Capitolo 4

Francesca's POV
Nella macchina di Daniele si stava benissimo, avevo una sicurezza in me stessa mai avuta, anche se la discussione con Violet mi aveva un po' scossa.
"State facendo amicizia?" Sussurrò Daniele riportandomi alla realtà.
"Tu e Violet" Continuò capendo che non avevo afferrato.
"No. È insopportabile, non potrei mai essere amica sua." Ribattei io.
"Invece dovresti, ho saputo che non ha tanti amici e sta sempre a casa da sola." Cercò di convincermi, ma senza successo.
"Perché?" Chiesi in maniera sospettosa.
"Non lo so... neanche i suoi genitori lo sanno." Constatò.
"Mi sembra ovvio: tortura le persone, per questo nessuno vuole essere suo amico!" Dissi spostandomi una ciocca di capelli.
Sorrise, non so cosa ci trovasse di tanto buffo, fatto sta che dopo due secondi scoppiai a ridere anch'io.
"Non parliamo di lei, parlami di te. Chi è Francesca Incorvaia?" Daniele mi fissò negli occhi e io non sapevo cosa pronunciare.
Ci riflettei e affermai: "Francesca Incorvaia è una persona molto forte e sicura di sé, non si ferma mai davanti a niente e soprattutto non accetta un no come risposta!" Lui sorrise: è evidente che non si aspettava questa risposta. "Invece chi è Daniele Argento?" Non sapevo quasi niente di lui.
"Daniele Argento è una persona che ha fatto tanti errori ma tra tutti quelli che ha fatto una cosa buona è nata, e questa volta non se la lascerà scappare!" Mentre parlava mi guardava dritta negli occhi e io non sapevo che cosa pensare. Tutto quello che facevo con lui mi veniva naturale... Dopo andammo in pizzeria e successivamente al concerto.
Le risate, i sussurri, le carezze e gli sguardi non li dimenticherò mai. Mi sono sentita così bene, così felice, avevo pure dimenticato la nostra abissale differenza di età.
A fine serata scoprii che suonava il pianoforte ed era un regista. Io adoravo tutte le persone che erano nell'ambito degli artisti. Era divertente, solare. Mi disse che uno di quei giorni mi avrebbe fatto vedere il set in cui lavorava e avrebbe suonato il pianoforte per me.
Tornai a casa di sera tardi, tutti dormivano, ma quando passai per andare nella mia stanza, sentii Violet piangere nella sua. Per un attimo pensai di andare a vedere cosa stesse succedendo, ma sapevo già che saremmo finite a litigare. Entrai nella mia stanza e mi addormentai pensando: "Perché Daniele è entrato nella mia vita?" Non seppi darmi una risposta, però sapevo che per me non era solo un amico.

Violet's POV
Era quasi notte, ormai, quando mi arrivò un messaggio. Era Alexander, un mio ex compagno di classe.
<Vuoi uscire con me?> Una volta aver letto il messaggio, il cuore mi si fermò un attimo. Non sapevo cosa rispondere. Però pensai che lui non era il solito ragazzo, lui non mi aveva mai presa in giro.
<Ehm... Va bene!> Risposi un po' titubante.
<Ci vediamo alle dieci al parco?>
<È un po' tardi... Se posso, ti avviso tra un po'> Sapevo che i miei non mi avrebbero mai permesso di andare. Avevo diciotto anni, è vero, però erano ancora così iperprotettivi con me.
<Aspetto la tua risposta :)> Lessi di fretta.
"Mamma, papà, posso uscire? Alexander mi ha chiesto se volessi uscire con lui..."
"Chi è questo tipo?" Chiese mio padre frustrato.
"Papà, ti sembro il tipo di uscire con quelli in cattive acque?" Risposi altrettanto frustrata.
"Ritorna massimo a mezzanotte e se scopro che hai combinato casini, ti finisce male." Deglutii. Sapevo che non avrei mai combinato nulla di male, però quella minaccia mi aveva sempre messo timore.
"Sì, ci sono! A più tardi..." Confermai che ci sarei stata e mi preparai subito.
<Sono pronta>
<Arriverò tra un paio di minuti!> Una volta arrivata al parco, mi sedetti su una delle panchine. Il laghetto di fronte a me rifletteva la luna in tutto il suo splendore. La lieve e gradevole brezza estiva, faceva muovere le acque. Era tutto così silenzioso. La quiete notturna era inquietante, anche se molto rilassante. Continuavo a fissare quel punto imprecisato del lago, quando sussultai.
"Violet!" Mi salutò Alexander. I suoi capelli castani, erano così carini al chiaro di luna.
"Ciao, Alex!" Ci abbracciammo, com'eravamo soliti fare, e ci incamminammo verso un luogo imprecisato.
"Dove andiamo?" Chiesi io, incerta.
"Guarda, lì c'è un ponticello di legno. È rilassante passare un po' di tempo lì a guardare il lago pensando." Ci mettemmo lì su. Lui non aveva ancora fatto nulla che potesse farmi dubitare del fatto che mi volesse. Eppure dentro di me, sapevo che forse qualcosa per me lui la provava. Oppure ero io a provare qualcosa per lui... Fu allora che mi porse la mano ed io "risposi" affermativamente. Eravamo mano nella mano. Lui si girò verso di me. Allora ci guardammo negli occhi. I suoi occhi marroni riflettevano la luce che a sua volta veniva riflessa nel lago, facendo in modo che i suoi occhi sembrassero brillare. Ci guardammo intensamente ancora un po' e ci avvicinammo sempre di più fino a che i nostri respiri si confusero. Eravamo ormai vicinissimi. Notai il suo battito aumentare ed anche il mio aumentò. Si avvicinò lui mentre io chiudevo gli occhi. E fu allora che mi baciò.
"Ecco fatto!" Esclamò quella voce che per troppi anni mi aveva fatta stare male. Era Isabelle.
"Questa finirà direttamente alla tua ragazza, Alex!" Mi sentii raggelare il sangue nelle vene.
"Ma... Io... non ho u-"
"Shhh! Ora ci pensiamo noi!" Esclamò Olga. Io cominciai a non capire nulla all'improvviso.
"Alexander! Come hai potuto? Come hai potuto illudermi che provassi qualcosa di sincero per me?"
"Non sono sta-" Gli poggiai un dito sulle labbra.
"Ormai non importa. A mai più, Alexander." Dissi fredda e distaccata. Cominciai a correre il più veloce possibile, come se correndo lontano, sfuggissi dai miei problemi, dalle mie incertezze, dalla mia vita.
"Come ho potuto credere per un solo attimo che mi volesse? Come ho potuto? Lui è come tutti gli altri... Esattamente come tutti gli altri..." Sussurrai tra me e me. Cercai di non piangere dato che avrei dovuto salutare i miei.
"Ciao mamma, ciao papà." Salutai con tono gelido.
"Come mai così presto? Sono ancora le undici e mezza." Scherzò mio padre.
"Stava cominciando ad esserci un'arietta fredda, fuori." Corsi in bagno. Cercai di asciugare le lacrime che in silenzio cominciarono a rigare copiosamente il mio volto. Mi faceva male il petto. Ricevetti un messaggio. Era lui.
<Violet, ti giuro che non ho una ragazza e non sono stato io a dire ad Isabelle e le altre che saremmo usciti. Te lo giuro...>
<Allora come hanno fatto a scoprirlo?>
<Non lo so, ma ti prego credimi.>
<Mi spiace, Alex... ma non ci riesco...> Un'altra lacrima cadde sullo schermo, rendendolo illeggibile e rendendo il touch inutilizzabile. Cercai di fare più silenzio possibile, ma alcuni singhiozzi non riuscivo proprio a trattenerli. Non riuscivo più a tenere il telefono in mano. Ero senza forze. Non potevo più fare nulla. Avrei voluto solamente mollare tutto una volta per tutte. Sarei finita nei guai per quello, lo sapevo. Stetti lì dentro per ore. Alexander mi scrisse tantissimi messaggi, ma non avevo il coraggio di vedere quali terribili scuse stesse cercando d'inventarsi per un gesto così talmente brutto. Era ormai notte più che inoltrata. Il mio volto era rosso, gli occhi rossi e gonfi. Stavo ancora piangendo, dopo tutte quelle ore. Sentii allora la porta aprirsi. Subito mi sciacquai la faccia, cercai di non far capire che avessi pianto. Ma non ci riuscii. Pensavo solo a lui, Alex. Una volta asciugato il mio viso, cominciai a piangere di nuovo. Corsi in camera mia. Sprofondai la mia testa sul cuscino e caddi a peso morto sul letto. Fu allora che sentii Francesca avvicinarsi alla porta. Ero fritta. Per fortuna si fermò un secondo, ma ritornò indietro in camera sua.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top