Capitolo quarantasei

                                       RESIA

«Ci siamo baciati» bisbiglio sottovoce, non riuscendo più a trattenermi.

Diana e Giulio si abbandonano a gridolini e sospiri plateali, attirando l'attenzione di tutti gli altri e mettendomi a disagio. Pure Mattia, dapprima intento a confabulare con Federico, ora si volta nella nostra direzione e quest'ultimo posa la fetta di pane che stava spiluccando per osservarci interdetto.

Vorrei sprofondare, ma faccio spallucce, mostrandomi indifferente. In certe occasioni il corso di recitazione mi sta tornando davvero utile, sto diventando brava a simulare emozioni che non sento affatto.

«Che avete da guardare?» domando, con fare innocente, mentre, sotto il tavolo, sferro calci ben assestati a entrambi i miei compagni che, per tutta risposta, emettono ulteriori proteste e mi fissano con espressione crucciata.

«Cose nostre» aggiungo dura, per indurli a riprendere la loro conversazione e ignorarci bellamente.

Mattia e Federico alzano gli occhi al cielo in contemporanea, ma per fortuna capiscono l'antifona e decidono di esaudirmi.

«Mi hai fatto male» esordisce Giulio, abbassandosi, per massaggiare lo stinco dolorante e facendo scomparire il braccio sotto il tavolo, mentre Diana per vendicarsi del colpo subito mi assesta una gomitata sul fianco.

Mi tasto la zona dolorante, fissandola torva.

«Non intendo farlo sapere a tutta la classe» ammonisco entrambi, rimarcando l'ovvio.

Siamo a cena coi professori e il resto della combriccola, e, sebbene siamo posizionati in un tavolo a sei, temo che le loro urla possano sovrastare comunque il chiacchiericcio di sottofondo. Non voglio spiattellare a chiunque la mia vita privata o peggio, far sì, che la voce della mia storia con Mattia giunga ai professori. Non oso immaginare se rivelassero il fatto a mia madre cosa accadrebbe. Sa diventare più invadente di Giulio e mia nonna pretenderebbe che glielo presenti. Non ho una famiglia normale, dopotutto.

«Ma Francesco? Suppongo sia suo il posto vuoto. Come mai ancora non è qui?» domando, guardando la sedia libera accanto a Giulio e deviando l'argomento principale della conversazione.

«Mi ha mandato un messaggio poco fa, dovrebbe arrivare a momenti» minimizza, come se fosse all'ordine del giorno che i due si scambino confidenze.

«E da quanto hai pure il suo numero?» lo apostrofa maliziosa Diana, abbozzando un sorrisetto impertinente, mentre io mi limito ad ascoltare interessata.

«Da quando gli ho proposto di cenare al nostro tavolo. Diamine, mi piace un sacco! Voglio capire se è etero, aiutatemi anche voi. È palese che io non lo sono e mi sorprende che non mi scacci infastidito come fanno gli altri. Però non voglio montarmi la testa e beccarmi l'ennesimo due di picche, quindi stavolta non ho intenzione di fare il primo passo» confessa, intimidito, abbassando lo sguardo sulla tovaglia a quadretti nera e bianca.

Butto giù un sorso d'acqua, sento la gola un secca.

Dubito che il tipo non abbia capito l'interesse di Giulio, con le sue smancerie, gli sbuffi plateali e le occhiate amorevoli che gli lancia, non fa di certo nulla per nascondere ciò che sente. Mi auguro che non prenda una brutta batosta.

Diana e Fede' invece sembrano sempre più affiatati, credo che fra loro stia per nascere una relazione.

«Piedi di piombo» suggerisco, come ogni volta che il mio compagno si invaghisce di qualcuno.

Ho seri dubbi che mi dia retta, quando è intrigato da qualcuno, parte sparato e non sopporto l'idea che lo stronzo di turno lo ferisca.

Diana mi dà man forte. «Sembra un ragazzo a posto, ma non fasciamoci la testa. Conoscilo prima, poi faremo partire le seghe mentali, i video porno e tutto il resto» ribadisce scherzosa, mentre gli fa un occhiolino.

Giulio si mette una mano sulle labbra, lanciando un piccolo gridolino e poi scoppia in una fragorosa risata non riuscendo a contenere oltre l'ilarità.

«Sempre la solita» la rimproveriamo entrambi all'unisono, dopo le risa generali, ormai consapevoli della sua insana passione per i film porno. Anche se, personalmente, credo che ami scherzarci su, ma non sia davvero una fan del genere.

«Signorina Marra, abbiamo un'altra questione di cui discutere, adesso» parte alla carica, minacciosa, voltandosi nella mia direzione.

Giulio coglie subito l'allusione, fa un cenno d'assenso, lasciando cadere l'argomento che lo riguarda. «Allora? Questo bacio?» domanda invadente.

Si ventola il viso con la mano, spalancando curioso le iridi in attesa di un resoconto.

Che pettegoli! Sono proprio incorreggibili.

Guardo di sottecchi Mattia per accertarmi che non stia origliando, ma è così intento a chiacchierare con l'amico che dubito presti ascolto alle nostre parole. Ultimamente sta diventando sempre più spigliato, osservandolo adesso, così a suo agio e solare, stento a credere che fino a poco fa esibisse un broncio cronico e si comportasse da emarginato.

Mi sfugge un sorriso.

Sono proprio cotta di lui.

«Sentito le sue mani ovunque, il suo profumo addosso e avvertivo ogni cadenza del suo respiro sulle mie labbra. Non mi sono mai sentita così bene. È stato magnifico» dichiaro, sognante, perdendomi nei ricordi di quel bacio mozzafiato.

Subito il mio cuore accelera repentino, il mio battito cardiaco rimbomba in modo doloroso e un cocente calore mi imporpora le gote. Non è difficile immaginare un nuovo incontro intimo, accaldata come sono. Non avrei mai creduto possibile che un solo bacio potesse essere un'esperienza così esaltante. Mi passo le dita sulle labbra e sospiro in modo teatrale.

Sto diventando peggio di Giulio, ma non vedo l'ora di ripetere l'esperienza.

«Lo sapevo che ti avrebbe ficcato la lingua in bocca e ispezionato il corpo. Ah, quanto mi piacciono i tipi come lui!» Esclama Giulio, ancora più esaltato di me, mentre Diana fa un rumoroso applauso che finisce per attirare di nuovo l'attenzione degli altri.

«Nessuno vi ha interpellati. Continuate pure a fare le vostre cose» banalizza, guadagnandosi un'occhiataccia truce di Fede' che stavolta non si risparmia e la risponde a tono.

«Si può sapere cosa avete da ridacchiare e applaudire ogni poco? L'ho capito anche io che si sono baciati. Non sono mica cretino! Dico, bene? E comunque a differenza vostra non sto facendo sceneggiate isteriche.»

Diana spalanca la bocca, se non fosse che è attaccata al volto, temo che la mascella le potrebbe atterrare con pesantezza sul tavolo, Giulio lancia qualche altro gridolino terrificante, divertito dalla cosa. Mattia sorride fin troppo compiaciuto e io sono l'unica ad abbassare lo sguardo imbarazzata.

A quanto pare la mia vita di coppia è diventata di dominio pubblico, è inutile che tenti di nascondere i dettagli a questi sciagurati impiccioni, anzi sarebbe meglio che mi abituassi alle loro frecciatine maliziose.

Passa qualche secondo, in cui nessuno risponde Federico, una mano intanto mi accarezza la gamba, riconosco subito il suo tocco, e poi è seduto accanto a me quindi è ovvio che sia lui a concedersi queste licenze con me. Tra l'altro è il solo a cui lo permetterei. Sollevo lo sguardo e quegli splendenti zaffiri mi mettono subito a mio agio. Con lui potrei affrontare qualsiasi tempesta. Non ho nulla da temere o da nascondere.

Diamine, adesso siamo fidanzati. Perché dovrei vergognarmi per un bacio?

I miei amici, uno di fronte, l'altra accanto a me, non possono sapere che la sua mano sta trafficando indisturbata sulla mia coscia, ma avvertono la tensione emotiva e la ricollegano alla battuta di Federico.

È Giulio a rompere il ghiaccio. «Perché non concediamo un po' di tregua ai due piccioncini?» propone, come sempre fin troppo lungimirante.

Nel frattempo arriva pure Francesco, che incurante dei discorsi, saluta tutti con tono allegro e si accomoda. Inizialmente cala un silenzio ingombrante e nessuno proferisce parola, ma prima che il nuovo arrivato se ne dia la colpa e si senta a sua volta a disagio, Mattia introduce un nuovo argomento, sorprendendo tutti.

«Mi sa che ci aspettano le solite pennette al sugo e cotoletta con patatine, no?»

Si solleva un brontolio generale e ognuno inizia a dire cosa preferirebbe mangiare. Fede' si lamenta perfino del pane, ritenendolo troppo dolce e Francesco dichiara che vorrebbe gustare uno spaghetto all'amatriciana, iniziando una diatriba sulle gite scolastiche e spiegando che in ogni visita guidata sarebbe d'obbligo far assaggiare anche le pietanze tipiche del posto, così da offrire una panoramica anche culinaria del luogo visitato.

L'atmosfera diventa subito leggera, tutti esprimono le loro opinioni sulla cosa, qualcuno racconta delle sue esperienze all'estero e tira fuori piatti stranieri, assaggiati in ogni dove. Io rimango un po' sulle mie, estraniandomi, sono una che non ama provare cose nuove e sono così in generale, non solo per il cibo, perché i cambiamenti e le novità mi mettono sempre in agitazione.

Per me la soluzione a tutto è sempre la pizza o al massimo la lasagna e le polpette della nonna. Tutto il resto è noia!

Mattia interviene un paio di volte nel discorso e tira fuori pietanze tipicamente olandesi, come la zuppa di piselli servita con pane imburrato e pancetta, e lo stamppot di boerenkool, una verdura molto simile al cavolo nero, servito con rookworst. Non ho idea di cosa sia, ma scopro che gli piace da impazzire, e per una volta, pur di condividere l'esperienza con lui, sarei ben lieta di assaggiare qualcosa di diverso.

Per fortuna nessuno indaga sul perché conosca quei piatti, temo che parlare del suo passato gli creerebbe disagio, nonostante appaia più sciolto da quando mi ha confessato le sue origini.

«Non sai quanta voglia ho di mangiare te, stasera» mi confessa, sottovoce, mentre gli altri sono intenti ancora a discutere.

Avverto il suo fiato sul collo e trattengo a stento un singulto per la sua vicinanza e per l'eccitazione che quelle semplici parole scatenano nel mio corpo. Mi sfiora la pelle con le labbra prima di allontanarsi con aria indifferente, lasciando me in completa balia di una tempesta ormonale.

«Non ti pare di esagerare, adesso?» domando, per frenare il suo entusiasmo, nonostante anche io muoia dalla voglia di mangiare ancora quelle labbra.

Me ne scapperei volentieri dalla sala per appartarmi nel corridoio dell'hotel dove alloggiamo e gustare un prodotto atipico, ma sicuramente di prima qualità.

«No, ho un certo appetito e tu rimani il piatto che più desidero assaggiare» rivela, mentre con la mano continua a sfiorarmi la gamba, avvicinandosi pericoloso all'interno coscia.

Un brivido mi percorre la schiena, mi sfugge un leggero sospiro, ma mi mordo subito le labbra per trattenerlo e nel frattempo gli blocco la mano, imprigionandola nella mia, per evitare che finisca in zone proibite.

«Non ti allargare, eh! Ti ho concesso solo di baciarmi, nulla più, nulla meno.» Faccio la sostenuta, sebbene in cuor mio sono sicura che voglia solo provocarmi e non ci sia bisogno di precisare.

Non credo si spingerebbe oltre, ormai un minimo mi conosce, sa che qualche carezza di troppo potrebbe farmi scappare a gambe levate, meglio non correre.

«Mi basta quello, sai?» dice, serio in volto.

Gli lascio un fugace bacio sulle labbra, sorprendendolo, quando mi allontano da lui mi guardo intorno furtiva, per accertarmi che nessuno abbia notato quel piccolo gesto. Devo far attenzione, ma la verità è che quando me lo ritrovo così vicino e con un volto dannatamente bello, divento irrazionale.

«Più tardi passi per il bacio della buona notte?» lo istigo maliziosa.

Il sorriso furfante che ottengo in risposta mi intontisce.

«Allora, vi piace l'idea?» si intromette Diana, distruggendo la tensione sessuale che aleggia nell'aria.

La guardiamo entrambi con aria stralunata.

Si può sapere che diamine vuole adesso? Cos'ha in mente?

Giulio sbuffa contrariato, ma subito ci illumina, intuendo che nessuno dei due stava seguendo il discorso.

«Francesco ha proposto un pigiamalcol party.»

Alzo gli occhi al cielo, basita, indovinando di cosa possa trattarsi. Anche se, devo ammettere che il termine mi è del tutto nuovo.

«Esiste una roba del genere?» chiedo curiosa, mentre Mattia tace, vagliando in religioso silenzio la strana proposta.

«No, ma è un termine che rende l'idea sul tipo di serata. Non trovi?» spiega esaltato Francesco e nel suo atteggiamento, ora estroverso e stamattina intimidito, rivedo Giulio.

Gli sorrido, qualcosa mi suggerisce che stavolta il mio compagno potrebbe aver trovato una persona che faccia al suo caso. Sono positiva.

«Beh, se si partecipa in pigiama e si beve come se non ci fosse un domani, sì, direi che rende l'idea» sto al gioco, divertita dalla cosa.

«Bene, quindi è confermato? Facciamo in camera vostra. Dai noi maschi i docenti tendono ad essere più vigili, aspettandosi malefatte, ma con una secchiona come Diana in camera, nessuno sospetterà un festino» si intromette Giulio, spiegando il malefico piano, mentre la mia compagna lo guarda infastidita, come ogni volta che qualcuno la definisce secchiona.

Beh, è un dato di fatto, non dovrebbe prendersela.

«Oh, vedo che avete pensato proprio a tutto. Ma l'alcol invece?» affermo, esaltata all'idea di fare qualcosa al di fuori dell'ordinario e rimandare la fine di questa giornata che vorrei durasse per sempre.

«Ho sempre delle scorte d'alcol con me» si indigna, Federico, come se avessi appena bestemmiato.

«Aggiudicato, allora» dichiara Mattia, togliendomi le parole di bocca.

Non vedo perché non dovremmo divertirci un po'.

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