17/09/2021

Alessio sapeva bene chi aveva messo in giro la voce di Benny e Sofy, perché era stato lui. Si era giocato quella carta per confondere un po' le acque, e voleva giocare un po' con l'amico che da sempre era in difficoltà con tutto quello che non era perfettamente straight.

Benny curava il proprio corpo al punto da essere preso in giro dagli amici sul tema dell'orientamento sessuale. I ragazzi, da quel punto di vista, sono terribili, e usano la non-eterosessualità come un marchio di infamia. Per questo, Benny ci teneva in ogni occasione a specificare che lui pensava solo a rapporti eterosessuali. Nessun altro tipo di rapporti che non fossero strettamente eterosessuali.

Quando la porta si aprì ed entrò proprio Sofy, gli occhi furono per lei, irrimediabilmente. Vedere una ragazza nel bagno dei maschi, per loro, era già la realizzazione di parte delle loro fantasie, la intro dei loro personali film hard mentali.

«Ale hai da fumare?» chiese lei, ignorando volutamente Benetti.

Lui tirò fuori l'accendino, ma lei lo stoppò.

«Non da accendere, da fumare» specificò, piantando gli occhi su Alessio.

Così il ragazzo si cercò il pacchetto e tirò fuori una sigaretta, se la mise tra le labbra a fianco a quella già accesa e ne bruciò l'estremità con la fiamma. Poi la passò a Sofy che la guardò dubbiosa.

«Non ho malattie strane, amo'» disse lui, ridacchiando.

«Magari ce le hai e non lo sai» replicò lei, continuando ad ignorare Benny.

«Non ho fatto molto in questi due giorni da single. Amo'».

Alessio era single da un paio di giorni: aveva mollato Denise, che non l'aveva presa proprio bene. Nei giorni precedenti alla rottura, lui aveva messaggiato parecchio con Sofia, senza risparmiarsi. Si era fatto l'idea che da libero potesse essere il ragazzo ideale per combinare qualcosa con lei, che pare sapesse fare un sacco di trick molto interessanti. Le voci sulle abilità di Sofia nel sesso erano tantissime, incontrollate, e a volte palesemente false, ma nessuno si curava di frenarle.

Lei sorrise, proprio nel momento in cui entrò Felix che la squadrò.

«Oggi ti piace la figa come a noi?» le disse, sorridendo un po' con sufficienza.

«Mi serviva una sigaretta. Anche perché non hai molto di più da offrire» replicò lei, rimettendolo come sempre al suo posto.

Benny cercò in tutti i modi di mascherare un sorriso, Felix ridacchiò appena, ma un po' a disagio. Si capì chiaramente che Sofy aveva colpito nel punto giusto.

«Non puoi saperlo finché non provi. Tutta carne cento percento italiana».

«Sì, petto di pollo al vapore. Sofy preferisce il manzo» incalzò Alessio, che si allenava in palestra quattro volte alla settimana.

Pur di lineamenti fin troppo marcati, fisicamente era un toro, questo era innegabile.

«Ho chiesto una sigaretta, belli, non una fiera del bestiame» chiuse il discorso lei, o almeno ci provò.

«Dai Sofy, non vorrai farmi credere che sei venuta per una sigaretta?» replicò Alessio, piantandole gli occhi addosso.

Felix si chiuse in bagno, e da lì aggiunse «Sofy, non riesco ad asciugarmelo, mi dai una mano?».

«Forse non riesci a trovartelo» scosse la testa lei, tirando una boccata. Sarebbe bastato dire che nel bagno delle ragazze non c'era nessuna a cui chiedere una sigaretta, e che era entrata lì solo per cercarne una. Ma il gusto della provocazione le impediva di dire apertamente come stavano le cose.

Benny, pur divertito all'ennesima stilettata, ne approfittò per uscire. Lei gli riservò uno sguardo glaciale. Lui si sentì in dovere di replicare.

«Non sono io che ho messo in giro quella voce».

«Non sei abbastanza bisex per lui» ridacchiò Alessio.

«Non rompere» ringhiò Benny, ed uscì sbattendo la porta.

«Dai Sofy» tornò a guardarla Alessio, «adesso che siamo tranquilli possiamo ricominciare dove eravamo rimasti. Tanto Felix è un amico».

«Te l'ho già detto, amo'» replicò lei secca, «non mi interessano le foto del tuo inguine».

«Sofy, fai la sostenuta adesso?» chiese lui, con una punta di fastidio.

«No, sei tu che ti fai i viaggi».

«Non mi faccio i viaggi. Lo hai detto tu che dovevo mollare la tipa. Adesso l'ho mollata, sono tutto tuo».

«Ti ho detto di mollarla se veramente avevi tutti quei casini con lei. Non fare l'idiota, Ale. Di te, sinceramente, non me ne frega niente».

«L'ho detto subito: vieni nel bagno dei maschi e non lo vuoi. A chi la dai a bere? Non fare la timida dai, se non vuoi quello di Ale ti capisco. Il mio è meglio» ironizzò Felix appoggiato allo stipite di una porta interna, «O vuoi tipo il doppio Cheeseburger? Golosa».

Sofia si irrigidì, invasa da una ondata improvvisa di indignazione per quello che stavano dicendo quei due.

«Due battute posso anche farvele passare, nonostante siano cose sentite milioni di volte. Ma lo sapete che queste sono molestie, coglioni?» alzò la voce lei.

«Lo sai che sei nel bagno dei maschi? E ti stupisci se ti offriamo del cazzo? Tu non stai bene» replicò Ale, scocciatissimo.

«Allora puoi tenerti anche la tua cazzo di sigaretta» urlò lei, tirandogliela addosso. La sigaretta, come una stella cadente a San Lorenzo, fece una parabola lucente ed atterrò sulla felpa bianca, lasciando immediatamente un segno bruciato.

«Ma che fai, troia?!» sbottò lui, mentre lei si lanciava sulla porta per uscire.


****


Adele era appoggiata nella rientranza della porta del magazzino di prodotti per le pulizie dei bidelli. Non era a proprio agio ma stava cercando di nasconderlo. Davanti a lei c'era Davide. Con le gambe incrociate, le braccia dietro la schiena ed appoggiato al muro. Le sorrideva continuamente e le faceva settemila domande su come stava andando quella annata appena iniziata, cosa aveva fatto di bello l'estate appena passata, ed altre amenità. Si vedeva che stava girando attorno ad un argomento.

Poi il discorso scivolò sul cortile, prima dall'ingresso.

«Mi sembri sempre silenziosa prima dell'ingresso».

«Non sono ancora ben sveglia a quell'ora» replicò lei, cercando di nascondere il disagio per quella deriva.

«Nemmeno io, ma gli sguardi li noto» e la guardò un po' sornione.

«È un caso, non ti fare idee strane. Parlavano di te, mi era venuto spontaneo guardare verso di te» cercò di impallottarla lei.

«Interessante, di cosa parlavate?» chiese lui, incuriosito.

«Parlavano» precisò lei, poi proseguì «di addominali. A Costanza piacciono molto i tuoi addominali».

Sorrise e sperò che, tirando dentro Costanza, fosse riuscita a allontanare il discorso da lei.

Lui si tirò la maglietta dalla schiena e ridacchiò.

«E pensare che non me li vedo fatti bene ancora. Voglio lavorarci di più» per poi spiegare nel dettaglio tutti gli esercizi che svolgeva durante la settimana per migliorare la qualità degli addominali. Adele avrebbe voluto dirgli apertamente che non gliene fregava niente degli esercizi e casomai avrebbe preferito sapere come si faceva ad essere così bravi ad intortare le ragazze come lo era lui.

Ma il discorso fu bruscamente interrotto dalle voci concitate che si sentirono nel bagno maschile lì poco distante. Ovviamente di bidelli nemmeno l'ombra, erano di sotto a farsi un caffè lunghissimo. I due ragazzi si avvicinarono per capire il problema, sembravano voci conosciute, ma ce n'era una chiaramente femminile. Nel bagno dei maschi?

La porta era semichiusa, affacciandosi sentirono le ultime battute del dialogo tra Sofia, Alessio e Felix. Adele aveva avuto l'impulso di intervenire, ma era rimasta come bloccata da quello scambio così pesante.

«Dai, vieni via, non sono problemi nostri» le disse Davide appoggiandole una mano sulle spalle. Lei si girò, pronta a dirgli che avrebbero dovuto intervenire perché stavano "molestando" una ragazza, quando Sofia uscì di scatto dal bagno centrandola con la porta.

Fu una frazione di secondo. Adele non si aspettava quel movimento così brusco, la porta la travolse mandandola contro il muro. Batté violentemente il capo contro il cemento verdino.

Le ultime immagini che si ricordò furono gli occhi impietriti di Davide e Sofia, poi il blackout.


****


Quando si svegliò, su di lei c'erano due bidelli, un paio di professori, Sofia, Davide, Alessio e Felix. Il suo risveglio creò eccitazione e fece riprendere quota al disappunto degli insegnanti, che smozzicarono degli infastiditi «Grazie al cielo».

«Come ti senti?» chiese Davide.

«Con un mal di testa atroce» rispose lei, toccandosi la zona del capo che aveva picchiato nel muro ed emettendo un lacerante «Ahia!».

«Comunque» proclamò una delle due insegnanti, probabilmente quella di Davide o di Alessio e Felix, «questa cosa non finisce qui. Segnalo al preside questa storia. Stavolta è andata bene, ma poteva andare molto peggio per le vostre stupidaggini da ragazzini viziati!».

Il capannello pian piano si sciolse. Adele chiamò casa e si fece venire a prendere. La madre, in ansia, chiese spiegazioni.

«Stavo per entrare in bagno quando hanno aperto e ho preso la porta in faccia, ho sbattuto nel muro e sono mezza svenuta» riassunse Adele.

La madre attaccò con le attenzioni necessarie e tutto il resto. La ragazza staccò il cervello, non c'era più nulla di interessante da sentire.

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