six
Troisième jour;
une nuit sauvage
Pieno di scene volgari; leggete a vostro rischio.
Probabilmente modificherò il capitolo tra poco. Comunque vi avvertirò, nel caso vogliate rileggerlo.
I due statunitensi non dovettero aspettare molto perché Amna e Gheorghina si presentassero. A quanto pare, la prima aveva per una sera messo da parte il suo comportamento da diva che si fa attendere.
Dopo essersi salutati non persero tempo, dirigendosi verso la magnifica torre illuminata.
Aaron rimase quasi senza parole alla sua vista. Era uno spettacolo indescrivibile; la sua imponenza quasi lo spaventava, un po' come Amna, insomma.
Quest'ultima non proferì parola per tutto il tragitto, limitandosi a rispondere con uno "oui" od un "non" se si trovava in accordo o disaccordo con la domanda che le era stata posta. Teneva lo sguardo basso e le labbra strette in una linea severa.
Aaron riuscì a definire meglio i tratti del suo volto non appena entrarono nell'ascensore, illuminato da tante piccole lucine.
Portava una quantità di trucco elevata a quella dei giorni precedenti; le gote e gli occhi le brillavano, letteralmente. Così come il vestito che, il castano realizzò solo in quel momento, lasciava intravedere la biancheria sotto esso.
Le sembrava davvero triste, come mai avrebbe potuto essere. Senza nemmeno pensarci, Aaron avvicinò le sue dita a quella della ragazza, facendole appena sfiorare.
Lei sembrò non farci nemmeno caso, limitandosi a portare entrambe la mani al centro, poggiate sulla pochette rosa carne.
Non sembrava aver intenzione di parlare o anche solo prestare attenzione ai loro argomento, quindi Aaron si convinse che lasciarla in pace era la cosa migliore da fare.
Si voltò così verso Shawn e Gheroghina, sperando di trovare conversazione nei due, ma sembravano essere troppo presi a parlare tra loro per accorgersi che ci fosse qualcun'altro all'interno dell'ascensore.
Ad Aaron non servì altro per capire che quella sarebbe stata una lunga serata e che il destino aveva oramai messo per scritto che non aveva intenzione di fargli amare la Tour Eiffel.
*
"Scusi, non è che potrebbe portarmi un'altra bottiglia di sidro, per favore?" chiese Aaron al cameriere, sperando che capisse l'inglese.
L'uomo annuì, annotando sul taccuino per poi voltarsi dall'altra parte e dirigersi verso la cucina.
La serata si stava svolgendo proprio come Aaron si era immaginato; nessuno dei suoi tre amici gli aveva rivolto parola, se non per chiedergli di passare loro l'aceto oppure il sale.
Gheorghina e Shawn aveva chiacchierato tra loro per tutto il tempo, mentre lui ed Amna non avevano aperto bocca se non per masticare le pietanze deliziose all'interno dei loro piatti.
Erano al secondo, quando il canadese si alzò da tavola, dichiarando di voler andare in bagno.
Si alzò da tavola, scusandosi, e togliendosi il tovagliolo dalle gambe.
Il ciò non attirò l'attenzione di nessuno dei tre, e così fece l'allontanamento di Gheorghina, che affermava di aver trovato del kiwi - cosa a cui era allergica - all'interno del suo piatto, e sarebbe immediatamente corsa ad informare i cuochi.
Aaron prese il coraggio di parlare soltanto quando rimase solo con la francese, poggiandole una mano sulla coscia.
"Che cosa c'è che non va?"
Lei alzò lo sguardo per la prima volta e - anche se non lo stava nemmeno guardando negli occhi - lui ne fu ugualmente contentissimo.
Le parole che susseguirono quell'istante lasciarono l'americano senza parole, ma al tempo stesso lo mandarono al settimo cielo.
"Ho bisogno che tu mi renda la ragazza più felice del mondo, questa notte."
E poi si alzò da tavola, prendendolo per mano e correndo verso l'angolo più appartato che riuscì a trovare.
"Non pensi sia meglio pagare il conto e poi andare a casa?"
"Mi basti tu, qui, adesso; non ho bisogno di una camera." gli disse, ancora alla ricerca.
"E che ne dici dei bagni, allora? Magari se riusciamo a non fare tanto rumore potrebbe andare bene anche li." affermò, arrossendo leggermente al ricordo delle urla di piacere di Amna.
"Ci sono già Shawn e Geo, li." disse semplicemente, facendo sentire Aaron uno stupido per non essersene reso conto.
Am si fermò, avendo finalmente trovato il luogo adatto.
Si trovavano all'esterno, e anche se quella piccola zona non era illuminata i due riuscivano a vedere ugualmente tutto il mozzafiato panorama parigino sotto di loro.
La ragazza non perse tempo, gettandosi sulle labbra di Aaron come fossero acqua e lei una sperduta nel deserto.
L'americano la prese per le cosce, facendosi avvolgere il bacino dalle sue gambe lunghe mentre apriva in tutta fretta la zip dei pantaloni.
Lei, lo aiutò, abbassandogli le mutande quanto necessario per ricevere quello che voleva. Era tanto impaziente che non gli slacciò nemmeno il bottone dei pantaloni.
Il momento il cui Aaron entrò dentro di lei il volto di Amna mutò radicalmente: da infelice passò a stupito e successivamente a soddisfatto.
A lui sembrava di stare in paradiso. Mai, in tutta la sua vita avrebbe pensato di potersi trovare a fare l'amore con la ragazza più bella del mondo nella città più bella del mondo.
E, se poco prima aveva trovato il panorama sotto di loro mozzafiato, Amna - che lo incitava di spingere più forte e velocemente, con i capelli tutti spettinati ed il volto imperlato di sudore - era mille volte meglio.
Aaron non perse tempo ad accontentarla, non volendo altro che lei godesse. Spinse così forte che Am si ritrovò senza fiato, e dovette soffocare le urla contro la spalla di lui.
"Mon Dieu." gridò, incapace di trattenersi.
E per quanto il castano volesse far sapere a tutti che lui riusciva a farla felice - che lei stava godendo grazie a lui - le tappò la bocca baciandola, sapendo che se li avessero beccati sarebbero finiti in un grande casino.
"Sei così bella." le sussurrò all'orecchio, una volta staccate le loro labbra "Più bella della stella più splendente nel cielo; più bella del panorama sotto di noi; più bella della vita stessa."
Lei non rispose, limitandosi ad allacciare le mani dietro al suo collo e poggiargli la testa sulla spalla, troppo sfinita anche solo per reggersi in piedi.
"Grazie Aaron." disse, invece.
*
Svolti i loro bisogni e sistematisi in modo da non dare a vedere quello che avevano combinato, i tre tornarono a tavola, concludendo la cena come se niente fosse accaduto.
Il canadese e la francesina continuarono a chiacchierare allegramente, mentre Aaron ed Amna rimasero in silenzio, la ragazza nuovamente sprofondata nel suo stato di infelicità.
"Ora mi vuoi dire che cosa c'è che non va?" le chiese Aaron mentre camminavano verso casa, circondati dalla notte romantica di Parigi.
"Vorrei solo che l'amore potesse essere facile. Che gli innamorati possano sempre stare insieme; che niente, nemmeno la distanza, riuscisse a dividerli." sospirò, finalmente, facendo stringere il cuore all'americano.
Aaron si sentì così felice che quasi fece fatica a non incominciare ad urlare di gioia e saltare in aria come uno scemo.
Amna lo amava. Amna lo amava.
"Se si amano veramente," iniziò, volendo mantenere la cosa sul generico, come aveva fatto lei "non penso che mai esisterà qualcosa in grado di dividerli spiritualmente. Magari potranno stare lontani fisicamente per molto tempo, ma il loro amore, il luogo in cui esso è nato, sarà sempre il posto il cui i loro cuori si incontreranno ogni volta che si penseranno; ogni volta che si sogneranno."
"Ma non pensi che se due persone si amano veramente non dovrebbero essere separati da niente e nessuno? Non pensi che dovrebbero stare insieme, non importa l'età o le circostanze? Non è giusto." quasi pianse.
Aaron le avvolse le spalle con il braccio destro, lasciandole un bacio sulla tempia.
"Vedrai che si sistemerà tutto, Am." sussurrò "Ti amo anche io." ma quest'ultima frase si limitò a pensarla.
Non odiatemi plz :((
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