4
SHAILENE
Theo passò a prendermi mezz'ora dopo, puntuale come un orologio svizzero, e uscimmo verso una meta a me ancora sconosciuta.
«Facciamo un giro per la città, scusa ma devo andare in dei posti»
«Tipo?»
«Tipo a noleggiare un'auto, non ho voglia di prendere il taxi, costa troppo, e poi ho intenzione di portare te e Rob a Londra, quando si riprenderà»
Non riuscii a trattenere un grido stridulo di felicità provocando la risata di Theo.
Il cielo era azzurro e senza nuvole, il timido sole scaldava appena, incapace di sovrastare il vento leggero ma pungente.
Mi vidi costretta a stringermi nella mia giacca per recuperare un po' di calore.
Theo sembrò essere a suo agio anche con il freddo.
Dev'esserci abituato.
Dopo un breve tragitto in autobus giungemmo nel centro della città, passeggiare con Theo equivale a fare una gita turistica con una guida istruita, non l'avevo mai sentito parlare così tanto, sembrava quasi che potesse commuoversi ripercorrendo le strade della sua città.
«E qui è dove sono cresciuto» mi dsse indicando un edificio che sembrava avere probabilmente qualche centinaio di anni.
«È l'orfanotrofio?»
«Si, sembra bruttino visto da fuori, in realtà è un posto accogliente»
Ci sedemmo su una panchina, Theo non smise di guardare l'edificio.
«Non ti viene un po' di nostalgia a venire qui?»
«No, adesso ho una famiglia, identifico questo posto solo come luogo in cui sono cresciuto, non come casa»
«Sai, certi tuoi ragionamenti faccio fatica a capirli»
«Non sei l'unica, sono fatto così»
Rimanemmo per un po' in silenzio, così in silenzio che mi sembrava di poter sentire i suoi pensieri.
I pensieri delle persone fanno rumore? Non lo so, ma quelli di Theo fanno un fracasso assurdo.
«Theo? Sei tu?» una voce maschile alle nostre spalle richiamò l'attenzione di Theo.
«Alan!»
Theo corse verso un gruppetto di quattro ragazzi quasi sicuramente della sua stessa età, si abbracciarono e si davano continue pacche sulle spalle ridendo rumorosamente insieme.
Adoro vedere Theo sorridere. Odio quando ha quell'espressione accigliata.
«Shai vieni qui!»
«Ciao» dissi timidamente.
«Shai, loro sono i miei amici. Cari miei, lei é Shailene»
«Uh, la tua ragazza?» disse uno moro piuttosto bassino.
«No, sono sua cugi...ehm, la nipote della donna che l'ha adottato» mi corressi anche se suonava male detto così.
«Beh però non siete parenti, potete sempre fidanzarvi» ridacchiò un altro.
«Dai deficienti, smettetela» li rimproverò Theo.
«Se non te la prendi tu, allora me la impezzo io»
«Scusa Shailene, di solito sono più educati» si scusò Theo tirando un'occhiataccia ai suoi amici.
«Dai Theo stiamo scherzando»
«Rendetevi utili, per caso sapete se McGuire è aperto? Devo noleggiare una macchina»
«Dovrebbe aprire fra dieci minuti, ma sono sicuro che ti apre la porta anche se vai da lui adesso»
Smisi di ascoltare Theo è i suoi amici che parlavano e mi guardai un po' intorno, cavolo, ero a Oxford!
<Buona permanenza allora!>
<Grazie ragazzi!>
Scoprii dopo una ventina di minuti di tragitto a piedi che McGuire è il meccanico e noleggiatore di auto, che appena arrivammo salutò Theo con una veloce stretta di mano.
L'uomo sulla quarantina era vestito con una tuta blu scuro e aveva varie macchie di olio per auto sui pantaloni e sulle braccia.
«Ti disturbo?» chiese educatamente Theo.
«No, dimmi pure di cos'hai bisogno»
«Mi serve una macchina»
«Ok, vieni pure»
Io restai fuori ad aspettare, decisi di chiamare Robert.
«Pronto?» rispose con voce roca.
«Ehi, Rob! Come stai?»
«Come se mi avessero appena investito»
«Perfetto» sospirai scuotendo la testa.
«Che fate?»
«Theo noleggia una macchina, vuole portarci a Londra. Quindi vedi di guarire»
«Farò del mio meglio»
«Okay, sta tornando Theo, ciao torniamo presto!»
«Vi aspetterò, a dopo»
«Parlavi con Rob?» mi chiese Theo.
Annuii.
«Guarda qua!!» esclamò sventolando trionfante le chiavi di una macchina.
Sorrisi.
«Vieni, andiamo sul retro a prenderla e facciamo un giro»
«Mi devo fidare o andremo a schiantarci?»
«Shai fidati, me la cavo bene»
«Speriamo...»
Durante il giro in macchina non parlammo molto, ognuno con i proprio pensieri, guardai le villette tipiche inglesi scorrere una ad una, signore anziane a passeggio con cani di piccola taglia, negozietti dalle insegne colorate e ragazzi in bicicletta sul lato "sbagliato" della strada.
In effetti fa un po' strano stare nel sedile a sinistra ma essere il passeggero.
Mi girai a guardare Theo, guidava con una sorta di sorriso sulle labbra e batteva le mani sul volante a ritmo della musica a basso volume.
É davvero carino mi sorpresi a pensare.
«Perchè mi guardi?» mi chiese sempre col sorriso.
«Oh niente, scusa» distolsi lo sguardo imbarazzata.
«Guarda che non mi dai fastidio»
Sentii che stavo arrossendo sempre di più.
Che imbarazzo...
«Mi fa solo piacere essere in una macchina con una bella ragazza» mi disse «Non mi darebbe fastidio se ci scambiassero per fidanzati»
«Theo...»
«Si?»
«Smettila»
«Ma si dai, riflettevo» ride.
<Rifletti troppo>
<E tu troppo poco>
<La mia testa è un insieme disordinato di pensieri, quando ho bisogno di riflettere capita che in mezzo al casino io trovi solo cose inutili e finisco sempre per agire senza riflettere>
<Mi piace> sentenziò sorridendo.
<E tu?>
<I miei pensieri sono ordinatissimi, immaginati una biblioteca in cui i libri sono perfettamente ordinati in ordine alfabetico per titolo, autore, e genere. Però non è una biblioteca normale, i libri sono scritti in una lingua che conosco solo io, questo spiegherebbe le mie riflessioni insensate>
<Quindi siamo una disordinata mentale e un ordinatissimo bibliotecario su una macchina che va dal lato sbagliato della strada>
<Sembra l'inizio di un film di fantascienza. Mi piace>
Adoro quando dice "Mi piace", la sua cadenza inglese e il sorriso che fa mentre pronuncia quelle semplici parole mi fanno impazzire.
Senza che me ne fossi accorta eravamo arrivati nel parcheggio del nostro hotel.
«Dici che Rob è sveglio?» mi chiese appena arrivammo nel corridoio del nostro piano.
«Non so, perchè?»
«Perchè ho lasciato in camera la chiave per entrare»
«Geniale. Passa da camera mia»
Devo ammettere che non ero molto entusiasta all'idea che lui vedesse il mio casino, in effetti avevo lasciato le valigie sparse per terra, i vestiti sul letto e sul tavolo e l'armadio lasciato aperto perchè ero di fretta.
Non posso farci niente se sono disordinata.
«Disordinata mentale...anche la tua stanza è in disordine» osservò ridendo appena entrammo.
«No comment»
Cercai la chiave della porta che comunicava le due stanze in mezzo al casino e lui si lanciò a peso morto sul mio letto, ignorando tutti i vestiti che c'erano sopra e schiacciandoli.
«La troverai prima di domani?»
«Abbi pazienza!» Mi girai verso di lui.
Era steso a pancia in su, con le braccia piegate sotto la testa, lo sguardo rivolto verso di me.
«Almeno togliti le scarpe se devi stare sul mio letto»
«Si padrona» ridacchiò.
Sospirai scuotendo la testa.
«Sto comodo con tutti sti vestiti sotto di me»
«Ecco la chiave, dai levati, è il MIO letto!» risi tentando di farlo cadere rotolandolo su un lato.
«Non mi farai cadere!»
Continuammo a spingerci e colpirci con i cuscini.
«Oh smettila adesso ti faccio star ferma io!» urlò per poi "spiaggiarsi" sopra di me tenendomi ferme le mani.
«THEO! SPOSTATI!» gli urlai quando cominciò a farmi il solletico.
Imprecai tra uno sghignazzo e l'altro.
«Ragazzi?» Robert bussò alla porta interrompendoci.
Andai ad aprire la porta trovandolo in pigiama, con le occhiaie e i capelli spettinati.
«Ma che state facendo!?» ci guardò alzando un sopracciglio.
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