire cazzate» sbraita, ora nervosa.

Starnutisco ancora e poi alzo le spalle senza sapere cosa ribattere.

«Resia so che ti sembra assurdo da parte mia che ti ho sempre appoggiato e continuerò comunque a farlo, ma se vuoi sapere la verità, credo che dovresti fermarti. La situazione vi sta sfuggendo dalle mani amica mia e, da quando le gemelle giocano con Mattia, hai preso questa sfida troppo sul personale.»

Mi guarda con dolcezza, non c'è traccia di accusa nella sua voce, anzi. So che se parla così, lo fa solo per il mio bene. Sospiro, stanca di ritrovarmi ogni volta a contraccambiare gli scherzi della bagascia. Forse ha ragione, dovrei darle retta e smettere di portare avanti questa guerra infantile, ma una cosa è certa... non posso rimanere inerme dopo questa inzuppata d'acqua!

Devo assolutamente sferrarle un ultimo colpo prima di deporre definitamente le armi.

«Ci penserò» cedo, mentre sento il telefono che squilla.

Lo afferro lesta, è mia madre, spero di non incontrare troppa gente in corridoio mentre la raggiungo. Sarebbe l'ennesima pessima figura che faccio in questa scuola.

«Potresti recuperare tu le mie cose in classe e portarmele a casa? Non ho voglia di passeggiare per l'istituto conciata in questo modo.»

«D'accordo, ci vediamo dopo» conferma, mentre la saluto e mi dileguo.

***

«Hai un aspetto terribile» esordisce il mio fidanzato, entrando nella mia camera.

Tiro su con il naso e lo guardo male.

Lo so che ho un aspetto di merda però non è carino da parte sua ricordarmelo. Sono passati quattro giorni dal disastroso gavettone della bagascia, non ho più fatto uno shampoo da allora e mi sono lavata a pezzi nei pochi momenti in cui riuscivo ad alzarmi dal letto.

«Se sei venuto per prendermi in giro, vattene» rispondo, forse più sgarbata di quanto intendessi, ho un forte mal di testa e mi prude la gola per lo sforzo di parlare.

Mi passo una mano fra i capelli, stanca. Oggi va un po' meglio, riesco a rimanere più tempo sveglia. In questi giorni non ho fatto altro che dormire, la testa mi scoppiava, rimanevo seduta solo per mangiucchiare l'ennesimo brodino caldo servito da mia mamma.

Tossisco e lui accorre allarmato al mio capezzale.

«Scusami. Ero preoccupato per te. Sono giorni che non vieni a scuola e ti fai sentire a stento. Mi mancavi.» 

Mi accarezza la fronte, la sua mano è molto fredda o forse sono io ad essere bollente. Mi scosta una ciocca di capelli dal volto, delicato e si siede accanto a me, sul letto. Provo a tirarmi su, mettendomi seduta. Mi sento tutta rotta, ho brividi di freddo in tutto il corpo.

«Come vedi, non ero molto in forma» scherzo, con un tono più dolce. Anche lui mi è mancato, in quei rari momenti di lucidità che ho avuto, quando la febbre non era troppo alta, era sempre nei miei pensieri.

Tossisco ancora. Detesto sentirmi così debilitata.

Maledetta Katiuscia. È tutta colpa sua se ho avuto la febbre a trentanove e mezzo e non riesco più a riprendermi. Non ricordo di essere mai stata tanto male in vita mia.

«Tieni...» mi passa un pacco di caramelle alla menta. «Le ho prese mentre stavo venendo» minimizza il suo gesto, con un'alzata di spalle.

Sorrido, stringendogli la mano. Apro subito il pacco e mi ficco una caramella in bocca. Spero siano miracolose, perché tra tachipirine, sciroppo e antibiotico sono diventata una farmacia ambulante e non ne posso più.

«Ho incontrato tuo nonno prima di salire e mi ha chiesto di fermarmi per una partita» mi informa, tranquillo.

Ormai si è affezionato anche lui ai simpatici vecchietti del mio cuore. Non potrei esserne più felice. Mi fa piacere che va d'accordo con le persone che amo.

«Se vuoi puoi andare, tanto non sono molto di compagnia» dico, mi sento giù di tono e sono sicura che presto dormirò placidamente. Già ora sento le palpebre pesanti.

«Non ho fretta... voglio stare un po' con la mia fidanzata» annuncia mieloso.

«Mi sei mancato tanto» confesso sdolcinata.

Sorride, scompigliandomi ulteriormente i capelli già distratosi e mi racconta gli ultimi eventi di questi giorni. Ha vinto un'altra partita del torneo, sono arrivati alla fase più tosta, quella con eliminazione diretta. Non possono commettere passi falsi, se perdono sono fuori.

Inoltre mi informa che, dopo lunghe pressioni del padre, ha deciso a malincuore di mollare l'animazione e cominciare a lavorare con lui nella sua ditta durante il weekend. Ha fatto bene. Gli impegni scolastici sono tanti e le feste gli stavano rubando tanto tempo da poter dedicare allo studio, e adesso, che si sta per concludere il quadrimestre è giusto che si concentri sulle interrogazioni. Deve dare il meglio di sé per arrivare con un buon punteggio al quinto anno. So quanto ci tiene al suo rendimento e i voti del quarto sono molto importanti perché faranno media con quelli dell'ultimo e concorreranno a definire il suo giudizio all'esame di maturità.

«A proposito... cerca di venire giovedì al corso. Sia tu che quel pavone spelacchiato siete assenti e l'insegnante sta dando di matto. Sono le ultime prove prima della rappresentazione teatrale, pur di far esercitare tutto il gruppo mi sta facendo provare la parte di Romeo con Sabrina. È un vero impiastro nella parte di Giulietta, rovina tutti i miei sforzi di fare bella figura ai suoi occhi» si lamenta.

«Sta facendo recitare la gemella al mio posto?» mi altero, e il mio viso, già accaldato, sento che va a fuoco.

«Immagino che verrai, allora» afferma, divertito dalla mia risposta.

Sapeva già che avrei reagito così!

«Contaci» dichiaro solenne.

Non mi farò sostituire da quella cretina.

«Ben detto» si complimenta, avvicinandosi cauto per darmi un bacio leggero sulla fronte.

«Giù le mani dalla mia bambina» irrompe in stanza mio padre, facendo sbattere la porta al termosifone.

Mattia si irrigidisce, alzandosi di scatto. Io vorrei scomparire all'istante. Che imbarazzo. Ci mancava solo lui.

È molto geloso di me, del resto sono la sua unica figlia. Ha saputo di Mattia da poco, all'inizio, con la complicità di mia madre e dei nonni, gli avevo nascosto ogni cosa. Ma negli ultimi mesi era diventato impossibile celare la verità, dovevamo rifilargli una menzogna dopo l'altra tutti i santi giorni, così non ho retto più e qualche settimana fa ho confessato tutto.

Ovviamente non l'ha presa bene, ha iniziato a impormi di rientrare prima quando esco, mi chiama spesso quando sono in giro e finora, nonostante i miei tentativi di portare Mattia a casa, nella speranza che conoscendolo si calmasse, si è rifiutato categoricamente di vederlo. È convinto che la nostra storia avrà vita breve e che presto il problema sarà risolto, ma non è così. Io non lascerò mai Mattia. Noi staremo insieme tutta la vita!

«Mi scusi signor Marra, io non volevo mancarle in alcun modo di rispetto» risponde impacciato, Mattia.

Sa bene che mio padre lo tollera a stento, infatti non si era mai azzardato a venire qui.

«Cominciamo proprio male giovanotto. In camera di mia figlia da solo. Non ci credo. Cose da pazzi» sbraita oltraggiato.

Alzo gli occhi al cielo, costernata.

«Non siamo nell'ottocento pa'» sbotto, sarcastica. «Non essere così fiscale. Non stavamo facendo null di male» lo rimprovero, cercando di assumere un tono conciliante.

Tutto inutile. Quando si tratta di Mattia, sragiona.

«E questo lo chiami nulla? Non osare contraddirmi signorina. E tu, vieni con me» annuncia grave.

«Papà smettila» lo prego.

Mi fissa arcigno, è irremovibile.

«Non preoccuparti, ci sentiamo più tardi» mi rassicura Mattia, con un sorriso comprensivo, avviandosi verso la porta per uscire con il suo aguzzino.

«Con te faccio i conti dopo» mi rimprovera, severo. «Andiamo» aggiunge freddo, rivolto al mio fidanzato.

Sospiro, esasperata dal suo atteggiamento. Possibile che in questa casa non ci sia una persona normale?

Mi rintano sotto le coperte, magari mi eviterò una sua sfuriata dopo, tanto non mi reggo in piedi e non posso fare niente per lui, dovrà cavarsela da solo con mio padre.

***

«Mi sento ancora una pezza e so di avere un aspetto tremendo» lo precedo, prima che faccia una battuta delle sue.

Sono venuta al corso solo perché voglio che l'insegnate mi confermi la parte. Dopo averci lavorato tutto questo tempo, non permetterò a nessuno di scavalcarmi.

«Bentornata, amore.»

Mi bacia le labbra e sorride, contento di vedermi.

«Speriamo che la lezione non duri molto, voglio tornare presto a casa» brontolo, senza forze.

Vorrei tanto rientrare e riposare. Ho ancora decimi di febbre, e spero vivamente di riprendermi per la prossima settimana in cui ci sarà lo spettacolo teatrale.

«Wow, Giulietta si è degnata di rientrare. Venite tutti e due» esordisce esaltata, non appena mette piede in aula l'insegnante.

Peccato che sia già qui, avrei voluto prima chiacchierare un po' con Mattia. Gli ho chiesto più volte per messaggio dell'incontro ravvicinato con mio padre, ma non ha voluto rivelarmi cosa si sono detti e speravo di convincerlo oggi di persona.

«Finalmente» prosegue, quando ci avviciniamo, mano nella mano, verso il palco. «Cominciamo subito.»

Chiede al suo assistente di allestire la prima scena e per tutta l'ora successiva entrambi diamo il meglio di noi. Anche gli attori secondari sono migliorati tanto dalla nostra ultima prova insieme. Nonostante mi sento debilitata cerco di mettercela tutta e Mattia mi facilita il compito perché è straordinario. Non commette neanche un errore. Recitare con lui è tutta un'altra cosa. È così bravo, ricorda tutte le battute a memoria e recita le sue parti con le giuste inflessioni nel tono della voce.

Quando provavo con Andrea era sempre un disastro, la docente ci interrompeva e lo rimproverava in continuazione. Così faticavo a rimanere concentrata anche io.

Oggi invece è tutto perfetto. Nessuna sbavatura.

Dopo l'ultima battuta, sospiro soddisfatta, schiantandomi sulla prima sedia libera a disposizione.

«Ce l'hai fatta» dice orgoglioso, raggiungendomi. «Sei magnifica» mi bacia sulle labbra in modo dolce.

«E tu sei stato perfetto» rispondo, quando lascia le mie labbra e riprendo fiato.

«Ho deciso» si intromette l'insegnante, piazzandosi davanti a noi. 

Gli da una pacca amichevole sulla spalla e ci guarda, stucchevole.

«La parte è tua, Romeo» dichiara decisa.

«Grazie» si limita a ribattere il mio fidanzato, ma conoscendolo starà gongolando come un matto per aver soffiato la parte ad Andrea una settimana prima della recita. Dopo quel bacio che mi ha rubato durante gli esercizi di improvvisazione l'ha praticamente odiato.

«Mi raccomando... niente colpi di testa!»

Miss bla bla bla, se ne va, lasciandoci lì da soli ad assimilare la splendida notizia.

Mattia mi prende tra le braccia e mi fa volteggiare in aria. È al settimo cielo, si è impegnato molto al corso, recitare gli piace e ha fatto tutto il possibile per avere il ruolo da protagonista. Ha ingoiato molte volte risposte poco carine e non si è più perso una lezione, imparando non solo le battute di Tebaldo, ruolo che doveva recitare, che quelle di Romeo. E finalmente l'insegnante gli ha offerto quello che merita.

«Appena mi sento meglio, organizziamo un'uscita con gli altri e gli diamo la bella notizia» dico, quando i miei piedi toccano di nuovo il pavimento.

«Sì, sì e ancora sì» risponde, intervallando ad ogni parola un bacio e stringendomi contro il suo corpo. Poggio la testa nell'incavo del suo collo, cullata dal suo profumo e dalle sue braccia mi sento protetta.

«Accompagnami a casa, adesso» ribatto, ho bisogno di riposare per rimettermi in forma.

«Ogni tuo desiderio è un ordine, piccola mia» soffia sulle mie labbra, prendendomi in braccio.

«Dai, mettimi giù» affermo imbarazzata. «Ci stanno guardando tutti.»

«Lei è la mia ragazza» replica orgoglioso, infischiandone, schiantando di nuovo la sua bocca sulla mia, negli applausi generali degli altri studenti.

Sono felice come non lo sono mai stata e il merito, come sempre, è tutto suo. Lo amo da impazzire.

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