Gli scontri sono continuati più o meno regolarmente.
A Mirta e Irvan non è stato permesso di assistere.
Marta e Dafne li hanno lasciati fuori, su una panchina di marmo sotto lo stretto controllo di un'Ombra incappucciata.
Non c'è più nessun altro fuori.
Il lato positivo è che sono insieme.
Preferiscono non parlare ad alta voce, ma un contatto risolve il problema.
Mirta incrocia le braccia al petto e appoggia la schiena alla panchina.
Se lo sapesse papà...
-Sono abbastanza sicuro che non lo saprà mai.-
Anche io.
Mirta porta ancora i jeans chiari e la maglietta a maniche corte arancione con le converse nere. I capelli rossi mossi non particolarmente lunghi sono sciolti, a parte una molletta sulla testa che tiene ferma quella che una volta doveva essere la frangetta, ma che ora le arriva quasi al mento. Gli occhi verdi sono contornati dalla matita nera.
Quelli di Irvan, invece, risaltano grazie alla maglietta verde scuro messa sui pantaloni da ginnastica grigio chiaro. Anche lui porta delle converse, ma sono verde mimetico, tipo militare. I capelli erano un po' più corti ai lati della testa e più lunghi al centro, ma in questo mese sono cresciuti e il taglio un po' si è perso.
È così che li trovano Marta e Dafne quando, probabilmente grazie ad una runa, compaiono davanti a loro.
I quattro si fronteggiano con lo sguardo per alcuni istanti.
Mirta e Irvan, entrambi a braccia incrociate, nascondono disagio e agitazione con una sorta di testarda determinazione.
Negli occhi di Dafne e Mirta trapela un barlume di dubbio, poi di muta comprensione, come se all'improvviso avessero riconosciuto qualcuno. Ma è solo un attimo. Poi si ricompongono, più decise che mai.
La prima a parlare è Dafne che si rivolge a Marta.
-Posso lasciarti il ragazzo?-
-Solo se mi dai la piena autorità su di lui.-
Dafne la studia in silenzio, poi annuisce.
-Mi raccomando.- dice solo, poi, così come è comparsa, sparisce.
-Molto bene.- annuncia Marta secca. -In piedi ragazzi, c'è da camminare.- detto questo si volta e si incammina.
L'Esagono è contornato da un fitto prato inglese, a sua volta perimetrato da dei salici piangenti che impediscono di vedere oltre.
Diversi ponti dall'aria antica permettono di attraversare il lungo e profondo canale che circonda tutta l'area delimitata dai salici.
Mirta si volta un attimo indietro e si ritrova contro l'uomo-Ombra che li sta seguendo in silenzio. Mirta dubita che sappiano parlare.
Irvan la tira per il gomito e le fa segno di guardarsi intorno.
Fanno appena in tempo a scorgere intorno a loro una città che si direbbe simile a Venezia, solo molto più malconcia anche se più pulita. In pochi istanti dal canale si innalza una nebbia incredibilmente fitta che inghiotte tutto.
-Ma che...- fa Irvan.
-Sarah.- si limita a rispondere Marta -Se vi perdete non torno indietro. Tenete il passo.-
Mirta è scossa da un brivido e d'istinto serra la mano in quella del fratello che sogghigna.
-Un'allieva della Morte che ha paura?- le sussurra.
-Taci.- ribatte piano lei.
Seguono Marta in silenzio, senza avere la minima idea di dove stiano andando.
A volte la nebbia lascia intravedere rapidi scorci della città: l'acqua scura a poche decine di centimetri dal marciapiede, palazzi grigi ricoperti di muschio e rampicanti, lunghe vetrate, possibili altre strade.
Dopo circa tre quarti d'ora il terreno sotto i loro piedi, da liscio e lavorato si fa ricoperto di sampietrini, seguiti da un viale di ciottoli, infine abbandonato per un sentiro sterrato.
L'umidità non fa che aumentare e così anche l'afa.
La nebbia è leggermente meno fitta e permette di scorgere gli alberi più vicini e il terreno roccioso di quello che sembra un bosco.
Lo stomaco di Irvan brontola.
-Fame?- chiede Mirta.
-Sono le tre di pomeriggio! Mi chiedo come tu faccia a non avere fame.-
-Come fai a sapere che sono le tre?-
Irvan scrolla le spalle. -Intuito.-
Quando cominciano a finire nelle prime pozzanghere di fango la nebbia si è quasi del tutto diradata.
Non che cambi molto.
Chiamare sentiero il loro percorso è un eufemismo. È semplicemente una parte del bosco in cui gli alberi sono più distanti tra loro e permettono di passare. Il resto della vegetazione è così fitto da fare impressione.
Potrebbe nascondervisi di tutto.
Il bosco sta velocemente trasformandosi in palude e presto Mirta ed Irvan si trovano costretti a saltare da una roccia all'altra per evitare di finire nel fango.
Marta non si ferma e non si volta finché non arrivano in una specie di minuscola radura, proprio in mezzo alla palude.
Su un specie di fiume melmoso è costruita una piccola palafitta.
-E quella?- chiede ingenuamente Irvan.
-Sarà la vostra nuova casa per un po'-
-Quanto di preciso?- sibila Mirta.
-Dipende da voi.-
L'interno è molto meno accogliente di quanto non sia l'esterno.
Le assi del pavimento sono molto larghe e permettono di vedere il fiume melmoso che scorre lento meno di due metri più in basso.
Un materasso sottile è steso a terra in un angolo, appoggiato al muro su due lati. Sopra di questo, più o meno ad un metro e mezzo da terra, un'altro materasso è appoggiato ad un ripiano in legno.
Sembra un rudimentale antenato dei letti a castello. Se non fosse che la postazione di sotto è sicuramente meno invitamte di quella in alto.
Lungo buona parte della parete opposta è fissato un altro ripiano in legno scuro vicino al quale sono sistemati una sedia e uno sgabello dall'aria fragile.
In un angolo sono accatastati dei bauli di varie dimensioni dall'aria vecchia e polverosa decisamente poco invitante.
Infine, accanto alla porta non proprio solida, c'è un buco quadrato senza vetro che potrebbe definirsi una finestra.
-Non c'è neanche un bagno?- chiede Irvan.
-Questo posto è già un cesso così.- sbotta Marta e non si capisce se si sta riferendo a quella misera imitazione di abitazione o al bosco in generale.
-Ok, forse per quello ci si può arrangiare.- interviene Mirta prima che Irvan risponda per le rime alla ragazza nera. -Ma non c'è neanche un minimo di cucina? Tipo lavandino e fornelli?-
-Con il caldo che fa sembra già di stare in un forno.-
Mirta decide di lasciar perdere.
-Questa sera vi sarà pirtata la vostra roba. Fino ad allora potete fare più o meno quello che vi pare, poi vedrete.-
-Vedremo cosa?-
-Lo saprai, ragazzino.- fa per andarsene. -Ah, quasi dimenticavo. Questo posto è sotto la giurisdizione di Diana, vedete di non... farla arrabbiare.- detto questo esce e scompare.
Irvan e Mirta restano soli.
Si guardano intorno per un po', spaesati.
-Io dormo di sopra.- annuncia alla fine Mirta.
-Scordatelo.- ribatte calmo e apparentemente divertito Irvan. -Io di sotto non c'entro.-
-Ma fammi il piacere! Se sei così grosso allora rischi di rompere quello di sopra.-
Si fissano.
Poi, come ad un segnale prestabilito, scattano.
Irvan arriva per primo, ma Mirta in un attimo gli si arrampica sulle spalle e si impossessa del "letto".
-Vinto!- dichiara allegra.
-Io non credo proprio.- risponde il fratello.
Mirta si sente afferrare per le gambe e tirare giù.
Irvan la prende in braccio, poi la posa a terra e sale sul letto al suo posto.
-Visto? Mi regge!-
Mirta gli fa la linguaccia, come una bambina. Irvan la ignora.
Lei sbuffa e si allontana. Tanto sa già che quella specie di gara si ripeterà prima di andare a dormire, spera solo che non abbia lo stesso esito.
Si massaggia lo stomaco ora in subbuglio.
Che intenzioni ha Marta?
Si avvicina alla finestra e guarda fuori. L'uomo-Ombra è ancora lì, di guardia. Come se loro potessero ritrovare la strada per tornare all'Esagono.
Mirta si appollaia nella finestra che ha un bordo appastanza spesso.
L'idea sarebbe di dare una sistemata a quel posto, ma, forse per fame forse proprio per stanchezza, si addormenta nel giro di pochi minuti.
Non sogna, e se fosse cosciente forse se ne rallegrerebbe. Ma tutto ciò che può fare è godersi un sonno finalmente rilassante.
È un'ondata improvvisa di sensazioni a svegliarla dopo un tempo indefinito.
La prima è quella dell'umidità afosa finalmente bilanciata da qualcosa si fresco, ma appiccicoso a cui è legato un suono irregolare e ripetitivo. Forse lo scoppiettare di un piccolo fuoco, solo diverse volte amplificato.
E poi il calore. Potrebbe essere la conferma che si tratti di un fuoco, ma viene dalla direzione opposta ed è molto diverso da quello emesso da delle fiamme. Non si ferma sulla pelle, penetra in profondità, nei muscoli, nelle ossa e risveglia tutto il suo corpo.
Socchiude lentamente gli occhi.
Alla sua sinistra, fuori dalla "casa" sta piovendo a dirotto. Ecco cos'era il suono, niente a che vedere con il fuoco.
Ma c'è anche luce.
Si volta verso l'interno.
Irvan è disteso sul letto di sopra e ha un braccio alzato verso l'alto.
Nella mano a coppa brilla una specie di piccola stella. Simile a quella che ha crearo Dafne il primo giorno.
-Come fai?- chiede Mirta.
Irvan volta la testa di scatto.
-Quando ti sei svegliata?-
-Ora.- silenzio -Allora, come fai?-
Irvan scrolla le spalle. -Ce l'hanno insegnato. Mi riesce bene.-
Mirta scende dalla finestra e lo raggiunge.
Appoggia gli avambracci sul letto di sopra e si alza in punta di piedi in modo da avere la testa alla stessa altezza di quella del fratello.
-Non vi hanno insegnato niente del genere?-
Mirta ricorda la ragazza nera e alcuni di quarto che hanno creato ondate di buio. Ma lei non sa come si fa. È qualcosa di molto diverso dalle illusioni.
Avvicina la mano alla luce che galleggia sul palmo del fratello.
Irvan inclina la mano e la piccola stella scivola in quella di Mirta.
L'energia che sprigiona una luce così piccola è impressionante. Mirta la assorbe con piacere.
Rilascia la sua.
La luce tremola violentemente, come se si stesse fulminando.
Poi è come se si rovesciasse.
Si ingrandisce e all'interno compare una specie di denso fumo nero che velocemente la inghiotte.
-Ehi!- sbotta Irvan e avvicina la mano.
Raggi di luce calda si alternano rapidissimi a dita di fumo gelido.
Poi tutto si ferma in una specie di tregua di compomesso.
Una stella, come quella di Irvan, ma nera e fredda, come la nebbia di Mirta.
-Cos'è?-
-Non ne ho idea.-
Si guardano.
L'attimo dopo la porta si spalanca.
Sussultano entrambi e la strana stella sparisce.
Marta irrompe nella casa gettando a terra due borsoni.
Il suo sguardo vaga rapido nell'ambiente, poi si fissa lì dove un momento prima c'era la stella nera.
Come se fosse ancora lì.
Come se potesse vederla.
Nei suoi occhi passa un guizzo di terrore, poi si ricompone.
-Ognuono la sua borsa.- ordina.
Mirta e Irvan obbediscono, ma non fanno in tempo ad aprirle che Marta li afferra per le braccia e li trascina fuori.
Sta ancora piovendo a dirotto e ora che non c'è la luce di Irvan a riscaldare l'aria fa anche freddo.
In pochi secodi si ritrovano bagnati fradici e, come se non bastasse, il terreno si è fatto ancora più fangoso di quanto non lo sia stato prima.
Marta e l'uomo-Ombra non sembrano preoccuparsene minimamente. La prima porta degli anfibi marroni alti fino al ginocchio mentre il secondo non porta proprio le scarpe il che si direbbe sicuramente un vantaggio.
Converse e pozzanghere, invece, vanno tutt'altro che d'accordo.
-Scommessa che hanno fatto piovere apposta per noi?- grida Irvan per sovrastare il suono incessante della pioggia.
-Scommessa vinta.- conferma Marta inoltrandosi nel fitto della boscaglia.
-Ditemi che è uno scherzo.- geme Mirta.
-Temo di no.- ulula Irvan -E temo che quella non abbia intenzione di aspettarci.-
I due gemelli tentano di seguire il passo di Marta senza cadere nel fango e molto presto si ritrovano a correre.
L'impresa si rivela molto più ardua del previsto.
Non solo il fango rende praticamente impossibile correre veloci, rami e radici cominciano a muoversi e a tentare in ogni modo di ostacolarli.
-È una pazzia!- urla Irvan
-Risparmia il fiato.- lo ammonisce la sorella.
-Sono sicuro che Dafne non approverebbe!-
Marta si ferma all'improvviso e lo inchioda con lo sguardo.
-Dafne mi ha dato la piena autorità su di te stupido ragazzino, e anche quando lo venisse a sapere, non potrebbe far nulla per evitarlo.-
-Non ci credo.-
-Peggio per te.-
La scena avrebbe un che di comico visto che Marta è più bassa e più minuta di Irvan, ma lui è piegato in due nel tentativo di riprendere fiato e lei, vestita di nero e marrone nel suo solito stile punk, sta invece perfettamente eretta e sicura, come se pioggia, umidità e fatica non avessero alcun effetto su di lei.
All'improvviso si volta e riprende a correre, più veloce di prima.
Quando si ritrovano con i piedi nell'acqua gelata e torbida di un torrente Mirta e Irvan non hanno più fiato.
-Se vi fermate ora non vi mostro la strada per tornare indietro.- urla Marta fermandosi per un solo istante.
Riprendono a correre, spronati dall'idea che se rimangono fermi sentiranno ancora più freddo.
Ma l'acqua scura impedisce di vedere ciò che c'è sul fondo. Mirta inciampa in un groviglio di ridaci. D'istinto si aggrappa ad Irvan, trascinando tutti e due nella melma acquosa.
-Dannazione!-
-Scusa!-
Tentano di rialzarsi, ma il fango li appesantisce e il freddo li indebolisce e ricadono di nuovo in acqua.
Irvan si aggrappa ad una pianta sporgente e comicia a risollevarsi, ma non riesce a fare presa sul legno liscio e bagnato.
La pioggia incessante ha pulito l'aria dall'odore di muffa, ma ha anche contribuito ad aumentare la strana atmosfera verdognola che impregna tutto.
Mirta è ormai completamente bagnata e, cercando a non pensare allo stato dei suoi capelli, si ferma un momento per riprendere fiato.
Qualcosa sguazza nella sua direzione e due anfibi marroni compaiono nel suo campo visivo.
Mirta anza lentamente lo sguardo.
Marta fa roteare gli occhi sotto le palpebre, poi, dopo un lungo sbuffo, le tende la mano.
Mirta vi si aggrappa senza farselo ripetere due volte e la ragazza nera la tira su praticamente di peso, ma non sembra accusare nessuno sforzo particolare.
Mirta si aspetta che ora aiuti anche Irvan, ma lei si limita a scoccargli un'occhiata velenosa e a sibilargli un gelido -Muoviti.-
Mirta va verso di lui per aiutarlo, ma Marta le afferra il braccio e la riporta indietro.
-È severamente vietato aiutarsi lungo il tragitto.- annuncia secca.
-Cosa?!- esclama Irvan riuscendo finalmente a rimettersi in piedi. -È uno scherzo, vero?- Mirta riconisce dalla sua voce che è molto vicino ad una crisi di nervi.
-No, nessuno scherzo.- risponde Marta piccata avvicinandoglisi con la massima calma, sembra che camminare a terra e con l'acqua al polpaccio per lei non faccia differenza. -Se vi aiutate tra di voi, giuro su chi ti pare che vi prendo, vi porto ai due margini estremi di questa sottospecie di palude e vi ci lascio!- i suoi occhi neri sembrano prendere fuoco.
-Saremmo sicuramente in migliore compagnia.- risponde Irvan.
Mirta sgrana gli occhi e gli lancia una preoccupata occhiata ammonitrice.
Sa di cosa è capace Marta e sa che se se la prenderà con il fratello non ci sarà modo di fermarla, ma non vuole che Irvan lo scopra.
Marta assottiglia lo sguardo.
-Non hai idea delle creature che vivono in questa foresta e che, nonstante sognino la carne umana si attengono alle regole e la evitano. Ma sa, a volte ce n'è qualcuna che disubidisce. E credimi, lì da solo, non dureresti più di qualche ora.-
Mirta spalanca gli occhi e scuote leggermente la testa più volte, leggendo negli occhi del fratello la volontà di ribattere.
Ma Irvan prende il suo allarme per debolezza e la ignora.
-Meglio soli che male accompagnati.-
Mirta freme nel momento in cui la mano di Marta afferra il collo di Irvan, ma la ragazza nera sembra abbastanza compiaciuta da non volersi adirare.
-Hai fegato ragazzo, anche se forse e stupidità, ma per me resti il bastardo che ha scelto di andare con Dafne piuttosto che con me.- sibila con velenosa malizia prima di rispingerlo in acqua con violenza.
Sapendo di non poterlo aiutare, Mirta si limita ad aspettare che si rialzi prima di tornare a correre dietro Marta.
Il freddo le sta penetrando nelle ossa.
Marta non sembra intenzionata a fermarsi e possono solo sperare che non voglia continuare a correre finchè non calerà il sole.
È frustrante non poter dire nemmeno la propria opinione.
Non poter dire proprio niente in realtà. Perché Marta sibila insulti e minacce e accelera ogni volta che aprono bocca, specialmente Irvan.
Con Mirta si sta dimostrando incredibilmente clemente.
-Non ne posso più!- ansima Irvan, senza voce.
-La forza di aprire bocca e lamentarti ce l'hai però! Corri che di certo non morirai né di fame né di stanchezza. Non per ora, almeno.-
-E chi lo dice?-
-Io.- e accelera.
Smettila Irvan, peggiori solo la situazione.
Silenzio.
E dai, ora non dirmi che ce l'hai con me perché mi tratta in questo modo strano, vero?
Nessuna risposta.
Irvan?
Ancora silenzio.
Vai al diavolo!
Niente.
Mirta alza gli occhi al cielo e così facendo inciampa in un'altra radice e finisce di nuovo nel fango.
Marta si ferma sbuffando e si volta portandosi le mani sui finchi, ma non dice nulla.
Mirta fa leva sui gomiti per sollevare il busto.
-Forza alzati.- la incita Marta con tono neanche troppo sgarbato.
Mirta prende fiato, poi rotola su una roccia abbastanza piatta alla sua sinistra e riesce a mettervisi in ginocchio. Si guarda intorno, ma non sa dove aggrapparsi.
-Non ce la faccio!- ansima con le lacrime agli occhi. Ringrazia il fatto che la pioggia battente le nasconda.
Marta si guarda intorno con aria seccata, ma poi stende le labbra in una specie di sorriso storto e annuisce.
-Qui può andare bene.- soffia e per poco la sua voce non è coperta da una improvvisa folata di vento oltre che dalla pioggia.
-Qui va bene per cosa?- domanda Irvan appena riesce a riprendere fiato.
Marta gli lancia un'occhiata maliziosa.
-Per mangiare. Non hai fame?-
Irvan non sa se è il caso di rispondere, ma alla fine annuisce.
Mirta rimane seduta sulla roccia e si stringe le ginicchia al petto.
Ormai è sicura che scarpe, calze, pantaloni, maglietta, capelli e pelle abbiano tutti un colore molto simile al morrone fango.
Si volta per guardare la direzione da cui sono venuti, anche se non è del tutto sicura di quale sia.
Sulla sponda del canale vede camminare l'uomo-Ombra. Ha uno strano modo di muoversi: è rigido lì dove il corpo resta fermo, ma fin troppo fluido e innaturalmente snodato quando si muove.
-Doveva proprio venire?- chiede senza riuscire a nascondere il moto di repulsione nei suoi confronti.
Si accorge solo in quel momento che l'uomo-Ombra sta portando le loro borse.
-Le Ombre provocano un moto di repulsione in quasi tutte le altre creature, o almeno in quelle che le conoscono e riconoscono. La sua presenza serve per tenere lontane tutte quelle che si nascondono in questa foresta.
L'uomo-Ombra si ferma proprio alla sinistra di Mirta che, da lì in basso, può vedere il fluido nero e oleoso agitarsi sotto il cappuccio abbassato.
Spalanca gli occhi prima di distogliere lo sguardo.
-scusa- gli sussurra, anche se non sa se può sentirla o meno, ma in tal caso si sarebbe perso anche l'offesa.
-Puoi cominciare ad andare.- gli dice Marta e Mirta ha la conferma che sì, l'ha sentita.
L'uomo-Ombra indugia, come se non avesse capito bene, poi però si volta e si riincammina.
-Ehi, non ce l'ha lui il pranzo?- scatta Irvan. Mirta si chiede se sia sia reso conto che quella è un'Ombra, magari proprio una di quelle che li hanno inseguiti quella famosa notte.
Marta intanto estrae dalla tasca, probabilmente ingrandita da una runa, un sacchetto di plastica contenente qualcosa avvolto nella carta stagnola e una bottiglietta d'acqua.
Nient'altro.
Mirta e Irvan si guardano.
-È una mia impressione o quel pranzo è per una sola persona?- chiede lui.
-Quanto sei perspicace...- fa la ragazza nera.
Mirta freme e raccoglie le energie per rialzarsi.
-E per chi?- continua Irvan mentre la sorella allarga le gambe per avere maggiore equilibrio. Lei ha capito. Sa cosa sta per succedere, e per quanto disapprovi sa anche che non potrà evitarlo.
-Per chi se lo saprà guadagnare.- Marta sfodera un sorriso sghembo -Mettetivi d'accordo, decidete voi a chi lo devo dare.-
Irvan si volta a guardare la sorella, confuso.
-Vale sempre la regola di non potersi aiutare ovviamente.-
Per quanto voglia bene al fratello, Mirta sta morendo di fame e allo stesso tempo sa che nessuno di loro due morirebbe davvero per aver saltato un pasto.
Deve agire in fretta o anche Irvan capirà qual'è il vero scopo di Marta.
Estende la sua energia.
Irvan è proprio al limite di dove riuscirebbe ad arrivare, ma lui sembra quasi attirare a sé la sua energia.
Ormai creare illusioni è sempre più facile.
-Prendilo tu Irvan.- dice la finta Mirta.
-Come? Ma...-
-Tranquillo, io mi farò una dormita, però la prossima volta mangio io.-
Il viso di Marta non tradisce nessuna emozione.
-Sicura?- si assicura Irvan.
Annuisce.
Svelta cancella la vera Marta dalla vista del fratello e la sostituisce con una che si avvicina ad Irvan e gli porge il sacchetto.
Irvan indugia.
Mirta sente la propria energia farsi improvvisamente più forte, per un attimo vede tutto nero, poi ogni cosa torna normale.
Irvan riapre gli occhi e la fissa incredulo.
-Chi diavolo stai facendo?- ringhia Irvan, ma in parte è una domanda retorica. Lui sa che Mirta ha tentato di ingannarlo. E solo ora sta realizzando perché.
Mirta non si da per vinta.
Irvan le si avvicina, in viso un misto sorpresa, risentimento e qualcos'altro. All'inizio sembra rabbia, ma è qualcosa di più sottile, più lontano da loro e allo stesso tempo sempre più forte.
Straordinariamente forte.
Forse persino più del dovuto.
Qualcosa di molto ben neascosto e soppresso nell'animo umano, ma concreto e pulsante in questo momento.
Lo sentono entrambi dentro di loro.
Ribolle quasi eccitato, desideroso di venire a galla e mostrarsi.
L'istinto.
Ciò a cui puntava Marta era quello di sopravvivenza, ma ciò che ha risvegliato è molto più grande.
È l'istinto della battaglia. Del mettersi alla prova.
Anime diverse, opposte, nemiche, ma alleate e cooesistenti, indissolubili l'una dall'altra si stanno già scontrando nelle menti e nelle psichi dei ragazzi.
Quando Mirta e Irvan si ritrovano a terra, una addosso all'altro, il vero scontro è iniziato già da un po'.
Mirta non vuole fare veramente del male al fratello e crea illusioni su illusioni per cercare di farlo scansare. Tutto questo lo fa solo rallentare.
Irvan le afferra i polsi. Un singolare formicolio inizia ad attraversare la sua pelle. All'inizio la intorpidisce, poi la rilassa e infine scompare.
-Così dovrebbe andare.- dichiara Irvan, soddisfatto alzandosi.
Mirta tenta di estendere di nuovo la sua energia. Ma qualcosa non va.
È come se la sua pelle fosse rivestita da qualcosa di impermeabile che impedisce all'energia di attraversarla.
Non può usare i suoi poteri.
Irvan è capace di fare questo? È probabile che non lo insegnino neanche.
Ma non è il momento di fermarsi a riflettere.
Mirta si sporge in avanti e afferra la caviglia del fratello che ricade a terra. Poco dopo riceve un calcio da quella stessa gamba.
Irvan, seppur a fatica, si rialza.
Irvan, aspetta! È proprio quello che vuole lei! Che ci combattiamo l'un l'altro, in modo da non poterci più fidare a vicenda, in modo da non poterci più alleare! si da della stupida per non averlo capito prima.
Irvan si ferma, ma il suo animo non sembra fare altrettanto.
-Sei tu quella che ha cominciato. E sembravi avere le idee chiare.-
No Irvan! Sono caduta nella sua trappola, come una stupida.
-Si da il caso, però, che tu non sia affatto stupida.-
Che vuoi dire?
-Come posso fidarmi?-
Mirta rimane atterrita. Irvan non ha torto, ma è davvero troppo tardi? Basta così poco per metterli uno contro l'altra?
No, non può credere che sia così.
Ci dev'essere qualcos'altro.
Quello che sente verso il fratello deve essere qualcos'altro.
Irvan...
-No! Stai facendo il suo gioco, vero? Stai cercando di ingraziartela.-
Irvan se dubiti tanto di me allora leggini nel pensiero!
Silenzio.
Irvan è fermo tra Marta e la sorella, il corpo rivolto verso la prima, ma la mente verso la sorella.
Mirta sente la sua energia trovare come un crepa nell'armatura: la mente di Irvan. È come se ci fosse un ponte ad unirli. E non può essere chiuso.
Mentre quasi inconsapevolmente Mirta proietta la sua energia direttamente nel fratello che rabbrividisce, sente un calore propagarsi dall'interno del suo corpo fino in ogni singola cellula e rigenerarla.
Mirta chiude gli occhi e si lascia avvolgere, qualunque cosa sia, e quando quella comincia a scemare tenta disperatamente di rimanervi aggrappata.
-scusa- la voce di Irvan cattura la sua attenzione quando di quel calore non resta che una tiepida scia opaca.
Come?
-Scusami per non averti dato retta! Non farmelo ripetere.-
No, è colpa mia, avrei dovuto rendermi conto prima che...
-Ora non esagerare.-
D'accordo, allora è colpa tua.
Irvan scuote debolmente la testa mentre le sia avvicina.
Ora che stai facendo?
-Se quella ti vede arrendere così facilmente si insospettirà.-
E allora cosa...
Prima che possa finire si ritrova nel fango.
-Ehi!- con uno strattone trascina il fratello a terra con lei.
-Vuoi la guerra??-
-Non vedevo l'ora che li dicessi.-
Irvan agita il pugno in aria, ma non per colpirla. La mano gli si accende dall'interno della carne di una luce fortissima.
Mirta è costretta a chiudere gli occhi e indietreggiare.
-A me il pranzo!- esulta Irvan prendendolo dalle mani di Marta che sta guardando la scena divertita e sospettosa allo stesso tempo.
-Non vale!- ribatte Mirta e si costringe ad avanzare.
La luce le si infrange contro e le scivola addosso per volare via alle sue spalle come se stesse andando contro un getto d'acqua piuttosto che contro la mano-lampadina del fratello.
Si guarda le braccia mentre la luce le si infrange contro velocissima crenado riflessi arcobaleno.
Ma non deve lasciarsi distrarre.
Irvan, intanto, sta cercando di aprire il sacchetto con una mano sola e l'aiuto dei denti.
Mirta sente che la luce sta consumando l'incantesimo che le impedisce di usare i poteri.
L'attrito con quella strana luce si fa sempre più forte.
Irvan non le presta attenzione finché non sente qualcosa di gelato stringersi intorno alla sua mano alzata.
Le unghie di Mirta sembrano infilarglisi direttamente nella carne, ma non sente dolore. Non per quello almeno.
È come stringere dei cubetti di ghiaccio. All'inizio è rinfrescante, ma poi il fresco diventa freddo e il freddo gelo. E il gelo brucia.
Per Mirta tenere le mani serrate sulla luce è anche peggio.
Sembra che milioni di agi roventi le trapassino le dita e i palmi fino ad uscire dall'altra parte. E più lei strige la presa più il caldo aumenta, quasi volesse sciogliere ogni singola cellula.
Nessuono dei due sembra far più caso alla pioggia gelida e battente e al vento incessante.
Il calore della luce che filtra dalle mani di Mirta fa evaporare le gocce che si avvicinano creando un alone opalescente tutto intorno.
O forse è solo un effetto di tutta quell'energia.
Irvan riesce ad aprire la mano e a rilasciarne di più.
Mirta non fa in tempo a serrare gli occhi e la luce le trafigge le pupille. Ma non cede. Sente il sangue scorrere nelle braccia, denso e scuro, accumularsi nelle mani, nelle punte delle dita e rispondere violentemente al calore.
Troppo violentemente.
L'onda d'urto fa cadere a terra entrambi.
Pioggia e vento si arrestano di colpo.
Marta, gli occhi spalancati in un misto di rabbia e terrore, si avvicina come una furia ed entrambi quasi urlano al suo tocco.
È come se la ragazza nera si fosse tramutata un faro di dolore e malumore.
-Adesso basta!- la sua voce potente rimbomba acuta e tagliente nelle loro teste.
È un ordine a cui non possono sottrarsi, quasi fosse concreto come il fango e la roccia sotto di loro.
Irvan, aggrappandosi ad un albero, si mette seduto e divora il panino in men che non si dica.
Mirta è così intorpidita e sfinita che rimane immobile, stesa a terra su una roccia, il fango a pochi centimetri dalla faccia.
Marta fa alzare Irvan mentre è ancora intento a svuotare la bottiglietta d'acqua.
Lo spinge via con un'occhiata di disprezzo.
-Non è ancora finita. Muoviti e torna alla palafitta prima che lo faccia lei.-
-Ma...-
-MUOVITI!- urla -Prima che mi venga in mente qualcos'altro. Ti basta seguire il fiume.-
Mirta sente i passi del fratello nel canale fangoso, mentre si allontana.
Prima ancora di avere il tempo di aprire gli occhi si sente sollevare e rimettere in piedi.
Si sorprende di avere ancora la forza di tenersi sulle gambe.
Sente l'energia di Marta irradiarsi potente dal punto il cui la sta ancora tenendo per un braccio.
La fatica sembra scivolare via, ma sa che è un'illusione: le sta solo facendo credere di essere ancora fresca.
-Sbrigati, torna alla palafitta, solo uno di voi due potrà dormirci stanotte.-
-COSA?-
-L'uomo-Ombra si assicurerà di persona che uno di voi rimanga fuori.-
Mirta si sente ribollire, ma non replica, sarebbe inutile.
Sfrutta l'illusione di Marta e si avvia con passo sostenuto seguendo il canale, cerca di evitare di finire di nuovo nell'acqua o di correre troppo veloce e rischiare di cadere a terra.
Non ricorda affatto la strada da cui sono venuti, ma è sicura che quasi tutto il tragitto sia rappresentato dal canale.
Non ha idea di quanto abbia camminato o di quanto manchi quando sente l'incantesimo di Marta scivolarle via e la stanchezza ricaderle addosso.
Si appoggia ad un tronco storto nel tentativo di riprendere fiato.
Il cuore le martella in petto e sembra volerle scoppiare.
Qualcosa a terra cattura la sua attenzione.
Si costringe ad avanzare fino a raggiungere l'oggetto fuori posto.
Lo raccoglie e per poco non inizia a gridare per la gioia.
La bottiglietta d'acqua è mezza piena.
Di sicuro Irvan deve averla lasciata lì apposta, perché difficilmente l'avrebbe persa accidentalmente.
Finisce l'acqua in poche, assetate sorsate.
Non ha mai trovato l'acqua così buona.
Il suo corpo la ringrazia con delicato borbottio dello stomaco che la fa sorridere e sospirare allo stesso tempo.
Non si può dire che abbia riacquistato le forze, ma è cento volte meglio di prima.
Riprende a camminare, seppur lentamente.
Anche se non lo vede, il sole sta calando e la luce, già filtrata fino all'inverosimile dall'intricatissimo fogliame, sta velocemente sfumando in un nero inquietante.
Per la prima volta si rende conto di quanto sia viva la foresta.
Vede solo terra, piante e rocce, ma si sente costantemente osservata, circondata.
Con l'infittirsi delle tenebre d'istinto accelera il passo.
I suoi sensi si acuiscono all'improvviso, in allerta.
È come se il buio la stesse rinvigorendo riuscendo dove incantesimi hanno fallito.
Suo malgrado non può fare a meno di notarlo e di ripensare alle parole di Marta.
Regola numero uno: al buio sei al sicuro e ti muovi meglio, quindi porta il buio con te.
Che fosse davvero qualcosa di così concreto?
Quando arriva alla palafitta è chiaro come il sole che Irvan l'ha preceduta.
Dall'interno viene una luce, seppure debole, che funge da faro e che si spegne appena Irvan, da dietro la finestra, la vede arrivare.
Fissa la bottiglia che Mirta stringe in mano e quando lei la solleva appena, quasi in segno di saluto, per dirgli che l'ha trovata e che ha capito lui sorride e annuisce.
L'uomo-Ombra, comparso praticamente dal nulla, le sbarra la strada quando fa per entrare.
-Che bastardo!- non può trattenersi dal commentare Mirta.
-A me non permette di uscire, quindi non sono messo poi tanto meglio.- ribatte Irvan da dentro.
-Sì, come no! Perché adesso si dorme sicuramente meglio qui fuori che lì dentro!- risponde Mirta piccata e la vena ironica è corrosa dalla stanchezza e dalla frustrazione.
Irvan sospira.
-Marta non mi aveva detto che solo uno di noi poteva entrare.-
-Perché, altrimenti che avresti fatto? Mi avresti ceduto il posto?- lo incalza Mirta, ma nella sua voce c'è stanchezza più che rabbia.
Appoggia la schiena alla parete esterna della palafitta e si lascia scivolare sul minuscolo pianerottolo davanti alla porta. Le gambe le penzolano giù e i piedi sono a poco più di un metro dall'acqua del canale, ora leggermente più limpida.
Irvan fa capolino dalla finestra sopra di lei e le porge un panno bagnato.
-L'ho insaponato, penso tu voglia darti una pulita.-
Mirta sorride riconoscente e prende il panno prima che l'uomo-Ombra decida che è il caso di sequestrarlo.
-Dove l'hai trovato il sapone?- chiede mentre si strofina la faccia e poi il collo e le braccia.
-Era sul piano, insieme all'insetticida.-
-Insetticida?-
-Per sicurezza l'ho spruzzato anche fuori. Ho praticamente dimezzato la bombiletta e credo che fosse piena.- Irvan sbadiglia e Mirta lo sente sistemarsi alla bell'e meglio nel letto più alto.
-Prometto che se anche domani arrivo primo faccio entrare te. E magari ti faccio anche prendere il pranzo.-
Sta' zitto.
-Preferisci che mi prenda di nuovo tutto io?-
No, ma non credo che Marta ci faccia passare una giornata identica a quella di oggi. Di sicuro si inventerà qualcosa di nuovo.
-Già. Vediamo di non cascare di nuovo nei suoi stupidi tranelli.-
Prometto che starò più attenta.
-Anche io.-
L'uomo-Ombra si siede, o meglio si accascia, più o meno nella stessa posizione di Mirta, ma ad un paio di metri da lei.
-Buona notte Mirta.-
-Cattiva notte Irvan.-
Il fatto che il fratello non risponda può significare solo che sta dormendo.
Purtroppo Mirta non riesce a fare altrettanto.
Per quanto sia stanca, le sue orecchie sussultano al minimo suono, anche a quello del vento; il suo naso si contorce subito dopo, quando una nuova fragranza lo stuzzica; la pelle e i muscoli si tendono ogni istante, pronti al pericolo; gli occhi si spalancano ogni volta che una presenza si fa più vicina.
I suoi occhi riescono ad abitursi al buio, ma non abbastanza da poter dire con certezza quali sagome siano piante e quali animali.
Alla fine rinuncia ad addormentarsi.
Si volta verso i vestiti ammucchiati che dovrebbero contenere l'Ombra. È inquietante non poterla definire neanche uomo-Ombra.
-Le Ombre dormono?-
I vestiti si gonfiano di colpo, come spaventati. I cappuccio si drizza leggermente.
Probabilmente no, non dormiva, semplicemente non si aspettava di essere interpellato.
Mirta si rende conto che deve essere la sua presenza a tenere lontani gli altri animali, o creature, come ha detto Marta.
Il cappuccio si inclina in uno strano modo e, persino al buio, Mirta può vedere quello che c'era sotto.
L'Ombra è densa e molto più scura di ciò che la circondava, persino i vestiti neri sembravano grigi in confronto. Vortica su se stessa come il vapore che si alza dai piatti molto caldi.
Mirta si sente improvvisamente scoperta. Quella creatura non ha occhi, eppure sembra scrutarla fin dentro le ossa.
-Chissà cosa vedi.- non pone direttamente la domanda, perché sa che, se anche l'Ombra può sentirla, di certo non ha la voce per parlare.
Ma la risposta viene, in qualche modo.
La sente formularsi nella sua testa, come un qualsiasi altro pensiero.
Le Ombre percepiscono il calore, come i serpenti, ed è come avere occhi in tutto il corpo.
Mirta fissa il vortice nero spaventata.
-Sei...- declutisce -sei stato tu?- una parte di lei si chiede se non debba parlare al femminile.
Certo che è stato lui, chi altri? Di certo Mirta non lo ha mai saputo.
Si chiede se anche questo pensiero è opera dell'Ombra o solo della sua mente.
In fondo la Cooper ha detto che sono esseri intelligenti, un modo per comunicare dovranno pur averlo.
-Hai un nome?- domanda dopo un po', non sapendo bene cosa pensare. -Che so, tipo Jack... o Todd... o che so io, magari uno tutto strano tipo...-
Oscar.
Mirta si blocca. -Ti... ti chiami Oscar?-
Il cappuccio si muove goffamente come se stessa annuendo, Mirta ci mette un po' a capirlo.
-o sto sognando o devo essere impazzita- mormora tra sé e sé.
Ma quello è tutt'altro che un sogno.
-Allora piacere, Oscar, io sono Mirta.- d'istinto tende la mano.
Quando se ne accorge rimane ferma, poi fa per ritirla.
Ma l'Ombra si muove di nuovo.
Sposta una manica verso il busto, verso la tasca. Ne estrae un guanto nero di pelle in cui infilarsi per avere la forma simile ad una mano.
Lentamente, quasi con timidezza, guanto e manica si sollevano verso Mirta.
Lei alza lo sguardo sul cappuccio. Purtroppo l'Ombra che c'è sotto non ha espressione e non tradisce nessuna emozione.
Mano e guanto sono a pochi centimetri l'uno dall'altra.
Mirta si muove per prima.
Strige appena il guanto che sembra un palloncino pieno l'aria o un sacchetto pieno d'acqua.
Fa leggermente su e giù con la propria mano e il guanto segue in modo scoordinato i suoi movimenti, forse perché non hai mai fatto una cosa del genere.
Mirta sorride rialzando lo sguardo.
L'Ombra sotto il cappuccio, invece, vortica all'improvviso come spaventata.
Mirta si sente attraversare da inquietudine, paura, attrazione, impotenza, agitazione, sforzo, debolezza, fame
Tutto insieme.
Così veloci e confusi da rendere impossibile credere che siano i suoi sentimenti.
Allarme. Deve stare attenta.
-Cosa?- nel momento in cui parla sente il guanto farsi freddo e qualcosa di appiccicoso strisciare sulla sua pelle.
Apre la mano per lasciarlo, ma non funziona.
Dita di nebbia scura hanno attraversato la pelle del guanto e si sono incollate alle sue dita e ora strisciano verso il palmo.
A quel punto sente il freddo penetrare nella carne.
-Che stai facendo? Oscar ti prego basta.-
Non ci riesco! questa volta non è un pensiero, ma una voce chiara nella sua testa.
-COSA?-
Mi stai attraendo! Ti prego smettila, non riesco a fermarmi! Stai... mi stai sentendo?? Coma fai a... Sto parlando!
Mirta non riesce a seguire il filo.
Il cuore le martella nel petto e la paura la assale e, mentre la vista comincia ad appannarsi, vede l'Ombra abbandonare i vestiti, come risucchiata dal palmo della sua mano.
Immagini che non comprende le attraversano la mente senza che possa fermarle.
Quella notte.
Quando lei e Irvan si sono incontrati nel giardino esterno della scuola. Le Ombre che li inseguivano.
Rivive quella notte, ma non come se la ricorda.
Ora vede tutto dal punto di vista di un'Ombra.
Ci mette un po' a riconoscere se stessa nella figura variopinta rannicchiata contro una parete fredda. Non vede i colori, ma il calore. Può distinguere il sangue che le cola dal naso, più caldo rispetto alla pelle.
Macchie nere la circondano: altre Ombre. Sono vicinissime alla figura rannicchiata, la circondano. Si uniscono tra di loro.
La visuale si fa all'improvviso più ampia e il cervello di Mirta fa fatica a gestire quella visuale di 360 gradi.
Non c'è nessun altro nel raggio di decine di metri.
Mirta è ancora nell'angolo che trema. Sembra aver chiuso gli occhi.
Lei sa che Irvan arriverà da un momento all'altro. È così. Deve arrivare. E allora dov'è? Dov'è mentre le Ombre arrivano compatte a pochi passi da lei?
Qualcosa da lontano attira la sua attenzione. Una specie di luccichio caldo appena visibile. Assottiglia lo sguardo per mettere a fuoco.
Poi, così rapida da essere quasi invisibile, la luce si fa sempre più grande e più vicina, le sfreccia accanto e in un attimo è accanto alla figura rannicchiata.
Fa appena in tempo a distinguere una figura umanoide che una luce bianca fortissima quasi la acceca.
È quasi un'esplosione, tutto intorno la temparatura si alza, distorcendo la visuale.
L'inquadratura cambia.
Ora si trova proprio sopra lo scudo che lei sa essere stato creato da Irvan e che, a quanto pare, è la fonte di calore che lei vede come una luce accecante.
Ci sta strisciando sopra, anche se non è affatto piacevole.
La temperatura aumenta ancora.
Poi un'esplosione.
Stavolta reale.
E dolorosa.
La schiena sbatte contro qualcosa di duro, una pietra. Il resto del corpo si ritrova nella terra ancora umida per la pioggia.
Nonostante il dolore Mirta si solleva.
Ci vede di nuovo in maniera normale e il freddo è scomparso.
Qualcuno è chino su di lei.
-Lucy!- la voce è un sussurro spezzato da una smorfia di dolore.
La fitta alla schiena è lacerante e la lascia senza fiato.
Quando Lucy le stringe il polso destro si rende conto di avere mano e avambraccio ricoperti di lividi.
I suoni le arrivano distorti e ovattati.
Lucy avvicina una mano alla parte laterale del suo viso e le sfiora l'orecchio destro. Quando ritira la mano è sporca di sangue.
Mirta non riesce a concentrarsi.
La schiena le fa troppo male e ricade distesa.
-Jared!- chiama Lucy e un ragazzo appare alle sue spalle. -È ferita e credo che abbia qualcosa di rotto.-
-Nulla di grave, ci penso io. Siamo arrivati appena in tempo.-
-Il fratello?-
-Dorme come un ghiro. Devono averlo sfinito. Forse è stata Vicky, solo il Fuoco può assorbire energia.-
-D'accordo, ma adesso sbrigati!-
-Sta' tranquilla, si sta occupando Astrid dell'Ombra.-
Il ragazzo si posiziona davanti a Mirta, così intontita dal dolore da non riuscire a capire nulla di cosa sta succedendo.
Jared le stringe le spalle con le mani.
Mirta sente energia e calore cercare di propagarsi nel suo corpo. Ma non è l'energia calda e rassicurante di Irvan, è rovente e invadente. Le fa solo più male.
La schiena è attraversata da innumerevoli fitte e sente l'orecchio destro pulsarle. A quello sinistro arrivano così tanti suoni che non si prende neanche il disturbo di prestarvi attenzione.
Quell'energia estranea la sta sfinendo invece che rigenerarla.
Il ragazzo la lascia andare.
-Che succede?- chiede Lucy allarmata e altre voci le fanno eco.
-Non lo so! Il suo corpo respinge la mia energia.-
-E che facciamo?-
-Portiamola da Noel.-
-Ma è in città!-
-Verremo come siamo venuti.-
-Sei sicuro Jared? Puoi portarci?-
-Dovrò fare dei turni, ma ce la farò.-
Quando si sente sollevare, Mirta per poco non urla. Prima che possa farlo, la dua mente sprofonda nel buio.
-Si riprenderà?-
-Certo, sta già meglio. Non era nulla di grave.-
-Se questo lo chiami nulla di grave...-
-Non sono riuscito a curarle neanche un graffio.-
-Forse non sei poi così in forma, ti vedo così pallido.-
-Sto bene.-
-Certo che sta bene! Tutti stanno bene dopo una bella zuffa con un'Ombra.-
-Parla per te, acquamarina.-
-Non. Chimarmi. Acquamarina!-
-Calmi ragazzi, la notte è giovane, non vorrete cominciare a litigare già a quest'ora.-
-La notte non fa per me.-
-Beh, ma per gran parte di noi sì. Maggioranza vince, quindi stai zitto.-
-Io invece sono d'accordo con Jared.-
-Grazie Grazia. Tu che ne pensi acquamarina?-
-Ti ho detto di non chiamarmi acquamarina! E lei non si chiama Grazia!-
-Come no?-
Voci su voci si accavallano, senza un ordine preciso.
-shh- fa una delle prime che ha sentito, particolarmente vicina.
Si direbbe una voce femminile, ma Mirta non lo darebbe per scontato. -si sta svegliando.-
Passi che si avvicinano.
La prima che riconosce aprendo gli occhi è Lucy.
È seduta accanto a lei e le sta tenendo la mano.
Dietro di Lucy c'è quello che deve essere Jared. È un ragazzo alto, ma anche visibilmente più grande. Ha gli occhi grigi e i capelli biondo grano che incorniciano il viso solare.
Ai piedi del divano, proprio di fronte a lei, si trova una donna, o una ragazza, dai contorni semistrasparenti e interamente fatta di luce.
Mirta si stropiccia gli occhi, ma l'immagine non cambia.
-Ah, perfetto!- esclama -Ora sono definitivamente impazzita.-
Una risata allegra, quasi simile a quella di un bambino, le risponde alla sua sinistra.
Volta la testa e rimane ancora più stupita.
Accanto a lei, appoggiati alla spalliera del divano, ci sono Grace, Astrid e Derek, quasi a voler rappresentare il suo peggior incubo o il suo miglior sogno.
-Ma che diavolo ci fate voi qui?-
-Ci hanno invitati a fare un giro.- risponde Grace sorridendo allegra.
-La sottoscritta ce l'hanno trascinata.- sottolinea Astrid. -Me ne stavo andando i giro per i fatti miei quando arrivano questi qua e mi dicono "ehi, che ne diresti di andare a vedere come sa la passa la rossa con cui ti sei scontrata nell'esagono? Sai, la sorella di quello che ti ha fatto finire in infermeria con una benda in testa." e io "col cavolo" ma loro "no, dai, sarà divertente". Di divertente c'è stato solo lo scontro con quell'Ombra che ti si era appiccicata. Era una vita che volevo far esplodere una di quelle...-
-Sì, sì, molto interessante, meglio non approfondire su come te le fossi procurata.- sottolinea Derek.
-Ma.. dove sono?-
-In città.- le risponde Lucy. -Jared non è riuscito a guarirti, così ti abbiamo portato qui da Noel.- e con lo sguardo indica la donna di luce.
-Cosa sei?-
-Una Luce.- risponde lei con voce cristallina.
Mirta si tira su a sedere.
-Una creatura quindi.-
La Luce storce il naso -Non ci piace essere chiamate così. Chiamami Noel, è il mio nome.-
-Ma non è un nome da maschio?-
Noel sorride e annuisce. -È sia da maschio che da femmina, ci scegliamo apposta nomi così.-
-Perché?-
-Perché noi non abbiamo una forma precisa, possima assumere tutte le sembianze che vogliamo, quella umana, ai giorni d'oggi, è solo quella più comoda. Per farti un esempio pratico, mia sorella Andrea è il padre di Jared. E parlo al femminile di lei solo perché la parola "luce" è femminile.-
Mirta si volta di scatto verso Jered.
-Cosa sei?-
-Un illuminatore. E mia sorella è un'illuminatrice.-
-Hai una sorella?-
-Sì, ma ha 5 anni.-
-E...-
-E per ora basta così, sarai affamata.- la interrompe Noel.
Affamata? In effetti dovrebbe esserlo.
Ma non è così.
Se pensa al cibo tutto quello che le viene in mente è la sua strana visione che ha avuto prima che i ragazzi arrivassero.
E quella basta a farle passare l'appetito.
Annuisce.
I 6 ragazzi seguono Noel attraverso una porta e sbucano dietro al bancone di una locanda.
L'ambiente è un po' tetro, forse perché è notte, ma pulito e accogliente.
Strana gente è seduta intorno a piccoli tavoli.
-Sempre meno clienti.- commenta Jared.
-Sempre meno abitanti.- lo corregge Noel, che poi è la zia. -Questo posto si sta svuotando.-
Mirta ricorda che anche Lucy l'aveva detto.
-Perché?- domanda sedendosi con gli altri intorno ad un tavolo.
-Quelli come noi preferiscono mimettizzarsi piuttosto che rimanere scoperti. Aspettatemi un attimo.- Noel si dirige verso un tavolo all'altro angolo del locale.
Per la prima volta Mirta si rende conto che lievita invece di camminare e non muove neanche le gambe perspostarsi. In più attraversa tutto ciò che incontra.
-Ha anche i suoi lati negativi.- dice Jared seguendo il suo sguardo. -Per esempio non possono afferrare nulla. Tutto ciò che riesceno a toccare sono le altre Luci e noi Illuminatori.-
-Che forza!- esclama Grace.
-Se lo dici tu, Grazia.-
-Finiscila di chiamarla Grazia!- scatta Astrid.
-Agli ordini Acquamarina.-
-Sme-tti-la! Odio i nomignoli.-
Jared alza gli occhi al cielo, palesemente divertito.
Un'altra Luce si avvicina alla velocità... della luce.
È solo una stellina luminosa, ma poi prende forma diventando un uomo luminescente.
-Ciao papà!-
-Ciao Jared. Prima che mi dimentichi, ti salutano tua madre tua sorella. Le ho viste oggi.-
Jared si rabbuia -Sai che è pericoloso andarle a trovare così spesso.-
L'uomo-Luce annuisce. -Sì, ma è ancora più pericoloso non seguire affatto tua sorella, è ancora piccola e senza il tuo controllo rischia di usare i suoi poteri nei momenti più inopportuni.-
-Che poteri?- chiede Mirta, ma né Jared né il padre, Andrea, gli rispondono.
Si volta verso gli altri.
Derek e Lucy stanno discutendo animatamente degli scontri; Grace si sta guandando intorno sorridente, ma visibilmente a disagio, è incredibile quanto sembri una bambina, e forse è davvero più piccola di loro; Astrid è l'unica che le sta prestando attenzione.
Sembra che nulla possa intimidirla.
Alla fine è proprio Astrid a risponderle.
-Le Luci, proprio al contrario delle Ombre, si "nutrono" della felicità delle persone, ma in maniera innoqua. Loro vedono le aure di ognuno di noi e sono letteralmente attratti dalle emozioni positive. Loro hanno solo il "potere" di mettere di buon umore chi hanno intorno. E più gli altri sono felici, più loro sono luminose e rendono felici. Come vedi non è un vero e proprio potere. Gli Illuminatori ce l'hanno.-
-E che possono fare?- insiste Mirta incrociando lo sguardo di Grace che, come lei, sta fissando Astrid come incantata.
-Beh, alcune capacità non sono poi così diverse da quelle che può insegnarti Dafne, come guarire ogni tipo di ferita e creare luci, ma possono anche assorbirle per poi rilascierle.-
-Come?- fa Grace spostando lo sguardo su Jared che ha appena smesso di parlare con il padre della sua famiglia.
Jared prende una piccola torcia dalla tasca dei pantaloni e la accende puntando sulla propria mano.
La luce ne è attirata, abbandona la torcia e viene assorbita dalla mano di Jared. Dopo un po' il ragazzo fa un gesto verso una lampadina fulminata sul soffitto e qualla si accende.
-Dura poco però,- spiega -quando la luce si esaurisce si spegne.-
-E la torcia?-
-Quella si riaccende da sola dopo un po', non l'ho scaricata. A proposito, posso anche ricaricare oggetti elettronici tipo telefonini, computer, TV e fare da antenna per il segnale. E posso manipolare le emozioni di chi mi sta vicino, letteralmente, ma l'effetto svanisce quando mi allontano.-
-Questa sì che è fortuna!- dichiara Mirta.
-Puoi dirlo, l'importante è non farlo in pubblico, rischiando di farti scoprire.-
-Scoprire da chi?-
È Andrea a parlare, con voce bassa e fioca quanto profonda.
–Dai Cacciatori.–
Lucy si irrigidisce all'improvviso e lei e Derek smettono di parlare.
–Sciocchezze!– dichiara Lucy.
–Verità.–
–Non esistono più. Sono stati banditi e sterminati, Marta stessa se ne è occupata, l'ho studiato l'anno scorso.–
L'uomo-Luce la guarda negli occhi senza però sollevare la testa, sembra che il suo corpo si stia istintivamente ritraendo, forse perché non ci sono più emozioni positive ad attrarlo.
–Vuoi forse negare quanto Marta sia superficiale, Lucy?–
–No! Ma sa essere concreta quando ce n'è bisogno.–
–I Cacciatori si sono estinti quanto i lupi mannari.–
–E i lupi mannari si stanno estinguendo! Non ci sono più giovani, solo anziani e gli altri sono sterili.–
–Ma ci sono.–
–Non per molto ancora.– insiste Lucy.
L'uomo-Luce la scruta a lungo, poi scuote la testa.
–Cos'è tutta questa negatività qui?– esclama Noel, comparsa in quel momento. –Lucy la tua aura è grigia! E anche la tua Jared, è verde scuro, non va bene. Meno male che c'è Grace, tu sei arancione.–
–E io?– chiede Mirta.
Noel la studia per un po', indecisa –Cambi in continuazione, vuol dire che sei confusa.–
Qualcuno, dall'altra parte della stanza, chiama Noel e lei si allontana lasciando un vassoio con delle bibite sul tavolo.
–Prendetele.– li sprona Jared –Rimettono al mondo. Non saziano, ma fanno passare sonno e stanchezza. Non chiedetemi com'è possibile.–
Mirta prende per prima un bicchiere a porta alle labbra la bevanda calda. È dolce, sembra di bere un misto di miele e cioccolata.
La stanchezza scivola via in un attimo.
Dopo un po' è Grace, con un mezzo sorriso timido, a fare la domanda che molti stanno aspettando.
–Che cosa sono i Cacciatori?–
–I Cacciatori– comincia Andrea in un sussurro –sono... cacciatori, appunto.–
–Wow... e cosa cacciano?– chiede Mirta, ormai catturata dalla discussione.
–Noi.–
–Voi Luci?–
–Tutte noi creature.–
–E perché mai?–
–Ci considerano mostri, abomini della natura. Sono dei pazzi che vogliono creare una specie di mondo perfetto in cui la specie umana domina tutte le altre, incondizionatamente. Si considerano superiori e invincibili. Nel secolo scorso ce n'erano tantissimi, e ancora di più nei secoli prima. Si spacciavano per cacciatori di streghe e simili e ci sterminavano a centinaia. È proprio per questo che, per la prima volta nella storia, gli Elementi si sono riuniti. Per combattere i Cacciatori che, oltre ad essere numerosissimi, erano anche ben organizzati. E subito dopo hanno fondato la vostra scuola, la Victoria Academy, per poter raccogliere il maggior numero di ragazzi e istruirli, insegnare loro a conoscere e rispettare ciò che li circonda, proprio il contrario di ciò a cui istigavano i Cacciatori. In questo modo vogliono evitare che si riscateni una guerra come quella del secolo scorso. Ma la situazione sta sfuggendo loro di mano. Marta è la più superficiale delle Custodi degli Elementi, e poi devi metterci che i Cacciatori non erano e non sono affatto degli stupidi. Una piccola parte di loro si è salvata e sono riusciti a radunare nuovi seguaci. Le poche creature che sono rimaste lottano per la sopravvivenza ogni giorno. Consapevoli che le Custodi le lasceranno morire piuttosto che ammettere di aver commesso un errore. Dafne non è poi così diversa da sua figlia.–
–Figlia?– ripete Mirta incredula.
–Marta. Bisogna ammettere che è una bella metafora: la Morte è figlia della Vita.–
Mirta è abbastanza sicura di avere un'aura arcobaleno in questo momento.
Grace pende dalle labbra dell'uomo-Luce che guarda affascinata, come una bambina a cui stanno raccontando la più bella delle favole.
–E all'epoca non c'erano persone come noi?– chiede Derek dopo averci pensato un po' –Allievi degli Elementi, o simili.–
A rispondere è un'altra voce, maschile e tetra, che viene dall'ombra del locale.
–All'epoca i pochissimi che le Custodi prendevano sotto la loro ala e istruivano erano quelli che la gente chiamava "streghe". Ma quelli che venivano catturati con quest'accusa erano ben lontani dal sapere cosa stesse succedendo intorno a loro.–
La luce illumina in modo suggestivo il volto pallidissimo di un uomo senza età. La pelle bianca tesa e liscia, senza rughe, ma con guance e occhi un po' infossati; i capelli neri rasati quasi a zero che lasciano intravedere il bianco della cute sotto; le orecchie leggermente a punta, non tanto da dare nell'occhio, ma abbastanza da incuriosire se notate; labbra sottilissime e pallide che scoprono denti bianchi affilatissimi.
–Lisandro,– saluta Andrea lo strano individuo –cupo pozzo di storia come al solito. Era da un po' che non ti si vedeva da queste parti.–
L'uomo, o meglio la creatura, sorride serio e si avvicina con movimenti rigidi e estremamente composti. Porta una divisa da militare dall'aria vecchissima.
–Ho dovuto allontanarmi, non mi è permesso cacciare in città e poi le prede migliori si trovano lontano da qui.–
Prende una sedia e si sistema tra Andrea e Astrid mentre Mirta e Grace si guardano senza capire. Lucy e Derek sembrano molto più a loro agio di quanto non siano in realtà.
–Cosa sei?– chiede Grace come fosse una specie di saluto.
–Cosa ti ricordo?– chiede a sua volta lo strano individuo distorcendo le labbra in una specie di rozzo sorriso.
–Un vampiro.– annuncia Astrid con aria seccata.
Lisandro annuisce e Grace sobbalza sulla sedia spostandosi per quanto possibile verso Mirta che le fa spazio.
–Tranquille non mordo. Ho già cacciato e poi voi non mi interessate, siete vivi.–
Mirta lo guarda da sopra il suo bicchiere ancora mezzo pieno alzando un sopracciglio.
–Io mangio i morti.–
Grace si fa più lontana con la sedia, ormai sta quasi in braccio a Mirta che di certo non è più tranquilla.
Vedere un uomo come quello vestito da militare e rigido e composto sulla sedia mette parecchio in soggezione.
–Cosa?!– fa intanto Astrid drizzandosi sulla sedia –E che razza di vampiro saresti?–
–Uno come tutti gli altri. Siete voi umani che avete frainteso molte cose, e di certo noi non ci scomoderemo a farvi cambiare idea.–
–E allora illuminaci.– lo incalza Astrid.
–Ti squagli al sole o brilli?– chiede Grace.
Lisandro sospira e guarda tutti con doverosa pazienza.
–Nessuna delle due. La mia pelle non produce melanina e con una prolungata esposizione alla luce del sole si incenerisce. Se ci rimanessi per tante ore di seguito allora potrei anche morire.–
–Di giorni dormi in una bara o non dormi affatto?– continua la ragazza del Fuoco.
–Dormo di giorno, questo sì, ma solo per poter essere sveglio di notte. La bara non ce l'ho neanche.–
–Sei super forte e tutto il resto?–
–I miei sensi sono estremamente precisi. Vista, fiuto e udito, in particolare, sono davvero infallibili. Ho le ossa e tutto il corpo davvero molto resistenti e in genere non sento il dolore. Sono anche velocissimo, anche se non quanto una Luce, ma non si può dire che io sia molto più forte di un uomo nella media. Diciamo che io ci tengo a tenermi in forma.–
–Ora domanda cruciale: di cosa ti nutri? Sangue?–
–Per un vampiro nutrirsi solo di sangue sarebbe come, per un umano, andare avanti solo con vino e acqua. In quanto a nutrimento qualcuno ci considera dei decompositori perché mangiamo cadaveri.–
–Che schifo.– si lamenta Lucy e Mirta fa una smorfia.
Non riesce ad immaginarsi quell'uomo, ora così composto e controllato, proprio come un militare, mentre... scuote la testa di fronte all'orribile immagine mentale che si è creata.
–Quindi, visto che non siamo così forti, capirete bene che ci conviene prima uccidere le nostre prede e poi nutrirci.–
–Ma potete cacciare anche gli animali?– continua Grace, nonostante tutto. Bisogna ammettere che ha più fegato di quanto sembri.
–Sì. È questione di gusti. O di principio.–
–Ma come, il sangue umano non ti stuzzica?–
–Ne sento l'odore come sento quello di qualsiasi altra cosa. Mi stuzzica se ho sete, ma è meno allettante nei corpi vivi.–
Derek si alza schifato e Jared lo segue.
–Poi bisogna dire che cambia da persona a persona e, specialmente in certi periodi, le donne sono sicuramente più allettanti.–
Mirta e Grace arrossiscono violentemente quando capiscono a cosa si sta riferendo e ringraziano mentalmente che non abbia parlato in termini più espliciti.
–Leggi nel pensiero o altre cose strane?– questa volta è stata Mirta, con un fil di voce, a fare la domanda.
–No, nessun potere. E non leggo nel pensiero, semplicemente abbiamo una certa dote nell'interpretare le espressioni umane. Il che è molto utile.–
–Ok, Lisandro, credo che per oggi tu abbia spaventato abbastanza la clientela.–
–No, no, aspetta.– lo trattiene invece Astrid. –Sei davvero immortale?–
–Se mi lasci cacciare quando ho sete sì. Certo se mi bruci o mi stacchi la testa muoio, mi sembra ovvio. Credo di poter sopravvivere ad un paio di pallottole, però.–
–Hai i peli sul palmo della mano?– riprende Grace.
Mirta sta per scoppiare al ridere, ma il vampiro rimane serio e mostra la sua mano.
In effetti una certa peluria c'è: chiarissima e corta.
–Ce l'ho anche sotto i piedi, servono per arrampicarsi e rimanere attaccati alle superfici lisce.–
–Non sei un po' facile da individuare?– domanda a quel punto Mirta posando il bicchiere ormai vuoto. –Per i Cacciatori, per esempio.–
–Noi siamo l'unica specie che si trova relativamente bene in questo periodo.–
–Perché?–
–Principalmente per la nostra "riproduzione". Noi siamo sterili. Siamo umani più o meno morti, quindi anche se ci ammazzi tutti non potrai impedire che ne "nascano" altri.–
–Quindi è vero che siete umani morti! E magari senz'anima!–
Lisandro annuisce.
–Nei tempi antichi quelli come noi erano davvero pochissimi, quelli su tutto il pianeta si contavano con una mano. Questo perché una volta la gente moriva e basta. Oggi no. Tutte le volte che sentite di gente morta e poi rianimata quelli sono vampiri: persone morte di cui è stato risvegliato solo il corpo. Ci vogliono mesi perché la trasformazione si completi, ma è inevitabile. Siamo senz'anima, sì, proprio perché quella è morta mentre il nostro corpo ha continuato a vivere.–
–Quindi oggi ce ne sono di più perché è più frequente che una persona venga rianimata.–
Il vampiro annuisce. –Infatti solo in questi ultimi anni si stanno sentendo tutti questi omicidi insensati che fanno sembrare che il mondo sia impazzito.–
–Ultima domanda:– annuncia Grace arzilla –ti crescono unghie e capelli?–
–No, ma occhi e capelli cambiano colore a seconda di cosa mangio. E se sono scoloriti vuol dire che ho sete.–
–Perfetto.– li interrompe di nuovo Andrea. –Ora temo che Mirta debba tornare nella foresta, tra solo un'ora sorgerà il sole e non vorrei che Marta si accorgesse della tua assenza.–
Mirta sospira.
–Avete ragione.–
–Deve proprio tornare? Quel posto è orribile.– protesta Lucy, ma un'occhiata luminosa di Andrea basta a zittirla.
Sarebbe peggio se non la trovasse lì.
–Non vi ringrazierò mai abbastanza.– afferma Mirta alzandosi.
–È stato un piacere invece.– dichiara il vampiro militare alzandosi e facendole il baciamano. –Ah, Mirta?– fa girandosi di nuovo, all'improvviso.
–Sì?–
–I Cacciatori potranno anche essere stati sconfitti, come dice qualcuno, ma hanno segnato profondamente le Custodi, ora vivono nel terrore che qualcuno possa di nuovo mettersi contro di loro e rivelarsi tanto potente. È per questo che sono così ossessionate dalle loro regole.–
–Tanto da punire in questo modo chi semplicemente non vuole far del male al proprio fratello?–
Lisandro si limita a fissarla intensamente e ad annuire dopo un po'.
–La paura spinge le persone a fare cose pazze, Mirta, e tutti quelli che detengono il potere vivono nella paura costante di perderlo, anche quando sono nel giusto.–
–Questo vuol dire che chiunque abbia potere, anche se all'inizio è buono, per colpa della paura prima o poi diventerà cattivo?–
Lisandro rimane di nuovo in silenzio, questa volta non fa nessun gesto.
L'uomo-Luce fa per darle una pacca sulla spalla, ma la attraversa e lascia perdere.
È Jared a riaccompagnarla, ma in un modo decisamente singolare.
La ferma poco prima che escano dal locale.
–Se ci andiamo a piedi ci metteremo una vita.–
–Be', se hai un'idea migliore...–
–In effetti una ce l'avrei.–
–Davvero?–
Il ragazzo biondo annuisce.
–Possiamo viaggiare alla velocità della luce.–
–Sul serio?–
–Certo! Le Luci non possono portare passeggeri, ma noi illuminatori sì. È così che sei arrivata qui. Abbiamo dovuto fare i turni perché posso portare solo un passeggero alla volta.–
Mirta studia il ragazzo.
Non sembra che la stia prendendo in giro, quindi annuisce.
Jared chiude gli occhi e si concentra.
Velocemente comincia a scolorirsi.
La pelle si fa lattea, i capelli sfumano rapidi dal biondo platino al bianco, i tratti del volto si stendono. Comincia anche a brillare, ma non quanto una Luce.
È davvero bellissimo.
–Questa è la tua vera forma?–
Jared apre gli occhi, ora completamente bianchi, senza distinzione tra iride e pupilla.
Annuisce.
–Prima che me lo scordi, potresti sentire caldo e ti consiglio vivamente di chiudere gli occhi.–
–..ok..–
Jared allunga le braccia bianche e gliene passa una dietro le spalle e l'altra sotto le ginocchia e la solleva da terra.
Poi anche lui comincia a levitare.
Il bianco della sua pelle comincia a farsi trasparente, le mani affusolate e le dita senza unghie quasi scompaiono, la luce bianca proviene dall'interno del suo corpo, da una zona sempre più circoscritta.
Jared aveva ragione: tra le sue braccia fa piuttosto caldo.
La sua presa non sembra molto salda, ma è come se i loro corpi fossero due calamite che si attraggono e Mirta sente di non dover temere di cadere.
–Chiudi gli occhi.–
L'ultima cosa che vede è la luce di Jared avere una specie di spasmo o di singhiozzo.
Subito dopo sente il calore aumentare e poi un vento improvviso sfilarle accanto ad altissima velocità.
Rumori confusi e rapidi si susseguono senza sosta e quando frenano all'improvviso si sente catapultata violentemente in avanti mentre lo stomaco le si contorce.
Jared la lascia andare appena in tempo per non essere nella traiettoria del suo conato.
–Succede quasi a tutti la prima volta, è normale, a volte anche la seconda. È un po' come il mal d'auto in realtà.–
Mirta si rimette dritta e si guarda intorno.
–La palafitta è dietro quell'insenatura. Non mi sono avvicinato troppo per non rischiare di svegliare tua fratello.–
–Irvan! Scommetto che ha dormito tutto il tempo!–
–E ne ha tutto il diritto! Mi chiedo come mai tu non stessi dormendo.–
Solo in quel momento si chiede che fine ha fatto Oscar.
–L'Ombra è... morta?–
Jared rise. –Ci vuole ben altro per ucciderne una! Astrid l'ha solo stordita. Non dovresti avere effetti collaterali.–
Mirta sobbalza. –Del tipo?– pensa alla sua strana visione.
–Be', di sicuro tu hai solo sentito un gran freddo, ma quell'Ombra stava cercando nei tuoi ricordi per trovarne uno di paura di cui nutrirsi. Potresti avere un minuscolo buco di memoria, ma non dovresti, ha avuto troppo poco tempo.–
Mirta annuisce ancora confusa.
–Il sole sta per sorgere.– nota e lo sguardo del ragazzo glielo conferma.
Solo ora si rende davvero conto di quanto gratificante sia stato passare la notte con quei ragazzi, è troppo presto per chiamarli amici, per quanto breve sia stato.
–Immagino che un grazie sia d'obbligo.–
–Allora lo è anche un "prego".– replica Jared e, forse per via delle sue sembianze di illuminatore, il suo sorriso è abbagliante.
La luce che emana il suo corpo trapela da sotto i vestiti creando uno strano effetto.
–Come mi avete trovata?– chiede Mirta non sapendo bene cosa dire.
–Derek. Lui è stato qui l'anno scorso, non so perché.–
–Tu di che classe sei?–
–4° A, Vita ovviamente.–
Mirta fissa l'orizzonte che si sta schiarendo.
–Cosa c'è?–
–È che... fino a due mesi fa non sapevo assolutamente niente di tutto questo e ora... sono un'allieva della Morte, creo illusioni, vedo Ombre e Occultatrici, combatto con altri ragazzi, finisco in questo posto con mio fratello, mi faccio assalire da un uomo-Ombra, salvare da altri ragazzi che se ne sono usciti di nascosto dalla scuola, guarire da una Luce, sorseggiare una bevanda energetica con un vampiro ed essere riportata qui da un illuminatore alla velocità della luce! Ogni volta mi chiedo cos'altro può succedere, eppure ogni volta qualcosa succede.–
–Mentre altri conoscono tutto questo dalla nascita.–
Mentre parlano, Mirta e Jared, uno accanto all'altra, si sono incamminati verso la palafitta.
–Già– mormora Mirta. –Non so se invidiarti o no.–
–No. Di sicuro. Sono io che invidio te per gli anni di normalità che hai vissuto.–
Mirta si ferma e alza lo sguardo sul ragazzo che sta lentamente riprendendo il suo aspetto umano.
–Sembra assurdo.– commenta.
–Lo è.– conferma il ragazzo avvicinandosi di un passo.
La supera in altezza di tutta la testa.
Per un po' si guardano negli occhi.
–Marta sarà qui a momenti, sarà meglio che vada.–
–..sì..–
Jared riprende le sue sembianze di illuminatore.
Fa per andarsene, ma all'ultimo si volta di nuovo.
–Fai attenzione.– l'attimo dopo è una sfera di luce che sfreccia via.
Mirta rimane qualche istante a fissare il punto in cui è scomparso.
A distrarla è una specie di pizzico, quasi un ago nella pelle.
Gira la testa e rimane pietrificata.
Sul suo braccio c'è una specie di ragno con le ali e un pungiglione parecchio affilato.
Mirta sussulta e d'istinto avvicina la mano, ma si ferma un attimo prima di schiacciarlo.
Dal suo palmo si propaga un'energia nera.
L'insetto cade a terra tramortito.
Il braccio, però, le brucia un po'.
Mentre si avvia a passo svelto verso la palafitta comincia a grattarsi e nella sua mente si formulano nuovi pensieri.
Dove diavolo è stata tutta la notte? Chi erano quei ragazzi? E che ci facevano qui?
Si ferma.
Come sarebbe a dire dove è stata? Alla locanda con Lucy e Jared e...
–Oscar!– chiama ad alta voce e l'uomo-Ombra spunta in fondo al sentiero fangoso mentre la luce avanza e le ombre "normali" arretrano.
Gli ha fatto prendere un colpo!
Mentre va verso di lui estrae qualcosa dal braccio: il pungiglione dell'insetto.
Dal piccolo buco comincia a fuoriuscire del pus.
Gli dispiace molto per quello che è successo, ma...
Mirta si accascia a terra in preda ad un violento giramento di testa. Forse le si sta anche abbassando la pressione.
Brividi cominciano ad attraversarla.
Si sente risucchiata.
Intravede Oscar avvicinarsi, ma qualcuno lo precede.
Attraverso la nebbia che le offusca i sensi sente un tocco caldo e una voce maschile gridare il suo nome.
–..Ir..an..– ansima.
–Mirta! Che diavolo hai fatto?! Sei... Ahi! Cosa diavolo è quel...–
–Che sta succedendo qui?– la voce dura e allo stesso tempo inquieta di Marta è l'ultima cosa che sente.
Il torpore va avanti per diversi minuti, o forse sono ore, forse giorni, o settimane, anni addirittura.
Ogni tanto sente i suoi occhi aprirsi e spezzoni di discorsi sconnessi si fanno largo nella sua testa: Irvan che chiama il suo nome, poi che protesta per poter rimanere, la voce della signorina Chase, poi quella di Marta, di Dafne.
Queste due sono le ultime.
–La febbre si alzata di nuovo.–
–Passerà.–
–Hai idea di quanto si sia propagata l'infezione? Non dico che rischiano la vita, questo no, ma potrebbe durare..–
–Non mi importa! Guarirà. Presto o tardi.–
–Lasciami guarirla.–
–Scordatelo!–
–Non essere stolta.–
–Tu fallo e io li uccido davvero.–
–Non sai quello che dici.–
–Non avrebbe dovuto trovarsi là. E quella stupida Ombra avrebbe dovuto seguirla! È quello che si meritano!–
–Perché dici questo? Cosa ti hanno fatto lei e il fratello?–
–Adesso non difenderlo!–
–Non ha fatto niente, perché gli fai patire una cosa del genere?–
–Io non gli ho fatto proprio niente! Se si è infettato anche lui vuol dire che qualcosa l'ha combinata, proprio come la sorella.–
L'emicrania si fa più forte. La sta ritrascinando nell'incoscienza.
–Lasciami guarirli.–
–NO! Spero che muoiano!–
–Perché?–
–Perché sono loro.–
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