𝐋𝐗𝐈

Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo  -  La canzone  è "What's The Time Where You Are?" di Troye Sivan

Altra giornata, altro giorno di lezione.
Gennaio è un mese grigio, non c'è assolutamente niente di piacevole in quel mese, e quest'anno non si posa nemmeno la neve.
Il cielo è pieno di grandi nuvole che oscurano completamente il cielo, segno che la pioggia arriverà durante la giornata, e per molti questo clima può rattristire.
«Almeno abbiamo gli allenamenti di Quidditch» afferma Emily a colazione, tirando un sospiro di sollievo.
«Però il capitano sembra un po' distratto ultimamente» mormora Scorpius, guardando con la coda dell'occhio Albus.
La ragazza soffoca una risatina e scuote il capo: «Non ho capito che cosa ti è preso! Sembri sulle nuvole da settimane!»
Anche il moro ride alle loro battute e rotea gli occhi al cielo: «Gennaio è un mese noioso, lo sapete anche voi. Ho la testa ancora al Natale! Poi ditemi voi con questo clima come si riesce a stare attenti»
Scorpius finisce di sorseggiare il suo tè caldo e alza un sopracciglio: «Scorpius, ti conosciamo da quando sei nato. Sei strano ultimamente e non vuoi dirci il perché!»
«Se lo sapessi ve lo direi!» ed è vero, visto che nemmeno lui si rende conto perché non è molto concentrato. Lo ha notato lui stesso che è spesso distratto, che la testa è piena di pensie ti confusionari che cerca di scacciare in tutte le maniere.
Evita di pensare, evita di generare qualsiasi tipo di pensiero e questo lo porta ad affaticarsi mentalmente e non essere sufficientemente concentrato.
«Se ti distrai durante la partita che avremo a breve sappi che ti faccio volare dalla finestra» gli punta il dito contro Emily, guardandolo con serietà.
«Ma dai ragazzi, non esagerate! Andrà tutto bene, oggi dobbiamo anche allenarci e dobbiamo dare il massimo.»
«Ti conviene, eh. Questa serpe è pronta a tutto pur di vincere.»
Scorpius le lancia uno sguardo divertito, mostrando un sorriso appena pronunciato.
«Allora andiamo, dobbiamo prepararci o facciamo tardi.»
La ragazza si alza e con un cenno del capo invita altri ragazzi Serpeverde ad alzarsi e andare a sistemarsi per gli allenamenti.
Scorpius la vede allontanare via e guarda il cugino divertito: «Quanto ci scommettiamo che tra qualche anno diventa lei capo squadra?»
«Sembra che lo sia già lei al momento» ammette strofinandosi una mano sulla fronte.
«Quella ragazza è tremenda.»
Albus lo guarda senza dire una parola, non ci prova nemmeno a dirgli cosa pensa di lui ed Emily. Trova inutile aprire questo discorso perché nessuno dei due lo ascolterebbe.

Arrivano al campo, sentono da lontano i tuoni produrre un suono simile a quello di un grosso tamburo. Per ora la pioggia non gli ha toccati, ma anche quando lo farà di certo non si fermeranno. Anzi, secondo Emily allenarsi quando c'è mal tempo aiuta a concentrarsi di più e a dare il massimo.
Ma non appena stanno per impugnare le loro scope, arriva Gazza seguito dalla squadra Grifondoro.
«Cosa ci fate voi qui?» domanda immediatamente Albus, confuso dalla loro presenza.
Ma a rispondere è proprio quel vecchio custode: «Mi hanno mandato a comunicarvi che dovete condividere il campo con l'altra squadra oggi».
«Ma non è giusto, ci siamo organizzati per prendere il campo il mese scorso» fa un passo avanti Emily, per niente contenta di questa novità.
Sposta poi lo sguado verso Rose, che deglutisce e imbarazzata lo sposta velocemente.
«I tornei si avvicinano, ci sono nuovi studenti da far allenare, ed è stato riferito che le squadre tutte dovranno per questo mese condividere il campo con le altre.»
I ragazzi Serpeverde borbottano, ma non possono farci niente purtroppo, sono direttive della preside.
«Su tutte le squadre dovevano capitarci proprio loro» sussurra a denti stretti Scorpius, fulminando con lo sguardo alcuni giocatori.

Mentre tutti i membri della squadra verde-argento fulminano con gli occhi i loro colleghi, lo sguardo di Albus viene catturato da una presenza interessante che, al posto di buttargli un'occhiataccia come stanno facendo tutti i Grifondoro, gli mostra un sorrisetto: Adam.
Lui è impassibile, non gli sorride e nemmeno lo guarda male, bensì ha la bocca leggermente schiusa e lo osserva.
Viene risvegliato dal suo stato di torpore non appena Emily gli dà una forte gomitata e lo invita ad iniziare a dare direttive. Lui è il capitano e da tale si deve comportare.

Per tutta la durata degli allenamenti non si danno fastidio, nessuno delle due squadre vuole perdere tempo.
Hanno dei tornei da giocare, dei nuovi alunni da introdurre nelle loro squadre, quindi non possono perdere tempo.
Adesso non è momento né di battute e nemmeno di conflitti.
Ma a dare fastidio ci pensa la pioggia, che non è una semplice colata di goccioline, ma una vera e propria tempesta.
I ragazzi dopo qualche minuto devono smettere di allenarsi perché non solo sono bagnati da capo a piedi, ma il forte vento riesce a spazzare via le loro scope. Prima che qualcuno si faccia male è meglio rientrare nel castello.
Sono tutti seccati dal maltempo, non solo dovevano condividere metà campo, ma hanno dovuto interrompere i loro allenamenti.
Rientrano dentro a fatica, chi si è anche fatto male per via del vento, e tutti grondanti di acqua come se fossero spugne.
L'ultimo ad entrare dentro è Albus, che sbatte per sbaglio Adam.
«Ehm, scusami» scutoe la testa e si passa una mano per i capelli umidi che gli coprono a metà la vista, così da tirarli indietro e non sbattere più contro nessuno.
«Non ci voleva proprio questo tempaccio, vero?» domanda Adam con un sospiro.
Il moro scuote il capo e una volta dentro si presta con una bacchetta ad asciugare la sua scopa prima che possa far colare acqua per tutta Hogwarts.
Si dirigono negli spogliatoi assieme e si scambiano giusto qualche parola.
«Sei bravo» ammette Adam «Si vede che sei il capitano.»

«Ti ringrazio, cerco di fare del mio meglio. Anche tu non sei male.»
«Solo perché sono stato smistato in Grifondoro proprio non riesci a farmi un complimento?» lo prende in giro accenanndo una risata, e ne strappa una anche ad Albus.
«Non è per questo, ma ho avuto poco modo di vedere come giochi.»
Iniziano a spogliarsi dai vestiti umidi, rimanendo però uno di fronte all'altro, con solo una panchina tra di loro a separarli.
«Mi dovresti guardare di più, allora.»
Albus non coglie subito la sua battuta, non è abituato a riceverne tali, e si limita a sghignazzare divertito.
«Mi vuoi per caso distrarre così mi alleno meno e vincete voi?» domanda sempre con quel velo di ironia, mentre si passa un asciugamano per il petto e le braccia.
Lo fa guardando il proprio corpo, tenendo gli occhi rivolti verso il basso e non puntandogli verso Adam. È una persona riservata, anche nello sguardo, e questo ben si sa.
«Può darsi» scuote le spalle e inizia ad asciugarsi anche lui, ma lo fa guardando Albus, quasi cercando il contatto visivo.
Adam non sembra molto introverso come la serpe davanti a sé, bensì è più sicuro di sé ed estroverso.
Il moro sente quelle pupille sul proprio corpo, sembra percepirle come se lo stessero toccando, quindi istintivamente le alza e nota un sorrisetto sornione stampato sul volto di Adam.
«Non pensavo che addirittura guardandomi ti saresti distratto.»
La battuta arriva diretta e tagliente nelle orecchie di Albus, che questa volta riesce ben a cogliere il lato malizioso e anche giocoso di quelle parole.
Ultimamente è convinto che lui lo stia osservando durante le lezioni, che stia richiamando la sua attenzione, ma si era convinto fosse solo matto. Questa volta non è così, e ha ben sentito la frase ben scandita.
Non sa bene come rispondere, si trova anche abbastanza pietrificato davanti al suo corpo quasi completamente privo di vestiti, mentre si strofina un asciugamano per tamponare la pelle umida.
Albus sbatte le palpebre velocemente e scuote il capo.
Non è decisamente abituato a quel genere di scambi di battute, eppure non sembra metterlo a disagio, ma solo in difficoltà.
«Non esagerare, ti stai dando troppa importanza» prontamente riesce a rispondergli, nonstante i primi secondi è rimasto sbalordito.
Riesce a ricomporsi e a cercare di tenergli testa.
Riprende anche a strofinarsi l'asciugamano, questa volta tra i capelli e mantiene il contatto visivo.
«Io oggi mi sono un po' distratto guardandoti» sembra essere sicuro di avere davanti a sé una persona che sta al suo gioco, qualcuno con la quale può spingersi oltre con battutine e occhiate «Meglio essere sinceri con se stessi che mentire.»
Albus è incredulo, non aveva mai incontrato un ragazzo che gli parlasse in questa maniera, ma non si perde in un bicchiere d'acqua: «Lo hai detto anche tu che gioco molto bene, ti sarai sicuramente segnato qualche mossa di gioco».
«Magari potresti insegnamene qualcuna.»
«La tua squadra non apprezzerebbe, e nemmeno la mia.»
Nel frattempo indossano i loro vestiti puliti e asciutti, mettendo in un borsone quelli da Quidditch da lavare e asciugare.
«Allora potremmo vederci una sera e mi spieghi quali sono le tue mosse migliori.»
«Non intendo mostrare all'avversario i miei punti forti.»
Adam chiude la cerniera del borsone e lo mette in spalla, guarda per qualche secondo Albus dritto negli occhi, rimanendo in silezio per un lungo secondo prima di rispondergli quasi in un sussurro: «Potresti mostrarmi i tuoi punti deboli».
Ancora una volta gli mostra il suo solito sorrisetto beffardo e va via, salutandolo solo con un gesto della mano, lasciando il moro senza la possibilità di rispondere.

Albus rimane pietrificato per qualche secondo, guardando la sua figura andare via.
Si sente caldo da capo a piedi, come se la pelle fosse stata sfiorata dal fuoco.
Cerca di ricomporre i suoi stessi pensieri e capire che diavolo sia successo fino a pochi secondi fa.
Un'interazione alquanto strana, non era amichevole, ma non era sgabata, non riesce a capire che tipo di interazione ha avuto e perché non gli sia minimamente dispiaciuta. Perchè non gli ha risposto male o con delle frasi fatti, bensì in maniera altrettanto divertita e complice. Ha accettato di essere guardato e lo ha guardato a sua volta, trovando piacevole di essere a poca distanza da lui, dal suo corpo, dai capelli umidi e leggermente lunghi che ricadevano sul suo viso.
Prende il suo borsone e va via, come se nulla fosse, e nessuno in quello spogliatoio li ha notati e ha notato questo scambio di battute. Tutti erano presi a chiacchierare tra di loro e due persone che lo fanno sembrano solo due studenti che si confrontano sulla partita. Ma Albus sa quello che si sono detti e ha ben percepito le sue pupille sfiorare la sua pelle, quindi sa che non erano semplici chiacchiere come hanno fatto tutti.

Si riversa in corridoio e con lo sguardo cerca velocemente Scorpius, avendolo subito perso di vista. Non sembra nemmeno averlo notato in spogliatoio ma non può esserne certo visto che era preso da altro.
'Merda, speriamo non mi abbia visto' pensa con agitazione, per vari motivi.
Il primo è che a Scorpius non piacciono i Grifondoro e sarebbe sospettoso di questa vicinanza, il secondo, nonché il più importante, si chiederebbe perché quella assurda vicinanza e quella conversazione strana. Ma allo stesso tempo perché dovrebbe considerare quella considerazione strana, forse è semplicemente Albus ad aver trovato tutto molto sospetto.
E cosa dovrebbe rispondergli a quel punto? Non sa nemmeno lui perché si sono parlati in quella maniera.
Quali strane idee potrebbe farsi Scorpius di lui? 

Lo cerca quasi correndo per il corridoio, facendo passare gli occhi ovunque nervosamente. Il respiro è affannato e dentro di sé inizia a sentire uno strano senso di vergogna.
«Oddio, eccoti!» sente la voce dell'amico provenire dall'infermeria e con una mano lo invita a raggiungere lui ed Emily seduta su un lettino «Dove eri finito?»
«Dove eravate finiti voi? Ero un attimo andato in spogliatoio e vi ho persi di vista e mi sono preoccupato!» esclama con voce affannata, cosa che lo fa sembrare ancora più veritiero «Sono subito corso a cercarvi! Cosa è successo?»
«Il vento» sbuffa Emily «Quando ho preso la scopa l'ultima volta mi ha ferito una gamba.»
«La signorina non voleva andare subito in infermeria ma l'ho portata immediatamente.»
«Come vi siete asciugati?»
«Un incantesimo di mia madre» scuote le spalle il biondo.
«Ora come va?» domanda guardando la cugina con premura, sedendosi al suo fianco.
«Va meglio, non era niente di che» sorride e gli posa una carezza sulla spalla.
«Solo perché ti ho portato subito qui, se aspettavi avresti sanguinato tanttissimo» sospira Scorpius, con uno sguardo di rimprovero.
«Non stressarmi» rotea gli occhi al cielo la ragazza, ma riceve di risposta una carezza sul capo dal biondo che è in piedi vicino a lei.
Emily poggia la testa sul suo fianco e inspira profondamente, sentendosi più tranquilla.
«Ti vedo agitato, successo qualcosa?» domanda Scorpius guardando l'amico, che semba aver visto un fantasma.
Scuote prontamente la testa e nasconde il tutto con un sorriso amichevole: «No, mi ero solo preoccupato per voi».
Fa finta di crederci e annuisce.
Ultimamente è troppo strano, lo ha notato anche Emily che si limita a non dire nulla.
«Piuttosto, io ora accompagno Emily in camera sua, poi ci vediamo per studiare, va bene?»
Albus annuisce e dopo aver dato un abbraccio alla cugina si dilegua via.

«Mi spieghi che cazzo ha il tuo migliore amico?» domanda Emily guadando Scorpius confusa.
«Ho qualche idea da un po' di tempo, ma non voglio dire nulla per ora» sospira «Non voglio arrivare a conclusioni affrettate.»
«Chiedilo, no? Vi dite tutto.»
«Non penso sia una cosa da chiedere, potrei metterlo in difficoltà.»
«Ma è qualcosa di brutto?» si limita a domandare preocupata.
«Assolutamente no, ma ho il terrore che per lui lo sia» accenna una risata e rotea gli occhi al cielo.
Probabilmente Scorpius ha intuito qualcosa, forse perché lo conosce fin troppo bene e fin da quando sono nati, ma non vuole permettersi ad aggiungere altro.
Non vuole che si senta a disagio e vuole, soprattutto, avere maggiori conferme. Oltrettutto, spera che se dovesse essere vero ciò che pensa, sarebbe bello se fosse proprio Albus a dirglielo con serenità.
«Spero possa fare pace con se stesso» si limita a commentare con amarezza, facendo sospirare dispiaciuta anche Emily, che però non sembra aver capito nulla.
Lei è più piccola, lo conosce un po' meno, e quindi non immagina davvero nulla.

Scorpius la prende sottobraccio e lentamente l'accompagna in camera.
L'aiuta a sistemarsi sotto le coperte e le aggiusta il cuscino per farla stare più comoda.
Le prepara anche un tè caldo e le posa un bacio sulla testa.
«Grazie» sussurra lei con un piccolo sorriso «Sei sempre molto gentile con me.»
«Siamo cresciuti insieme e ti voglio bene. Faresti lo stesso tu con me.»
Annuisce, non può negarlo, e si permette di donargli una carezza sulla spalla.
Scorpius sorride a quel gesto, ogni volta che sono vicini si sente così contento, come se una piccola scossa elettrica percorresse il suo corpo.
«Posso lasciarti da sola per un po? Appena finisco di studiare torno.»
«Stai sereno, vai pure! Ci vediamo per il pranzo.»
Le dona un altro bacio sul capo, una carezza sul viso e dopo un dolce sorriso va via, lasciando che si riposi.
Chiude la porta alle sue spalle e rimane con la schiena poggiata su essa per qualche secondo. Prende un grosso respiro, sente una strana sensazione nello stomaco, come un pugno, e cerca di ricomporsi in fretta.
Deve incontrarsi con Albus per studiare e non può farsi vedere scosso.
Non sa nemmeno perché si sente così ma non vuol far venire alcuno strano sospetto all'amico o preoccupazione.
Chiude gli occhi per qualche istante, regola il suo respiro e va via.

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