27 - Un Regalo Inaspettato

S U M M E R' S
P O V

Ho sempre odiato Jingle Bells. La trovo una canzoncina odiosa, come se poi sia l'unica a parlare del Natale. Da stamattina l'ho ascoltata come minimo sedici volte e adesso è ripartita di nuovo.

«Jas, ti prego, cambia canzone prima che dia fuoco all'impianto audio» la imploro. Poggio il vassoio ricolmo di avanzi e cartacce sul bancone. Con le mani aggiusto la gonnellina del costume.

Il Mako's trabocca di gente - specialmente ragazzi - e tutta l'affluenza è dovuta alla lotteria ideata dal nostro capo. Dieci dollari in cambio di un numero e con esso la possibilità di uscire con una di noi cameriere del locale. Ovviamente noi non ci siamo rifiutate, soprattutto se ci viene alzato lo stipendio.

Siamo tutte e sei in servizio, vestite da Babbo Natale con una gonna e un top rosso. Il materiale è scomodo, pare plastica. Per la millesima volta getto indietro la punta del cappello che mi cade davanti agli occhi.

Jasmine spilla scontrini a volontà, alcuni stanno in piedi in attesa del proprio tavolo. «Credimi, ho bisogno di una medicina bella forte.» mi intima, massaggiandosi le tempie.

«La serata è ancora lunga» le ricordo. «Ordine del tavolo quattro?» chiedo, poi mi rimetto a lavoro.

Appena le lancette dell'orologio segnano le sette in punto, il capo, il signor Jones, fa il suo ingresso nella sala, attirando l'attenzione di tutti quanti. «Allora ragazzi, pronti a scoprire chi passerà una serata con una di queste ragazze meravigliose?»

Noi ragazze ci allinemo alle spalle del capo in attesa che comincia. Come un prestigiatore col coniglio, fa spuntare dal nulla un sacchetto di velluto scuro. «Ora estrarrò sei bigliettini, sperate solo nella sorte»

Uno alla volta uscirono i nostri numeri. Prima Shayla, poi Tessa, Jillian, Lori e Jasmine. Io sono l'ultima ovviamente. Il signore Jones urla come se si trovasse al mercato del pesce: «Diciassette. Chi ha il diciassette?!»

«Io» replica immediatamente una voce.

Voglio sprofondare.

Scuoto la testa, sperando di risvegliarmi da questo brutto sogno. Non è possibile. Dev'essere per forza uno scherzo della natura. Blake Baker si fa avanti in tutto il suo metro e ottantacinque e una giacca di pelle sulle spalle muscolose.

Mi pizzico il braccio, ma non scompare. Sfodera un sorrisino vittorioso. «Che hai Collins? Sorpresa che il destino ci voglia insieme?»

«Si, gli farò causa» replico, incrociando le braccia al petto.

«E dai, così sperimentiamo come stare insieme anche sul palco» prosegue, facendo scivolare le mani tra i capelli scuri.
Sospiro e faccio per tornare a lavoro. Non posso farci nulla, sono costretta a passare la serata con l'unico essere di sesso maschile che non voglio vedere. «Ehi, che fai?»

«Finisco il turno tra un'ora» sbotto io. «Rimani in silenzio fino a quel momento»

Lui alza le mani. «Certo bionda» dice. «Ma sia chiaro che devi uscire così»

Io mi guardo e inarco un sopracciglio. «Scherzi vero?»

«A meno che io non vada dal tuo capo a lamentarmi...»

Si, così ci avrei rimesso lo stipendio extra per cui mi sto facendo il culo da sette ore. «Ti detesto» ringhio tra i denti prima di scomparire dietro le porte della cucina.

«Ti ricrederai, Collins»

☆.*☾︎

Alla fine del turno valuto anche l'opzione di darmela a gambe dalla porta sul retro, ma una vocina fastidiosa nella testa me lo impedisce. Indosso il cappotto - dato che così, mezza nuda, sicuramente beccherei la febbre, tosse, mal di gola e chi più ne ha più ne metta - e poi esco dal Mako's.

Blake mi aspetta poggiato all'auto con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni scuri.
«Allora» comincio, «dove hai intenzione di portarmi?»

Lui alza le spalle e apre la portiera dal lato del guidatore. «Non so, dove vuole il destino» ghigna.

Apro l'altra portiera e mi metto comoda. «Allora siamo in ottime mani. Sicuramente finiremo in una casa fantasma in stile famiglia Addams»
Mette in moto la vettura e andiamo via di lì. «Dimmi chi hai corrotto per avere il numero diciassette»

«Nessuno» ammette.

«Non può essere vero», spalanco le braccia per quanto potessi.

Blake ne pare divertito. «Oramai sei qui con me. Non vedo perché farti queste domande, bionda»

Sbuffo e fisso fuori dal finestrino. Stiamo percorrendo una strada circondata da alberi. Siamo usciti di nuovo da Sèlin Hills.

«E dimmi, Collins», dice il ragazzo alla mia sinistra. «Quella sera a scuola...»

Oh no, e ora di che vuole parlare.

«Come mai sei scappata?» conclude, gli occhi sempre fissi sulla strada buia.

«Sentivo che la mia incolumità fosse in pericolo»

«Non c'entra assolutamente nulla il fatto che di lì a poco ti saresti voluta strappare i vestiti, dico bene?» prosegue imperterrito.

«Esatto» sbotto. «E fino a prova contraria sei tu quello che fa le avances»

«Tu sei troppo fifona a quanto pare»

Lo fissai allibita. «Io?! Scherzi spero. Forse non ti è chiaro il semplicissimo fatto che non ti voglio!»

«Credici prima tu, magari»

Odio. Odio. Odio.
Avverto la rabbia ribollire in corpo come se fosse fuoco. La Summer mid-zen non approva.
«Non saresti più di una scopata, Baker. Abbassa un po' la cresta»

Gli vedo serrare la mascella. «Almeno ammetti di fare sogni erotici su di me»

«Non saranno mai a livello dei tuoi su di me». Scuoto la testa e incrocio le braccia.

Sento improvvisamente una scarica d'aria fredda venirmi addosso. Controllo ambedue i finestrini, ma entrambi sono alzati e l'aria condizionata è spenta. Allora alzo il capo e scopro una finestrella aperta sul tettuccio. «Stai andando a fuoco per caso?»

«No, serve solo a far evaporare la tua rabbia. Sai, nessuno ti ha detto mai che sei esagerata?» mi chiede.
Rimango in silenzio ad ascoltare il continuo.
«Mi viene a rompere le palle quando anche tu sei afflitta dai complessi di superiorità. Che credi, che non veda in che modo guardi la gente?»

«Non confondere il fatto che non mi faccia mettere i piedi in testa dal vedere le persone dall'alto» chiarisco. «Io stesso vengo dall'ultima classe e mi hanno insegnato come si vive. Si lavora a testa bassa, ma non per questo non devo avere le palle di dire quello che non mi sta bene»

Un tuono squarcia il cielo e delle goccioline mi bagnano la testa. «Chiudi quel coso»
Blake schiaccia ripetutamente un pulsante presente sul cruscotto senza risultato. «Allora, ti muovi?»

«Non si chiude, è bloccato»

Oh, perfetto!

Mi schiaffeggio la fronte ed emetto un sospiro di incredulità.
La pioggia continua a scendere sempre più intensa, così mi tolgo il cappotto e lo appoggio sui capelli.

«Ma dove cazzo siamo?!»
La macchina ha cominciato a traballare, i fari illumina un sentiero pieno di ciottoli e buche. «Sembrano le fottute montagne russe» borbotto.

«Chiuderesti per un cazzo di momento la bocca?» sbotta Blake sul punto di un esaurimento. «Parlando con te ho imboccato la strada sbagliata»

«E la colpa sarebbe mia?», mi indico e inarco un sopracciglio.

«È il momento di discuterne secondo te?»

Come se poi parlassimo civilmente, mi viene da pensare.

Spegne il motore e anche le luci dei fari vanno via. Siamo completamente al buio. «Non conviene sprecare benzina inutilmente» riflette, massaggiandosi la fronte. «E non possiamo rimanere qui, è evidente»

«E dove vorresti andare, ti ricordo che siamo nel mezzo del nulla». Accavallo le gambe, in attesa di una sua risposta. Lui invece punta il dito in avanti.

Ma che diavolo...?

Aguzzo bene la vista e sento gli occhi sgranarsi fino alle orecchie. Avvolta nell'oscurità, spicca la sagoma di quella che pare essere una casa. Rido isterica. «Nessuno vivrebbe qui! E non può essere davvero una casa abbandonata, stavo scherzando!»

Blake mi rivolge uno sguardo e apre la portiera, uscendo dall'abitacolo. «Fai come ti pare, ma non resto qui», e detto ciò si avvia verso la casa.

Prendo il telefono in mano. Nemmeno una misera tacca. «Porca puttana»
Fisso Blake che si allontana, poi nuovamente il cellulare. «Se esiste davvero un destino, deve sapere che è veramente pessimo a svolgere il suo lavoro», biascico prima di aprire lo sportello e seguire Blake.

Il cappotto che mi protegge la testa, però, non impedisce al freddo di colpire le zone scoperte della mia pelle. In sintesi, sto prendendo freddo ovunque.

Corro per raggiungere Blake, non posso restare da sola in questa zona disabitata. Lui sembra non curarsi del fatto di essere fradicio da capo a piedi. Nessuno dei due osa proferire parola fin quando non arriviamo sotto al portico.
La facciata è completamente sbiadita, le finestre sono sbarrate, ma la porta la troviamo aperta. Scricchiola quando la spingo e metto piede all'interno. È un luogo lugubre, esattamente una scena da film horror. I mobili sono vuoti e impolverati, le luci non si accendono e l'acqua del rubinetto non esce.

«Ottimo, senza cibo e senza acqua» borbotta Blake, sbatte la porta del frigorifero vacante.

«Tanto meglio» dico io. «Almeno sappiamo che è veramente disabitata e che non ci vengono a stare i serial killer»

Un sorriso sghembo spunta sul suo viso. Dai capelli cascavano goccioline di pioggia a bagnargli la maglia nera. Gli passo uno straccio che trovo sul bancone della cucina alle mie spalle.
«Situazione interessante» commenta. «Non si vede un cazzo, vediamo se riusciamo a trovare dei fiammiferi o qualcosa con cui accendere queste» propone, prendendo in mano un paio di candele gettate a caso sul tavolo.

«Avventure per la casa abbandonata, wow» esclamo con finto entusiasmo, poi lo seguo verso il piano di sopra. «Gesù, questi gradini avranno mille anni. Come ha fatto questa catapecchia a resistere così a lungo?»

«Io vado a cercare in questa stanza, tu tenta in quella» mi fredda.
E ora che gli prende? Fa per caso l'offeso?

Mi limito a rollare gli occhi al soffitto e faccio come mi dice. La camera - presumibilmente quella da letto - è spoglia come l'ingresso e la cucina. La finestra non è sbarrata da assi di legno, bensì è aperta per metà ed entra vento e pioggia.

Chissà quando smetterà.

Mi affretto a chiuderla, e in quell'istante mi solletica un rumore di passi sul pavimento. Sbianco come un lenzuolo e mi volto non trovando nessuno però. Che cazzo è stato? Eppure giurerei di aver sentito un suono...

Ed eccolo di nuovo. Fisso nell'angolo della stanza e caccio un urlo capace di risvegliare i morti. Salto sul letto senza pensarci due volte.

«Perché urli come un'ossessa? Hai trovato un cadavere?!». Blake entra in stanza con un candeliere in mano. Le candele sono accese, deve aver trovato qualcosa per fare fuoco.

Indico l'angolo della stanza. «Lì»

«Ma è un topo»

«Allora ci vedi bene», commento con un mix tra sarcasmo e paura. «Che aspetti a farlo fuori?»

Mi guarda come se fossi uscita fuori di testa. «Te lo scordi. Non mi avvicino nemmeno morto a quel coso schifoso e pieno di malattie»

«Non preoccuparti, in questo non siete molto diversi»
Esce dalla stanza senza dire nulla. «Blake!»
Poi rientra, stavolta senza candelabro in mano, e mi carica sulle spalle come se fossi un sacco di patate. «Mettimi giù!»

Torniamo in cucina e rimetto piede per terra. L'unica cosa su cui ho da ridire è la sottile vicinanza tra i nostri corpi. Le gocce d'acqua mi bagnano le guance, ho le labbra rosee e piene all'altezza degli occhi. Se le inumidisce passandoci la lingua sopra.

Porca troia.

Faccio per indietreggiare e mettere distanza, ma il tavolo contro cui vado a sbattere me lo impedisce. Prendo dei respiri profondi.
«Che hai bionda?» domanda. «Non fai più la spavalda?»

«Non ne ho voglia, è diverso» affermo, mentre il petto si gonfiava velocemente, il tessuto di plastica è veramente scomodo.
Una mano gelida si posa sul fianco scoperto, col pollice comincia a circoscrivere dei disegni immaginari sulla pelle.

Due. Fottuti. Centimetri.

«E di cosa avresti voglia invece, Summer?», abbassa la voce di un'ottava, sporgendosi verso il mio orecchio. Morde il lobo, bacia la pelle dietro e scende lento lungo il mio collo. Quelle labbra sono un qualcosa di paradisiaco, ma Blake non è un angelo per nulla.
Entrambe le mani mi afferrano le cosce per farmi sedere sul tavolo traballante, le divarica per farsi spazio tra loro e si stacca non appena giunge all'altezza del petto.

Solleva gli occhi nei miei, mi scruta con lussuria. Il mio pollice finisce per accarezzargli quel paio di labbra perfette per essere rovinate dal rossetto.

Le punte del naso si sfiorano, sento qualcosa premere contro la mia zona sensibile. A quel punto la mia mente si annebia e agguanto la sua bocca con la mia. Senza pudore, coinvolti un gioco di intrigo e passione, ce le divoriamo a vicenda. La sua lingua s'insinua più e più volte nella mia bocca, le sue mani risalgono le gambe fino a modellare l'intera forma del mio corpo.

Un calore m'investe, nonostante sia mezza bagnata e con la pelle scoperta per tre quarti.

Il cappotto si sfila dalle braccia e le spalline del top cadono. Per quanto in questo momento me lo strapperei di dosso, fermo Blake, che respira con aria affannata ma soddisfatta.
Lascia un'altra scia di baci sul collo. «Vuoi già fermarti? Non credevo durassi così poco»

Mi viene da ridere. «Non farei mai e poi mai sesso qui dentro»

«Schizzinosa la principessa?» chiede, mordendo il collo.

Mi lascio sfuggire un gemito mentre le labbra mi accarezzano quel punto. «Ti ricordo che c'è un topo al piano di sopra.»
Le mie mani cominciano invece ad esplorare il suo di corpo, alle braccia muscolose nascoste sotto il tessuto del giubotto agli addominali tesi evidenziati dalla maglietta.

Gli do una leggera spintarella per allontanarlo. Mi pulisco il contorno delle labbra col dito e rimetto il cappotto. «Per stasera penso ti sia bastato, no? Non era questo il tuo intento?» domando, scendendo dalla tavola.

«Baciarti? Non solo...»

«Non intendo quello» dico, incrociando le braccia al petto. «Intendo dire il fatto di portarmi qui, in questa casa, nel mezzo del nulla»

Lui si poggia con le mani al lavello alle sue spalle. «Tu dici?»

Annuisco. «Ad esempio in macchina, non hai schiacciato il pulsante del finestrino sul tettuccio. E poi i fiammiferi. Stranamente li hai trovati nella stanza in cui sei andato tu, nonostante la casa sia completamente vuota.» spiego.

«Come lo hai capito?», mi guarda divertito.

Scrollo le spalle. «Non tutte le bionde sono stupide» gli faccio presente. «E ora ha smesso di piovere, quindi ti conviene accompagnarmi a casa se non vuoi che ti tiri un calcio nelle palle, ti rubi le chiavi e guidi da sola lasciandoti qui circondato dal nulla» pretendo, mettendo le mani sui fianchi.

Mi sono stufata, non ne posso più.

«Ed ecco tornata Miss aggressività», rolla gli occhi al cielo.

Sfodero un sorrisetto e mi muovo verso l'uscita. «Se fossi nei miei panni faresti la stessa cosa»

«Se fossi ne tuoi panni approfitterei e mi farei scopare per bene da Blake Baker» replica.

«Ora parli perfino in terza persona?»

«Voleva essere un consiglio» si difende.

Torniamo alla macchina e troviamo il pavimento allagato. Quando apriamo le portiere si svuot praticamente quasi tutta.
Il display del cellulare segna la mezzanotte passata.
«Cazzo.» borbotto, «Ruby starà per avere un attacco di isteria»

Blake ride. «Mio fratello è fritto per lei. Come fa a piacerle quella maniaca del controllo?»

Lo guardo male. «Ruby è molto più di questo, e Will è il ragazzo più fortunato del mondo ad averla.»

Mezz'ora dopo l'auto si ferma - per volere di Dio - davanti casa mia. Poggio la mano sulla maniglia, ma prima di scendere mi volto verso Blake.  «Non dovrei dirtelo, ma baci bene, Baker. Almeno allo spettacolo non faremo brutta figura»

«Anche tu baci bene, Collins» replica. «Aspetto con ansia il secondo»

Scendo dall'auto, volto i tacchi e percorro il vialetto. «Magari l'anno nuovo ti porta qualche risultato»

Le luci di casa sono ancora accese, capto un borbottio provenire dall'interno. Faccio per bussare al campanello ma la porta si spalanca e mi ritrovo faccia a faccia con Ruby, che sta indossando il cappotto. Vedendomi blocca l'azione a metà. Alle sue spalle ci sono mia madre, Jade e zio Mark.

«Summer!» esclama, buttandomi le braccia al collo.

«Si può sapere dove sei stata, grandissima incosciente?!» esplode mia madre. «Sai che ore sono? Hai visto il brutto tempo che ha fatto?»

«Stavamo andando alla polizia» mi riferisce Jade.

Ruby si stacca da me e attende una risposta. «È stato Blake. Mi ha portata fuori città e abbiamo atteso che spiovesse in una casa in mezzo al nulla»

«Che cosa?!» esclama mia madre scioccata. «Sarebbe il ragazzo che ci sta salutando dalla macchina?»
Corruccio la fronte, volto la testa e noto Blake che saluta compiaciuto. «Adesso gliene vado a dire quattro a quel ragazzino...»

Blocco mia madre prima che possa uscire. «Mamma, non facciamo scenate», ringhio a denti stretti.

«Zia» interviene Ruby, il mio angelo custode. «Summer è stanca, e lo siamo anche noi. È tardi, magari rimandiamo la ramanzina a domani, che dici?»

Mia madre la guarda e scuote la testa. «Ruby Collins, Summer dovrebbe forgiare una statua più grande di quella della Libertà per te»

Ruby mi fa cenno di entrare e finalmente chiudo la porta, scivolando nel calore di casa. Indosso il pigiama natalizio con le renne e dopo una tazza di cioccolata calda cado nel sonno, con ancora addosso il sapore delle labbra del ragazzo che non sopporto.

Spazio Autrice🪐

Salve gente!
Ah, comunque Jade l'associo a Miriam Leone🌻
Sul mio profilo trovate anche:
Regina di ghiaccio [completa e revisionata];
Our last summer [in corso, ma vicina alla sua fine].

Ig: rosemiller_777

Grazie mille di leggere Partner in Crime💙
Un abbraccio,
Rose🦋

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