32 - Mamma Mia! Here We Go Again.

R U B Y' S
P O V
ꨄ︎

«No, aspetta, questo è suo e questo qui invece è tuo. Forza sbrigatevi!». Scambio le grucce e le porgo alle due ragazze, che corrono subito a cambiarsi.

Lo spettacolo è cominciato da circa dieci minuti, io sono dietro le quinte a dirigere i cambi d'abito mentre sul palco è già partita la terza canzone, Honey, Honey. Fisso sorridente Summer, che canta e recita nel ruolo di Sophie.

La palestra è stata sistemata in modo da ospitare un palco con tanto di quinte e una serie di sedie per gli spettatori. Sulle file è calata la luce, in modo da essere concentrati solo sul palco.

Will, seduto alla sua postazione di tecnico, è alla mia sinistra e gioca con le dita della mia mano. «Sta andando bene» commenta osservando la scena, come me, da questa strana prospettiva laterale.

Honey honey, let me feel it, a-ha, honey honey
Honey honey, don't conceal it, a-ha, honey honey

È meravigliosa in quel vestito a fiori. Va da una parte all'altra del palco con disinvoltura, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Quante ne ha passate nell'ultimo periodo, e a guardarla in quel momento mi sorride anche il cuore.
Nel momento in cui la canzone termina, Summer e altre due ragazze - nei ruoli delle migliori amiche della protagonista - cominciano a recitare.
La scena si conclude, così Will spegne le luci sul palco per far cambiare la sceneggiatura e le ragazze corrono via dal palco lasciando posto agli altri attori.

«Come sto andando?» chiede Summy venendomi in contro, ha il microfono fissato all'altezza della bocca.

Tiro in su i due pollici. «Alla grande» la rassicuro.
Beve un lungo sorso d'acqua dalla bottiglia che ha lasciato qui prima dell'inizio.

Noto che si è persa ad osservare, anzi fissare, qualcosa alle mie spalle. Aggrottando un sopracciglio seguo la traiettoria del suo sguardo, ritrovando Blake che sta percorrendo il piccolo corridoio. Ci passa vicino, soffermandosi un attimo in più addosso a Summer, e infine entra in scena cambiando totalmente espressione.

Mia cugina si limita a rollare gli occhi al cielo, io ripenso ad una frase che Blake ha detto un po' di tempo fa.

«Forse non sono come tutti pensano. Soprattutto come crede Summer»

Ma Summer aveva ragione. È stato uno stronzo a postare quel video, a trattarla così. Quella sera è stato buono con la sua sorellina, regalandole i fuochi d'artificio. Quindi, è possibile che entrambe quelle versioni siano parte di Blake? Se sì, allora com'eè stato possibile comportarsi in quella maniera disgustosa? E tutto per una stupida vendetta infantile da parte di Scarlett.

Lascio svanire quei pensieri scuotendo la testa. Mi dispongo dietro Will, abbracciandolo da dietro e poggiando il mento tra i suoi ricci, e torno a godermi lo show.

☆.*☾︎

Quasi due ore dopo - finalmente, aggiungerei -il musical volge al termine. Summer è in scena insieme a Blake cantando I have a Dream.

Osservo Will far scorrere lentamente il tasto per abbassare le luci, così cala definitivamente il sipario. Ci scocchiamo il cinque mentre tutti gli attori corrono sul palco per prendersi gli applausi, compresa la signorina Margot.

Emetto uno sbadiglio che blocco con la mano sulla bocca. «Gesù, è finito?»

Will mi sfiora la punta del naso. «Sì, bellezza»
Mi fa ridere il fatto che mi chiami così e allo stesso tempo mi piace da morire. Dopo il piccolo discorsetto dell'insegnate di teatro, gli spettatori si alzano e applaudono ai figli.

Tiro le maniche del maglioncino fino a nascondere i palmi delle mani, il freddo di febbraio mi investe fin dentro alle ossa.
Tutti rientrano dietro le quinte per cambiarsi, chiacchierano tra di loro. Per scambio arrivano alle mie orecchie le parole "festa" e "stasera".

Mi tiro sulle spalle il cappotto e la borsa. «C'è una festa stasera?» mi viene da chiedere a Will, che esegue i miei stessi movimenti.

«Ehm, si, ne ho sentito parlare. È in un locale qui vicino, l'hanno organizzata come una specie di dopo show.» mi conferma, «Vuoi andarci?»

Alzo le spalle, stavolta sono un po' indecisa. «Vediamo cosa vogliono fare anche gli altri», e sbadiglio ancora. D'un tratto mi sento mancare la terra sotto ai piedi e le braccia del mio ragazzo premute contro la schiena e sotto le ginocchia. «Ma che fai?»

Comincia a camminare con me in braccio. «Stai morendo di sonno, dove vorresti andare?»

«Sono pesante, mettimi giù!»

Aggrotta un sopracciglio, tocca il suolo del campo di pallavolo. «Sei una piuma, secondo me non arrivi nemmeno a cinquanta chili. Quasi mi viene il dubbio che non mangi»

«Sfido chiunque ad avere la mia vita, sarebbe un metodo alternativo alla dieta» replico, lui scuote la testa divertito.

Una voce acuta che conosco fin troppo bene chiama il mio nome. È zia Hope, che si fa largo tra la folla. E non è sola. Al suo seguito c'è un uomo.

Will mi legge nel pensiero e, delicatamente, mi fa rimettere piede a terra. Zia Hope si lancia immediatamente in un abbraccio. «Ruby, tesoro!»

«Ciao zia... ma quando sei arrivata?»

Lei si stacca da me e sistema le ciocche bionde che le ricadono davanti al viso. «Volevo fare una sorpresa a Summer. Ho finto di non poter venire per poi presentarmi qui»
Annuisco, ma la mia attenzione va al tizio alle sue spalle. È alto, dalla barba e i capelli neri, circa dell'età di mia zia tutto sommato.
«Oh, e lui è Metthew» dice poi, «Abita nel mio stesso palazzo, siamo... amici!»

E lo porti allo spettacolo di tua figlia, mi viene naturale pensare. Maschero il dubbio con un finto sorriso e, sia io che Will, allunghiamo la mano per salutarlo.

«E cosa fa lei, Metthew?» chiedo, incuriosita.

Lui alza le mani, sfodera un sorriso. «Dammi anche del tu, signorina» dice innanzitutto. «E comunque lavoro come segretario di una casa editrice. Scartoffie, sapete»

Istintivamente rivolgo uno sguardo a Will. «Interessante» commento, allungando gli angoli delle labbra. 

«Rue, credo ti sia caduto qu- oh!»
Summer fa il suo ingresso in scena con una borsa di tela sottobraccio e il mio orecchino stretto tra le dita.
«Ciao mamma» dice lentamente, più che altro presa da Metthew come me esattamente cinque minuti fa.

Mentre tento di agganciare l'orecchino, zia Hope fa nuovamente le presentazioni. Siccome non ci riesco, Will me lo sfila dalle mani e scosta i capelli di lato in un gesto impercettibile. Mi sfiora più volte il collo, facendomi sentire mille scariche elettriche in quel punto. Sussurro un flebile «grazie» e mordicchio il labbro inferiore.

Anche Luke, Tyler e gli altri ci raggiungono e chiedono della festa.
«Oh, non so, mia mamma è arrivata ora...» tenta di dire Summer, ma zia la blocca.

«Oh, no, no, no» comincia, agitando le mani. «È giusto che festeggi con i tuoi amici». Poggia le mani sulle spalle della figlia e le scocca un bacio sulla guancia, lasciandole il segno del rossetto.
«Io e Metthew andiamo a mangiare qualcosa e poi torniamo a Seattle. Sono venuta solo per guardare il tuo spettacolo e congratularmi con te», confessa sorridente con una punta d'orgoglio nella voce. «E a casa ti ho lasciato un regalino. Sei stata magnifica tesoro, goditi la tua festa!», e salutando lei e Metthew si dirigono verso l'uscita.

«Bene ragazzi, allora andiamo anche noi!» esclama Luke, che fa crollare sugli occhi un paio di occhiali da sole. «É l'ora di fare un po' di casino, uh uh!»

☆.*☾︎

Il locale è un posto carino, con tanto di divanetti, luci viola e musica su cui ballare. Summer ha ricevuto un messaggio su un bigliettino di carta esattamente due minuti fa da uno sconosciuto. Ha aggrottato il sopracciglio e, dicendo che avrebbe sbrigato in fretta la cosa, si è allontanata ed è sparita tra la folla.

Tyler e Hunter sono andati alla conquista di due ragazze che hanno adocchiato mentre Luke ha trascinato Abbey in pista, lasciando Harper, me e Will. La rossa decide di andarsi a prendere qualcosa all'angolo bar, invece io sto comodamente seduta sulle ginocchia del mio ragazzo.

«Ehi»

Lui fa un sorrisino, le sue braccia mi circondano la vita, le dita giocavano con una ciocca di capelli. Grazie alla vicinanza posso bearmi del suo profumo. «Dimmi, bellissima»

È strana come domanda da fare, un po' me la voglio tenere dentro, ma è comunque un argomento da dover affrontare a breve termine. «Alla fine sai cosa vuoi fare con il college?»
Abbasso lo sguardo e lo concentro sui bottoni della camicia che porta aperta.

Sembra un po' riluttante nel rispondere. «Ehm, non ancora» confessa, «Perché? Hai già intenzione di rompere con me?»

Gli tiro un pugnetto amichevole sulla spalla. «Stupido, non è per quello... beh forse sì.» ci rifletto su. «Voglio dire, dovremo fermarci prima che siamo troppo...»

«Coinvolti?» tenta lui, io annuisco.

«Si, esatto» confermo. «Lo sai che mi piace da matti stare con te, è tutto perfetto come ho sempre voluto, ma...». Alzo le spalle, incerta su cosa dire. «In genere le relazioni a distanza non funzionano. E mentre tu sarai a qualche lezione interessante, che so, di fisica quantistica, io sarò qui a cucire pezzi di stoffa insieme»

Will mi fissa facendomi capire di proseguire. «Sai che intendo. Will, tu hai un futuro all'insegna del successo che ti aspetta, tra scuola e scrittura.». Stavolta mi tocca incrociare il suo sguardo. È intenso, fisso su di me.

«Non sei tu quella che diceva che sarebbe diventata una grande stilista?», mi rimbecca con una punta di ironia.

Alzo gli occhi al cielo. «Scherzavo, ovviamente...»

Will mi sorride, prende il mento tra pollice e indice. «Ruby» pronuncia il mio nome con decisione. «Se stai tentando dirmi che potrei avere altre ragazze alla mia altezza, ti sbagli di grosso»

«Will...»

«No, ascoltami» mi blocca. «Non azzardarti a sottovalutarti così. Non hai capito che se ho il coraggio di scrivere qualcosa è grazie a te?»
Un piccolo sorriso sembra spuntarmi sul viso sentendo quelle parole. «Vedo te che metti anima e cuore in ciò che fai e capisco che devo farlo anch'io. Hai diciotto anni e una vita piena di opportunità davanti. Ho visto l'ultima collezione a cui hai lavorato e i disegni sono una cosa eccezionale. Se vuoi veramente cambiare la tua vita, fallo. Puoi. Sei tu che ne hai il potere.»

Mi mordo il labbro inferiore. Ha pienamente ragione, è però la paura a frenarmi. Una collezione a cui mi sto dedicando per mesi, una cosa su cui ho alte aspettative. Sarebbe stato un profondo dolore nel caso in cui fosse stata rifiutata.

Mi stampa un bacio caldo e lento sulle labbra, la mano percorre l'intera colonna vertebrale lasciandomi un flusso di calore ovunque. «Siamo intesi?» sussurra sulla mia bocca.

Annuisco piano. «E comunque non mi spaventa una relazione a distanza. Io voglio provarci.». Le mie mani salgono lungo il petto per allacciarsi dietro al suo collo. «Per noi due»

«Facciamo una promessa» la butta lì d'un tratto. Tra di noi frappone il suo mignolo. «Prima che finisca l'anno scolastico io autopubblicherò il mio racconto e tu dovrai inviare i tuoi lavori a qualche concorso o casa di moda. Ci stai?»

Annodo il mio dito col suo. «Ci sto»
Se anche lui lo fa contemporaneamente mi sento meno terrorizzata e ansiosa all'idea di ciò. Lo bacio ancora una volta, ma sembra non bastare.

Poi, quando una bionda mi sfila davanti agli occhi, mi si accende una sorta di lampadina. «Vado a vedere dove si è cacciata Summy» lo avverto. «È andata via venti minuti fa e ancora deve tornare, aveva detto che era una cosa veloce»

Di malavoglia mi metto in piedi.

Will scrolla le spalle. «Starà limonando con qualcuno nei bagni»

Rollo gli occhi al cielo. «Sarebbe un classico ma, non so, ho una strana sensazione. Tipo qui nello stomaco»

Lui si allunga per prendere la sua birra dal tavolino per portarsela alle labbra. «Credo si chiami fame»

Tutto è fuorché fame, anche perché ho divorato un panino grande quanto la mia faccia appena abbimo trovato il tavolo libero.

Vado verso il bagno delle ragazze, ma ci sono solo due tizie che si ripassano il trucco. Chiedo a loro, ma mi rispondono che non hanno visto nessuna con la descrizione che ho fornito.

Ma dove diamine sarà finita?, mi domando.

È un locale, non può essere andata chissà dove. Magari è uscita a prendere un po' d'aria. Mi faccio largo tra la folla a suon di scuse e, quando raggiungo l'ingresso, mi pento di non avere addosso il cappotto. Appena metto piede fuori un vento gelido mi penetra dentro, mi stringo nelle mie stesse braccia. «Summer!» grido, la strada è vuota praticamente. «Ehi, sei qui?»

«Ruby!», urla di rimando la sua voce, ma è diversa. È preoccupata, disperata. Il cuore comincia a battere forte senza motivo.
Corro nel vicolo, quello a fianco al locale da cui proviene il suono.

«Summer!» urlo andandole in contro, ma le mie gambe si bloccano non appena osservano la scena che mi si presenta di fronte.

Blake giace a terra, un coltello conficcato nello stomaco e gli occhi chiusi. Scarlett, poggiata al muro vicino con un braccio sanguinante.

Mi si gelano le vene. Sposto lo sguardo su Summer, che sta rannicchiata contro la parete, ci si sta premendo contro come se ci volesse scomparire dentro. Respira affannosamente senza distogliere lo sguardo dai corpi dei due ragazzi.

Gesù Cristo, biascico.

Seguo l'istinto, non sapendo che diamine fare. Forse dovrei chiamare l'ambulanza, ma non credo che Blake avrebbe resistito con un coltello ficcato nello stomaco. Insomma, se fossi nei suoi panni non lo vorrei. Le gambe, seppure molli, si abbassano fino a toccare l'asfalto freddo. Le mani tremolanti si posano sul manico del coltello e, con tutta la lentezza del mondo, lo sfilo.

Alle mie spalle Scarlett sembra ridacchiare isterica. Summer invoca il mio nome, io ho gli occhi arrossati e brucianti.
Slego la bandana legata al polso di Blake e la premo con forza sulla ferita. «Blake, ehi, dai apri gli occhi»

«Ruby...» annaspa Summer. Mi volto per guardarla, sta avendo un attacco di panico.

«Summy» deglutisco. «Ehi, respira con me». Alza gli occhi nei miei, poi li abbassa su Blake e comincia a piangere e a scuotere la testa.

Sembra tutto così surreale. Ma che cazzo è successo?!

«Summer, tesoro, ascoltami. Devi chiamare un'ambulanza... Blake ne ha bisogno». Tento di parlarle, ma lei si tappa le orecchie.

Mi giro verso Scarlett. Lei ride, mentre fiotti di sangue si riversano dal suo braccio. Nessuno qui ha un cappotto, la sua camicetta è rotta e imbrattata di tracce ematiche. «Ho già chiamato io chi di dovere» m'informa Scarlett, noto il suo cellulare nella mano ancora funzionale.

«Cosa diamine è successo?» chiedo finalmente, con il cuore che mi galoppa nel petto e il freddo che mi attanaglia tutto il corpo.

In risposta, lei ride ancora.

Torno a Summer, ora è in piedi contro il muro. «Ruby, ti prego... mi sento di morire»

Scuoto la testa. «No, no, no, assolutamente no! Respira, forza...» continuo ad incitarla mentre premo la bandana sulla ferita di Blake. Il suo corpo sta perdendo colorito, ora anche le mie mani sono imbrattate di sangue.

Poi sento delle sirene. Ma non sono dell'ambulanza, sono della polizia.

Scarlett urla, cambiando totalmente espressione. Da pazza psicotica è diventata una vittima. «Aiuto, siamo qui! Aiutatemi, il mio fidanzato sta male!»

Alzando gli occhi dal corpo di Blake metto a fuoco quattro figure, sono poliziotti. Sento lo stomaco rivoltarsi. Ognuno di loro corre verso ciascuno di noi.
Uno aiuta Summer a calmarsi, gliene fui grata.
Un altro mi affianca per esaminare Blake, comunic con la radiolina che porta nel taschino. «Chiamate l'ospedale e fate preparare una sala operatoria, tra poco arriverà un paziente»

Poi il poliziotto si rivolge a me. «Cos'è successo?»

Ho perso l'uso della parola, non so nemmeno io che dire. Lo fisso agghiacciata. Sento solo una gran paura farsi spazio dentro di me.

«Signore» lo richiama il terzo agente, il quarto sta prendendo in braccio il corpo esamine di Blake. «La ragazza ha detto una cosa». Lui sta fasciando il braccio di Scarlett, l'ha prelevata da terra.

«È stata lei. Voleva uccidere me e il mio fidanzato» accusa.

Quelle parole mi colpiscono, stordendomi. Sta indicando me, non Summer. Me.

L'agente si rivolge a me. «È stata questa ragazza? È sicurissima?»

Scarlett annuisce. «Sì, è stata lei. Voleva vendicarsi per lo scherzo che avevamo fatto a quell'altra»

Il poliziotto guarda Summer, poi me, ancora seduta a terra.
Scuoto il capo ripetutamente. «No, non sono stata io, lo giuro!»

«Ragazza, non farci usare la forza» dice duramente. Estrae un paio di manette.

«No!» grida Summer, l'altro agente la trattiene, lei si dimena. «No, lasciatela, non c'entra!»

Ma non l'ascoltano. I polsi vengono legati, io torno in piedi e mi costringono a camminare verso la volante della polizia. «Ti dichiaro in arresto. Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa che dirai potrà essere usata contro di te in tribunale. Hai diritto ad un avvocato durante l'interrogatorio, ma se non te ne puoi permettere uno, ti verrà assegnato uno d'ufficio...» comincia a blaterare, ma non sento più nulla.

I suoni intorno a me si sono affievoliti, c'è solo il battito del mio cuore e le urla strazianti di Summer che chiama il mio nome. La mia mente sta lavorando, i pezzi del puzzle si sono uniti.

Siamo cascate in una grande trappola.

Spazio Autrice🪐

I problemi qui non sembrano mai finire, ma d'altronde siamo su Wattpad, quindi.
Manca sempre meno alla fine, grazie a chi è arrivato fino a qui <3.

Grazie infinite di leggere💙
Un kiss,
Rose🦋

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