GELOSIA (SECONDA PARTE)

Fui svegliata da una strana sensazione, come se ci fosse qualcuno fermo nella mia stanza intento a fissarmi. Sbattei le palpebre ma la mia camera era vuota e fuori era ancora buio. Mi rigirai di lato e richiusi gli occhi, certa che fosse una conseguenza della tensione accumulata il giorno prima. Effettivamente la sensazione parve momentaneamente sparire, per cui mi concentrai sul sonno e mi riaddormentai. Sognai qualcosa di confuso, bianco e gelido al tatto. Mi ritrovai in un luogo buio e senza nessuna speranza di uscirne.

Quando finalmente mi svegliai era tarda mattina. Mi alzai, stiracchiandomi e m'infilai sotto la doccia. L'acqua tiepida allontanò il freddo del sogno. E poi ebbi di nuovo la sensazione che ci fosse qualcuno oltre la tenda della doccia, qualcuno intento a fissarmi. Non riuscii a resistere alla tentazione di tirarla di lato e guardare oltre. Nulla, solamente il lavandino e la lavatrice. Ero troppo nervosa, dovevo darmi una calmata altrimenti mi sarebbe venuto un infarto. Andai in cucina ma non riuscii quasi a toccare cibo nonostante mia madre mi avesse preparato delle crepes ripiene di cioccolato, il mio piatto preferito. Infine accesi il cellulare e restai in attesa che James mi chiamasse per annunciarmi una disgrazia. Non successe niente. Forse se non veniva usato nella notte di Valpurga l'amuleto non aveva nessun problema. Fu solo poco prima di pranzo che mio padre mi chiamò con voce preoccupata.

- Mary, vieni qua-

Lo raggiunsi chiedendomi cosa potesse volere. E quando giunsi in soggiorno vidi la televisione accesa e la foto di James al centro dello schermo. La voce di una giovane giornalista diceva che James Kirk era morto quella mattina presto, travolto da una valanga. Barcollai e mi appoggiai allo stipite della porta, incapace di fare qualsiasi cosa. Era solo, continuava la giornalista. Nessuna amica di famiglia gli stava facendo compagnia quando era morto. Mi aveva mentito, forse voleva solo provocarmi.

- Mary – mi chiamò mio padre –tesoro, siediti- e mi aiutò ad accomodarmi su una sedia.
-Io non volevo- mormorai –non volevo-
-Non è colpa tua- disse mio padre.

Mia madre entrò rapida nella stanza e non appena vide la foto di James al telegiornale spense la televisione. Io scoppiai in lacrime.

Mi calmai solo dopo parecchio tempo e mia madre decise che la cosa migliore da fare era uscire a fare una passeggiata, magari andare a prendere qualcosa di carino al centro commerciale. Io acconsentii, non sapendo cos'altro fare. Uscii dal portone a braccetto con mia madre. Proprio di fronte a casa mia, dall'altro lato della strada, mi parve di vedere qualcosa. Sbattei le palpebre, incredula. Riconobbi subito quel viso rotondo, quei capelli neri, quel corpo snello. James. No, non poteva essere lui, James era morto. Una macchina passò tra me e la visione coprendola. Quando potei di nuovo vedere non c'era nessuno. Forse mi ero sbagliata. Seguii i miei genitori ed entrai in macchina. E proprio mentre l'auto stava partendo lo rividi, pallido che mi fissava con sguardo da far ghiacciare il sangue nelle vene. In quegli occhi non c'era la minima traccia d'amore.

Nei giorni seguenti rividi più volte il mio defunto fidanzato. In fondo all'aula dell'università, nelle strade che percorrevo, in palestra, ovunque. Avevo inoltre la perenne sensazione che i suoi occhi fossero fissi su di me anche quando non lo vedevo. E poi lo sognavo ogni notte.
-Sarò per sempre tuo, nulla potrà dividerci- mi sussurrava e io piangevo, stretta nell'angoscia e non sapendo che soluzione trovare.

-Perché piangi, piccola? Dicevi sempre di amarmi, ora non provi più nulla?- chiedeva e mi stringeva a sé in una morsa priva di vie d'uscita che mi toglieva il respiro.

E a volte nei sogni c'era anche Stephanie. Se ne stava stretta a James, come se il triangolo amoroso che aveva dato inizio a quella storia non fosse mai finito. Io, lui e l'altra.
Una volta Stephanie mi colpì con violenza graffiandomi la guancia. Quando la mattina seguente mi svegliai vidi quattro righe rosse percorrermi la pelle. Fu in quel momento che compresi che dovevo fare qualcosa.

La prima cosa che tentai fu cercare la donna che mi aveva dato l'amuleto. Mi recai così al locale dove l'avevo incontrata e chiesi al barista.

-Mi ricordo di quella donna- mi disse –non l'avevo mai vista prima, non mi sembrava proprio il tipo che frequenta posti come questi-

Aveva ragione. –Sai qualcosa che possa aiutarmi a trovarla? Ho una cosa che le appartiene e voglio restituirgliela-

-Non l'ho più vista, ma se vuoi le riferirò il messaggio qualora dovessi rivederla-

-Grazie- mormorai. Uscii di lì e me ne tornai in casa. In seguito feci altre ricerche, nulla che mi portasse a una qualche soluzione.

Avevo perso completamente le speranze quando ieri mattina mentre andavo all'università ho rivisto la donna che mi ha dato l'amuleto. Sembrava proprio che mi stesse aspettando, ferma dinnanzi al cancello della mia facoltà. Guardandola alla luce del sole sembrava meno vecchia, con solo qualche piccola ruga sotto gli occhi.

-L'ho cercata molto- esordii fermandomi di fronte a lei.

Lei scosse la testa. –Mi hai delusa molto, piccola, io ti ho consegnato quell'amuleto perché tu mi ricordavi una persona a me molto cara che si ritrovò coinvolta in un amore a tre e che da ciò fu uccisa-

-Io ho sbagliato, ma ora non so cosa fare, la prego, mi aiuti- sentivo le lacrime spingere per uscire.

-Non si può più fare nulla, bambina, ti ho detto di usare l'amuleto nella notte di Valpurga perché è l'unico momento in cui la magia può essere attuata senza che l'anima del defunto resti impigliato al suo assassino-

-Io ho paura- sussurrai.

-Lo so, ma ora non puoi far altro che soddisfare la sua voglia, altrimenti lui ti perseguiterà per sempre- detto ciò se n'è andata, lasciandomi sola sotto il cielo plumbeo.

Ho scritto queste parole nel vano tentativo di lasciare una mia testimonianza. So che lui presto verrà a prendermi, so che non ci sarà possibilità di salvezza. Ieri notte me l'ha detto chiaramente.

-Ti porterò via con me, Mary, non temere, staremo insieme per il resto dell'eternità e non dovrai mai più temere che qualcosa ci divida, mai più-

E io ho paura, molta paura.

Morte misteriosa
Questa mattina la ventunenne Mary Stuart è stata trovata priva di vita nel proprio letto. La causa del decesso è al momento sconosciuta. Pochi giorni prima era morto il suo ragazzo in un incidente sugli scii. Vi terremo informati sull'evolversi di questa storia.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ecco la seconda parte!

A presto con un nuovo racconto!

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