Capitolo cinquantasette

Oggi è martedì xD e il martedì si pubblica ;) Capitolo di passaggio, poi i prossimi saranno molto, MOLTO caldi :*

Non ho riletto. Segnalate eventuali errori!

RESIA

«Che gran bel pezzo di ragazzo» afferma mia madre con schiettezza.

Immaginavo un esordio simile, lei non sa proprio cosa sia la discrezione.

«Hai intenzione di farmi aspettare molto prima di dirmi il suo nome?»

Ha il volto contratto in una smorfia e le labbra increspate. Faccio il giro dell'auto e avanzo decisa verso di lei, prendendo per mano Mattia.

«Non fingere. So che hai interrogato la nonna. Mattia, lei è mia madre, Serena. E lui, come ben sai, è il mio fidanzato.»

Si fionda tra le sue braccia senza il minimo pudore. Alzo gli occhi al cielo e li guardo costernata, lui sembra sconvolto, non è abituato a questi slanci di affetto perché a differenza nostra che siamo molto legati in famiglia, lui non ha un gran rapporto con i suoi parenti.

Mi ha raccontato che quando è arrivato qui, si è sentito costantemente giudicato a causa del suo passato e ora, anche se nessuno fa più battute sulla sua presenza, lui li tollera a stento.

«Mamma...» provo a richiamarla, cercando di farla contenere.

Per fortuna si scosta da lui.

Mattia emette un sospiro di sollievo, senza fare i conti con la vecchia, pronta a fare altrettanto.

«Vieni qui, bel disgraziato» esclama con confidenza, stringendolo in un abbraccio stritolante.

Stavolta non trattiene un risolino. Con lei è meno intimidito, sarà che hanno già parlato qualche altra volta.

«Bene, direi che abbiamo rotto il ghiaccio, ora che si fa?» provo, di nuovo, a intromettermi.

Le due pazze mi ignorano e prendono a braccetto il mio ragazzo, pronte a scortarlo in casa. Le seguo, brontolando. Possibile che non sappiano comportarsi in maniera normale?

Mi passo le mani fra i capelli. Prevedo una serata all'insegna della follia.

Lo fanno accomodare subito sul divano, dove ci attende anche mio nonno. Quel santo uomo, vedendo Mattia sballottato dalle due, si è limitato ad alzare gli occhi al cielo per quell'atteggiamento invadente e l'ha salutato con un'alzata di spalle, come a dire: "non farci caso, ti abituerai."

«Allora a chi appartieni?» domanda rapidamente mia madre, non appena ci mettiamo comodi.

Mattia la fissa stralunato, non capendo che intende.

In effetti, non penso che in Olanda esistano simili modi di dire.

«Vuole sapere della tua famiglia, che lavoro fa tuo padre, insomma capire se li conosce» lo soccorro sottovoce, per non farmi sentire.

Menomale che mi ero pure raccomandata di non asfissiarlo, non voglio che si senta a disagio, ma se lo mette sotto torchio sarà inevitabile.

«Mio padre è il titolare della ditta Uliano trasporti s.r.l., abitiamo nei pressi della scuola» ribatte tranquillo.

Sospiro, più serena, non mi ero accorta che stavo trattenendo il fiato, in attesa che parlasse. Magari mi preoccupo per nulla, non dovrei agitarmi così, in fondo mi ha rassicurata più volte che se la caverà e forse ha proprio ragione.

«Sicuramente non lo conosco» interviene mia nonna, procedendo con una lunga sequela di domande.

Mattia risponde con scioltezza, snocciolando un'informazione dopo l'altra ed esibendo addirittura qualche sorriso alle battute delle due. Mi sorprendo che sia così spigliato con loro. Qualche tempo fa, dovevo cavargli le parole di bocca e invece guardalo adesso: un'espressione divertita gli incurva i lineamenti e i suoi zaffiri brillano, le guance sono arrossate e le sopracciglia lievemente arcuate.

Lo ascolto interessata, per una volta non sono io a riempirlo di chiacchiere, ma è lui che monopolizza completamente l'attenzione.

Apprendo con orgoglio che vuole entrare nelle forze dell'ordine. Non me l'aveva mai confessato, però sospetto che voglia lavorare nell'arma per rincorrere la strada della giustizia. Più di una volta mi ha rivelato che si sente sporco per le sue origini, fuori posto e io, non concordando, ho sempre minimizzato la cosa. Detesto che si sminuisca per un passato di cui non ha colpe. A scuola si impegna molto, ha una media alta e sono sicura che con quel fisico otterrà ottimi risultati anche al torneo scolastico. Insomma, in lui non riconosco più quel maleducato che mi provocava fino alla noia, ma vedo un ragazzo speciale, sensibile, maturo, con pregi che neppure immaginavo.

Sospiro e ascolto le domande che si susseguono: scopro che la sorella lo costringe una volta a settimana a guardare insieme film romantici o cartoni animati. Non l'avrei mai detto! Non ce lo vedo a guardare commedie strappalacrime, figuriamoci Frozen!

Quando la nonna gli racconta che ha ricevuto la sua proposta di matrimonio su una ruota panoramica, Mattia si complimenta con il nonno, confessando che lui non ne avrebbe mai avuto il coraggio, perché soffre di vertigini fin da quando era bambino e odia tutti gli sport estremi e le giostre, che gli danno il voltastomaco.

Sorrido felice, ricordando che a Pompei è salito su tutte le attrazioni assieme a me. Allora pensavo di non piacergli, ma ovviamente mi sbagliavo, perché ora so con certezza che l'ha fatto solo per me. Che sciocca! Gli ho fatto sudare ben più di sette camicie per dargli una chance, ma la verità è che la stando lui a me visto che sono io quella immatura della coppia, piena di difetti e insicurezze.

«Elena perché non lasci in pace quel povero ragazzo e prendi il dolce?» la rimprovera bonario mio nonno.

Per fortuna che c'è lui. È l'unico a cui da retta quella vecchietta arzilla.

«Hai ragione, caro. Matteo ti farò assaggiare la mia specialità» afferma orgogliosa, avviandosi verso la cucina.

Mattia trattiene una risata e non la contraddice. L'ha chiamato più volte in modo sbagliato, ha un principio di demenza senile, l'avevo già avvisato del fatto che si confonde coi nomi, ma per il resto è una chiacchierona instancabile e piena di energie.

«Comunque nonna, si chiama Mattia, non Matteo!» mi premuro di correggerla, consapevole tanto è inutile perché quando si mette in testa qualcosa è davvero difficile schiodarla.

Intreccio le mani sulle gambe, tranquilla che tutto proceda per il meglio. Percepisco un tocco deciso e caldo sulle dita, trattengo il fiato e quando sollevo lo sguardo, scorgo nei suoi occhi tanta determinazione.

So che sta affrontando quest'interrogatorio solo per me.

Stringo la sua mano dolcemente e lui mi regala un sorriso mozzafiato.

«Oh, che carini...» si esalta mia madre.

Mi siedo più rigida, di nuovo in imbarazzo.

«Comunque Resia conosce tutti i classici della Disney. Dovresti invitarla nelle serate cinema. Ma ti avviso, piange come una poppante ogni volta.»

Ti pareva! Che ci posso fare se sono troppo sensibile?

«Scommetto che Dafne mi capirebbe» tento di giustificarmi, cercando il suo consenso con uno sguardo provocatorio.

«Oh no, ti assicuro che lei sbraita tutto il tempo, soprattutto quando le protagoniste femminili hanno poca spina dorsale.»

Sbuffo, insoddisfatta.

Mattia sale con la mano verso la spalla, come se volesse farmi intuire che non gli importa se sono fin troppo melodrammatica mente guardo la televisione.

Mia madre riprende la parola, cominciando a parlare di sé, raccontando un paio di aneddoti sulla sua storia con papà. Nel frattempo la nonna arriva con il dolce e Mattia, come se fosse insaziabile, ne butta giù tre pezzi di fila.

Come dargli torto, quel ciambellone, liquirizia e gocce di cioccolato, è davvero delizioso.

«Devo rivelare la ricetta a tua madre» dichiara mia nonna, non immaginando che ha appena commesso un errore madornale.

Mattia infatti non risponde, si passa la mano nei capelli e serra un po' gli occhi, indurendo la mascella.

«Tutto bene?» chiede mia madre perplessa.

Gli do una gomitata nel fianco, per smuoverlo. Lui tossisce, in soggezione. Ogni volta che qualcuno menziona la madre, il suo volto diventa una maschera fredda. Io infatti ho imparato a tenere Ada fuori dai nostri discorsi.

Lo soccorro prontamente. «Beh direi che hai esagerato, sei troppo ingordo» scherzo. «Bevi dell'acqua, tieni» gli passo un bicchiere e poi riprendo la parola. «Grazie nonna, sono sicura che la madre lo apprezzerà. Hai avuto proprio un'ottima idea. Nonno che ne dici di una bella partita a carte? So che Mattia è un campione nella briscola.»

Mio nonno adoro le carte napoletane. Spesso gioca con gli amici del quartiere, passando giornate intere fuori al bar e qualche volta partecipa anche a dei tornei.

«Mah sì, basta chiacchiere, andiamo giovanotto. Fammi vedere cosa sai fare» si esalta, alzandosi dal divano e guidandolo, con passo claudicante, verso il tavolo da gioco, dove sono in bella mostra una scacchiera e due mazzi di carte, quelle francesi e le napoletane. Ha anche allestito un mobile bar, ricco di sigari e liquori.

«Mi piace, ottima scelta» dichiara mia madre, poco dopo, puntando i suoi occhi nei miei, mentre aiutiamo la nonna a sbarazzare i piatti e le posate sporche.

Mi volto verso Mattia che ha un'espressione fin troppo seria mentre tenta di sconfiggere un vero e proprio campione. Poveretto!

Vederli giocare insieme mi fa uno strano effetto. Non so dire nemmeno cosa sia, ma è fin troppo piacevole. Sono felice, è esattamente dove volevo che fosse, nel mio mondo... e, inevitabilmente, nel mio cuore!

«Lo adoro» confesso appassionata.

È inutile. Non credo ci sia un modo diverso per esprimere ciò che provo. Mi sto innamorando, perdutamente e senza alcuna via di scampo.



Allora? Che ve ne pare? Come state?
Ci vediamo venerdì!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top