Capitolo Quattro
"Debbie... che succede se...?"
"Stai tranquilla, Ali, verrai accettata!"
Stiamo entrando in quell'enorme edificio, ed ero stata informata solo in quel momento della cosa che nella mia vita mi spaventavano di più.
Per entrare nella Paranormal High School, c'era una prova.
Non so neanche perché ci tenessi così tanto a venire accettata, dopotutto io in quella scuola non ci voglio andare. O forse sì?
Comincio a confondere le idee.
Quince si avvicina a me e a Debbie con un sorriso.
"Sei nuova, vero? Stai tranquilla, le prove di solito sono semplici."
"Di solito?!" Esclamo disperata, guardandolo male.
Lui ridacchia e gli si illuminano gli occhi.
"Stai tranquilla." Ripete poi fissando il suo sguardo azzurro nel mio.
Dopo qualche secondo aggrotta le sopracciglia e affretta il passo, lasciando me e Debbie da sole.
Mentre se ne va, lo sento borbottare qualcosa che suona come un: "Che occhi strani."
Sbatto le palpebre e mi volto verso Debbie che ha ricominciato a chiacchierare tranquillamente.
Dopo circa dieci minuti, Debbie mi saluta e svolta con gli altri in un corridoio di sinistra, lasciandomi con Smithy.
Mi giro verso la mia guida ma quello che vedo è completamente diverso dal simpatico ometto.
Davanti a me ci sono sei figure incappucciate con mantelli scuri.
Mi volto a destra e a sinistra per controllare se ci sono corridoi da cui potrebbero essere entrati, ma niente.
Le pareti sono completamente lisce, anche il bivio che Debbie, Quince, Niels e Thessa hanno imboccato, è sparito.
Deglutisco e torno a guardare verso le sei figure. La terza partendo da destra fa un passo in avanti e comincia a parlare.
"Declama il tuo nome, allieva." La voce del tipo è ruvida come una pergamena e sfrega l'aria come carta vetrata.
"Alice Maria Heddings." Rispondo, cercando di mantenere il tono fermo.
"Alice Maria, vuoi entrare a far parte della Paranormal High School?" Sta aspettando.
Sta aspettando un sì sincero che io non so se dargli.
Insomma, fino a poco fa mi trovavo a Dublino, con la mia vita e tutto.
Ma adesso non so se voglio tornare da Dan: se mi ha mentito sul fatto di avere un fratello, chissà cos'altro ha omesso di dirmi.
Per non parlare di mia madre. Ha infarcito la mia vita di bugie. Ci manca solo che mio padre non sia morto ma fuggito.
"Sì."
La figura fa un passo indietro e la quarta da destra prende posizione.
"La tua mente sembra annebbiata... meglio farci un giro." Sussurra questa, e faccio fatica a sentire le parole strascicate con un forte accento del sud.
Spalanco gli occhi quando sento le parole "farci un giro".
Non vorranno mica entrare nella mia testa?!
Evidentemente sì, perché la figura alza le braccia, mostrando due paia di artigli affilati.
Li fisso fino a che non ho come l'impressione che si allunghino, un'ologramma gigante e leggermente trasparente, ma forse è solo una mia allucinazione.
Neanche il tempo di pensare queste parole che le mani olografiche mi trapassano la testa.
Sento come se il mio cervello fosse risucchiato dagli artigli, che mi graffiano le pareti della scatola cranica senza pietà.
Man mano che gli artigli aspiratori risucchiano la mia memoria e la passano in rassegna in ordine cronologico, mi passano davanti le scene della mia vita, anche quelle che non posso ricordare perché ero troppo piccola.
Quando ero nella culla e il gatto Sted, il gatto nero che papà aveva preso perché era abbandonato in mezzo alla strada e lui non credeva nelle superstizioni così stupide, mi era salito sopra e i suoi occhi gialli erano diventati viola per cinque minuti.
Me lo aveva sempre raccontato, mamma.
Quando a cinque anni giocavo nel giardino insieme a Dan, fingendoci creature magiche.
Io ero sempre il demone e lui l'angelo che mi salvava dalla mia malvagità.
Mmm. L'angelo... non mi ricordavo di questo gioco.
Una scena delle elementari mi passa davanti agli occhi in tutta fretta e riesco a distinguere solo me, Dan e un altro ragazzo identico a lui che dovrebbe essere Niels. Stiamo ridendo. Non sapevo che Niels e io fossimo amici.
Le scene svaniscono proprio mentre accanto a Niels appare un lampo bianco.
Mi ritrovo catapultata in una sala circolare, illuminata da candele e davanti a me le stesse sei figure che hanno violato la mia mente.
Quella con gli artigli è ancora davanti a me, immobile.
Piano piano si toglie il cappuccio e si rivela una donna bellissima dal volto di porcellana e lunghi capelli castani.
Mi fissa con i suoi occhi dorati dal taglio orientale e distende le labbra in un ghigno, mostrando i denti appuntiti.
"Benvenuta alla Paranormal, Ali. Sei un essere paranormale. Parecchio pericoloso, oserei dire."
"ALI!" Strilla Debbie accanto a me. Sono comparsa al suo fianco con un POP secco che l'ha fatta saltare per aria e attrarre le attenzioni di tutta la sala.
Le tiro i lembi del golfino della divisa, diventando rossa.
Caspita, ci stanno osservando circa trecentocinquanta persone! Non avevo idea che fossero così tanti i Ragazzi Speciali.
Sospiro quando le teste si girano lentamente ognuna verso il proprio piatto.
Debbie si mette una mano sul cuore e prende un grande sospiro.
"Alice Heddings, promettimi di non spaventarmi mai più in questo modo!"
"Croce di legno, croce di ferro, se rompo il giuramento andrò all'Inferno." Recito scherzosamente, per poi guardare la tavola.
Sono molto affamata e la curiosità riguardo al tipo di Ragazzo Paranormale che sono ha dato alimento al mio appetito.
E già. Gli amministratori non hanno voluto dirmi che essere paranormale sono, so solo che sono molto pericolosa.
Ma proprio TANTO.
"Allora, Ali. Sei o vedi?" Chiede Debbie con disinvoltura passandomi due fette di pizza e pulendosi la bocca con un tovagliolo.
"Sono. Ma non so che essere, di precisione. So solo che sono molto pericolosa."
Debbie distoglie lo sguardo dal suo piatto, fissandomi incuriosita.
"Questo sì che è Figo!" Esclama, il tono di voce un po' più alto del normale.
Le tappo la bocca e annuisco con un sorriso.
"Già, ma sono troppo curiosa di sapere che cosa sono!"
Debbie si sposta la mia mano dalla bocca.
"A che prova ti hanno sottoposto?"
"Oh, prima mi hanno chiesto se volevo far parte della Paranormal High School."
Debbie annuisce come se quella fosse la stessa domanda che facevano a tutti.
"E poi? Ti hanno teletrasportata qua?"
Scuoto la testa, e lei mi scocca un'occhiata sorpresa.
"Che cosa? Fanno così con tutti!"
"Mi hanno guardato nella mente." Sussurro, e lei mi fissa con la bocca aperta.
"Racconta."
Quando chiudo la bocca lasciando uscire l'ultima parola la riapro subito per accogliere un boccone di pizza.
Debbie è rimasta a bocca aperta e so che anche Quince e la tipa con le treccine tinte di blu stavano origliando.
Si sente uno scampanellio delicato e la fetta di pizza mi scompare dalle mani.
Tutti si girano verso il tavolo all'inizio della sala, dall'altra parte rispetto a dove sono entrati i Ragazzi.
Seguo il loro esempio e vedo sei persone in piedi dietro al tavolo che ci fissano sorridendo.
Riconosco la quarta.
I suoi occhi gialli ricambiano il mio sguardo con uno infuocato.
Faccio un sorriso falso e distolgo lo sguardo, fissandolo sui suoi compagni.
L'uomo che avrebbe dovuto essere quello con la voce roca e sfregante, aveva capelli bianchi e lisci, lunghi fino alle spalle, larghe come quelle di un nuotatore, indubbiamente mascoline che facevano a pugni con il viso aggraziato e femminile, dalla pelle chiarissima e occhi cremisi che spiccano come due gocce di sangue su tutto quel candore.
Doveva essere un vampiro.
Alla sua destra c'è una ragazzina molto più bassa di lui, esile e allegra, con un sorrisone che la fa sembrare simpatica.
Ha lunghi riccioli ramati e occhi verdi prato che lanciano uno sguardo all'uomo accanto a lui, dai capelli corti e neri, così neri che sembrano quasi blu e degli occhi color carbone che quasi sfrigolano nelle orbite.
Il quinto uomo, quello accanto a Occhi Dorati, parla.
Ha la voce di una cascata d'acqua, una voce plasmata dagli angeli. Potrei stare ad ascoltarlo per ore. La voce si sposa perfettamente con i lunghi capelli biondi intrecciati, il volto cesellato ma tipicamente maschile e gli occhi azzurro scuro che scrutano la folla.
I capelli sono intrecciati e raccolti in una coda bassa dietro le lunghe orecchie a punta, che slanciano il suo fisico alto e snello.
Accanto a lui, una donna lo tiene per mano.
Ha la pelle completamente ricoperta da un metallo che sembra argento liquido, capelli corti e scuri , e occhi che sono due rubini incastonati.
L'elfo, quello con le orecchie appuntite e con la voce da cascata, dice: "Benvenuti studenti. Benvenuti al vostro nuovo anno alla Paranormal High School."
AngoloAutricia:
Ooooh, eccoci finalmente arrivati alla Paranormal! Da quanto aspettavate questo momento? E voi, siete o vedete? Siete stati accettati? Cos'avete visto come ricordi dimenticati?
Avete una minima idea di che creatura possa essere Ali?
No?
Io sì u.u
Per avere un'idea più chiara:
LUI È IL TIPO CON I CAPELLI NERI:
LEI È ANNA DAI CAPELLI ROSSI:
NON HO TROVATO IMMAGINI PER L'ALBINO.
QUESTI SONO GLI OCCHI DELLA QUARTA TIPA:
QUESTO È L'ELFO:
Si okay, è Legolas *^*
QUESTA È LA CYBORG:
Ho trovato solo questo, mi dispiace.
Benvenuti a scuola.
Annabeth Woods.
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