ANTICHI RANCORI (SECONDA PARTE)
-I ragazzi come stanno?- le chiese Frederick con tono lugubre quando Florence entrò nella stanza.
- Louise dorme, Eduard è in camera sua- si sedette affianco al marito e gli cinse la vita con un braccio. Non lo aveva mai visto così cupo, nemmeno nei momenti peggiori, neanche quando avevano detto loro che la piccola Louise era caduta da cavallo durante le lezioni di equitazione ed era finita in ospedale, neppure quando Caroline aveva avuto quel brutto aborto ed aveva rischiato la vita.
-Un infarto fulminante pensa il medico- sussurrò l'uomo, immobile - un'altra disgrazia frutto del caso-
Florence lo baciò. -Le sventure non vengono mai sole-
-Non ho ancora avvertito Caroline -
-Lo farò io-
-No, devo farlo io, era nostra madre- ispirò a fondo -la chiamerò domani mattina, ora è troppo tardi, non voglio farla preoccupare-
Lo capiva bene, più di quanto avrebbe pensato un tempo. Effettivamente vivendo in mezzo agli esseri umani stava diventando più sentimentale, forse troppo. E fu proprio questo sentimentalismo a farla parlare. -Forse dovremo vedere se quella ragazza ha una famiglia- sussurrò -mandare i soldi a loro-
-Quella ragazza era una bugiarda-
-Certo, ma questa storia è indubbiamente strana-
-Non si tratta di magia, è solo sfortuna-
E Florence non replicò, sapeva che non era prudente replicare quando suo marito assumeva quel tono di voce.
Quel martedì lasciò che Ken la prendesse con meno entusiasmo del solito. Era troppo preoccupata per riuscire a concentrarsi davvero su qualcosa.
-So che non è bello da dirsi- esordì il suo amante -e so bene che me ne pentirò non appena lo dirò, ma cosa c'è che non va?-
-Nulla-
-Mi ritrovo a insistere, non ti ho mai vista così ... poco coinvolta ... non sarà perché è morta la vecchia?- chiese, appoggiandosi su un gomito.
- Ken!- lo riprese lei.
-Quella donna non mi poteva proprio vedere, mi ha reso la vita impossibile, ma hai visto sua figlia? È un mostro, se non l'avessi presa su io sarebbe rimasta zitella-
A Florence sfuggì una risatina.
-E poi non era più giovane, a quell'età un malore improvviso è sempre possibile-
-Non è per lei, non solo almeno- ammise infine la donna.
-Credi ancora che la maledizione sia reale?-
-Tu cosa pensi?-
-Sinceramente? Che quella ragazza fosse una povera infelice, forse veramente figlia del nostro caro suocero, perché no? Non era certo un santo, comunque secondo me voleva essere accettata dalla famiglia, visto che è stata rifiutata si è suicidata, tutto qui-
-Logica pura-
-E se non avessi paura per i tuoi figli diresti anche tu così-
Aveva ragione, ma Florence non riusciva proprio a convincersi.
-Vuoi ancora rivolgerti ad Oberon?-
-Solo se sarà completamente necessario-
-Non lo sarà- disse Ken, stringendola a sé -e ora sei un po' più coinvolta?-
-Riproviamoci- disse Florence, sorridendo ma proprio in quel momento il suo cellulare squillò. Subito fu percorsa da un brivido. Chi poteva volerle parlare a quell'ora del pomeriggio? Scese dal letto e andò a rispondere.
La voce dall'altra parte era di una donna, piatta e bassa, appena un sussurro. Le voleva comunicare che suo figlio Eduard aveva avuto un incidente e che lei doveva andare subito in ospedale. La donna si sentì svenire. Fu Ken ad accompagnarla in ospedale, non volle saperne di lasciarla andare da sola. A Frederick avrebbero detto che si trovavano allo stesso bar al momento della telefonata. Cosa ci facesse Eduard con la macchina non lo sapeva nessuno, infatti, anche se aveva la patente, gli era severamente proibito usare l'auto da solo. -Florence- esclamò il marito. Era in lacrime. -L'hanno operato, adesso è in coma, non sanno se ce la farà- Florence lo abbracciò. Non aveva mai visto Frederick piangere, non pensava nemmeno che ne fosse capace. Attesero insieme fino a sera.
La mattina seguente Florence si recò da Oberon, decisa a non lasciare nulla d'intentato. Fu fatta entrare nella sala del ricevimento quasi subito. Lo splendore di quel luogo superava quello di qualsiasi posto visitato da lei negli ultimi anni e la faceva sentire piccola e insignificante. Il re delle fate stava seduto sul trono, immobile, lo sguardo vigile. Era incredibile come la scena fosse identica all'ultima volta che era stata lì.
-Vostra Altezza- disse, con un profondo inchino.
-Florence, a cosa devo questa tua visita?-
Dritto al punto, ma forse era meglio così. La fata sospirò e raccontò ciò che era successo tutto d'un fiato. Oberon l'ascoltò senza parlare.
-Mi piego al vostro volere- concluse Florence, il capo piegato.
-Io non posso aiutarti, non fai più parte della mia corte- fu tutto ciò che disse il re.
-Non ero colpevole di ciò che successe anni fa, io non ho ucciso nessuno- urlò la fata, tremante, sentendosi improvvisamente richiamata in causa per ciò di cui non era mai stata colpevole.
-Tu e Ken avete ucciso un vostro simile, questo è ciò che mi ha spinto a cacciarvi all'epoca e che mi impedisce di aiutarti-
-Non c'erano prove- mormorò Florence.
-Ma c'eravate solo voi quel giorno in quell'ala del castello-
Ed era risaputo che loro due erano amanti, questo aveva spinto Oberon a condannarli entrambi, a buttarli in mezzo al mondo degli umani senza nessun indugio. Il popolo fatato aveva voltato loro le spalle. Florence sospirò stancamente. Stava diventando troppo simile agli esseri umani, se ne rendeva conto. Si congedò dal re e se ne andò senza aggiungere altro.
Nel periodo che seguì Eduard non migliorò, le sue condizioni rimasero costanti. Florence si recava a visitarlo ogni giorno insieme a Frederick. Ormai i medici dubitavano che si sarebbe svegliato.
-Vado a prendere una boccata d'aria- disse Frederick durante una delle visite.
Florence lo guardò uscire. Era quello che maggiormente soffriva a stare lì dentro e a vedere suo figlio ridotto in quel modo. Sospirò e prese la mano di Eduard. Era impressionante vedere tutti quei tubi, quelle flebo e quei monitor, quasi fosse un robot. Oberon avrebbe potuto far cessare tutto quello se solo avesse voluto. Non voleva.
Un urlo riempì l'aria. Florence seppe che un'altra disgrazia si era abbattuta sulla famiglia, quindi si alzò e andò ad affrontare il suo destino, pallida e salda.
Questa volta la vittima era Frederick che giaceva in fondo a una rampa di scale. Medici e infermiere lo stavano soccorrendo ma la fata seppe che sarebbe morto. E proprio allora notò qualcosa sulla mano del marito. Si chinò accanto a lui e poté vedere bene il segno prima di essere allontanata da uno dei soccorritori. Osservò da lontano i tentativi di rianimazione. Sapeva che cos'era quel segno, la domanda era a chi potesse appartenere, ma conosceva una persona che era in grado aiutarla in questo.
Jane l'accolse con un enorme sorriso sulle labbra. Era da tanto che non si vedevano, ma dopotutto Florence non visitava Avalon da molto tempo.
-Ehi, credevo che ormai fossi fissa tra gli umani- disse l'amica, abbracciandola -pensare che per poco non hai incontrato Christine, è giusta venuta a trovarmi poco fa-
Florence si sforzò di sorridere e si chiese cos'avesse portato la piccola Christine, quattro secoli appena, a recarsi ad Avalon. Guai anche per lei probabilmente.
-Dimmi tutto- la esortò Jane.
Florence raccontò quello che le era successo e le parlò del segno.
-Descrivimelo-
La fata cercò di essere il più precisa possibile e seppe di esserci riuscita quando vide lo sguardo di Jane brillare.
-Io so a quale stirpe fatata appartiene quel segno- esclamò esultante.
Quando Florence sentì il nome della stirpe per poco non si sentì mancare.
Ken l'attendeva come ogni martedì, ma questa volta in lui c'era qualcosa di diverso, oppure era solo Florence a vedere che non era lo stesso di sempre?
-Tesoro, oggi sei tu in ritardo- disse per accoglierla.
-So che sei stato tu, Ken della stirpe MacHolmes-
Lui sbatté le palpebre sorpreso, poi sorrise. -Ammetto che pensavo che a questo punto non lo avresti più scoperto-
-Ti rendi conto che mio figlio rischia di morire a causa tua?-
-Se lo avessi voluto morto non pensi che lo sarebbe già?-
Florence non era così ingenua da credere a quelle parole. -Vuoi ereditare tutti i soldi di famiglia, vero?-
Ken scoppiò a ridere. -Non faccio certo queste cose per soldi, no, io voglio vendicarmi di un torto fattomi molto tempo fa, da una certa Katherine Williams -
Quel nome non le era nuovo. -C'era una storia, una fanciulla che ingannò un membro del piccolo popolo rubandogli parte del suo potere, eri tu, giusto? Vuoi vendicarti perché quella ragazza t'ingannò-
Ken sorrise. -Esatto, non sai da quanto lavoro a questa vendetta-
-E io ero parte del piano-
-Flo, tesoro, ho scelto te per la chimica che c'è tra di noi, ammettilo, ti piace venire a letto con me-
Questo era vero, ma non avrebbe mai potuto perdonare Ken, non dopo ciò che aveva fatto. -Ci hai fatti cacciare da Oberon apposta-
-La corte è per gli stolti, chi resta lì? Solo quelli che non hanno il coraggio di affrontare il mondo, fate con mille anni alle spalle, praticamente delle mummie, noi giovani siamo in giro per il mondo, viviamo la vita degli esseri umani, ci uniamo a loro e a volte abbiamo anche figli, noi siamo il futuro, un giorno gli umani sapranno della nostra esistenza e pensi che la magia potrà difendere coloro che si ostinano a restare a corte? Con tutte le armi che sono state inventate? Credi davvero che Oberon possa difendere il suo piccolo popolo dalla bomba atomica?-
No, non poteva, di questo si parlava da tempo.
-Io ti ho dato la possibilità di stare in mezzo agli umani, noi riusciremo a nasconderci tra loro e a salvarci, ti ho anche dato una bella famiglia-
-Tu mi hai usata-
-Volevo vendicarmi, un sentimento naturale, non pensi?-
Naturale, proprio come l'odio che stava crescendo dentro di lei e la consapevolezza di non poter battere Ken in un incontro leale perché troppo forte.
-E poi ho voluto vendicare anche quella povera ragazza che si è uccisa, la nostra cognatina, perché non dubito che fosse figlia del vecchio Wolf-
-Hai sfruttato l'occasione per far cadere la colpa su di lei-
-Certo, altrimenti tu saresti diventata sospettosa e avresti capito subito che dietro a tutto c'ero io- sorrise -per dimostrarti le mie buone intenzioni sono disposto a renderti mia complice-
Florence ispirò a fondo. Come crederci? Dubitava che Ken avrebbe lasciato stare i suoi figli e in quel momento la fata comprese che l'istinto di madre superava anche l'istinto di sopravvivenza.
-Io e te, una squadra, che ne dici?-
La fata ripensò agli incantesimi che aveva imparato e improvvisamente si ricordò del giorno in cui Viviana le aveva raccontato come aveva imprigionato Merlino. Per metterlo in pratica però doveva unirsi a lui per un'ultima volta. In fondo però questo non era un così grande sacrificio.
-Va bene- disse, fingendosi sconfitta.
-Questa è la migliore decisione presa in tutta la tua vita, Flo, non te ne pentirai-
La fata si avvicinò a Ken e lo baciò. Lui lo prese come un invito e incominciò a spogliarla senza ulteriori indugi. Florence attese che i loro corpi fossero uniti per procedere con l'incantesimo. Sapeva che era molto probabile che sarebbe rimasta imprigionata anche lei, Viviana era stata molto fortunata, ma raramente la fortuna aiuta i disperati. Ma tutto ciò che importanza aveva? Florence cominciò l'incantesimo e sentì subito il pavimento tremare.
-Cosa succede?- chiese Kevin, spaventato.
Florence non rispose, ma continuò con la formula, determinata a portare a termine quella storia, qualsiasi conseguenze ci fossero. Quando il suo amante cercò di allontanarla lei gli si aggrappò addosso. Una forte luce invase tutto, poi il buio.
Eduard Wolf si svegliò dal coma quando ormai i dottori non gli avevano dato nessuna speranza. Fu la zia Caroline a dovergli spiegare che il padre era morto e che della madre, così come di suo marito, non se n'era trovata più traccia. I maligni dicevano che erano fuggiti insieme, ma Caroline non ci credeva minimamente, più probabile che Ken stesse riaccompagnando a casa la cognata e che avessero avuto un incidente. Il ragazzo sbatté le palpebre. Aveva perso la madre e il padre, tutto gli parve cadergli addosso in quel momento. Non si accorse neppure della piccola luce, a forma di fatina, che stava sospesa a mezz'aria e pareva fissarlo con gli occhi tristi con cui una madre guarda un figlio che non potrà mai più riabbracciare.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa ne pensate?
A presto ❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top