Capitolo sedici


MATTIA

«Mi ha ignorato, non degnandomi neanche di un fottuto grazie...»

Dafne solleva lo sguardo dal libro che sta leggendo e mi fissa perplessa. Sono in camera sua da mezz'ora, la sto indispettendo, non facendola studiare. È molto perspicace e ha intuito che qualcosa mi turbasse eppure nonostante le innumerevoli domande, io mi sono barricato dietro il mio solito mutismo.

Questa è la prima frase che pronuncio da quando sono entrato ed è logico che adesso lei sia ancora più confusa: non le sto facendo capire una mazza.

Sospira e si avvicina con delicatezza a me, che finora non ho fatto altro che camminare a vuoto nella stanza, sbuffando e grugnendo più e più volte. Mi scosta una ciocca di capelli dal volto e poi mi appoggia una mano sulla spalla. 

«Chi ti ha ignorato?» domanda, con un sussurro appena percettibile.

Con me utilizza sempre un tono comprensivo e pacifico. Nella mia squallida vita non ho mai avuto questo genere di attenzioni da qualcuno: mia madre ovviamente non aveva mai tempo per me, ma solo per i suoi clienti e mio padre non sapeva neanche che esistessi. All'epoca pensavo che Ada mi ignorasse perché voleva guadagnarsi da vivere per garantirmi un'esistenza più serena e quindi giustificavo la sua assenza, in fondo era l'unico genitore che avevo. Ero erroneamente convinto che Stanislao fosse morto, proprio come lei mi aveva raccontato quando da bambino le chiedevo di mio padre. Ero uno stupido credulone, non in grado di distinguere una menzogna dalla verità.

«Resia» rispondo, laconico.

Dafne sospira ancora, ma con pazienza e tatto continua ad aspettare, sperando che in questo modo io mi riesca a sciogliere e le racconti altro. Le sue mani hanno un tocco leggero e confortante, è così pacata e dolce che mi trasmette tranquillità.

Mia sorella è il mio opposto, io sono sempre livido di rabbia e musone, mi incapriccio senza motivazioni plausibili e porto rancore per ogni cosa, lei invece è una ragazza solare, allegra, che ha sempre una soluzione per tutti i problemi. Un po' la invidio, ma non potrò mai diventare come lei.

È una persona speciale mentre io sono soltanto uno schifoso rifiuto umano!

«È una ragazzina che frequenta il mio stesso istituto. Lei... mi piace!» bofonchio sottovoce. È la prima volta che lo ammetto con qualcuno, dopo Rubina non avevo mai sentito alcun genere di trasporto, se non fisico, verso altre donne.

Da quando, ancora minorenne, ho rubato i miei documenti e tutti i soldi che c'erano in casa per scappare in Italia, non mi era più capitato di interessarmi seriamente a qualcuno.

Ricordo che ero armato di buone intenzioni, per venire qui ho dovuto pagare una donna all'aeroporto, facendole fingere che fosse la mia tutrice per proseguire il viaggio, solo che quando sono arrivato, sebbene desiderassi diventare un ragazzo migliore, ripulirmi dal marcio che aveva accompagnato la mia vita, non ho mai messo in pratica i miei propositi. Sono passati già due anni e continuo a comportarmi da deficiente, ma che ci posso fare se non mi fido più delle donne? So che non dovrei fare di tutta l'erba un fascio. Dafne e la madre, ad esempio, sono dolci e affettuose, ma escluse loro, tratto il resto delle ragazze con sufficienza ed è così che mi sono comportato anche con Resia.

«Quindi è colpa sua se sei così nervoso oggi? Perché ti ha ignorato?»

Bella domanda, vorrei saperlo anche io.

«Non lo so. Resia è una tipa stramba, non so mai cosa le frulli in testa» replico sincero.

Non avevo mai compiuto un gesto così deciso verso una ragazza, e la sua freddezza mista a quello sguardo di scherno, riservatomi durante l'intervallo, mi ha fatto sentire uno stupido. Sono deluso e arrabbiato. Resia non si limita a pizzicare le mie corde, lei sta componendo nuova musica, stravolgendo le mie emozioni. Neanche con Rubina mi sentivo così disorientato e la cosa mi manda fuori di testa. Sarà che ero più piccolo e immaturo. Ero convinto di amarla, ma in realtà non conversavamo molto, avevamo solo una forte intesa sessuale.

«Hai provato a parlarci? So che non sei un tipo loquace, ma il dialogo è fondamentale in ogni genere di rapporto.»

Sbuffo del tutto consapevole della verità delle sue parole, eppure così orgoglioso e testardo da voler evitare un confronto. «Ma io le ho regalato un dannato fiore e le ho scritto pure uno stupido biglietto» esclamo stizzito, ho fatto più di quanto potessi, più di quanto abbia mai fatto per nessuno.

Non ho scritto neanche un biglietto d'addio per mia madre quando sono partito e l'ho fatto adesso per lei, diamine.

Sbuffo arrabbiato.

Perché devo essere sempre io a fare dei passi verso di lei?

So di essere difficile, ma lei è peggio di me. Mi innervosisce che si comporti da bambina, l'attrazione che provo per lei non ha nulla di infantile. Mi provoca pensieri indecenti, aizza il mio compagno dei paesi bassi e non solo... purtroppo con lei avverto sensazioni forti anche al di sopra della cintola. Ho voglia di parlarci, di viverla, ed è questo che mi destabilizza più di ogni altra cosa.

«Cosa volevi farti perdonare? Comunque sei uno stronzo, a me non hai mai neanche regalato un cioccolatino, questa me la segno!» mi rimprovera bonaria, eppure nei suoi smeraldi leggo solo adorazione e divertimento.

«Diciamo che non mi sono comportato in maniera carina, ciò non toglie però che lei abbia trascurato le mie scuse» continuo esacerbato.

«Raccontalo a qualcun altro. Non ho mai visto che chiedi perdono e sono certa che non l'hai fatto neanche adesso, giusto? O nel biglietto ti sei scusato?»

Beh, non ha tutti i torti, in fondo le ho soltanto fatto presente che non intendo farmi da parte, non ho mica ammesso che sono un coglione?

«E non intendo farlo» rispondo imperterrito, al massimo proverò a instaurare una conversazione, ma non domanderò scusa a quella poppante capricciosa. È anche bella però e sensuale, dolce, innocente. Cazzo!

«Sei un caso perso.»

Alza gli occhi al cielo e io le do una pacca sulla spalla, il massimo dell'affetto che riesco a dimostrarle. «Ora vado al corso di recitazione.»

Ci sarà anche lei. Devo smetterla di agitarmi o quando la vedrò cominceremo di nuovo a litigare.

«Non fare il cretino, parlale» mi consiglia mentre sto uscendo dalla stanza.

Sorrido in risposta, ora che mi sono sfogato un po' il mio umore è migliorato.

Chissà, magari farò per davvero un ultimo tentativo.

Info
Come avrete notato è scomparso Francesco dalla storia. Chissà se vi manca un po' il povero Baggio. A me sì, ma ho sempre avuto un debole anche per Mattia e stavolta ho deciso di chiudere il passato prima di volare verso il presente. Se fossi in Resia sceglierei entrambi. Detto questo, vi saluto. Come avevo già preannunciato quello di oggi è l'ultimo aggiornamento della settimana. Domani parto per la Spagna e sinceramente non vedo l'ora. Ho bisogno di svagarmi un po' e spero tanto ci siano delle belle novità questo mese. Pensate in positivo per me. Datemi un po' di carica. Io vi auguro una tregua dal lavoro. Un attimo di respiro dalle fatiche di casa. Un momento con i vostri cari. Un problema in meno. Salute per i vostri affetti. Un nuovo amore. Un'amicizia sincera. Un buon inizio a scuola. O se preferite, una bella vincita al Superenalotto.
Insomma vi auguro cose buone.
Ci vediamo il 17 settembre.
Sabrina

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