Capitolo quarantadue

                                   RESIA

Faccio per parlare, vorrei spiegargli il tumulto interiore che sento eppure me lo impedisce, mettendomi due dita sulle labbra. Non è mai stato così loquace quindi non posso far altro che pendere dalle sue labbra e lasciarlo proseguire.

«È giusto che tu sappia un'altra cosa. Anche tu all'inizio eri l'ennesima ragazzina che volevo portarmi a letto, ecco perché mi sono comportato da stronzo e per questo ti chiedo scusa.» Si morde il labbro, sinceramente dispiaciuto. Anche l'iride dei suoi occhi diviene più scura. «In realtà non sapevo neppure io perché mi turbassi tanto e non lo capisco tutt'ora. Tu mi agiti troppo. Però ti giuro che ora non ho più cattive intenzioni. Ti voglio semplicemente accanto a me.»

Prende fiato, mi solleva il volto con le dita e punta i suoi occhi azzurri nei miei. Mi manca il fiato, mi sento in completa balia di una tempesta che non riesco a comandare. Se non fossi seduta credo faticherei a reggermi sulle gambe.

«Resia tu mi piaci davvero. Il mio non è un capriccio e non ha nulla a che vedere col sesso. Non ti ho mai visto come un'amica e credo che questo lo sai bene. Sto solo cercando di rispettare i tuoi tempi... di rispettare te» conclude risoluto.

Inalo aria, sebbene mi risulti difficoltoso respirare in modo regolare. Non ho parole. Stento a credere che mi abbia parlato così a cuore aperto. Ora toccherebbe a me replicare, confessargli ciò che sento, ma in realtà non so cosa dire. Non mi aspettavo che potesse porsi con me in maniera così diretta e neppure che volesse concedermi del tempo. Avevo intuito che si trattenesse, lo faccio anche io, ma non immaginavo che fosse una forma di rispetto che ha verso di me.

«Non so cosa rispondere» dico sincera.

Storce il muso in una smorfia. È deluso e mi dispiace che sia io la causa di quel brutto broncio. Non erano queste le mie intenzioni. Sono solo a corto di parole.

«Scusami. Sono una frana» mi giustifico, e il mio tono è poco più che un sussurro.

Gli accarezzo il volto con dita tremanti, cercando di appianare i suoi lineamenti, solo che presa dalla smania di sfiorarlo comincio a toccare ogni centimetro di pelle che avanza sotto la mano: la fronte corrugata, la mascella tesa, il naso dritto, le labbra piegate in un vezzo insolente.

«Sei proprio bello» ammetto, più a me stessa che a lui, solo che le mie parole fanno spuntare sul suo viso un dolce sorriso.

«Ora ancora di più» dico spontanea senza riuscire a trattenermi oltre.

Se non fosse che siamo in un dannato pullman assieme a un'intera scolaresca annullerei la distanza che ci divide per suggellare le mie parole con un tenero e casto bacio.

Prendo fiato e nonostante senta il mio cuore battere all'impazzata non mi lascio scoraggiare. È ora che sappia quanto importante stia diventando per me.

«Anche tu mi piaci molto, ma a differenza tua non ho la minima esperienza e ho paura che tu possa trovarmi sbagliata o annoiarti stando con una come me. Con te sto bene e forse potrei stare anche meglio se il nostro rapporto diventasse, come dire... più intimo! Solo che non ho mai avuto un vero fidanzato e questo mi spaventa. Neanche stiamo insieme e ho già paura di perderti, di rovinare questo periodo di tregua, il che è assolutamente ridicolo» rivelo imbarazzata.

Non so chi mi abbia dato la forza di tirar fuori ciò che sento, forse le mie parole non hanno reso il mio completo turbamento, ma giuro che è stato il discorso più difficile che ho celebrato finora nella mia vita e allo stesso tempo il più liberatorio.

«Intimo» sghignazza allegro. «Credo che per arrivare a quello mi farai sudare sette camicie.»

Comincio a tempestarlo di schiaffi sul petto. Ha estrapolato solo quello dalla mia confessione?
Maledizione. Perché deve fare sempre il cretino?
Solleva le mani in segno di resa. «Dai, Resia. Scherzavo. Cercavo di essere meno melodrammatica» tenta di difendersi e so che è sincero, ma non mi importa.

Continuo a scaricargli addosso colpi, ormai ci ho preso gusto, in fondo lo colpisco con leggerezza, non voglio fargli del male. Quando mi blocca le mani è ormai troppo tardi perché ho attirato l'attenzione dei nostri compagni.

Ci fissano con aria strana. Del resto non credo sia una cosa normale, ma è bene che ci facciano l'abitudine.

Io e Mattia siamo anche questo.

«Si può sapere che accidenti vi prende?» sibila Diana. Un brutto cipiglio le adorna il volto.

Sbuffo, ignorandola e giro il volto verso Lucifero, fissandolo stizzita.

«Succede che è un cretino» dico, eppure nonostante il tono alterato, non risuono molto convincente ai suoi occhi perché invece di indignarsi sorride e mi accarezza il volto. Un brivido mi percorre la spina dorsale.

«Scusate ma la mia ragazza oggi è intrattabile» risponde, di buon umore, senza smettere di indossare quel magnifico sorriso.

«La tua che?» domanda scettico, Federico.

Io stessa lo osservo con aria di sfida, completamente sbigottita. Non ci credo che abbia già spiattellato agli altri la fine della nostra breve amicizia e ufficializzato una relazione che non è neppure iniziata. Solo lui poteva comportarsi così. È incorreggibile.

«Hai sentito bene. Resia è la mia ragazza» dice orgoglioso, e sebbene sia ancora risentita con lui non posso fare a meno di sciogliermi, udendo le sue parole. Suona così bene quella parolina: ragazza.

Sospiro con aria sognante, diventando rossa come un peperone. Non oso negare quanto Lucifero ha appena dichiarato con tanta convinzione.

Giulio e Diana si lasciano andare a una serie di gridolini esasperanti e congratulazioni del tutto fuori luogo visto il contesto. Basti pensare che solo poco fa lo stavo menando. Mattia però non se ne cura e anzi partecipa a sua volta a quegli strani festeggiamenti con disinvoltura. Di tanto in tanto mi osserva per valutare le mie reazioni e ogni volta scorgo nel suo sguardo un profondo compiacimento.

Non immaginavo occorresse così poco per renderlo felice.

Alzo gli occhi al cielo. Mi circondo proprio di una banda di matti. È ufficiale. Giulio si lascia andare addirittura a un applauso e Federico si solleva in piedi e scuote l'amico per le spalle quasi volesse accertarsi che non sia impazzito e che sia tutto vero.
Dopo un quarto d'ora di schiamazzi finalmente la situazione si placa, così ne approfitto per braccare Lucifero.

«Hai finito?» domando, eppure non riesco a sembrare dura visto che rido anche io sotto i baffi. Mi sento troppo felice e il merito è tutto suo.

«Non ho ancora cominciato. Ne riparliamo quando saremo soli» dice, malizioso, prima di sfiorare delicato le mie labbra con le sue.

Trattengo il fiato e avverto appena il suo sapore prima che si stacchi di nuovo da me, lasciandomi completamente frastornata.

«Non vedo l'ora di cominciare» replico imprudente e suggello quelle parole con un altro bacio a stampo.
In fondo non c'è nulla di male. Mattia è il mio ragazzo.

***

Credo che non dimenticherò mai questa prima metà giornata.

Sospiro incredula e per l'ennesima volta guardo le mie dita perfettamente intrecciate a quelle del mio ragazzo. Osservo i nostri passi che avanzano in sincrono e mi compiaccio del fatto che nel corso della mattinata i nostri volti spesso e volentieri si siano incontrati per scambiarsi un'occhiata o un semplice sorriso.

Stento a credere che dopo un discorso che sembrava irreale viste le rivelazioni sul suo turbolento passato, Mattia si sia arrischiato in un campo ancora più minato, azzardando quella vera e propria dichiarazione. Si è aperto tanto con me e mi ha del tutto sconvolto, non mi aspettavo che fosse così invaghito di me da iniziare una relazione e, se devo essere onesta, non riesco a crederci neanche adesso nonostante lui non faccia altro che ricoprirmi di attenzioni.

Non mi sembra vero.

Insomma Lucifero non è proprio il tipo da storia seria: Bello come il sole, ma più dannato dell'inferno dantesco, quindi tutto avrei creduto, fuorché volesse impegnarsi con una tipa stramba come me, priva di esperienza e a tratti infantile.

Mi scappa un risolino, mi sento una completa deficiente a ridere in questo modo, però Mattia non se ne cura, anzi pare addirittura più contento di me. Mi ricambia con una smorfia divertita non appena nota la mia espressione adorante e io per tutta risposta, rido ancora.

Sto diventando una cretina però non posso evitarlo!

Mi piace così tanto che fatico a credere che finora mi sia trattenuta e l'abbia trattato solo come un amico.
Stringo le sue dita con forza, quasi volessi convincermi che tutto questo stia accadendo per davvero. Lui ne approfitta per sfiorarmi la guancia col dito. Se non temessi di apparire maggiormente ridicola mi darei un pizzicotto, giusto per appurare di non essere approdata in un sogno.

Ormai è pomeriggio inoltrato e noi continuiamo a girovagare per le piazze principali di Roma, col caldo infernale, gli sfottò dei miei compagni in sottofondo e la guida che non fa altro che blaterare un'infinita di nozioni sull'antica Roma e su ogni monumento che incontriamo sul nostro cammino, che per quanto bello non cattura il mio interesse tutto rivolto al ragazzo che mi affianca. Avrei un'infinita di motivi per lamentarmi e lui stesso in altri casi si sarebbe lagnato una marea di volte, invece entrambi ci godiamo il momento senza proferire rimostranze. Niente sembra turbare il nostro idillio, neppure le mie solite pippe mentali.

La pura realtà è che stiamo bene, io sto bene... e non mi importa di null'altro. Riesco a focalizzarmi solo su di lui e sulle sensazioni che suscita dentro di me, così tutto il resto scompare. Le paranoie e l'ansia che possa svegliarmi da un momento all'altro e accorgermi che nulla sia accaduto, si dissolvono ogni volta che lui mi sorride. Perfino il mastodontico Colosseo che ogni volta mi suscitava emozioni conturbanti oggi è passato in secondo piano, cadendo di diritto il podio al mio fidanzato.

Da quando ha annunciato che stiamo insieme non ha mai smesso di prendersi innocenti licenze, che sia una fugace carezza sul braccio, un bacio sul collo, una stretta di mano o un tenero abbraccio, non manca mai di attenzioni verso di me. Mi sta facendo ammattire. Non mi ha più tolto le mani di dosso e anche io a mia volta fatico a staccarmi da lui. Mi sento più libera di sfiorarlo e riesco perfino a parlarci con naturalezza. Non temo di suscitare il suo malcontento con qualche battuta e mi diverto a stuzzicarlo.

Ormai so che gli piaccio e che ha intenzioni serie quindi sto acquistando una maggiore sicurezza nei miei mezzi. Inoltre non pensavo che Mattia fosse un tipo così accorto, ma mi sono dovuta ricredere presto, perché si è rivelato impeccabile. Fa caso a ogni mio gesto, è premuroso, quasi non mi sembra lui. È così diverso dal ragazzino odioso e provocatore che ho conosciuto. Oh Dio, non è uno zerbino che accomoda le mie richieste e scatta a ogni sussulto, mi prende comunque in giro in continuazione, ma i suoi toni non sono mai offensivi.

Fa comunella con i miei compagni quando mi sfottono e si allea sempre contro di me. Però, per la prima volta, è come se io vedessi oltre il suo atteggiamento irrisorio, perché noto che dietro quella condotta da insolente si cela un sorriso gentile o un'occhiata amorevole che prima d'ora non avevo mai scorto.

È come se lo avessi guardato sempre con una benda sugli occhi e il fantomatico detto: l'apparenza inganna, per lui si è rivelato perfetto. Non è l'antipatico che vuol sembrare o il tipo superficiale e spavaldo che si mostra

Oggi a pranzo, dopo i rispettivi panini con l'affettato, ho scoperto che avevamo avuto lo stesso pensiero, perché io avevo acquistato delle goleador alla liquirizia e lui invece una busta di patatine della San Carlo e quando ci siamo scambiati reciprocamente il bottino, le nostre labbra si sono sfiorate di nuovo con leggerezza e il mio cuore ha saltato l'ennesimo battito.

Mi sta facendo impazzire con questa misera toccata e fuga, desidero assaggiare la sua bocca in maniera più approfondita e lui se n'è accorto perché quando sbuffo, lasciando intendere che voglio di più, sorride come un furfante. Sono certa che si stia trattenendo di proposito per vendicarsi del fatto che io finora l'ho sempre rifiutato.

Comunque non mi importa. Io lo adoro lo stesso.

In questa giornata, che vorrei non finisse mai, mi ha strappato una marea di risate. Tende a informare chiunque si avvicini a noi della novità. Ha rivelato ben sette volte che stiamo insieme e ha fatto in modo di far arrivare la voce perfino al povero Patrizio che nonostante lo squallido appuntamento finito in pronto soccorso, ancora aveva delle mire su di me.

Mattia ha gongolato fin troppo a sue spese però non posso che felicitarmene, lui non ha nulla a che spartire col ragazzo d'epoca che propinava quella pedante sequela di frasi.

Mattia è speciale, ironico, sfacciato, divertente, musone, lamentoso, tenero. Ha un'infinita di pregi e difetti che si accalcano l'uno sull'altro, ma che ai miei occhi lo rendono unico. Oggi non ha fatto altro che darmi l'ennesima dimostrazione del suo affetto, perché per quanto avverto che mi desideri, non forza la mano, più di tutto gli piace la mia compagnia e questo mi lusinga non poco.

Quindi se non trova presto il modo di rimanere solo con me, lo tirerò io in disparte per prendermi ciò che voglio.

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