descrizione 1
Era uno spettacolo magnifico. Il migliore che i miei occhi abbiano visto mai. Era bellezza, nella sua forma più antica e profonda, quella della terra. Delle rocce, delle piante, del cuore pulsante del mondo che non conosce né morte né guerra. Solo pace. Pace e purezza incantata, quella sfuggente necessità che gli uomini brano senza poterla raggiungere mai. Era incanto, là dove nessuna carne sporca si era ancora posata, dove regnavano ancora le regole arcaiche che regolano il cielo e il mare.
Equilibrio, in ogni dettaglio, in ogni legame e crepa. Mi sorpresi, come qualcosa di tanto delicato potesse sembrare imponente e perenne. Avevo sempre paragonato l'equilibrio alle ali di una farfalla, un battito sfuggente, ecco, lì pareva roccia. Risiedeva nelle pietre, nel terreno, fino alle sue viscere più incandescenti.
Il ponte era solido, composto da una moltitudine di piccole piastrelle irregolare, plasmate dai materiali più disparati o raccolte semplicemente dove le acque le avevano posate. Alcune parevano ossidiana, forgiata dalle tenebre, ombre solide incatenate per sempre tra le altre. Altre somigliavano allo zaffiro, con il suo blu disarmate eguale solo alle profondità più nascoste del mare. Eppure lì sembravano semplicemente bellissime, non per il loro valore umano ma per essere un piccolo frammento di questo puzzle di magia. Non c'era nulla che sfavillasse più degli altri elementi, nulla che potesse essere associato a ricchezza. Era la semplicità della madre terra, tanto preziosa da non esigere prezzi, tanto naturale da non poter essere paragonata alla montagna d'oro più luccicante.
C'era luce, anche se il sole era ormai tramontato da tempo, una luce calda rischiarava la strada. Fasci d'ambra soffusa erano stati disposti lungo il cammino lasciando che lunghe ombre si distendessero tra una e l'altra. Era notte, eppure non portava né paura né freddo con se. Era una notte stellata, carica di sogni e speranze per il giorno successivo.
Alzai gli occhi, sull'albero enorme che si ergeva al centro della valle, ricordo ancora quell'istante. Era magnificenza, il più grande che abbia mai insinuato le sue radici nel terreno.
L'acqua scorreva, lacrime del cielo con la loro infinita purezza, piccole cascate di ninfa argento ricadevano dalle fronde verso il vuoto. Non seppi mai da dove arrivava né dove era diretta ma desiderai ardentemente poterci immergere le dita. Lì ogni cosa era un'intreccio di magia melliflua e vita pulsante. Era un castello di foglie smeraldo, con il loro frusciare armonioso spinto dalla brezza. La casa degli elfi.
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