Capitolo cinquantotto
È venerdì e, come promesso, pubblico un nuovo capitolo!
Vi avviso... il capitolo è un po' lungo, spero di non annoiarvi. Mi raccomando, lasciatemi un commento dopo. Sono super curiosa.
RESIA
«La odio» affermo, agitata.
Non ci credo che quella stronza mi ha fregato ancora.
Mattia mi guarda con fare annoiato, sembra che la cosa non gli interessi più di tanto. «Non è...»
Non lo lascio finire. «Non osare difenderla» alzo la voce, stizzita, attirando l'attenzione anche degli altri. Giulio smorza la tensione con una battuta e Diana, per un attimo, smette di sbaciucchiare Federico. Francesco fa per parlare ma io alzo la mano, intimandogli di tacere. Di solito non sono così scortese. Oggi sto esagerando, ma è più forte di me, non riesco a controllarmi.
Mattia mi fissa come se fossi pazza e forse è vero. L'intervallo è quasi finito, sto sbraitando da un quarto d'ora e se Katiuscia mi capitasse a tiro davanti, temo che la prenderei per i capelli come una cafona.
Speravo che vedere il mio fidanzato mi avrebbe ammansito, invece mi sento ancora più avvilita.
Me la pagherà cara. Vorrei sapere come diamine ha fatto a scambiare le copertine dei dizionari senza che neanche me ne accorgessi. Che polla che sono! Avrà di sicuro qualche complice, per forza un mio compagno di classe, nessun altro avrebbe potuto frugare nella mia borsa e sottrarmi il dizionario.
«Non volevo difenderla» tenta di giustificarsi, Mattia.
Forse è vero, ma sono così fuori di me che non lo lascio continuare.
Stropiccio il biglietto che ho trovato nel mio dizionario durante il compito. Ha avuto il coraggio di scrivermi: "Good look, dear!"
Glielo lancio e mentre lo legge, lo accuso ancora. «Se, come no, lo vedo come andate d'accordo voi due» sputo fuori, avvelenata.
Purtroppo le selezioni per la squadra di pallavolo sono andate a gonfie vele. Mattia parteciperà al torneo, ma anche le gemelle La Marca sono dentro, e, per una volta, non devono ringraziare la madre. Sono entrambe molto brave a differenza mia. Durante gli allenamenti non fanno altro che pavoneggiarsi, dando pacche amichevoli al mio ragazzo che non fa nulla per scrollarsele di dosso.
Come se non bastasse Miss bla bla bla, durante il corso li chiama spesso a recitare insieme. So che lo fa per fargli dare il meglio di sé, vorrebbe ridargli la parte di Romeo, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo.
«Non è colpa mia se sanno giocare. Ti ho già detto che non posso ignorarle in campo, siamo nella stessa squadra... Sì ragionevole!»
«Ragionevole un corno» sbraito.
La verità è che sono arrabbiata marcia con lui. Nelle ultime settimane lo sento freddo. Si fa sentire poco e non cerca quasi mai il contatto fisico. È sempre così assente e ho paura che si sia scocciato di stare con me e che non abbia il coraggio di dirmelo.
Sbuffa contrariato e alza gli occhi verso il cielo.
«Allora? Cos'ha combinato stavolta? Perché sei così agitata?» domanda, ficcandosi in tasca il biglietto con aria sufficiente.
Vorrei scuoterlo con vigore. Perché non mi abbraccia e la smette di parlare? Non vede che sto male?
Tiro un lungo respiro, cercando di calmarmi. «Mi ha scambiato il dizionario di inglese con quello di francese, cambiandone le copertine. Un lavoro certosino, devo dargliene atto. Inutile dire che il compito è andato una merda e dovrò studiare come una psicopatica per recuperare» spiego abbattuta.
Vorrei tanto che mi consolasse invece di starsene lì, di fronte a me, con le mani in tasca e quell'atteggiamento composto.
«Mi dispiace, vuoi che ci parlo io?» si limita a dire, facendo spallucce.
«Allora sei proprio uno stronzo» sbotto furiosa.
Basta. Che ci parlo a fare con lui. Tanto non mi capisce. Solo l'idea di vederli insieme mi da il voltastomaco. Già detesto quella stupida sintonia che si è creata in campo, figurati se accetterei di vederlo conversare con lei come se fossero buoni amici. Come gli vengono in mente queste stupide idee? Non caldeggerò mai un'improbabile rapporto fra il mio ragazzo e la stronza che più detesto.
Apre la bocca per rispondermi, ma mi tappo le orecchie. Non mi va proprio di discutere, piuttosto preferisco tornare in classe. Me ne vado, piantando tutti in asso, ma non faccio in tempo a muovere tre passi che Mattia mi afferra la mano.
Riconosco la sua presa. So che è lui, non ho bisogno neanche di voltarmi per averne la certezza.
«Stasera passo a prenderti alle otto» tuona deciso.
Il suo non è un invito. È un ordine. Il venerdì usciamo sempre insieme, però stasera non ne ho voglia. Sono troppo nervosa e giù di morale per tollerare un'altra volta la sua freddezza.
«No.»
Lo sento sospirare, sta cominciando a spazientirsi anche lui.
Non mi importa un accidente se è nervoso. Io lo sono di più.
«Alle otto mi trovi da tua nonna, sai che mi ha invitato a mangiare un pezzo di torta e non ho intenzione di rinunciare» ribadisce caparbio.
Lo guardo con aria battagliera.
«Ti sei fissato con quel dolce. Fai come ti pare, tanto io non verrò.»
È trascorso quasi un mese da quando ha conosciuto mia madre e ha assaggiato il ciambellone della nonna. Mi sembra che il tempo sia volato.
«Lo sai che adoro la liquirizia» trasecola con aria sognante.
«Infatti... tu adori troppe cose. Dovrei prenderti meno sul serio quando parli. Stasera esci pure con le tue amichette. Chissà, magari adori anche loro» ribadisco, allontanandomi di nuovo.
«Ci vediamo dopo» urla allegro alle mie spalle.
Possibile che non mi prenda mai sul serio?
Me ne torno in classe di pessimo umore, sempre più scoraggiata.
***
~Ho già mangiato due fette di torta e giocato a carte con tuo nonno. Ora sono in auto, li ho salutati con la scusa che eri pronta. Si può sapere quando vieni? È un'ora che sono arrivato!
Leggo il messaggio e sbatto il telefono nella borsa. Pensa che non lo sappia che stava giù con i nonni? Le loro risate si sentivano da qui. Mia madre mi ha detto che sono una maleducata e mi ha obbligato a rendermi presentabile, anche se non ne avevo proprio voglia.
Per una volta avrei voluto fargli mancare il terreno sotto i piedi, farmi desiderare. Vorrei una reazione da parte sua, che mi baci ancora come ha fatto nella serata bowling, anche se si è spinto molto oltre ho provato un piacere assurdo. Mi sentivo così bene, ma forse a lui non è piaciuto visto che da allora a stento mi ha dato qualche bacio. È sempre distaccato e ogni volta mi sento più frustrata perché lo desidero da impazzire. Prima era molto sostenuto solo quando eravamo in comitiva, ma da soli non mi toglieva mai le mani di dosso. Ora mi evita e non ne capisco la ragione, non riesco proprio a sopportare la sua indifferenza.
Entro in macchina e mi infilo la cintura, senza aprire bocca.
«Neanche mi saluti» mi aggredisce, crucciato.
«Metti in moto, non ho intenzione di litigare sotto casa e farmi rimproverare pure dai nonni. Sappi che sono venuta solo perché mia madre mi ha costretto.»
Ha voluto che uscissi ad ogni costo? Ora sopporterà il mio malumore tutta la serata.
Non risponde, si limita a fare quello che gli chiedo, ma invece di andare verso il centro, imbocca un viale più isolato. Percorriamo qualche chilometro in silenzio, poi parcheggia nel bel mezzo del nulla, accanto all'ingresso di un terreno con una distesa interminabile di noccioli.
Spegne il motore e mi fissa con aria grave. «Mi vuoi dire che diamine ti sta passando per la testa?»
Mi mordo le labbra. Non mi aspettavo che partisse in quinta.
«No.»
Vorrei spiegargli quello che sento, ma non voglio apparire ridicola ai suoi occhi, ho troppa paura di avere ragione e che lui si stia stancato di me.
«Dai Resia, non farti pregare.»
Il suo tono è più dolce adesso, ma lui è un diavolo, sa come come trarmi in inganno per poi annientarmi.
«Non ti sopporto» lo aggredisco.
«Ma sei seria?» mi attacca, di nuovo arrabbiato.
«Sì.» Vorrei stringerlo fra le braccia e dirgli che tutto quello che desidero è che mi baci fino a togliermi il respiro.
«Dai, smettila. Sono stanco. Sono giorni che desideravo passare qualche ora da solo con te. Non roviniamoci la serata senza motivo» prova di nuovo, più calmo, ma io non gli credo.
Se aveva tutta questa voglia di vedermi non avrebbe atteso una settimana, mi avrebbe chiesto di uscire prima, sa bene che mia madre non mi fa problemi e che con mio padre avrei inventato l'ennesima frottola pur di vederlo.
«Eh certo... ci mancava pure che volevi uscire assieme a tutta la squadra» sbraito, ricordandomi che l'altra sera dopo gli allenamenti hanno deciso di mangiare una pizza e lui, non solo ha avuto la barbara idea di invitarmi, ma è addirittura andato senza di me quando ho declinato.
«Ma se ti ho appena detto che volevo uscire solo con te. Si può sapere che ti prende? Io non ti capisco, davvero. Questi giorni sei sempre acida con me» si lamenta, facendomi saltare ancor più i nervi.
«Io... tu piuttosto?»
«Cosa centro io, adesso?» chiede, con aria innocente.
«Sono settimane che mi eviti. Sei freddo. Non ti fai mai sentire. Non mi tocchi più» lo aggredisco, senza riuscire più a tenermi tutto dentro.
«Dici davvero?»
Sembra cadere dalle nuvole.
Non lo rispondo. Ho già detto fin troppo. Mi volto dal lato del finestrino, non voglio neppure guardarlo, temo di dimenticare ogni cosa, perdendomi nel blu dei suoi occhi.
Mi accarezza la guancia con dolcezza, prendendomi il mento fra le dita e obbligandomi a girarmi.
Tira un lungo sospiro. Sembra abbattuto.
Certo che è proprio un attore. Non mi lascerò abbindolare da lui.
Non parlo. Non so cosa dire. Mi sento così esposta.
«Hai idea di quanto mi costi non sfiorarti? Vorrei toccarti ovunque ogni dannato giorno. Non lo faccio solo perché ho paura di andare oltre e so che tu non lo vorresti. Sto impazzendo ed è per questo che cerco di tenermi a distanza, possibile che non lo capisci?»
Sgrano gli occhi. Come vorrei credergli, mi sento così confusa.
«Non è vero. Tu... tu non mi vuoi bene» dico, anche se, ad essere onesta, non lo penso veramente.
«Ancora con questa stronzata. Smettila di fare la bambina» mi aggredisce, perdendo subito la pazienza.
Mi sfugge una lacrima. Non riesco a evitare che sgorghi dai miei occhi, ma l'asciugo subito, non voglio se ne accorga. Vorrei essere più forte ma con lui ogni emozione è amplificata.
«Sono proprio una stupida» affermo, stanca di nascondergli ciò che provo.
«Sì, lo sei» conferma saccente, provocando una nuova ondata di rabbia.
Passo dalla tristezza all'ira in un nano secondo, provando un'uragano di sensazioni altalenanti.
«Ovvio che lo sono. Mi sto innamorando di uno stronzo» sbraito, mordendomi le labbra non appena mi accorgo della portata delle mie parole.
Mattia comincia a ridere, non dando importanza a ciò che ho detto.
È proprio un bastardo, dannazione!
Comincio a prenderlo a pugni sul petto, ma lui blocca le mie mani senza la minima difficoltà. Mi sento impotente!
«Amore mio...» soffia sulle mie labbra. La sua voce è cosi tenera che mi sembra surreale. Non mi sembra lui. Faccio per parlare, ma il suo sguardo è così intenso che richiudo la bocca. «Io ti voglio un bene pazzesco, solo che faccio fatica ad esternare quello che provo. Sono fatto così, scusami...» dichiara, ed è così serio che non potrei mai mettere in dubbio quello che ha detto.
Non capisco. Se è così perché mi fa dannare tanto? Spesso non mi invia neppure la buona notte e a stento mi scrive due o tre messaggi al giorno.
«E allora perché ti fai sentire poco e sembri così distante?» chiedo, non disposta a tollerare più la sua mancanza di attenzioni.
«Senti chi parla. Neanche tu mi scrivi e comunque ti assicuro non lo faccio per ripicca, semplicemente non sono abituato a fare queste cose e poi sono sempre molto impegnato: le interrogazioni, il lavoro, il corso di recitazione, gli allenamenti di pallavolo; pensavo fosse palese quello che provo per te, di certo non era mia intenzione farti sentire trascurata.»
Rimango allibita, lo guardo, senza riuscire a ribattere. Lui scioglie entrambe le cinture, poi mi tira contro il suo petto. Respiro nell'incavo del suo collo per qualche minuto e, stordita dal suo profumo e dalle sua mani che mi accarezzano dietro la nuca, ritrovo la pace.
«Io... scusami. Sono proprio una sciocca. Solo che non capivo cosa ti passa per la testa. Pensavo che non mi desiderassi più, che ti fossi scocciato di me perché sono poco...» Non so come spiegarglielo. «mmmh, poco pratica, insomma...» concludo imbarazzata.
La mia mancanza di esperienza mi rende troppo insicura e il mio pessimo carattere prende il sopravvento, però non voglio rovinare la nostra storia. Lui sta diventando troppo importante per me.
«Non mi importa. Credimi, mi basta sfiorarti e già perdo la testa, però non voglio metterti fretta. È per questo che sto limitando al minimo il contatto fisico. Ho paura di non riuscire a frenarmi e, conoscendoti, tu non me lo perdoneresti mai» confida con aria triste.
Mi sento una stupida. Giorni interi a fargli la guerra per nulla. Gli prendo il volto tra le mani, decisa a cancellare quell'espressione desolata.
Porto le mie labbra sulle sue con timidezza, ma quell'innocenza svanisce non appena lo assaporo ancora.
Iniziamo a baciarci con foga, gli scompiglio i cappelli, arpiono con decisione le spalle, poi le braccia. È così massiccio, sento i suoi muscoli guizzare sotto le mie dita. Gli tocco la schiena, arrivando sull'elastico dei jeans. Quanto vorrei spingermi oltre, scoprire tutto il suo corpo, ma non mi azzardo, un po' per timidezza, un po' perché penso sia davvero presto. In fondo non stiamo insieme da molto.
Mattia mi sta toccando dappertutto, come desideravo da giorni. Le sue mani sono una deliziosa tortura e i suoi baci mi tolgono il respiro, provocandomi brividi in tutto il corpo. Ho un caldo pazzesco. Tutte le paranoie, la gelosia, le incazzature sembrano soltanto un lontano ricordo.
Ci siamo solo noi adesso e una voglia matta di lasciarci andare.
«Sto impazzendo...» dico, cercando di riprendere fiato, ma le sue mani sotto il vestito non mi fanno ragionare, non mi ero neppure accorta che avesse slacciato i primi tre bottoni. Le sue dita sono vicino al seno e so bene cosa è in grado di fare quando mi stimola i capezzoli.
«Ti fidi di me?» domanda appassionato, tra un bacio e l'altro. La sua bocca non tralascia neppure uno scorcio di pelle: le labbra, il collo, la scollatura dell'abito ormai aperto sul davanti. La sua lingua spodesta ogni punto sensibile, e la sua mano, stringe il seno, mandando in frantumi la mia razionalità.
Di questo passo non riuscirò mai a fermarlo.
«Sì, ma...» dico, già senza fiato.
«Non vuoi andare oltre, lo so...» conclude per me.
So che vorrebbe di più e vorrei tanto accontentarlo ma non posso zittire la mia coscienza che mi prega di aspettare ancora.
«Mi dispiace...» comincio a giustificarmi.
Mi zittisce con un bacio mentre con la mano spinge più in basso il reggiseno, sfiorandomi il capezzolo. Mi spoglia di ogni altro pensiero. Avverto una forte tensione, pulsa in tutto il corpo, facendomi sentire accaldata.
«Non farò l'amore con te se non sei pronta» promette sulle mie labbra. «Ma lasciami fare» aggiunge roco, succhiandomi il labbro inferiore.
Sono fregata. Non rispondo, mi limito a spingergli la lingua in gola, in preda a una frenesia che non comando.
Mattia insinua una mano sulla gamba destra, si muove lento ed è così vicino al cuore della mia femminilità che sento di poter avere una crisi di nervi da un momento all'altro. Nel frattempo lascia le mie labbra per spingersi più in basso. Mi scopre il seno, ora alla sua completa mercé. Lo fissa con espressione adorante, come fosse la cosa più bella che abbia mai visto, mi fa sentire bella, annienta i miei tormenti da bambina, trasformandomi in una donna impudica. I capezzoli si drizzano dinanzi al suo sguardo e avverto un calore liquido nel basso ventre, in mezzo alle gambe, dove la sua mano è approdata, proprio sopra le mutandine. Non si spinge oltre, sosta lì, tintinnando con delicatezza nel centro.
La sua testa scompare in mezzo al petto. La lingua sconfina, tracciando un triangolo intorno al seno sinistro. So di avere dei nei in quel punto e sento che le sue labbra sono proprio lì. Emetto un mormorio languido. Desidero che la sua bocca copra il capezzolo, proprio come l'altra volta, invece mi sta torturando perché ci gira intorno, disegnando un cerchio di fuoco. Proprio quando si decide a prenderlo in bocca, avverto la sua mano che scosta le mutandine e si insinua dove mai nessuno ha osato approdare prima.
Inarco il corpo senza controllarmi. Incapace di comandare le mie emozioni, mentre brividi acuti mi percorrono l'intera spina dorsale.
Una parte di me vorrebbe fuggire, l'altra vorrebbe concedergli piena libertà di azione. Il piacere che sto provando prende il sopravvento, sovrastando ogni altra cosa. Apro le gambe, dandogli il completo accesso al mio frutto proibito. Con il dito, traccia una cerchio anche lì, mentre mi tormenta il seno, succhiandolo dolcemente dalla punta.
Mi sta scoppiando la testa. Non pensavo di poter provare delle sensazioni così accecanti. Grido, inarcando il corpo verso di lui e spingo la testa all'indietro, incapace di sopportare quel senso di beatitudine che avverto. Continuo a sentire una tensione crescente e allargo ancora di più le gambe, senza alcuna vergogna. Pretendo che quel senso di stordimento che avverto giunga al culmine, mi sento vuota, non riesco a percepire altro che lui e, quel furfante lo sa bene, perché aumenta il ritmo con cui mi accarezza, muovendo su e giù il dito.
Mi sento in balia di una tempesta e non so come fare per placare questo senso di stordimento. Spingo il bacino in avanti e Mattia accoglie il mio sesso con più vigore, velocizzando a livelli spasmodici le sue carezze. Mi sfugge un gemito. Poi un altro ancora. E un altro. Non riesco a smettere di mugugnare, in preda a un piacere prolungato. E all'improvviso proprio quando credevo che sarei impazzita, lo avverto: un rombo potente che dal ventre si irradia in tutto il corpo, emanando onde d'estasi ovunque. Urlo con foga, senza riuscire a contenermi e Mattia racchiude il mio sesso nella mano, arrestando la corsa frenetica.
Risale con il volto verso il mio, lo guardo disorientata, consapevole di aver provato il primo orgasmo della mia vita e di non essermi mai sentita così appagata prima d'ora.
«Sei meravigliosa» sorride sfacciato, con la mano tra le mie gambe e il seno ancora scoperto, arrossato dai suoi baci.
«Io...»
Scosta le sue dita, rimettendo a posto le mutandine. Sistema il reggiseno, guardando ancora con espressione adorante il seno, poi richiude, uno dopo l'altro, tutti i bottoni.
«È stato superlativo» confesso imbambolata.«Possiamo rifarlo quando vuoi» dichiaro, senza il benché minimo imbarazzo.
Scoppia a ridere, incapace di trattenersi.
In effetti quando parlo così non mi riconosco neppure io. È lui che mi spinge ad abbandonare ogni freno inibitore.
«Magari non subito» dice, guardandosi il cavallo dei pantaloni, dove solo ora noto un enorme rigonfiamento. «Sai com'è. Non vorrei dover fare l'amore con te» conclude provocatorio.
Tossicchio imbarazzata. In effetti io avrò pure toccato il cielo con un dito, ma lui è ancora sulla terra ferma e forse è ingiusto da parte mia pretendere piacere senza donarlo. Prima o poi lo farò, ma non stasera, non credo di poter sopportare altre emozioni.
«Andiamo a mangiare un panino? Ho un certo languorino» propongo, sviando la conversazione.
«Anche io» risponde, ma adesso so bene che si riferisce a un altro languore e non riesco a fare a meno di arrossire.
Scosto una ciocca di capelli dal volto, buttandola dietro l'orecchio.
«Non imbarazzarti, amore. Sei bellissima.»
Mi ruba l'ennesimo bacio della serata e mette in moto, pronto a ripartire.
Sono fottuta. Perdutamente fottuta. Lo amo da impazzire.
«Non fare il ruffiano» riesco a dire, ma dentro me, mi sento morire. Mi ha fatto stare sulle spine per settimane, senza mai spiattellarmi i suoi sentimenti e ora vorrebbe corrompermi con due moine dolci.
«Lo vedi? Non sei mai contenta» mi prende in giro di buon umore.
«Promettimi una cosa» rispondo di getto.
«Mmmh... dipende.»
Gli do un buffetto sulla spalla.
«Dai... non fare il cretino. Sono seria» dichiaro solenne.
«Spara...»
«Giura che non mi prenderai mai in giro.»
Lo guardo dritto in faccia, più seria che mai.
«Lo giuro.»
«E giurami pure che non ti stancherai di aspettarmi e che non ti consolerai altrove nel frattempo» dico ancora.
Io voglio che sia onesto con me. So di non potergli ancora dare quello che desidera, ma l'idea che possa tradirmi è insostenibile.
«Resia non ho intenzione di andare a letto con un'altra. È con te che voglio fare l'amore» risponde con tono grave.
Lo abbraccio, incapace di aggiungere altro. Mi sembra di vivere un sogno. Lui è un sogno. Ed è così bello che non mi sembra vero.
Mmmmh... allora? Cosa ve ne pare di questa nuova "intimità"? Spero vi piaccia il mio modo di raccontare certe scene, perché ce ne saranno altre e saranno ancora più intense... sono dell'idea che certe cose vadano raccontate, certe emozioni si debbano scrivere anche in un libro perché senza il sesso, che fa parte della vita, la storia d'amore sarebbe in qualche modo sminuita. Voi invece che pensate al riguardo? Commentate xD Ci vediamo martedì!
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