𝐗𝐕𝐈𝐈
❗Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Iron Sky" di Paolo Nutini ❗
La festa di compleanno di Scorpius non è andata poi così male.
A dire il vero è andato benissimo, tranne per il festeggiato.
Lui era ancora tormentato da quelle stupide paranoie e da quei discorsi snervanti aperti durante la serata, anche se per pochi minuti.
Per quanto all'apparenza sia andato tutto perfettamente, il giovane si è sentito parecchio a disagio.
Soprattutto si è sentito fuori luogo in quella casa che non sente propria.
Strano a dirsi, non si era mai sentito così da piccino.
Certo che l'adolescenza fa brutti scherzi.
Non appena si sveglia gli occhi vengono puntati sul soffitto e prende un grosso respiro.
Non sa cosa pensare, come organizzare i propri pensieri.
Gli sembra tutto surreale e si chiede se quel posto sia adeguato a lui.
A pensarci bene doveva nascere in un'epoca differente, a quest'ora avrebbe dovuto avere più di vent'anni, e invece si ritrova ad essere un sedicenne figlio di due snervanti purosangue.
Chissà perché la madre ha dovuto abbandonarlo, suppone che il motivo serio ci sia ma vorrebbe sapere quale.
E si domanda che fine abbia fatto il vero padre.
E a chi somiglia? Più a mamma o papà? Da chi ha ereditato quegli occhi e quell'altezza?
Non è il Manor il posto giusto dove abitare, lo sente dritto in petto.
Eppure ora si ritrova lì, e si ritrova costretto ad essere grato a due persone che forse si stanno stancando della sua presenza.
Non è facile occuparsi di qualcuno tutta una vita, senza aver chiesto di farlo.
Vede gli attuali genitori come persone costrette a vivere una vita da loro poco desiderata per colpa del figlio.
Scorpius non si rende conto che ciò che li ha distrutti è stata la vita stessa, e che lui è stata l'unica gioia capace di ricomporla.
Scende giù dal letto e trascinandosi con i piedi giunge in cucina.
Oggi i genitori sono meno frenetici.
Smorza un sorriso, si passa una mano per i capelli e si avvicina alla madre che sta preparando del tè caldo per aiutarla.
«Buongiorno, fagiolino!» esclama lei con un sorriso, lasciando un bacio sulla sua spalla.
Lui sospira, è già stanco di questa giornata.
«Buongiorno a te» sforza di mostrare un sorrisino alla madre, ma non sopporta proprio quel nomignolo fastidioso.
«Ti sei svegliato preso o mi sbaglio?» domanda Draco, che ha ancora il viso incartocciato per il sonno.
Scorpius scuote le spalle, nemmeno si è reso conto dell'orario.
Esme lo vede strano, storce la bocca e sospira: «Sei stanco? Sei sicuro di non voler tornare a dormire?»
Ma il figlio scuote il capo e la rassicura con l'ennesimo sorriso.
«Se hai bisogno di riposare, però, non te ne preoccupare» accarezza la sua schiena e lo aiuta a sistemare sul tavolo il cibo e le bevande calde per la colazione.
Si siedono a tavola tutti insieme, i due adulti sono felici di stare anche questa mattina con lui. Scorpius lo è un po' meno, e per fortuna questa sera tornerà ad Hogwarts.
«Ieri è stata veramente una bella festa! Non è vero?» domanda fiera Esme, contenta per averne organizzata una perfetta.
«Oh sì, e poi la torta era buonissima. Mi è piaciuto quello strato di pistacchio» aggiunge Draco.
«Vero, era davvero buonissima» annuisce Scorpius.
Ma continua ad essere strano agli occhi dei genitori.
Esme sospira e lascia una carezza sulla sua mano: «Sei sicuro che vada tutto bene, fagiolino?»
Fagiolino, dannazione. Ancora.
«Sì, sto bene» ma sa che non può continuare a limitarsi con quella risposta «Semplicemente sono preoccupato per la scuola. Sapete, quest'anno ci sono gli esami.»
Loro comprendono che può essere stressante e sanno quanto ci tiene alla scuola, quindi sorridono e cercano di essere comprensivi.
«Non ti preoccupare, più ci pensi e peggio è!» esclama Draco «Sei un bravo studente, sono certo che riuscirai in tutto.»
«Magari ripeti con qualcuno se ti rende più sereno» suggerisce la madre «Io e tuo padre lo facevamo spesso insieme o con i nostri amici.»
«Tu non dovevi studiare magia, però» sghignazza Scorpius rivolgendosi ad Esme, che trattiene una risata e scuote le spalle: «Dovevo far finta di dover studiare! Quindi mi annoiavo comunque tra i libri».
«L'ultimo anno era insopportabile tua madre! Noi studiavamo mentre lei non faceva assolutamente nulla» sospira Draco «Ormai tutti sapevano dei suoi poteri, era inutile continuare a far finta di nulla.»
«Ed è per questo che il mio allenamento da Auror è durato pochissimo... insomma, non ne avevo bisogno» spiega Esme, sorseggiando poi un po' di tè caldo.
Con quest'affermazione e questo dialogo in corso le viene spontaneo chiedere al figlio una semplice domanda, soprattutto perché tra qualche anno finirà la scuola.
«Tu hai già pensato seriamente cosa fare dopo gli studi, fagiolino?» sorride e poggia la tazza sul tavolo «Secondo me saresti un bravo Auror!»
E lo dice fiera.
Sarebbe bello vedere l'ennesimo Smith con quell'uniforme e magari spera che possa far ritornare allo splendore quel dipartimento lavorativo.
Potrebbe fare molto più di quello che abbia fatto lei.
Scorpius, però, ha tutt'altra intenzione.
Ormai è un annetto che ci pensa seriamente e non ha detto nulla ai genitori solo perché voleva essere convinto delle proprie idee.
A quanto pare lo è davvero.
«Pensavo di lavorare con le creature magiche, in realtà» ammette con un sorrisetto «Sarebbe bello fare il Magizoologo, non trovate?»
Entrambi spalancano leggermente gli occhi stupiti. Hanno sempre saputo della sua passione per gli animali (magici e non) ma non pensavano potesse arrivare a tal punto.
«Oh, pensavo volessi concentrarti sullo sport» ammette Draco, con semplicità.
«E io che pensavo volessi fare qualcosa con più azione!» ridacchia la donna.
Entrambi esprimono le loro idee con semplicità, senza imporsi al figlio.
«Anche perché non è il massimo lavorare con qualche ippogrifo violento» scherza il padre «Come Fierobecco... era davvero un pessimo uccellaccio!»
«Suvvia, amore, eri tu il problema da ragazzino. E sei stato ingiusto con quella creatura» lo riprende Esme.
A Scorpius non piace l'uscita del padre, lo trova molto insensibile con gli animali.
«Lascia stare tuo padre» scuote la testa lei «Però... non è strano come lavoro, amore? E poi è difficile oggigiorno essere un magizoologo. Per non parlare che comporta avvicinarti ad animali pericolosi.»
«Anche fare l'Auror è pericoloso, mamma.»
«Sì, ma non hai a che fare con... ehm, delle bestie feroci. Certo non tutte le creature sono così, ma se ti sfuggisse il loro controllo potresti farti male!»
«Oh, io mi sono fatto male per molto meno» aggiunge Draco.
Il ragazzo è alquanto esterrefatto da quel discorso, lo trova una critica personale.
Eppure non è così.
Come dei classici genitori si preoccupano degli sbocchi lavorativi e della pericolosità di un certo tipo di impiego.
Per loro può fare quello che vuole, sarebbe capace di tutto e non è gente che si impone sui desideri altrui. I loro sono consigli da quarantenni, tutto qui.
«Lavorare con le creature lo trovo interessante, perché dite questo? E poi penso che bisognerebbe essere più affabili con loro, meno padroni e più amici.»
«Non si può essere amici di un Nundu, fagiolino» scuote il capo Esme «Ma è normale che tu la pensi così ora... sei ancora piccolo!»
Non avrebbe mai dovuto dirlo.
Scorpius stringe un pugno e prende un grosso respiro, non vuole rispondere male ai suoi genitori ma quei commenti li trova irritanti e fuori luogo.
«Tua madre ha ragione: capirai che certe cose non si possono fare.»
«Ma non sono piccolo, io so quello che voglio!»
«Fagiolino, non ti abbiamo detto che non puoi fare il magizoologo, ma solo che ci sono delle difficoltà.»
«Smettila di chiamarmi così!» esclama a voce più alta.
Esme e Draco aggrottano la fronte, non aveva mai risposto così bruscamente.
«Smettila di pensare che sono piccolo! Ho una testa e sono capace di sapere cosa voglio!»
Il disagio che prova da mesi è aumentato al punto da farlo sentire esausto da tutto, da loro.
Non solo lo hanno fatto sentire sotto pressione, gli hanno messo il peso di responsabilità non sue, lo hanno fatto sentire piccolo, stupido, insignificante. Lo hanno messo in imbarazzo, gli hanno mentito spudoratamente.
E poi non lo desiderano nemmeno.
Se non lo vogliono così tanto perché pretendono di volergli organizzare la vita? Di sapere cosa sia giusto per lui.
Non lo sanno cosa sia giusto per lui, d'altronde non sono i suoi veri genitori.
«Perché ogni volta dovete trattarmi come un bambino? Su tutto! Ieri ho fatto sedici anni, so che non sono un adulto ma nemmeno un neonato» sbotta, con rabbia.
«Scorpius-» tenta di parlare Draco, ma viene interrotto dal ragazzo: «No, davvero... basta! Non faccio più le recite di Natale, né le elementari. Sono al mio quinto anno, devo fare i miei primi esami, so quello che voglio nella mia vita».
«Ma noi non vogliamo dirti che fare, vogliamo solo darti dei consigli!» esclama Esme.
«Non potete darmeli! Non siete me, non sapete come sono io.»
«Non c'entra nulla, i nostri sono solo pareri, tutti possiamo avere dei pareri.»
«Non vi rendete conto che sono pareri stupidi! Per voi le creature magiche non hanno lo stesso valore degli incantesimi, dello sport, delle pozioni. Pensate che sia roba per bambini.»
«Non è così, lo sai. Anche Charlie lavora con gli animali.»
«Non vi è mai venuto in mente che io potessi voler fare quel mestiere? Mi avete detto per anni quanto bello fosse lavorare al Ministero, che poi... una cazzata!»
«Scorpius, il linguaggio!» lo riprende il padre.
«No, non mi interessa! Siete andati via perché il lavoro non vi piaceva più, me lo avete sempre detto. Che lavorare in Inghilterra era diventato pesante, e siete finiti per fare il rappresentante di classe e la libraia! Si parla di voi a scuola come i più coraggiosi Serpeverde, coloro che hanno combattuto il Mago Oscuro, e invece siete finiti in una cittadina di babbani per pura noia! E adesso pretendete da me di fare il lavoro che voi non siete stati capaci di fare quando eravate più giovani!»
I genitori rimangono completamente allibiti da quel comportamento.
Gli occhi sono spalancati e non si sarebbero mai aspettati un comportamento così irruento da lui.
Scorpius è sempre stato educato, gentile, a modo. Adesso sembra un fuoco, le sue guance sono rosse, la fronte arricciata e i pugni stretti.
Sembra una bomba appena scoppiata.
«Non puoi capire perché abbiamo dovuto cambiare vita, Scorpius» risponde seria Esme.
«Non posso capire o non volete dirmelo?» sputa acido.
Lei rimane muta, lo guarda con sgomento e non si capacita da dove provenga tutta quella furia.
Ai suoi occhi è sempre sembrato che andasse tutto bene, non si è mai resa conto del suo malessere, del suo terribile stato di disagio in cui si trovava.
«Non fate altro che dirmi di come avete sconfitto Voldemort, ma nessuno dei due mi ha mai detto perché siete praticamente scappati da questo posto! Non volevate venire nemmeno per le vacanze e siete tornati solo perché siete due genitori paranoici e assillanti!»
«Scorpius, eri un bambino quando hai iniziato scuola, era normale volerci avvicinare a te.»
«Non sono più un bambino ora, mamma» punta gli occhi su di lei, la fulmina con il suo sguardo gelido «Potete andare via ora, non hai bisogno di preoccuparti inutilmente. Nessuno ti costringe a starmi vicino... oh, quasi dimenticavo che sei stata praticamente costretta a farlo con un bigliettino.»
Esme inizia a sentire il cuore frantumarsi nel sentire il figlio parlare in questa maniera, ma la cosa che più stupisce è il suo silenzio.
Lei ha sempre risposto a qualsiasi commento sgradevole, anche con severità, ma sentire Scorpius dirle tutto quello la pietrifica.
«Ma adesso sono grande! Non hai bisogno di lasciarmi quelle stupide lettere urlanti, fare feste così grandi, darmi consigli inutili su un lavoro che non sai come funziona! Tu vuoi solamente da me quello che tu non hai avuto!» le punta un dito contro e la voce si fa ancora più alta «Tu riversi in me quello che non sei stata capace di fare! Dici di essere la strega più forte di tutte ma non sei riuscita a tenerti un lavoro! E non dirmi che semplicemente non ti piaceva altrimenti non mi diresti sempre che fare l'Auror è un bel lavoro. Smettila di mentirmi! Smettila di scambiarmi per uno stupido o un bambino!»
E mentre Esme sente un coltello trafiggerle il cuore, Draco è infuriato.
Si alza e lo guarda come mai aveva fatto: le sue iridi grigie sembrano un cielo in tempesta e quel ghigno nervoso che non compariva ormai da troppi anni adesso marca il suo volto pallido; la postura non è più rilassata, ma rigida.
«Non osare parlare in questa maniera a tua madre.»
La voce è dura e abbastanza penetrante da poter scuotere le mura del Manor.
Non ha accettato quel modo di fare arrogante del figlio, inaspettato per giunta.
Scorpius si avvicina leggermente al padre e mantiene gli occhi puntati nei suoi, rimane in silenzio per un attimo e lo guarda con disprezzo.
Un uomo che sa solo essere vittima della moglie, uno smidollato.
«Lei non è mia madre.»
Lei non è mia madre.
Quella breve frase lascia Esme e Draco allibiti.
Lui sgrana gli occhi, l'aria gli si blocca in gola, e non sa più cosa dire.
Non se lo aspettava, questo è stato troppo, e Scorpius non sembra essersi pentito subito di quelle parole.
La donna adesso sente più dolore di ogni cicatrice che le hanno inflitto anni addietro. Sente bruciare più di qualsiasi squarcio nella pelle.
La bocca si schiude e lo fissa con amarezza, con gli occhi che tremolano alla vista della sua figura dritta e severa.
Non sa cosa dire, nemmeno cosa pensare.
Non sa se ha ragione, oppure torto.
Non sa se essere arrabbiata, o mortificata.
«E tu non sei mio padre.»
E tu non sei mio padre.
Draco non si sentiva così addolorato da quando Esme era morta per qualche minuto, da quando lei era stata portata via davanti ai suoi occhi, da quando era stato lasciato e aveva visto la fede della moglie disintegrarsi.
Non aveva mai percepito una sensazione di vuoto maggiore di questa.
«Ma cosa stai dicendo...» tenta lui, insicuro.
«Non lo siete mai stati, lo sapete anche voi. Mi avete trovato, non ero nemmeno nei vostri piani.»
«Scorpius, tu sei nostro figlio. Calmati e rifletti su ciò che hai detto.»
«Ho detto bene: non siete i miei genitori. Non vi vedo come tali, non lo sarete mai per me. Siete solo due ricchi che mi hanno accolto in questa casa, detto bugie per anni, e che adesso pretendono di rendermi il loro figlio perfetto.»
Non c'è mai stato per loro un momento così devastante.
Sapere che non sono visti come dei veri genitori mette in discussione ogni loro convinzione e ricordo.
Tutto ciò che hanno costruito, il rapporto che avevano tutti e tre così unito e armonioso a quanto pare era solo apparenza.
E si domandano se si è sempre sentito così, si domandano dove hanno sbagliato. Si domandano se forse meritano questo colpo al cuore.
«Perché?» sussurra Esme, non ha la forza di mormorare altro.
«Perché è così. Potevo pensare che eravate i miei genitori quando ero piccolo e non capivo nulla. Adesso so che non c'entro niente con voi.»
Lei abbassa lo sguardo, le mani si strofinano una contro l'altra con nervosismo sotto il tavolo, sentendosi un vero e proprio fallimento.
Perché forse è vero, non è mai stata capace di altro nella vita se non essere una semplice arma di distruzione.
Lei è nata per un compito, non per amare o essere amata.
Ed è chiaro anche il suo stesso corpo con questo: lei è nata per una missione, non per reggere altro, non per fare altro.
La magia in sovraccarico dentro di lei è tanto chiara quanto Scorpius.
«Scorpius, chiedi immediatamente scusa» lo rimprovera il padre, che al momento non sa se essere semplicemente triste o incredibilmente arrabbiato.
Ma il ragazzo scuote la testa, adesso è stanco.
Si è terribilmente stancato di loro, di far finta che vada tutto bene.
Non sono capaci di relazionarsi ad un ragazzo e adesso che non è più un bambino, ovvero il loro giocattolino da mostrare in giro, non sono capaci nemmeno a dargli un consiglio davvero utile per la sua persona.
«Tua madre ed io dobbiamo avere delle scuse. Noi siamo i tuoi genitori, ti abbiamo amato e accudito per tutta la tua vita, non è normale quello che dici.»
«Lo sai anche tu che non doveva avere figli. E forse un motivo c'era.»
Scorpius non poteva dire cose peggiori di questa, lasciando ancora una volta i due adulti senza una minima parola, anzi senza nemmeno lasciare un soffio attraverso le labbra.
Ciò che afferma è brutale per persone come loro che hanno sempre messo anima e corpo per il figlio, che lo hanno amato e ancora lo amano come se fosse la cosa più preziosa del mondo, la stella più brillante.
«I figli non si amano solo perché vengono dal tuo grembo...» sussurra Esme, corrugando la fronte ma tenendo sempre lo sguardo basso «I figli si amano e basta, incondizionatamente, e per sempre.»
«Sei un maleducato ed ingrato» Draco, a differenza della moglie, è solamente arrabbiato.
Non si capacita da dove abbia tirato fuori quelle conclusioni.
«Io e tua madre ci siamo presi cura di te dal primo giorno» parla severo e rabbioso «Non ti abbiamo mai fatto mancare nulla, ti abbiamo sempre dato amore, e tu non devi permetterti più di rivolgerti a noi così. Non ti ho mai detto nulla, ma oggi sei stato davvero deludente.»
«Draco, ti prego -» cerca di parlare Esme, ma lui punta un dito davanti a lei per farla stare zitta, cosa che non aveva mai fatto: «Parlo io adesso. Nostro figlio deve imparare il rispetto per i suoi genitori, perché prima di tutto siamo due esseri umani e da tali dobbiamo essere trattati. Non ci si rivolge così a nessuno, hai capito? Da dove hai imparato questo linguaggio non ho idea, e soprattutto da dove sono uscite fuori queste assurdità».
«Sono stanco di voi» scuote il capo con esasperazione.
Il ragazzo fa qualche passo indietro, pronto per andare via.
Vuole già tornare ad Hogwarts e non ha nient'altro da dire, sa che non capirebbero.
Per giunta, lo hanno portato allo stremo, ed è stanco di far finta di nulla, di considerarli dei genitori modello.
Non può reggere più le pressioni che sente e questa facciata della "famiglia perfetta".
«Torno a scuola adesso.»
«E fai bene ad andare via, magari schiarisci bene le idee.»
«Penso che farei solo un favore a voi se me ne andassi.»
«Scorpius!» esclama voce acuta Esme, puntandogli lo sguardo contro «Non dire più una roba del genere!»
«Smettila di mentire, sono stanco delle tue bugie» e la lascia di nuovo senza parole.
Draco rimane fermo come un pezzo di ghiaccio, con lo sguardo nervoso e la mascella stretta in una dura morsa.
Non dice nulla o sa che potrebbe scoppiare e non gli va di peggiorare la situazione aggredendo il figlio.
Lo vedono andare via nella sua camera, poi sentono la porta sbattere.
Scorpius scivola con la schiena contro la parete, si siede sul pavimento esausto di quella litigata e porta le mani a stringersi le ciocche bionde dei capelli.
Si sente frastornato, finalmente si è liberato di ogni pensiero e rabbia repressa.
Sa che forse è stato scioccante per loro, ma è davvero troppo per lui. Continuava ad accumulare malessere e ansia per colpa di due persone che non considera più i suoi genitori.
L'idea di aver vissuto un'infanzia nella menzogna, di aver creduto che fossero due persone amorevoli e premurose, è stato devastante per lui.
La crescita gli ha fatto comprendere che non sono altro che delle persone pessime, incompatibili con la sua persona.
Sente ancora una volta quel fastidioso macigno sul petto, l'aria bloccarsi nella gola, una sensazione di bruciore al cuore.
Si stringe la maglia e strizza gli occhi, deve calmarsi.
'Devo andare via da qui' pensa 'Questo non è il mio posto...'.
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Questo capitolo davvero intenso e sconvolgente.
Scorpius è arrivato al limite ed è scoppiato come una bomba: avrà fatto bene o male?
E quali saranno le conseguenze adesso?
Lo scoprirete solamente nei prossimi capitoli!
Ci vediamo mercoledì, LadyD💚
PS: voglio ricordare anche qui che dal giorno 9 al giorno 20 non ci sarà nessuna pubblicazione perché sono impegnata con un trasferimento.
Ma non sparisco! Per tenervi sempre aggiornat* seguitemi su tiktok e instagram (link in bio per questi social)
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