𝐋𝐕𝐈𝐈𝐈
❗Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo (la canzone è "Non Lasciarmi cadere" di Chiello)❗
È arrivato per Scorpius il momento di arrivare a casa.
Sarà la sua festa di compleanno e si sente già stanco del trattamento che gli riserveranno i genitori, soprattutto la madre.
Ma sa anche che non potrà ribattere né dirle nulla, questo lo mortificherebbe. Lei fa tanto per lui e dovrebbe esserle almeno un po' riconoscente, o quantomeno tacere.
Arriva davanti al cancello del Manor, prende un bel respiro, e quelle sbarre gli vengono aperte davanti. I genitori hanno percepito il suo arrivo.
Esme e Draco escono di casa e si avvicinano a passo svelto.
Il padre gli prende la valigia, la madre lo stringe in un forte abbraccio.
«Figlio mio, quanto mi sei mancato» sospira, gli occhi sono chiusi, e accarezza la sua schiena.
«Anche voi mi siete mancati» ricambia la stretta della madre con un sorriso e si recano dentro le mura di casa.
Anche Draco lo abbraccia, molto forte questa volta.
Nessuno sguardo indiscreto come quando erano alla partita di Quidditch, quindi possono lasciarsi un po' andare. Il giovane se ne accorge e corruga la fronte, accompagnato da un risolino: «Cosa sono questi sguardi languidi? Ho solo fatto sedici anni!»
I genitori sanno di averlo di nuovo con loro, adolescente, e lui questo non può capirlo. Non si ricorda nulla di ciò che è successo per anni.
«Diventi grande, quindi i tuoi genitori si emozionano» afferma il padre, per non destare sospetti.
«E poi lo sai come sono fatta, i compleanni mi fanno sempre tremare tutta!» esclama lei, mostrandogli un sorriso smagliante.
Lo guarda con tutto l'amore che può avere e afferra la sua mano delicatamente, accarezzandolo piano.
La loro attenzione però viene colta dall'anziano gatto, che si avvicina allegro al suo amico umano.
Scorpius con un sorriso a trentadue denti lo afferra in braccio e il micio inizia a fare le fusa.
«Oh, Salem, non hai idea di quanto mi manchi! Ma lo sai come la penso, portare animali a scuola, chiusi in una stanza o una gabbia, è disumano e irrispettoso» gli schiaccia il muso e poi gli posa un bacio sulla fronte.
Esme trattiene un riso, e guarda il figlio ricordandosi di un piccolo particolare avvenuto molti anni prima.
Era il primo anno nella magica scuola di Hogwarts e Scorpius aveva il volto rosso e gonfio per la rabbia.
Tutti quegli animali in gabbia nel treno, poi sbattuti di qua e di là per la scuola da quegli scellerati dei padroni.Gufi che dovrebbero volare liberi, riposare su maestosi alberi e godersi il vento tra le piume, ridotti ad essere dei pupazzi di compagnia.«Dobbiamo fare qualcosa»«Verremo sospesi» gli disse Albus, preoccupato delle conseguenze.«Allora mi prenderò la colpa io!»Quale era il piano? Liberare nella notte tutti gli animali con l'aiuto della magia. La scuola si trasformò in un completo caos, ma Scorpius non era mai stato così fiero di sé. Ci riuscì, alla fine Albus si divise la punizione con lui. Una punizione che durò un anno intero e un risarcimento monetario da parte di Esme e Draco.La conseguenza positiva, però, fu che Minerva McGranitt capì che forse era meglio non portare più animali a scuola e non rischiare altri incidenti.
«Ci facesti sborsare un sacco di soldi per quell'idiozia!» esclama Draco, ricordandosi anche lui di quel grande casino.
«Idiozia? Papà, gli animali non vanno in gabbia!»
Non ribattono, sanno che in fondo ha ragione, ma allo stesso tempo l'aveva combinata grossa.
Esme continua a ridacchiare, questo lato del figlio l'ha sempre resa fiera. Sempre giusto, nonostante tutto. E per questo, quando fu chiamata da Minerva dopo il misfatto non lo rimproverò, gli disse solo che poteva fare una magia migliore per non destare sospetti. Il figlio a quel tempo le sorrise, sapeva di poter sempre contare su sua madre.
E anche adesso sa di poterlo fare.
Scorpius rimane con Salem in braccio e sale in camera, per potersi un attimo sedere e magari mettersi qualcosa di comodo.
I genitori, nel frattempo, rimangono giù a confabulare.
«Come iniziamo il discorso? E quando glielo facciamo?» domanda Draco.
«Non deve sentirci parlare, non deve farsi strane idee. Per questo scappò, pensava che non lo volessimo.»
«Sta affrontando un periodo turbolento...» sospira e passa una mano per i capelli «Non capisco però perché abbia avuto questi pensieri su di noi...»
Lui è visibilmente mortificato, vuole capire.
«Per questo dobbiamo parlargli.»
«Adesso magari...»
Si guardano negli occhi con l'ansia che li assale.
Hanno cercato di prepararsi i giorni prima, ma sembrano non essere arrivati ad un risultato. Hanno parlato e parlato, buttato giù idee, ma il discorso è così difficile che ogni strada possibilmente percorribile sembra un disastro.
Da dove devono partire? Quale sarà la sua reazione? E se lo lasciassero sconvolto a vita? Ma non possono continuare a seppellire il loro passato. Un passato che lui stesso, ora che è più grande, potrebbe in parte scoprire da solo e poi farsi strane idee. La madre in carcere, dei problemi al ministero, un nonno morto improvvisamente. Non sono cose che deve sapere tramite altri mezzi. Devono essere chiari, e conquistare la sua fiducia.
Nel loro viaggio del tempo hanno anche compreso che sta passando un periodo emotivamente angosciante e che pensieri e incertezze lo rincorrono. Incertezze normali per un giovane ragazzo.
Non possono indugiare ancora.
Salgono al piano di sopra e bussano alla porta.
Il cuore è in gola.
«Avanti!» esclama Scorpius, con una voce serena.
Indossa una comoda tuta nera con maglia del medesimo colore, ed è sul letto assieme al gatto a regalargli qualche coccola.
«Mi ero messo comodo un attimo, scusate. Il pranzo è pronto?»
Esme gli sorride ed entrambi si permettono di farsi avanti e socchiudere la porta dietro di loro.
«In realtà io e tua mamma volevamo parlarti un po'» ammette Draco, con una voce pacata per non farlo preoccupare.
Il giovane aggrotta la fronte ma gli lascia fare e con un gesto della mano gli invitano a sedersi sul suo grande letto.
Tutti e tre a gambe incrociate, i genitori vicini e lui davanti con il gatto tra le cosce che riposa. Lo accarezza, gli serve anche per contenere il nervosismo.
Forse devono dirgli qualcosa di brutto? Forse gli ha delusi in qualcosa? Ma cerca di non far trapelare quell'agitazione.
Anche i genitori cercano di non far trapelare la loro.
«Io e mamma adesso che sei più grande volevamo spiegarti un po' di cose, soprattutto di quando eri piccolo» a parlare è sempre Draco, notando come la moglie abbia serrato la bocca e il suo sguardo si sia fatto serio e preoccupato.
Non ha mai raccontato la sua storia a nessuno e doverlo fare al figlio è una stretta al cuore. Penserà che è debole? Che è una madre incosciente? Che è ripugnante? Non lo sa, e questo la devasta.
Scorpius si limita ad annuire, non vuole porre alcuna domanda o interromperli.
«Quando sei arrivato è stata la gioia più grande di tutte, e io e tua mamma ringraziamo quel giorno di sedici anni fa per aver avuto un figlio così speciale» prende un grosso respiro, ora il discorso inizia a farsi difficile anche per lui «Ma c'era chi non era così contento.»
«Quella persona era Lucius, il padre di Draco» continua Esme «E questo perché avevo capito toccandoti che non eri un purosangue. Poi abbiamo scoperto anche altro... ma questo te lo diremo dopo.»
«Negli anni ci sono state tensioni nel mondo magico, sono iniziate da quando avevi pochi mesi. Erano per via delle nuove riforme, per via dell'inclusione di maghi non puri in società, e di altre idee folli ed estremiste.»
Scorpius segue il loro discorso, ma non aveva sentito parlare di questo in giro a scuola. Ma le sue domande vengono anticipate.
«Un periodo buio, ma breve, che è stato seppellito appena è concluso» continua Draco «E questo perché ci sono state tante ingiustizie e anche tanti scandali che il Ministero non vuole che si sappiano in giro. Sono cose che sappiamo solo noi, i nostri amici, e Howard. Molte cose sono state cancellate, alcuni vecchi giornali sono introvabili, e ormai sono diventate vecchie chiacchiere da corridoio nel Ministero.»
«Quando ci si vergogna di qualcosa si possono fare due cose: ammettere l'errore e far finta di nulla. E dopo la caduta di Voldemort dover ammettere di essere cascati nello stesso errore non avrebbe fatto mantenere il potere a determinate persone.»
«E cosa c'entra questo con voi?» domanda spontaneo il ragazzo. Trova la storia interessante, ma vuole capire dove vogliono andare a parare.
I due prendono un grosso respiro, Draco afferra la mano della moglie e la guarda con la coda dell'occhio. Vuole capire se lei ha trovato la forza di ammettere ciò che le è capitato.
Esme apre la bocca, pronuncia un mugolio, ma si ferma.
Si sente mortificata, gli occhi si svuotano e guarda il figlio sentendosi un disastro.
Ma il marito, sempre pronto a spalleggiala, prende parola con prontezza: «Tua madre finì in carcere».
Le parole sono veloci, dirette, lasciano il figlio scosso che pensa di non aver sentito bene.
Ora, però, tocca elaborare.
«Io non sono andata via per lavoro quell'anno, quando eri piccolo, ma ero finita in carcere» la voce è tremante «E questo perché ero diventata una presenza scomoda nel Ministero.»
«Hanno prima declassato tua madre, ci sono state delle rivolte anche, finché non hanno deciso che sbarazzarsi di lei sarebbe stato più conveniente.»
«Cosa?! E quale era il motivo? E Howard c'entra qualcosa?»
«Il motivo era aver usato la magia nera durante la guerra e per aver ucciso Silente...» ammette lei.
«Ma non ha senso! Ci sono targhe in tuo onore a scuola, tutti sanno che dovevi agire così!» sembra arrabbiato, e vuole saperne di più.
«Cambiarono delle leggi appositamente per incolpare tua madre. Riuscirono a incastrarla e questo perché una maga potente come lei non poteva rimanere ancora lì. Tua madre era molto influente all'epoca, tutto il mondo magico, in ogni angolo del mondo, la reclamava e l'ammirava. Era diventata un peso per i piani alti. Lei era ancora più importante e forte di loro, ma non è mai stata una di loro.»
«Ma non potevate fare nulla? Non lavoravi anche tu al Ministero a quel tempo?»
A Draco sfugge un'amara risata: «Conosci bene tua madre, si prende sempre fin troppe responsabilità. Ho cercato di difenderla durante il suo processo, ero la sua difesa legale, ma non c'è stato nulla da fare».
«Se non mi fossi consegnata avreste pagato tu e papà» sputa veloce la verità «Eravamo sotto minaccia, tu eri un bambino adottato e non purosangue, e tuo padre era stato un Mangiamorte.»
«Ti hanno incastrata...» mormora il giovane, arricciando le sopracciglia e guardando i genitori sempre più scosso.
Quella conversazione sembra surreale, ma ciò che c'è di più pesante deve ancora arrivare.
«Perché non me lo avete detto prima? Mamma non c'entra nulla, e poi non lo direi mai a nessuno!»
I genitori gli sorridono, ma la storia continua purtroppo.
«Perché c'è altro, e non avevamo il coraggio di dirtelo» ammette Esme.
Prende di nuovo parola Draco, però, avendo più forza in corpo per ora.
«Ho lavorato giorno e notte affinché tua madre venisse scagionata al più presto, per questo dopo poco più di un anno siamo riusciti ad averla qui con noi. Ma... ricordi come stava mamma?»
Sono loro adesso a voler sapere qualcosa in più, un punto di vista diverso del medesimo momento.
«Ricordo che era stanca, diceva sempre che il tanto lavoro l'aveva sfinita» scuote le spalle confuso «Stava spesso al letto, poi è stata meglio nel tempo. E poi siamo andati a Charleston.»
«All'ultima parte ci arriveremo per gradi» mormora Esme, ma sollevata che sia riuscita a mascherare bene tutto il suo dolore agli occhi del bambino.
Si è molto sforzata, ma per forza ha avuto successo.
«Tua madre è una strega speciale, questo lo sai già, e per questo ha avuto un trattamento particolare in carcere. Diciamo che...» Draco guarda il soffitto, sbuffa, e si sfrega una mano contro il mento. Non trova le parole giuste.
«Non mi trattavano bene e cercavano in tutti i modi di indebolirmi» questa volta è Esme, con tutto il coraggio che ha in corpo, a prendere parola «E ho subito davvero tanto, amore di mamma.»
Non vuole scendere troppo nei dettagli, non è giusto nei confronti del figlio.
«Tuo padre si è preso molto cura di me, ne uscii malata da quel posto.»
Draco abbassa il capo, e ora va fatta una confessione ancora più ardua.
Non sa come il figlio la prenderà, sa bene che potrebbe essere traumatico, ma non hanno scelta.
«Non vogliamo che un giorno tu lo venga a scoprire per caso, senza che abbiamo modo di spiegarti tutto» la voce di Esme ora è dura, e guarda seriamente il figlio.
Scoprius sente un brivido lungo la schiena, non ha mai visto la madre così.
La voce che è sempre soave ora è rigida, mentre lo sguardo dolce è impenetrabile e glaciale.
«Non deve sapere nessuno di tutto ciò, Scorpius.»
Lui annuisce, sente il cuore battere a mille e il fiato bloccarsi in gola.
Sposta gli occhi sul padre, ha il capo chino, una mano stringe con forza quella della moglie, l'altra gioca con la propria fede al dito. È muto, sembra sopraffatto dalla vergogna.
Il figlio si chiede perché, ma la risposta arriva in poco tempo.
Esme con un incantesimo fa apparire dei vecchi giornali sul materasso.
Sono pagine che si trovano difficilmente in giro, ma che non vogliono che il figlio un giorno le legga da solo e arrivi a strane conclusioni.
«Non c'è mai stato un articolo su di me in prigione, fu una sorta di voce di corridoio. Si è sparsa la voce nel mondo magico, ma nulla di ufficiale. Io dovevo sparire, le persone non dovevano più nemmeno nominarmi o ricordarsi di me. Però qui parla che ho lasciato per sempre il mio lavoro da Auror e da strega attiva in società.»
Il figlio prende in mano il foglio e nota che non dicono molto, c'è solo una piccola sezione dedicata a lei. Hanno solo voluto annunciare e far presente a tutti che Esme non ci sarebbe più stata per nessuno. Che chiunque avrebbe avuto bisogno di lei non sarebbe stata disponibile, e che spariva dalle scene per un po'.
«Ma è assurdo...» mormora Scorpius.
«Non è solo questo il punto...» continua Esme, e poi gli mostra altri articoli.
Il giovane non capisce perché li sta leggendo, non trova alcun senso in quello che raccontano.
Vicende assurde e sanguinose che non sa come possano essere collegate con i propri genitori.
«Chi sarebbe questo assassino? Non si sa nemmeno il suo volto» guarda la madre e scuote il capo «Ti ha fatto del male?»
La donna si fa scappare un riso: in un certo senso le ha fatto del male.
Ma scuote la testa e si scioglie in un'espressione di rammarico: «Era tuo padre».
Il corpo di Scorpius si congela, diventa freddo, e ancora una volta si chiede se abbia sentito bene.
Legge attentamente quegli articoli: vittime nella propria casa morte in maniera terrificante, per non parlare di una carneficina di decine di persone fatta durante un evento pubblico.
«Non può essere vero» scuote energicamente il capo e poi guarda il padre «Non riesci nemmeno ad alzare la voce al gatto, ma che diavolo mi state dicendo?! Anche nei racconti di guerra tu sei stato coraggioso grazie a mamma, mi hai sempre detto che eri un codardo, che non sei mai riuscito ad uccidere nessuno nemmeno in guerra!»
A Draco non gli resta che alzare il capo e raccontare la sua parte di storia: «Perché nessuno aveva fatto del male a tua madre».
«Non capisco... qui sono riportate decine di omicidi...»
«Erano persone coinvolte nella mia prigionia, persone che mi hanno fatta ammalare, che mi hanno distrutta completamente.»
«Tu lo sapevi?» domanda alla madre.
«No, non lo sapevo.»
Scorpius sta per fare altre domande, agitato, perché questa novità è troppo sconvolgente, ma il padre prende immediatamente parola.
«L'ho fatto di nascosto, tua madre non ne sapeva niente. Nessuno ha mai scoperto che ero io e quel fantomatico assassino lo danno per morto» gli fa vedere un altro articolo ancora, dove si evidenzia il suicidio di questo terribile serial killer.
Draco sente il respiro mancare, vorrebbe piangere, urlare, ma deve tenere tutto dentro ed essere il più lucido possibile.
«Quando tua madre mi ha detto ciò che ha patito in galera io non ho potuto fermarmi. Ho sbagliato, ho perso la testa, ma avevo paura che la portassero di nuovo via da noi. Pensavo di non avere scelta. Era tutto sulle mie spalle, tu eri piccolo e tua madre era malata» fa un attimo di pausa e guarda negli occhi il figlio «Sarò perseguitato per sempre dal mio stesso incubo, ma almeno loro non perseguiteranno più mia moglie.»
Il giovane è paralizzato a quelle parole. Sottolinea quel "mia moglie" come mai lo aveva pronunciato.
«Avrebbero preso di nuovo mamma?» domanda con voce flebile.
«Se lo avessero fatto non sarebbe mai più tornata.»
Il ragazzo sposta il gatto dalle proprie gambe e si alza dal letto.
Questo è davvero troppo da processare.
Strofina le mani contro le proprie cosce e inizia a camminare vicino alla grande finestra, cercando di rimanere calmo, e concentrandosi sul verde del giardino per non perdere la testa.
«Perché mi avete detto questo particolare? Perché non potevate tenerlo per voi?»
«Perché nella vita è meglio essere sicuri che ciò che si sa è dalla fonte giusta» Esme si alza, ma non osa andargli vicino, gli lascia il suo spazio.
«Ma quell'uomo lo hanno dato per morto! Nessuno penserebbe mai a papà e nemmeno io ci sarei mai arrivato!» li guarda con rabbia, perché questo particolare non voleva saperlo «Papà è un assassino e io ora so questa cosa senza motivo! Mi porterò con me la consapevolezza che mio padre è un assassino!»
Draco si sente davvero mortificato, gli occhi si velano di lacrime e si alza lentamente dal letto.
«Non volevo vi facessero del male, Scorpius» cerca di farsi capire, ma il ragazzo sembra su tutte le furie.
«Non mi interessa! Perché me lo hai detto?! Stavo bene senza saperlo!»
«Tua madre ed io ci siamo separati per questo... siete andati a Charleston perché tua madre non voleva saperne di me. Quando scoprì ciò che avevo fatto non voleva più vedermi.»
«E aveva ragione!» urla, guardando il padre dritto negli occhi «Come puoi nascondere a tua moglie questa merda?! Lei era malata, dovevi pensare a lei davvero! E perché me lo avete detto?!»
Iniziano a pensare che non era una buona idea, ma doveva sapere tutta la verità.
«Non potevamo dirti che semplicemente non andavamo più d'accordo e ci siamo separati, non ci avresti creduto. E non vogliamo mentirti su questo.»
«Mi avete mentito tutti questi anni, potevate continuare. Potevate dirmi che c'erano stati problemi, ma non dirmi questo...» è frustrato, e senza rendersene conto inizia a piangere.
«Pensavo di fare la cosa giusta e io non voglio che mio figlio non sappia chi sono stato davvero. Mio padre lo ha fatto con me e non è stato giusto. Non ti chiedo di accettarlo, ma di capirmi. Io non potevo lasciare te e tua madre nelle mani di quelle persone.»
Il labbro inferiore di Scorpius trema e cerca inutilmente con le mani di scacciare via le lacrime che ricoprono il suo viso: «Io lo so... ma non volevo saperlo».
Esme cerca di avvicinarsi e di lasciargli una carezza sulla spalla, sentendo il proprio cuore frantumarsi in mille pezzi nel sentire quel fragoroso pianto.
Ma Scorpius fa un passo indietro e la respinge.
«So che avendo fatto una guerra ci sono state vittime. Come capisco la tua motivazione, ma non è giusto. Non è giusto che sia successo tutto questo. Come ho fatto a non accorgermene? Come ho fatto a non capire tutto questo?»
«Perché non dovevi, eri un bambino» spiega Esme «Tu dovevi essere al sicuro, a qualsiasi costo. A costo di finire in prigione, a costo di commettere crimini, a costo di separarsi in famiglia e scappare dal mondo magico. Noi vogliamo dirti la verità affinché tu sappia che tutto ciò che è successo e ciò che ti è sembrato oscuro per anni, ora sia chiaro.»
Scorpius comprende logicamente le motivazioni del padre, e pensa che nei suoi stessi panni avrebbe fatto la stessa cosa, ma saperlo fa un altro effetto.
Riesce a percepire il dolore dei propri genitori, i loro sensi di colpa, il loro sentirsi inadatti e pieni di vergogna.
«Io e tua madre ti amiamo con tutto il nostro cuore, Scorpius, e abbiamo cercato solo di tenerti in salvo e di proteggerti da ogni male. Volevamo che avessi un'infanzia spensierata, che non percepissi tutto il malessere che abbiamo vissuto» spiega Draco «E io volevo anche tenere in salvo mia moglie. Tua madre è la persona più importante della mia vita assieme a te. Io senza di lei non so come avrei fatto e sapere di tutto il male che le avevano fatto e che le avrebbero potuto rifare che ho perso la lucidità. Io sono un uomo codardo, come ti ho sempre detto, ma la cosa che più mi fa paura è perdere voi.»
Scorpius prende un grosso respiro e cerca di calmarsi. Con una manica della maglia si asciuga gli occhi e guarda il padre dritto nei suoi.
Entrambi sono chiari e freddi, sembrano pezzi di ghiaccio in questo momento. Il giovane si avvicina al padre con un portamento severo, mai distaccando le pupille dalle sue.
«Lo rifaresti?» gli domanda.
«Sì.»
Esme sente il corpo diventare caldo per l'agitazione e si avvicina prontamente, cercando di smorzare la tensione.
Ma prima che questo avvenga, succede qualcosa di bizzarro.
Scorpius addolcisce la sua espressione: la mascella si rilassa, i pugni stretti si sciolgono e gli occhi smettono di lanciare sguardi pietrificanti.
«Pensavo non avessi il coraggio di fare qualcosa di folle per me e la mamma» scuote le spalle, ammettendo sinceramente i suoi pensieri reconditi, forse esagerando anche un po' con le parole «Pensavo fossi un po' rammollito. Che andavi dietro per dietro alla mamma, ma che di pratico non facevi nulla.»
Draco sogghigna e si chiede come sia passato ora a questo pensiero lontano dal precedente.
«Sapevo che ci amavi, non ho mai messo in dubbio te come padre. Ma non credevo potessi fare questa cosa per una donna che hai conosciuto a scuola e un mezzosangue trovato sulla soglia di casa.»
«Ma che diavolo stai dicendo?!» esclama sbigottito l'uomo.
Ed ecco che Scorpius sta rivelando quelle assurde convinzioni che lo stavano perseguitando, e che in passato lo hanno portato a fuggire via e convincersi di cose non vere.
«Io amo mia moglie, come il primo giorno. Tu non hai minimamente idea di quanto sia importante per me Esme. E tu non sei un mezzosangue qualsiasi, tu sei mio figlio» poggia le mani sulle spalle e gliele stringe «Io non ho mai voluto un altro figlio che non sia tu. Non ho mai pensato di volere un figlio purosangue al tuo posto. Io da quando ti ho preso tra le braccia ho solo pensato che ti amavo più della mia vita stessa.»
Esme si avvicina e guarda il figlio, volendosi aggiungere a quel discorso: «Scorpius, noi eravamo destinati ad essere una famiglia, noi dovevamo essere qui ora. Un altro figlio, anche partorito da me, non sarebbe mai stato te. Noi siamo i tuoi genitori ed esserlo ci rende felici da anni».
Delle lacrime rigano il volto di Scorpius, ma questa volta sono lacrime di commozione.
«Io non vorrei mai deludervi, avete fatto tanto per me. Voi mi avete dato tutto: una casa, dell'affetto, della protezione.»
«Non devi esserci grati, Scorpius. Tutto quello che facciamo lo facciamo perché ti amiamo, non perché ci devi dare qualcosa in cambio» gli spiega il padre.
«Noi non ti stiamo pagando cibo e alloggio» afferma Esme con una risata sarcastica «Questa è casa tua e questa è la tua famiglia. Noi non ti stiamo facendo nessun favore! Noi siamo i tuoi genitori.»
«Lo so, e io mi sento vostro figlio, è che spero di esserlo per voi.»
Il padre lo abbraccia e sospira: «Sei il nostro unico e meraviglioso figlio. E mi dispiace averti dato questo peso, Scorp. Volevo solo che sapessi la verità su di noi».
Il ragazzo scuote il capo e ricambia la stretta: «È difficile immaginare e processare tutto questo, ma ti capisco».
Si stacca da quell'abbraccio per voltarsi dalla madre e la vede con gli occhi lucidi e le mani strette e tremanti.
Non riesce nemmeno ad immaginare tutto quello che ha dovuto passare quella povera donna e anche se non sa alcun dettaglio riesce ad immaginare quanto difficile è stato per lei anche solo sopravvivere.
«Tu, invece, sei sempre stata la più forte di tutti, vero mamma?» accenna una risata e tira su con il naso, cercando di ricomporsi ma fallendo miseramente.
L'abbraccia con forza e scoppia di nuovo a piangere: «Perché ti sei presa quella responsabilità?»
«Perché tu sei il mio bambino, e lo sarai per sempre» sussurra con voce rotta «E lo rifarei anche altre cento volte, fagiolino.»
Questa volta sorride nel sentirsi dare quel nomignolo e stringe la madre ancora più forte.
«Mamma, adesso però non vai da nessuna parte. Ora io, te e papà stiamo assieme.»
«Ma è ovvio. Adesso noi siamo felici e stiamo bene» accarezza la schiena e nota come quell'adolescente dentro di sé è ancora un bambino che sta crescendo.
Ha solo sedici anni, è ancora pieno di fragilità e con grande bisogno di essere al sicuro con la sua famiglia. Sta crescendo, ma non è ancora grande.
«Io e papà non ti lasceremo mai» sussurra Esme vicino al suo orecchio «Anche se dovessi sparire noi ti verremmo a cercare.»
«Ti verremmo a cercare in ogni angolo dell'universo se è necessario» aggiunge Draco, incrociando lo sguardo del figlio e sorridendogli.
Scorpius si stacca da quella stretta e prende un profondo respiro.
«Vi voglio bene» ammette, sentendosi libero di un peso sul petto «Fino a non avere più cuore per dirvelo.»
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Il loro momento intimo non è finito. E c'è ancora qualcos'altro che devono dirsi (oltre a festeggiare il suo compleanno).
Se riesco tra domani e dopodomani pubblico l'altro capitolo.
Un bacio a voi, che anche a distanza ci siete ancora.
Siete un pezzo di cuore. 💚
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