35
Shailene
Che scocciatura i postini. Pensai chiamando l'ascensore.
Mi preparai a dover dire la frase "dove devo firmare?" Mentre tiravo la maniglia del portone di ingresso.
Quando aprii non vidi il pacco, quindi alzai la testa per guardare in faccia il postino e chiedergli dove fosse.
Il mio sguardo incrociò il suo e il mio cuore perse un battito.
<THEO?> urlai incredula temendo fosse un'allucinazione.
<Sorpresa!> disse sorridendo. Quel sorriso...
Era lui. Era davvero lui. Ed era qui, di fronte a me.
Mi gettai a capofitto fra le sue braccia e lo strinsi con una forza che non pensavo nemmeno di avere mentre mi venivano le lacrime agli occhi dalla gioia.
Era cambiato dall'ultima volta che ci eravamo abbracciati, era più...fisicato?
Non mi sembrava vero, provai a pizzicarmi una guancia per assicurarmi di essere sveglia.
<Che ci fai qua?> chiesi ancora con la faccia contro il suo petto.
<Ho il weekend libero e ho preso il primo treno per venire qui>
<Ti amo> sussurrai <Vieni in casa>
Gli presi la mano e lo portai in casa mia.
Eravamo soli, mia madre e Cody erano andati a fare la spesa, come ogni sabato mattina.
<Siamo da soli?> chiese.
Annuii.
Mise le mani sui miei fianchi e mi baciò per la prima volta dopo quasi due mesi.
Lo presi per mano e lo portai nella mia piccola e disordinatissima stanza.
Chiusi la porta e mi sedetti sul letto a fianco a lui.
Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi scoppiai a piangere senza alcun motivo.
Era da un bel po' che non piangevo, non ne avevo quasi mai sentito il bisogno e le poche volte che ne avevo voglia, lo sopprimevo.
<Perchè piangi?> mi chiese abbracciandomi.
<Mi...> non riuscivo a parlare <Mi manchi>
<Ora sono qui>
Il mio sfogo non durò a lungo, mi calmai quasi subito. Evidentemente avevo solo bisogno di scaricare quell'abbondante carico di lacrime che erano rimaste intrappolate dentro di me per quasi due mesi.
<Perchè ti ricordo meno muscoloso?> gli chiesi.
<Da quando te ne sei andata sono andato in palestra ogni volta che avevo un momento libero. Mi distraeva dal pensare a te, non fraintendermi, ti penso continuamente e mi manchi da morire, ma ogni tanto è bello prendersi cura di se stessi e non pensare ad altro>
<Allora forse dovrei fare così anche io. Com'è fare il barista?>
<Stancante>
Non mi ero accorta che mentre parlavamo ci eravamo sdraiati e che la sua mano mi accarezzava la pelle nuda da sotto la maglietta.
Aveva sempre la mano calda, proprio come la ricordavo, era come se disegnasse coi polpastrelli sulla mia pelle, faceva soprattutto movimenti circolari, come per disegnare dei cerchi.
<Theo...>
La mano saliva in direzione del mio seno.
<Theo non possiamo> lo fermai.
<Cosa non possiamo?>
<Fare sesso. Non qui, non rischiando che mia madre torni. E non...se io ho il ciclo>
<Non volevo fare sesso, però mi piace quando hai la pelle d'oca per merito mio> disse guardando il mio braccio. <Non puoi dirmi che non ti piacciano le mie coccole> aggiunse prima di stamparsi in faccia quel sorrisetto a metà tra dolce e malizioso.
Chiusi gli occhi e sospirai: <Non lasciarmi mai, Theo...>
<Questa storia del ciclo ti rende così emotiva?>
<No, tu. Tu mi rendi emotiva. E anche il ciclo, ma principalmente tu>
Mi diede un bacio sulle labbra e si accucciò di fianco a me, poi, quando la sua mano smise di disegnare piccoli cerchi sulla mia pelle, capii che si era addormentato.
Mi alzai piano dal letto, per non svegliarlo, quando sentii la serratura scattare e mia madre entrare in casa con Cody.
<Mamma abbiamo un ospite>
<Chi è? Una tua compagna di classe?> chiese distrattamente aprendo il frigorifero.
<È Theo>
<Dov'è? Perché è qui?> chiese Cody.
<È venuto a trovarmi, ma ora è in camera mia che dorme, si è alzato all'alba per venire qui>
Mia madre, estasiata, cominciò subito a cucinare "qualcosa di speciale per il nostro ospite".
Nessuno dei due si fece troppe domande, in fondo era mio cugino. In fondo...
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