SAPERE NON TI DONA LA LIBERTÀ, TI TARPA SOLO LE ALI.

... Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell'autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto...

SARA:

Ho letto, in una rivista, che innamorarsi è solo un'illusione prodotta dal cervello.

A quanto pare aumentano i livelli di: dopamina, feniletilamina e noradrenalina nel corpo che si associano alla diminuzione di serotonina. Questi neurotrasmettitori scatenano nel fisico una serie di reazione a catena: battito del cuore accelerato, sudorazione, uno strano stato di euforia, eccitazione fisica e mentale, non riesci più a dormire, mangiare. In breve si perde il controllo del proprio essere e della mente.

****

Sara percepì uno strano rumore, Marco si era avvicinato, era a pochi centimetri da lei, di solito il troppo contatto fisico, il percepire il calore di un altro essere umano la innervosiva.

Il ricordo di mani che la toccavano le provocava la nausea, ma non in quel caso, non mentre Lui arricciava il naso quasi disgustato, un gesto femminile che si trasformava in qualcosa di virile, se fatto da Marco.

«In definitiva: diventiamo degli imbecilli, rincoglioniti!»

Sara ritornò a ridere, con Marco accanto era semplice, naturale: «In definitiva, sì!»

«Continua.»

«Ti interessa la mia storia?», Marco scosse la testa con fermezza.

«Voglio sentirti ridere.»

Sara non rispose alla provocazione e tornò a concentrarsi.

****

... Tanto più credi d'essere innamorato maggiore è lo stato d'intorpidimento psichico, il problema arriva dopo, quando sei invaso dall'energia, pensi solo a lui e vorresti affrontare il mondo senza scudi di protezione.

Non ho mai vissuto questa fase, ho sempre lasciato che fosse la razionalità a guidarmi, una parte di me ricordava che sarebbe giunto il momento in cui la droga non avrebbe più fatto effetto, che non avremmo mai potuto mentire in eterno a noi stessi.

Quando vivi questa fase ne desideri sempre di più, per averla ti crei una sorta di visione sfalsata di ciò che lui rappresenta, ma quando l'euforia termina devi fare i conti con la realtà.

****

«Le aspettative», disse Marco, quasi sussurrando.

Sara spalancò gli occhi, scuotendo la testa: « non ho mai aspettative. Non più»

Lui sogghignò, ma la  voce quando tornò a parlare era bassa, seria: «Voi donne, tutte voi, avete sempre delle aspettative.»

«Io no, te lo assicuro.»

Marco sollevò le spalle e Sara comprese di non averlo convinto, ma la cosa poco le importava.

****

... Mio padre mi vuole bene, però non sono nata maschio ne consegue che, nella sua mente, ho sempre avuto un ruolo appartato, non da protagonista.

Si è accorto di me quando mi sono cresciuti i seni e le curve non si potevano nascondere, un'estate che eravamo al mare e i ragazzi mi avvicinavano in continuazione.

La sua idea di purezza doveva essere mantenuta, perciò mi fece trasferire in una scuola femminile, sperando di mantenermi vergine e intatta.

Povero, non aveva compreso che non bastava allontanarmi dal peccato, se il peccato e la voglia di amare le avevo dentro.

Uscivo di casa alle sei di mattina e tornavo alle sette di sera, sempre rinchiusa in un mondo del tutto femminile, non immaginando che esistesse qualcosa che esula dall'ovvio, da ciò che mi avevano detto di sentire o volere... Era un pomeriggio piovoso di maggio quando l'ho vista la prima volta.

Lei non aveva paura di bagnarsi, rideva immobile al centro del piazzale della scuola, rifiutando un passaggio.

Quel suono limpido, deciso mi invase il corpo lasciandomi confusa. Avrei voluto piangere per quanto era bella: i capelli corti castani scuri che gocciolavano, la camicia bianca e i jeans neri, gli anfibi, i lineamenti perfetti.

Nessuno avrebbe capito che era una ragazza, eppure a me non interessava mentre mi si avvicinava, mentre mi passava accanto muovendo l'aria attorno a noi.

Il cuore mi batteva all'impazzata, avevo cercato di fare un passo in avanti per scappare, avevo caldo, volevo solo rinfrescarmi, ma non ci riuscivo.

Alle spalle delle voci giunsero chiare, non sapevo come o perché, ma ero certa fosse lei a parlare.

Poi accadde, mi si fermò accanto, non disse nulla, osservava la pioggia rimanendo immobile.

«Sei del secondo anno?», la mia reazione fu un sì sospirato, percepivo le guance diventare bollenti, il fiato corto.

Lei avvicinò il viso al mio e sorrise: «Sei arrossita, non pensavo che qualcuno ne fosse ancora capace.»

Posai le mani sulle guance e scossi la testa, rivelando ciò che il cuore mi urlava: «Sei bellissima.»

Ancora adesso non so perché avevo svelato quel segreto, forse ero solo pura, non lo ricordo. Troppi anni e troppo dolore cancellano la memoria. Però, rammento che mi prese per mano e, senza esitare, mi fece uscire dal corridoio. Non mi importava di bagnarmi, lei mi teneva stretta, la sua presa era ferma e delicata.

Mio padre voleva proteggermi dagli uomini, ma non è riuscito a proteggermi da noi.

Quella magnifica dea divenne la mia amante, confidente, i miei occhi verso il mondo. Tramite lei ho scoperto me stessa, ciò che potevo essere.

****

«Allora, perché hai paura?»

Sara si voltò di scatto scontrandosi con lo sguardo penetrante e profondo dell'uomo che le voleva estorcere la verità. Ignorandolo continuò il viaggio nel passato.

****

... Non sono più riuscita a innamorarmi dopo di lei, tanto da credere di non esserne capace, poi arriva, inevitabile, un senso profondo di solitudine. In quel taglio si è insinuato un uomo. Non lo volevo, ma comprendeva, aspettava, mi faceva ridere, sentire al sicuro.

Il mio povero cervello ha dato vita a un sogno che non esisteva. Sono stata con lui dieci anni, in cui Lui ha solo preso.

Quell'uomo sapeva carpire il corpo e l'anima. Mi ripeteva di non meritare amore. Certe sere sento ancora la sua voce che mi urla che non valgo nulla senza di lui, che il mio ruolo è quello di una puttana sempre  pronta per essere usata.

Sento le sue mani addosso, gli ordini,  il disgusto che mi trasmetteva, perché mi odiava, ma non voleva lasciarmi andare e quando cedeva alla tenerezza, poi scatenava la furia.

Mi ha spezzata, ma ho tentato di rimettere insieme i cocci scappando anche se qualche pezzo si è perso, perché non tutti gli ingranaggi funzionano bene.

****

Sara parlava senza sosta, non rendendosi conto del tempo che passava. 

Marco le stava estorcendo dei ricordi che nessuno doveva conoscere... Nessuno, tranne quello strano uomo che lei sentiva affine.

«Sei una porcellina romantica.»

Sara spalancò gli occhi e fece un passo indietro. Marco la fissava, quella stupida battuta aveva spazzato via la nube nera, l'aveva riportata alla realtà. L'aveva scossa e costretta a lasciare andare via la tensione per concentrarsi su di lui.

Senza riuscire a trattenersi Sara riprese ancora una volta a ridere, desiderava abbracciarlo, lei che odiava ogni forma di contatto.

Stava per fare un passo in avanti quando il campanile della cattedrale suonò le quattro di mattina.

Erano rimasti ore in quel ponte a raccontarsi, ore che non erano fuggite, ore regalate, per questo perfette.

La vita alcune volte decide per noi, quello era uno di quei momenti e Sara non desiderava lasciarsi scappare l'occasione di sorridere ancora.

Si impose di stoppare le vecchie ansie, così tolse dalla borsetta la matita per le labbra e un fazzoletto di carta per scrivere il suo nome, assieme al numero del cellulare, porgendolo a Lui.

La parte "chimica" del suo essere le diceva che quello poteva essere un nuovo amore, ma la sua anima sapeva che sarebbe stato qualcosa di molto meglio: un'unione di pensieri senza secondi fini, senza pretese, che non incatenano né obbligano. Esseri perfetti e liberi, amici nel senso profondo della parola.

Marco lesse le intenzioni di Lei in quegli occhi decisi e malinconici, quindi prese il biglietto lasciando che Sara si voltasse per allontanarsi.

Il loro tempo assieme era terminato, solo che questa volta non avrebbe lasciato andar via un altro sogno. Voleva riascoltare quella risata che proveniva dal cuore.

«Visto? Avevo ragione.»

Sara si fermò, rimanendo di spalle.

«Su cosa?»

«Tutte voi donne avete delle aspettative, prima o poi.»

Sara rise forte e sollevò il braccio destro salutando, non accorgendosi che aveva ripreso a piovere, come quando da giovane era stata libera e felice.

«... E voi uomini siete urticanti! Chiamami, ho altre storie che ti aspettano.»

Sara riprese a camminare, leggera, sorridente. La città autunnale le appariva bella come un bosco di fate, come un racconto per bambini. Era tornata giovane, pulita, era tornata Sara, forse per poche ore o forse per sempre... Sperava di scoprirlo presto.

Marco infilò il foglietto stropicciato, con il numero scritto in rosso, in tasca.

Che strana serata e pensare che era uscito per scopare, invece...

Invece aveva trovato una fata nel buio, come quando da giovane e inquieto si era lasciato trascinare da una figura scura e sconosciuta.

Sorrise allontanandosi dalla parte opposta rispetto a quella di  Sara.

Quella stessa sera le avrebbe telefonato, c'erano tante, troppe storie da ascoltare e raccontare.

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