3° capitolo: voglio essere il numero uno
DOMENICO:
Entriamo tutti e tre nell'enorme
ufficio del preside pieno di tante scartoffie, trofei e soprattutto la puzza di tabacco e sudore ci investe bruciando le mie povere narici. Questo posto ormai, mi è fin troppo familiare, passo più tempo qui che in classe. L'uomo panciuto e con i baffi alla Flanders dei Simpson, si siede per primo nella sua enorme poltrona di pelle nera, dietro la scrivania di legno di faggio. Dopo ci fa cenno di sederci anche noi sulle sedie di plastica che si trovano proprio di fronte a lui. Mi concedo un minuto per osservare la mia rivale che come sempre, oltre a essere bellissima, è nervosa: ha le pupille così dilatate che sembra che tra poco gli usciranno fuori dalle orbite e si mangia nervosamente le sue piccole unghie. Un sorriso compiaciuto si fa largo sulle mie labbra, non so da quando, ma creare guai per farci finire entrambi in queste situazioni pericolose, mi eccita da impazzire. Bianca è così timida, bacchettona e seria che non riesco a non stuzzicarla. Non ricordo neanche più da quando ho iniziato a rovinarle le giornate scolastiche. Ormai per me è diventata un'abitudine, è come se io e lei fossimo nati solo per farci la guerra.
«Bene, siamo al solito, ditemi chi ha iniziato a fare cosa e perché...» ci chiede apparentemente calmo dopo essersi asciugato la faccia con un asciugamano.
«Ha iniziato lui signore.» afferma la mia rivale nervosa. Sbatte ripetutamente sul pavimento le sue vecchie Convers bianche, ormai consumate e macchiate. Mi odia terribilmente lo so, e in questo preciso momento vorrebbe perfino uccidermi. Ma cosa ci posso fare? È una storia che si ripete ogni giorno, tutti dovrebbero farci l'abitudine, soprattutto lei.
«Signor Cooper, lei ha niente da dire a sua discolpa?» Si rivolge a me sospirando, si toglie gli occhiali e si massaggia gli occhi stanchi. Poverino lo capisco, è dura sopportarmi.
«No signore, ho iniziato io oggi, solo perché ieri lei ha rovesciato il suo yogurt sui miei pantaloni nuovi.» ribatto divertito mettendo i piedi sulla scrivania.
«Domenico per favore, tolga i piedi dalla scrivania, e si comporti bene.» mi fulmina con lo sguardo. Scommetto che anche lui, in questo momento, vorrebbe farmi la pelle.
«Come desidera.» rispondo con un sorriso compiaciuto.
«Quando la smetterete voi due di combinare guai, eh?» Ci guarda entrambi facendosi avanti con il busto e con le mani congiunte, come se stesse pregando affinché arrivi un miracolo che, per sua sfortuna, non avverrà mai.
Mi giro verso Bianca e noto che il suo viso contornato dai lunghi capelli biondi, guarda il pavimento. È triste, molto triste e forse è anche stanca di tutto questo.
Oggi è vestita semplice indossa: un maglione bianco e dei jeans strappati sulle ginocchia. Si vede benissimo che quei vestiti non sono nuovi, chissà da quanto tempo li possiede. Però è bella comunque, lo è sempre stata.
«Preside le giuro che io non vorrei mettermi ogni giorno nei guai, ma è soltanto colpa sua se succede.» dichiara cercando di giustificarsi e non ha per niente torto.
«Silenzio! Anche se siete i miei due alunni più bravi dell'intero istituto devo comunque punirvi, non posso non farlo». Sentenzia il vecchio rospo, è questa cosa mi fa storcere il naso.
«Scusi preside, ma io cosa c'entro? Sono la vittima, io non ho nessuna colpa.» controbatte sbattendo le sue delicate manine sulla scrivania generando un forte rumore. Temo che abbia immaginato la mia faccia, ahi che male! Testolina buffa ha una forza da gorilla.
«È vero che questa volta signorina lei non c'entra, ma ieri come due giorni fa, lei ha creato parecchio scompiglio qui a scuola e ho lasciato correre, ma adesso basta». Alza la voce, ma viene interrotto da un colpo di tosse.
«La scuola è iniziata solo da due settimane e già prego il Signore che non la distruggiate entro un mese!» Continua adirato con le guance rosse e gli occhi in due fessure.
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, siamo tutti senza fiato e io e la mia rivale siamo in un imbarazzo assoluto. Così, non sapendo che fare, mi alzo e guardo fuori dalla finestra, osservo gli enormi alberi di Pino che fanno ombra alla scuola e gli uccellini che cantano, mentre costruiscono i loro nidi.
«Ho trovato, vi abbasseremo non solo il voto in condotta, ma tutti gli altri di un punto.» ci guarda serio. E a me per poco non mi viene un infarto.
«Che cosa?» Esclamiamo entrambi arrabbiati e confusi. Sento le gambe molli, perciò per non svenire davanti a questo pallone gonfiato, mi siedo nuovamente su quella scomoda sedia di plastica.
«Avete capito benissimo». Ci sorride compiaciuto. E ci credo, ha vinto lui questa volta.
«Ma non può farlo!» Sbotto rosso dalla rabbia.
«Certo che posso e voi comunque avete superato il limite della mia sopportazione.»
«Ma siamo al quinto anno, non può rovinarci ora la media scolastica.» aggiunge Bianca cercando di difendersi. Inizia a grattarsi senza fermarsi la guancia destra e in pochi minuti diventa rossa e graffiata e inizia a respirare molto affannosamente. Poverina, le sta sicuramente venendo un attacco di panico.
«Mi dispiace Bianca, ma dovevate pensarci prima di combinare altri guai, ieri come la settimana scorsa, vi ho perdonato guai davvero enormi, adesso basta.» conclude alzandosi e si avvicina alla mia rivale poggiandole una mano sulla sua spalla.
«Questa cosa a mio padre non piacerà per niente, ve la farà pagare non appena lo saprà». Dichiaro fulminandolo con lo sguardo.
«Stia tranquillo di suo padre, ieri io e lui parlavamo proprio di questo.» cavolo sono nella merda!
«Cosa? Ne dubito.» ribatto senza forze.
«È proprio così. I vostri genitori sono già stati avvisati prima di voi e non si preoccupano affatto di questa punizione perché anche se non avrete il massimo, avrete lo stesso un voto altrettanto ottimo.» ci sorride e ritorna al suo posto.
«Ma lei sa benissimo che entrambi miriamo alla perfezione, non ci accontenteremo di un voto inferiore». Ribatto furioso e soprattutto deluso.
«Questo mi fa piacere, comunque vi abbasseremo solo i voti del primo quadrimestre, se non farete più quegli stupidi scherzi, potreste lo stesso arrivare al massimo come avete sempre fatto gli anni scorsi.» ci schiaccia l'occhio e sospira. Meglio di niente, questo vuol dire che se smetteremo di farci la guerra non avremo più problemi.
Ma sarà così facile smettere senza avere conseguenze? Ne dubito...
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