4° capitolo: voglio scappare alle Hawaii
BIANCA:
«Vi abbasseremo i voti delle materie di un punto».
Quelle parole continuano a rimbombare nel mio cervello. Non posso crederci, anni spesi a studiare, a non avere una vita sociale, per essere alla fine ripagata così? Non è giusto, è tutta colpa di Domenico. E io che credevo di poter ricevere una borsa di studio e andarmene finalmente all'università, trovare un ottimo lavoro e aiutare mia madre economicamente. Però, quel maledetto barboncino dal viso d'angelo, mi ha rovinato i piani. Dio quanto lo odio!
«Bene, adesso potete andare, ma prima fatemi vedere cosa tenete nello zaino.»
"Cavolo, non ci voleva, non posso vendicarmi!" Penso mangiandomi la pellicina delle unghie dal nervoso.
Così costretta, apro lo zaino e gli porgo le due bombolette di panna montata e il tubo di colla super Attack che avevo preso come piano B.
Il preside mi guarda perplesso e con la bocca spalancata.
«Cosa le succede signore?» Chiedo facendo la finta tonta.
«Cosa ci fai Bianca con queste due bombolette?» Alza il suo sopracciglio folto e grigio e mi scruta attentamente.
«Beh ho molta fame, era la mia merenda.» soffoco una risata sentendo la cavolata mega assurda che mi è appena uscita dalla bocca.
«Farò finta di crederci, però siamo a scuola, quindi sono lo stesso costretto a sequestrartele». E ti pareva. È ovvio che "mister padrone del mondo", non mi avrebbe restituito le bombolette. Peccato, era un'ottima panna, avrei potuto farci dei dolci squisiti.
Lo stronzo mi guarda divertito e anche in maniera inquietante, ha un po' di bava ai lati della bocca. Se non lo conoscessi l'avrei preso per un maniaco.
Rivolgo uno sguardo di fuoco al mio rivale numero uno e prego il signore che viene fulminato all'istante davanti ai miei occhi. Perché deve sempre rovinarmi la vita?
Dopodiché usciamo dall'ufficio del preside senza rivolgerci la parola, come se neanche ci conoscessimo e io, invece di recarmi in classe come fa il barboncino, vado dalla mia cara e vecchia amica psicologa.
«Buongiorno Margherita.» la saluto con un gran sorriso non appena entro nel suo studio.
«Oh Bianca, sei già qui di prima mattina? Cosa è successo questa volta?» Mi chiede la donna che dal primo anno di liceo sopporta le mie crisi e i miei attacchi d'ansia. È appena arrivata, lo capisco dal fatto che ancora non ha preso la sua tazza di caffè e non ha posato le sue matite colorate sulla scrivania.
«Domenico!» Sbotto quasi urlando. Mi siedo furiosa sul lettino nero accanto alla sua poltrona grattandomi dal nervoso la mia lunga chioma di nodi.
«Ci risiamo, cosa ha combinato oggi?» Sospira sedendosi anche lei sulla poltrona e accavalla le sue gambe lunghe e liscie. Indossa una gonna marrone fino alle ginocchia, una giacca dello stesso colore e una camicia bianca con una sciarpa viola legata al collo. Prende una delle sue matite e la arrotola tra i capelli alzandoli in una specie di coda. È una donna di trent'anni, porta gli occhiali e fino a qualche anno fa era davvero molto bella, ma a causa delle mie ansie, le sono venute le rughe e perfino i capelli bianchi, poverina è difficile sopportarmi.
«Oggi ha combinato un disastro! Per colpa sua il preside ci abbasserà i voti di un punto, capisci? I miei voti perfetti contaminati per colpa di quel demone dagli occhi dolci!» Sbraito alzando le braccia e ridendo come una psicopatica, mi prendo le gambe e dondolandomi ripeto a bassa voce: " i miei voti, i miei bellissimi voti."
«Calmati Bianca, per favore.»
«Come faccio a calmarmi? Lei lo capisce che significa? L'unica cosa in cui sono brava è la scuola e per colpa di quel maledettissimo barboncino, non ho più niente!» Urlo avvicinandomi a lei. Vorrei tanto prenderla per il colletto della camicia e sputarle in faccia, ma mi limito solo ad avvicinarmi a lei minacciosamente. Non sono così pazza. O si?
«Bianca per favore siediti, non è una cosa così grave, se smetterete di farvi quegli inutili scherzi tutto andrà per il verso giusto». Cerca di spiegarmi, ma io non l'ascolto.
«Ma lei davvero pensa che sia così facile smettere di farci la guerra io e Domenico?»Scoppio a ridere sentendo smettere e Domenico nella stessa frase. Non accadrà mai, ne sono sicura al mille per cento.
«Sì Bianca, dovete solo sforzarvi.» sospira vedendomi con le guance gonfie perché cerco di trattenere una risata.
«Non accadrà mai.» affermo rattristandomi. Perché io e quel ragazzo dobbiamo proprio farci la guerra? Non possiamo semplicemente ignorarci? Per qualcun' altro sarebbe una cosa ovvia e semplice, per noi due non lo è. Fidatevi è così.
«Bianca ascolta, i voti che vi abbasseranno non saranno quelli definitivi, quindi lo stesso puoi impegnarti e raggiungere i tuoi obbiettivi, ma prima dovete smetterla di farvi quell'inutile guerra o nessuno dei due qui uscirà con il massimo dei voti.» dichiara appoggiando entrambe le mani sopra le mie spalle, cerca di tirarmi su, però io stranamente non mi sento rincuorata, anzi, mi sento peggio.
« Lo so benissimo, ma io e Domenico non possiamo stare nella stessa classe o nella stessa scuola, uno dei due dovrebbe andarsene da Milano e credimi, se potessi, io scapperei volentieri alle Hawaii!» Sbotto ed entrambe scoppiamo a ridere.
«Non è una cattiva idea, però noi ti vogliamo qui Bianca, quindi non se ne parla proprio di scappare, ok?» Mi fa l'occhiolino, l'abbraccio forte e dopo me ne ritorno finalmente in classe dove ci aspetta arte, la materia preferita del barboncino, oltre l'italiano.
Bene, prepariamoci all'inferno!
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