𝐋𝐕𝐈
❗Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Sleep on the Floor" dei The Lumineers❗
«Come si fanno i bambini, papà?» si volta da lui e vuole sapere, curioso.
Draco sgrana la voce e spalanca gli occhi, sentendosi alquanto scosso dalla domanda, lo ha preso alla sprovvista.
Insomma, non è momento di dirgli la verità, lui è davvero piccolino.
Si passa una mano per i capelli e cerca di inventarsi qualcosa, sapendo che un semplice "sei troppo piccolo per saperlo" lo avrebbe solo fatto insistere di più.
«Ci sono vari modi per fare un figlio, fagiolino» inizia a parlare, improvvisando qualche affermazione plausibile «Ci sono due modi, a dire il vero, ma con la magia. I bambini si fanno con la magia»
«Voglio sapere, papà, voglio sapere»
«Il primo modo è usare un semino magico, posarlo sulla pancia della mamma e poi crescerà dentro un bel bambino!»
Scorpius aggrotta la fronte, stranito, e si tocca la pancia: «Come esce il bambino dal pancino?»
«Si dà un colpo di bacchetta e... poof, il bambino esce fuori! Come quando la mamma fa comparire i biscottini»
Lui lo segue, vivendo in una casa magica il suo discorso sembra avere senso.
«Poi? Come si possono fare?»
«Il secondo metodo è quello con cui io e mamma abbiamo avuto te, fagiolino» preme il suo naso e gli mostra un amorevole sorriso «I semini sono difficili da trovare per fare i bambini, quindi certe volte i genitori devono fare qualcosa di diverso: devono fare un grandissimo incantesimo e chiedere ad una fata magica di portare un bambino in una cesta. Quindi i genitori devono aspettare molto tempo che la fata venga da lontano»
«E io sono venuto subito, papà?»
«A dire il vero sì, sei venuto subitissimo, fagiolino»
«Come si chiama la fata?»
«Oh, non si può sapere fagiolino, lei è come Babbo Natale, non si fa mai vedere»
Il figlio gli sorride, veramente soddisfatto e contento di quella spiegazione.
E poi, trova che sia davvero bello arrivare portato da una graziosa fatina.
(PUREBLOOD || She Deserves Better – Capitolo XLI)
Ebbene sì, fu proprio una fata a portare Scorpius davanti al cancello del Manor. O meglio, fu proprio Esme, sempre stata soprannominata così da Draco, ad aiutare Adelaide a posare il figlio davanti casa loro e senza che un collasso temporale potesse risucchiare tutti via.
Il padre aveva ragione a dire che quell'essere magico lo avesse condotto da loro, e che non lo avrebbero mai lasciato.
•·················•·················•
Scorpius è un ottimo studente, si sa, ma certe lezioni non riesce a digerirle, quando gli argomenti sono estremamente pesanti si annoia e parecchio.
Per questo, lui ed Albus si siedono nell'ultimo banco, così nel caso in cui la giornata è pensate possono rifugiarsi nei loro pensieri e sbadigliare senza essere ripresi da alcun insegnante.
Oggi hanno Incantesimi, che solitamente è una delle loro materie preferite, ma stavolta devono affrontare un topic teorico e molto pesante, niente di interessante o avvincente: quanto un movimento può incidere su determinati incantesimi appariscenti.
Filius parla e ancora parla, senza far agitare ai suoi alunni alcune bacchetta.
Scorpius ha il gomito poggiato sul banco che fa leva al braccio, mentre il mento è sorretto dalla mano. I suoi occhi sono socchiusi, guarda senza alcun interesse il professore che blatera vicino alla lavagna ma probabilmente non sta ascoltando nulla.
L'amico si avvicina al suo orecchio e trattiene un riso: «Ti giuro, mi butterei fuori dalla finestra.»
«Se non fosse che stasera abbiamo una festa lo avrei già fatto.» sussurra di rimando.
E questa volta la festa è stata organizzata proprio da loro Serpeverde, e lui è uno dei più socievoli e popolari, non può certo mancare.
Però, sul serio, sembra infinita quest'ora di lezione.
«Senti, ho sentito dire da Rose che una sua compagna vorrebbe avvicinarsi a te oggi.»
«E quando te lo avrebbe detto?»
«Oggi, mentre stavi sistemando gli appunti prima della lezione.»
«Con una Grifondoro? E chi sarebbe?»
«Del quarto anno, quella che si siede sempre in fondo al tavolo.»
«Idiota, che ne so chi si siede in fondo al tavolo.»
«Quella con i capelli corti biondi, quella con gli occhiali, Scorp!»
«Ma che ne so!»
Quello scambio frettoloso di battute viene subito percepito dal professore, che con un colpo di tosse coglie la loro attenzione: «Potter, Smith, vi prego di fare silenzio.»
Annuiscono imbarazzati e fanno finta di nulla, che figuraccia.
Scorpius si volta dall'amico e gli tira una leggera gomitata: «Non chiamarmi per stronzate, poi ci sposta davanti quel vecchiaccio.»
Filius è un professore buono e gentile, ma quando sente troppi chiacchiericci ormai ha preso l'abitudine di scambiare i posti delle persone, un po' come se fossero bambini delle elementari, ma certe volte è davvero necessario.
Albus rotea gli occhi al cielo e annuisce, portandosi le mani in tasca.
La sua schiena è adagiata con noncuranza contro la sedia e sospira annoiato, non può nemmeno farsi due chiacchiere.
Il biondo inizia a scarabocchiare sul foglio di pergamena, trattiene uno sbadiglio, proprio non gli va di seguire oggi.
Poi sta pensando anche alla partita di Quidditch, è tra pochi giorni e deve ripassare alcune tattiche.
Domani dovrà allenarsi di nuovo, è anche stanco, insomma che palle.
Poi deve pensare a cosa fare il giorno del suo compleanno, dovrà anche tornare a casa per un paio di giorni e non ha idea di cosa gli aspetta quel diciassette novembre.
Un po' gli preoccupa aver lasciato carta bianca alla madre, sa che organizza belle feste... ma forse un po' troppo belle.
Sarà qualcosa di enorme, super elegante, starà già dando di matto con il padre.
Apprezza questo modo di fare, lei è così buona con lui, ma vorrebbe dirle che non vuole più quel genere di festeggiamenti.
Come fa a dirglielo, però? Non può, si sente mortificato.
Ci sono un sacco di cose che vorrebbe dirle ma di certo non può farlo.
Scarabocchia ancora, quasi si sta addormentando, poi riceve una gomitata dall'amico.
«Svegliati o questo ci mette in punizione!»
Scorpius non ne vuole davvero sapere di questa lezione e le sue giornate gli sembrano così lente, inutili.
Cerca di tenere gli occhi aperti e appena il professore annuncia la fine della lezione lui balza in pieni e scappa via con l'amico.
«Avrei preferito un coltello in gola!» esclama Albus, buttando la testa indietro mentre passeggiano per il corridoio.
«Come se il resto dei giorni non saranno noiosi e stressanti.»
«Magari lo saranno per te!» esclama una voce correre dietro di loro, allegra e contenta.
Rose fa ondeggiare la sua lunga coda rossa e appoggia le braccia attorno alle spalle dei cugini: «Pronti per perdere la partita?»
«Non ne sarei così tanto sicura, traditrice» la prende in giro Albus.
«Avanti, ancora ve la prendete perché sono stata smistata in Grifondoro? Non che io volessi starci tra quegli idioti. Sembrano tutti fuori di testa.»
«Beh, un po' lo sei anche tu, cara cugina» anche Scorpius gioca, sghignazzando divertito dal loro scambio di battute.
«E comunque, devi dirci chi è la ragazza che vuole provarci con Scorpius!» esclama entusiasta Albus, ma facendo sbuffare sonoramente il cugino.
«Smettila con questa storia! Non mi piacciono le bionde, quante volte devo dirtelo? Ma provaci tu!»
Quell'esclamazione, detta senza pensarci, giusto per togliersi l'impiccio, fa un attimo immobilizzare Albus. La verità che non capisce nemmeno lui perché quella frase gli ha fatto quel tipo d'effetto.
«Non mi piace nemmeno a me!» scuote la testa e ribatte, cercando di sembrare naturale.
«Scorpius tu non mi sembri così tanto moro da criticare una ragazza dai capelli chiari» lo fulmina con lo sguardo la cugina.
«Sono gusti e-e poi lasciatemi in pace! Già devo preoccuparmi del mio compleanno, di quella pazza di mia madre e anche del compito che ci ha assegnato Filius.»
Ma le loro chiacchiere vengono interrotte da una quarta voce.
«Perché ti sento sempre lamentarti?» sbuffa Emily avvicinandosi verso Scorpius e roteando gli occhi al cielo.
«Perché presti così tanta attenzione a quello che dico?» si prende gioco di lei e le tira un leggero pizzico sul braccio «Posso capire che sono troppo interessante e irresistibile, ma così sei troppo sfacciata.»
«Sei davvero un'idiota, Malfoy» mormora scuotendo il capo e incrociando le braccia al petto.
«E lo è visto che si è rifiutato di uscire con una mia amica.»
«Chi? Quella Grifondoro?»
«Esatto!»
«Per piacere, uscire con un Grifondoro sarebbe un incubo. L'ho visto io stessa cosa succede.»
«Sembra che vi dimentichiate che anch'io ci faccio parte, e anche le vostre famiglia.»
«In caso quella di Albus, per fortuna in questo a me e Scorpius è andata bene.»
«In caso per voi! L'ultima cena di Natale la nonna Molly mi ha chiesto ancora una volta se potessi chiedere di farmi cambiare casa, poi ... come se potesse essere possibile.»
«Ragazzi, tornate in classe, su!» sentono la voce della McGranitt camminare per i corridoi e invitare tutti a riprendere le loro lezioni con diligenza.
Per fortuna ora è lezione di Pozioni per i ragazzi più grandi ed è già meglio di ciò che hanno fatto precedentemente.
E continuano a studiare finché non si fa ora di pranzo.
Mangiano con gusto, anche se accompagnate dalle solite frecciatine Serpeverde-Grifondoro. La sfida finale di Quidditch si sta avvicinando e tra di loro è nata una forte competizione.
Scorpius, inoltre, sente un grande peso sul petto all'idea che ci saranno entrambi i genitori a tifare e sicuramente sua madre lo metterà in imbarazzo.
Inizia a tollerali davvero poco, ma non può farsi sopraffare da queste emozioni.
Così decide di farsi una camminata e rilassarsi prima di andare in biblioteca a studiare e concludere i suoi compiti.
Passa attraverso il cortile della Torre dell'Orologio e poi esce verso il Ponte Coperto. Adora quel posto, non ci passa spesso molta gente, a dire il vero oggi è anche vuoto.
Il cielo è grigio, ma non tetro, è piacevole. Non c'è vento, e prendere un po' d'aria risulta rilassante.
Si appoggia alla ringhiera del ponte e guarda davanti a sé, prendendo un grosso respiro.
Chiude gli occhi e si rilassa, lasciandosi accarezzare dalla fresca aria autunnale.
Ammira i colori del cielo mischiarsi con il verdognolo del panorama, e come sempre apprezza quella vista. Quando è lì i suoi pensieri di mettono a tacere e quella vista indefinita davanti alle sue pupille gli fa sognare l'infinito, lo sconosciuto. Qualcosa che può essere oltre quei morbidi colli, oltre le nuvole grige, oltre il freddo inglese.
«Si sta bene qui.»
Si volta e nota Emily avvicinarsi e poggiarsi al suo fianco, con le braccia attorcigliate e poggiate sulla ringhiera. Posa la guancia su di esse e anche lei inizia a guardare davanti a sé, in un punto indefinito.
«C'è sempre molta pace» le risponde, e prende un altro grosso respiro.
«Sai dove vorrei andare io?»
«Dove?»
Lei si volta e gli sorride con gli occhi che brillano: «Ovunque. Voglio vedere tutto il mondo».
La sua voce è pacata, il modo di fare è spontaneo e la sua corazza di arroganza va via, quando parla dei suoi sogni, delle sue speranze.
«Sai quello che vorresti fare un giorno?»
«Magari la Spezzaincantesimi, mi piace l'avventura. Tu?» risponde «Vuoi ancora fare il Magizoologo?»
«Sì» annuisce convinto «Mi piacerebbe girare il mondo e studiare varie specie. Anche se ultimamente mi affascinava l'idea di concentrarmi su qualcosa di più preciso, magari i draghi.»
«Non sei cambiato fin da quando sei bambino» ridacchia, ma con un velo di dolcezza che lui riesce bene a percepire.
Le sorride, gli piace parlare di ciò che gli appassiona.
«E i tuoi genitori che ne pensano?» domanda curioso.
Emily scuote le spalle: «Sono paurosi, lo sai come sono fatti. Non mi impediscono di studiare ciò che voglio, o di appassionarmi a qualcosa in particolare, questo devo ammetterlo, ma quando un giorno ho solo detto che lo Spezzaincantesimi era un bel lavoro mi hanno detto che bisogna esserne sicuri, che comunque non è un lavoro che sempre ti da una certa stabilità ed è pericoloso. Quindi non ho mai aperto il discorso per davvero.»
«Non penso però te lo impediranno.»
«No, questo mai, però mi pesa sapere ciò che pensano certe volte. E poi a me non interessa la stabilità come la concepiscono loro. Io voglio viaggiare, fare cose nuove, spostarmi anche un giorno all'altro!»
Lui rimane affascinato da questo entusiasmo e poche volte aveva sentito Emily parlare in quella maniera.
Poche volte lei parla così liberamente, forse perché non vuole che le parole altrui smontino il suo entusiasmo.
«Sai dove sarebbero bello andare?» le domanda, guardando poi il paesaggio davanti a sé.
«In Australia» parlano all'unisono, senza aspettarselo.
Poi si guardano e scoppiano a ridere.
«Sul serio piace anche a te?» le chiede incredulo.
«Ti ho detto, voglio vedere tutto il mondo! E poi è così lontana, calda, c'è il mare... mi sembra un sogno.»
«Il mare mi ricorda l'infanzia.»
Lei sorride spontaneamente e inclina il capo, guardandolo: «Gli Stati Uniti, vero? Peccato non sei rimasto lì. Chissà perché i tuoi hanno deciso di mandarti a scuola qui e non a Ilvermorny».
«Si sentivano più sicuri a mandarmi dove conoscevano già le persone, e poi sarei stato con voi. Infatti non sono pentiti della scelta e mi hanno già detto che quando finirò la scuola torneranno nella loro casa a Charleston. Stare lì sono in estate non basta.»
«Mi chiedo però cosa abbia portato delle persone così illustri come i tuoi genitori ad abbandonare il mondo magico. Nel senso, sappiamo solo che hanno avuto con il governo di anni fa, ma erano letteralmente su tutti i giornali, i libri, erano le persone più amate e volute tra tutte.»
«I miei genitori non ne vogliono parlare, come i tuoi, lo sai bene. Però incuriosisce anche a me questa storia. Sai, poi ho ricordi molto strani della mia infanzia» ridacchia, chiedendosi se alcune scene che ricorda sono finzione oppure realtà.
«Cioè?»
«Mia madre sparì per lavoro per un po' di tempo, poi tornò ed era stranissima. Mi ricordo solo che aveva delle bende sulle mani e un taglio sulla faccia. Sembrava tipo un pirata ai miei occhi!»
Entrambi ridono, ed è buffo vedere come è la loro versione della realtà, attraverso gli occhi di quelli che erano dei bambini.
«Tua madre era un grande Auror, chissà chi ha dovuto mettere in riga per procurarsela. Magari ha fatto una grande battaglia.»
«E perché non parlarne come quella di Hogwarts?»
«Magari problemi legali» scuote le spalle, non sa davvero che pensare.
«Poi improvvisamente siamo arrivati a Charleston e abbiamo vissuto solo io e mamma per molti anni. Stavano vivendo una crisi di coppia, solo che non me ne accorgevo perché la stavano gestendo molto bene. Mi ripetevano che erano distanti per via del lavoro e poi potevo stare con loro quanto volevo.»
«E sai perché hanno avuto quella crisi?»
«No, e non mi è mai venuto in mente di chiederlo. Si amano molto, se sono stati distanti un motivo ci sarà.»
«Magari quel periodo turbolento nel mondo magico gli avrà messi a dura prova.»
«Probabile, e poi quei due si inseguono sempre.»
Scorpius si volta da Emily e le sposta una ciocca di capelli che le è ricaduta sul viso. Il vento si è alzato e sbatte contro i loro visi ora freddi e arrossati.
«Sono certo riuscirai ad andare in Australia.»
«Anche tu» gli sorride.
La ragazza si allontana di un metro e scuote le spalle, tornando quella che è solitamente.
«Magari ti fai sbranare da qualche animale lì» ridacchia sarcastica.
«Così ti liberi di me, vero?»
«Non vedo già l'ora» gli dà le spalle e a passo svelto, quasi come se fosse una corsetta, ritorna indietro.
Lui la guarda andare via e trattiene una risata.
Non gli dispiace nemmeno battibeccare con Emily, anche se certe volte può apparire davvero fastidiosa.
•·················•·················•
Esme guarda il calendario e rimane a fissarlo incredula.
Si rende conto che suo figlio deve ancora giocare la sua finale di Quidditch e anche il suo compleanno.
Si era persa quella partita e ora potrà andare senza alcun problema.
Sorride spontaneamente e porta le mani strette al cuore.
Richiama il marito e nasconde una risatina allegra dietro le mani: «Potrò vederlo e non ho bisogno nemmeno degli occhiali!»
Lui le mostra un enorme sorriso, le prende il viso e le stampa un bacio sulle labbra: «Possiamo goderci nostro figlio, finalmente».
«Non voglio, però, stressarlo come facevo prima. Questi anni... o minuti, insomma ... tutto quello che abbiamo passato mi ha fatto comprendere che stavo riversando le mie paure su di lui. E non voglio nemmeno parlargli di noi e di Adelaide quel giorno. Lo faremo quando tornerà per il suo compleanno.»
Il marito concorda con lei, non devono nemmeno fargli sospettare che qualcosa sia accaduta, quindi il momento giusto per parlare sarà quando si troveranno a casa, parlando con serenità e lasciandosi anche andare alla loro emotività.
«E poi mi devo preparare un bel discorso per non sembrare troppo squilibrato ai suoi occhi» sogghigna Draco, ammettendo che raccontare tutta la loro verità sarà molto difficile.
«Capirà, come ho capito io» gli accarezza una guancia e gli posa un bacio sull'altra.
«Chissà ora come sarà la sua vita.»
«Quando l'ho incontrato molte cose erano diversa tra lui e gli altri ragazzi. Non so se alcune cose le realizzeranno in questi anni, ma sicuramente non dobbiamo intrometterci.»
«Finalmente siamo nel presente.»
-----------------------------------------------------
Sono mortificata per essere sparita, ma è stato davvero un periodo intenso e pieno per me.
Spero di poter pubblicare con più frequenza e farò di tutto per poterlo fare, per potervi dare la degna conclusione di questa storia, una storia di magia e d'amore.
Vi ringrazio se siete ancora qui, siete un pezzo di cuore per me!
Un bacio, LadyD💚
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top