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SHAILENE

<Shailene, muoviti, dobbiamo andare!> gridò mia madre già in macchina.
Corsi giù per le scale con lo zaino in spalla, una valigia e tre borse in mano.
Buttai tutto a caso nel bagagliaio della macchina per poi tornare a chiudere la porta e il cancello di casa con quattro mandate di chiave.
Una volta in macchina ero distrutta, mi sembrava di aver corso una maratona.
<Finalmente! Ce ne hai messo di tempo! La zia ci aspetta> mi disse mio fratello con sguardo di rimprovero appena mi sedetti pesantemente sul sedile del passeggiero davanti.
<Cody, so che sei impaziente di andare in vacanza, ma la prossima volta la valigia te la fai da solo!>
<Su, ragazzi non litigate!> ci placò mia madre partendo.
Mia madre ha sempre avuto un carattere pacifico, persino quando lei e mio padre si sono separati.
Cioè, sarebbe meglio dire "persino quando mio padre l'ha egoisticamente abbandonata", ma cercherò di essere educata e non troppo crudele quando parlo di lui.
In quel momento ero su una macchina diretta a La Paz, una città nel sud della California, dai miei zii, niente e nessuno poteva rovinare il mio buon umore.
Andiamo a La Paz tutti gli anni, mia madre e mia zia sono sorelle, la zia ha due figli, Robert e Dylan.
La' ho degli amici, la maggior parte dei quali conosciuti grazie a mio cugino Robert, di due anni in più di me.
Durante il tragitto mia madre ci raccontò che avevamo un nuovo cugino, mia zia aveva adottato un ragazzo orfano dall'Inghilterra, <Theodore> disse mia madre.
Ecco di cosa parlavano al telefono qualche giorno fa. Pensai.
Dopo due lunghe ore di viaggio arrivammo a La Paz, la guardai scorrere fuori dal finestrino.
Appena parcheggiammo nel garage della villa degli zii Robert e Dylan ci accolsero aprendoci le portiere della macchina e tirandoci fuori di forza come fanno sempre.
<Come sta la mia cugina preferita?> mi disse Robert abbracciandomi e sollevandomi di qualche centimetro.
<Ma sono la tua unica cugina! Comunque sto bene, tu sei dimagrito!>
<Perche' prima ero grasso!? Comunque sono andato in palestra> confermò soddisfatto tastandosi un bicipite.
<Shai, cara! Vieni in casa, sarai stanca, dopo il viaggio! Robert, aiutala a portare le valigie in casa!>
<Si, mamma!> sbuffò Robert prendendomi le valigie e lo zaino dalle spalle.
<Grazie>
<Shai, allora, come stai? Sei cresciuta dall'ultima volta! Oh, e il fidanzato ce l'hai?> mi accolse in casa mia zia.
<Mamma, ti pare il caso di fare ste domande?> disse Robert ridendo.
<Sto bene, e...non ho il fidanzato>
<Lo sapevo...> sussurrò Robert.
Gli tirai una gomitata.
<Ahia!! Che persona crudele che sei!!> rise <Dai, vieni in camera, devi conoscere Theo!>
Mi fece strada fino a camera sua, nonostante io conosca la villa come le mie tasche.
Aprì la porta urlando: <Theooo! Asociale! Staccati da quel fottuitissimo Netflix e vieni a conoscere tua cugina!>
<Ma cosa urli!?>
Robert si girò verso di me: <Entriamo noi, se no non si muove da quel letto>
Entrai in camera e vidi un ragazzo seduto sul letto, alto, spalle larghe, capelli e occhi castani scuri, due labbra stupende.
Mi sorrise.
<Ciao, tu devi essere Shailene> mi porse la mano.
Il timbro della sua voce è molto profondo, quasi rabbrividii.
Esitai, ma poi gli strinsi la mano dicendo: <Piacere di conoscerti, Theodore. Mi chiamo Shailene>
<Chiamami Theo>
Aveva un'aria gentile nonostante la stazza e la voce.
Continuammo a fissarci negli occhi finché Robert non ruppe il silenzio: <Okay, ora che vi conoscete, usciamo?>
<Per andare dove? In spiaggia a rimorchiare tipe? Che poi io rimorchio e tu fai figure di merda>
<Ma vaffanculo> si spintonarono un po'.
Sentii l'accento inglese di Theo.
<Posso farti una domanda?> chiesi a Theo.
<Dimmi pure>
<Di dove sei precisamente?>
<Oxford>
<Bella città...non ci sono mai stata, ma so che e famosa per l'Università... O sbaglio?>
<No, dici giusto>
Passando per il soggiorno prima di uscire Theo disse a mia zia: <Ann, noi usciamo!!>
Non l'aveva chiamata "mamma"...
Dopo aver avuto la piena approvazione della zia ed esserci messi il costume andammo in una spiaggia libera, accampandoci con teli e ombrelloni.
Robert e Theo si svestirono, erano abbronzatissimi, io invece assomigliavo molto a una mozzarella ambulante...
<Cugina, sei pallida, ti ha morso un vampiro?> scherzò Robert.
<No, idiota, ora recupero l'abbronzatura!>
Qualcuno chiamò Robert da lontano.
<Ragazzi, scusate, devo andare via un attimo, torno subito, intanto conoscetevi!>
Io e Theo rimanemmo da soli, seduti su  due lettini a pochi centimetri di distanza tra loro.
<Quanti anni hai?> mi chiese dopo pochi secondi silenziosi eternamente stressanti.
<sedici...tu?>
<Piccola> sentenziò giocherellando con un braccialetto di cuoio che aveva al polso, <Io ho quasi 18 anni>
<Senti...ho notato che chiami la tua madre adottiva per nome...> mi azzardai a dire.
<Lei non è mia madre, le sono immensamente grato di avermi adottato, ma lei non è mia madre. La mia vera madre non mi vuole.> abbassò la testa.
<Magari non poteva mantenerti...>
<E allora perché quando l'ho inconrata di persona mi ha sbattuto la porta in faccia!?>
<L'hai incontrata? Pensavo non si potesse!>
<Sono stato bravo a "rubare" informazioni sulla mia famiglia biologica dai computer dell'orfanotrofio senza farmi scoprire. Ann vorrebbe che la chiamassi "mamma", ma non lo farò mai, quindi dovrà adattarsi>
Mi chiesi cosa si provasse ad essere un orfano i cui genitori lo rifiutano.
<Quindi, non mi vedrai mai come tua cugina?>
<Non essendoci nessun legame di sangue tra noi, no>
Annuii.
Sapevo che aveva ragione, ma mi dispiacque comunque.
<Sai, ho sempre voluto andare in Inghilterra...>
<Ti ci potrei portare, tanto devo tornarci per riprendermi gli scatoloni che non sono ancora riuscito a trasferire>
<Mi piacerebbe tantissimo!>
<Ti avviso che la' fa freddino>
<Vorra' dire che renderò utili i maglioni che mi confeziona la zia tutti gli anni a Natale> dissi provocando la sua risata.
<Vieni qui tutte le estati?>
<Tutte le estati e a tutte le festivita', conosco questo posto come le mie tasche>
<Io devo ancora ambientarmi, è difficile cambiare vita così, da un giorno all'altro>
<Lo immagino...>
Si spostò sul mio lettino, di fianco a me.
<Senti, fa caldo, ti va se andiamo a fare il bagno?> mi chiese battendo le mani sulle cosce.
<Ma Robert? Quando torna non ci vede>
<Intuira', dai andiamo!>
Si alzò dal lettino e allungò una mano per aiutarmi.
Accettai l'aiuto e corremmo fino al mare, una sensazione bellissima.
Quando mi tuffai nell'acqua fredda mi sembrò di rinascere.
Schizzai Theo.
<Ehi! Adesso ti annego!> urlò ridendo e schizzandomi a sua volta.
Quando si accorse di non avere speranze contro di me mi sollevò e mi rituffò in acqua.
<E' da tanto che non mi diverto così> gli dissi.
<Ti mancava l'estate, eh?>
<Si, tantissimo>
E' strano, neanche io riuscivo a vedere Theo come mio cugino, lo consideravo un amico, un grande amico, anche se lo conoscevo da, piu' o meno, un'ora.
È strano, vero?
Specialmente se stiamo parlando di una diffidente e selettiva come me.
Robert "comparì" dietro di me e mi fece il solletico come e' solito fare ogni volta che non lo sento arrivare.
<Piantala!> urlai soffocando le risate.
Robert tolse le mani dalle mie costole e finalmente riuscii a respirare.
<Soffri il solletico?> mi chiese Theo con un mezzo sorriso.
<Tu che dici?>
<Dico di si>
<Vedo che avete fatto amicizia...e siete venuti a fare il bagno senza di me!> disse Robert incrociando le braccia e inscenando un finto broncio.
<Piantala, bambinone!!>
<Ma se sei piu' piccolo tu di me!>
<Solo di sette mesi!>
<Sette mesi e tre giorni>
<Quindi, se Rob e' nato il 13 maggio, tu sei nato il 16 dicembre> affermai rivolta a Theo con fare da matematica esperta.
Theo annuì.
<Brava cugina! Sai contare i mesi!! Sei un genio!> esclamò Robert.
<Vaffanculo!> sorrisi.
Dopo aver fatto il bagno uscimmo dall'acqua spintonandoci nell'intento di far cadere qualcuno nella sabbia.
Robert perse l'equilibrio in seguito a una spallata di Theo, che e' visibilmente piu' robusto, cadde impanandosi di sabbia come una cotoletta e cio' lo costrinse a tornare in acqua per lavarsela di dosso.
Io e Theo continuammo a camminare fino all'ombrellone mentre Robert imprecava e malediceva tutti i granelli di sabbia che gli si erano appiccicati addosso.
<Poverino, non ha speranza contro di me>
<Beh, diciamo che basta guardarvi per capire che sei piu' forte tu>
<Ma dai, cosi' mi fai sembrare un mostro>
<Un mostro adorabile> le parole mi uscirono senza che avessi il tempo di reprimerle.
<Che?>
<Ma dai! Guarda che faccia sorridente, non spaventeresti neanche un coniglio!> improvvisai.
Non ero credibile.
Non so proprio perche' quella frase non sia passata dal cervello prima di uscire dalla mia bocca.
Già, il mio disordine mentale...
<Non mi hai mai visto arrabbiato, per tua fortuna>
<Spero che non succeda> dissi chiudendo l'argomento una volta per tutte.
Quando Rob ci raggiunse raccogliemmo le nostre cose e tornammo a casa.

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