Prologo
Francesca's POV
"Buon compleanno!" Dicono i miei appena entro in cucina. "Grazie!" Esclamo mentre loro iniziano ad abbracciarmi. "Sei un'Incovaia maggiorenne." Constata allora mio papà. È un bell'uomo, mio papà, e gli piace ciò che fa: non l'ho mai visto infelice. "Francesca, festeggi con noi, vero?" Chiede mia sorella con trepidazione. Ha 16 anni e non vede l'ora di crescere. È minuta, un piccolo corpicino, invece io ho un bel corpo, dicono sempre tutti. "No, mi aspettano gli amici!" Dico molto contenta. "Ma tesoro..." Cerca di protestare mia mamma. Lei è quella a cui somiglio di più: gli occhi color nocciola, il naso a patatina e la bocca carnosa sono identici ai miei; ma i capelli sono diversi: io li porto lunghi e sono castani, un po' biondi alle punte, mentre lei li ha rossi di natura. "Ascolta: io sono tuo padre ed esigo un po' di rispetto, sennò niente regalo!" Io lo guardai infuriata. "Mi stai dicendo che se non festeggio con voi, non avrò il mio regalo?" Dico urlando. "Dico solo che negli ultimi tempi stai sempre con i tuoi amici e mai con noi... E poi litighiamo spesso, ma non mi piace..." Dice abbracciandomi. "Neanche a me piace, papà, ma lasciami andare a divertirmi senza di voi..." Arriva allora una chiamata. "Vado io!" Guardo il telefono: sconosciuto. Rispondo comunque. "Pronto?"
"Sto cercando una certa Benedetta Incovaia." Dice una voce maschile dall'altra parte del telefono. "È mia madre... Ma lei chi è?" Chiedo incuriosita. Sento allora un sussurro. "Allora tu sei Francesca Incovaia?" Chiede l'uomo. "Sì, sono io, ma lei chi è?" Quella voce non mi piace per niente.
Violet's POV
È una normale giornata d'estate ed il clima californiano è ottimo. Il sole si trova nel cielo azzurro e splende. Ho sempre amato luglio per le sue bellissime giornate... Non esco molto spesso, ma oggi ne ho proprio voglia. Una volta indossato il vestito più comodo e fresco presente nel mio armadio, esco. Che mai lo avessi fatto! Ricordo bene il motivo per cui resto sempre in casa, ma non voglio sottomettermi a "loro"! Ma ogni volta che ci provo, fallisco miseramente. Ed avrei fallito di nuovo.
"Violet! Violet, che ci fai qui? Con quale coraggio sei uscita dalla gabbia in cui mostri talmente brutti come te dovrebbero restare?" Grida Isabelle dall'altra parte della piazza. Io cerco allora di far finta di nulla, ma non ci riesco, quelle parole mi distruggono dentro, anche se dette da una gallina che, a parer mio, sembra solamente una vecchia gallinaccia presa a pugni negli occhi. Dal primo anno della High School mi tormenta criticandomi per il mio aspetto, per il mio essere riservata... Per tutto, insomma! Ma finalmente ho finito anche l'ultimo anno! La tortura è finita! Non ho mai avuto il coraggio di dire quello che mi ha detto e fatto a nessuno, per paura che le sue risposte fossero state ancora peggiori rispetto a prima. Non aveva passato gli esami! Doveva ripetere il quinto anno! Non era riuscita a copiare dai miei fogli all'esame! Non ha un minimo d'intelligenza: solamente una gallina vuota, insomma.
'Io sono un mostro? E tu cosa sei allora? Non hai nemmeno avuto quel pizzico di intelligenza per passare gli esami!' Voglio urlarle tutto questo, ma non ne ho il coraggio. Ovvio, quando mai ho avuto coraggio nella mia vita? Ad ogni modo decido di ritornare a casa, quasi in lacrime, senza dir nulla. Salgo nella mia camera e comincio a scrivere nel mio diario, il mio unico vero migliore amico.
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