𝐋𝐈𝐈𝐈

Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo  - la canzone è "Ocean Eyes" di Billie Eilish

«Sei preoccupata, vero?» domanda Draco avvicinandosi ad Esme.
Lei sta bevendo un bicchiere d'acqua in cucina. Non c'è nessuno lì, solo loro.
«Non mi resta altro che esserlo» accenna un amaro riso e beve tutto d'un fiato. Prende un grosso respiro e il marito le posa una carezza sul viso: «Anch'io sono preoccupato, ma andrà tutto bene».
«Come fai a dirlo?» mugola e scuote il capo, allontanandosi di un passo indietro «Come fai ad essere positivo in questo momento? Abbiamo un unico tentativo.»
«Proprio questo è il motivo, Esme. Cos'altro resta da fare? Posso solo essere positivo e cercare di tranquillizzarti. Non abbiamo molta scelta.»
Lei annuisce, non ha poi tutti i torti.
«Io sono convinta che devo andare da Adelaide, che sia proprio lei la chiave di tutto...» sospira e incrocia le braccia al petto, guardando Draco dritto negli occhi «Lo sento da dentro, lo sente la mia parte materna.»
«E la tua parte materna non sbaglia mai» porta le mani sul suo viso e lo alza, mostrandole un sorriso «Tu hai sempre sostenuto che Scorpius fosse vivo, che fosse vicino a noi, e avevi ragione. Tu non hai mai sbagliato con lui.»
Gli sorride e posa le proprie dita sulle sue, si alza in punta di piedi e gli lascia un bacio sulla bocca.
«Spero che lei mi possa ascoltare, spero di riuscire a trovarla.»
«Bisogna capire come rintracciarla ora.»
«Io ho una mezza idea...» mormora storcendo la bocca «Penso di poter avvicinarmi a lei rintracciando Scorpius. Insomma, Scorpius neonato. D'altronde è sempre la stessa persona.»
«Bisogna stare attenti a Lucius» la sua voce si fa più dura nel pronunciare questo nome, ed Esme se ne accorge.
«Non pensare più a tuo padre.»
«Come posso farlo? È tutta colpa sua, ogni cosa che è successa.»
«Non c'è più ora, quando torneremo non dovremo più pensare a Lucius.»
«Lo so, ma sono stanco ogni volta che combattiamo contro qualcosa scoprire che è colpa sua. Ammettilo: è peggio di Voldemort.»

E su questo Esme non può controbattere.
«Quel dannato Voldemort una volta sconfitto da te con Excalibur non ha dato più problemi, non è rimasto a dare fastidio per il resto della nostra vita. Anzi, in un certo senso ha unito tutti quanti noi, facendoci combattere assieme. Lucius è stato solamente una disgrazia, e lo è ancora adesso.»
«Ma finirà tutto, Draco. E ti prometto che andrà tutto bene.»
Gli viene in mente un pensiero molto drastico in quel momento, prende un profondo respiro e serra la mascella.
«Perché non lo uccidi? Potresti farlo, e tu non soffriresti dietro le sbarre di Azkaban.»

Esme a quel punto si stacca da lui e si passa le mani tra i capelli, riordinando ogni parola da dirgli.
Sa già che inizierà un discorso piuttosto lungo e pesante, ma adesso è momento di chiudere quel capitolo una volta per tutte, sul serio.
«Non puoi essere ancora ossessionato da questo, Draco. E sai bene che è pericoloso cambiare gli avvenimenti della linea temporale. Se tu fossi con me in quella linea temporale sono certa che tu andresti ad ammazzarlo ed è un problema! Tu metteresti la vita di tutti quanti davanti alla mia, tu metteresti le sorti del mondo davanti ad un periodo negativo che mi è accaduto.»
«Un periodo negativo? Esme, io ho rischiato di perderti.»
«Se mi avessi perso tu non avresti dovuto fare nulla per cambiare le cose.»

«Tu lo hai fatto con me!»
«Ho solo ammazzato un uomo che lo meritava.»
«Non capisci che è la stessa cosa. Hai cambiato le sorti di un singolo per me.»
«Ma non è tutta l'umanità!»
«A me cosa importa di tutta l'umanità? A me importa di te e Scorpius. Farei di tutto per voi due.»
«Non ragioni, Draco! Perché se uccidessi Scorpius io metterei a repentaglio anche la nostra vita. Io devo soffrire per poter permettere a tutti di ricominciare la loro vita. E poi cosa ti frega? Alla fine vivrò, vivremo insieme.»
Rimane in silenzio alle sue parole, e ha ragione. Lui avrebbe agito combinando un casino ancora più grande, rovinando tutto.
E lui avrebbe reagito solo per puro amore, e per puro rancore.
«Accetta che io possa soffrire, Draco. Accetta tutto ciò che è capitato o non andrai mai avanti. Io l'ho fatto, io mi sono sforzata ad andare avanti. Tu metteresti il mondo intero a fuoco per me...letteralmente!»
Lui si fa sfuggire una risata e scuote il capo, incrociando le braccia al petto: «Faresti lo stesso per me e Scorpius, senti da che pulpito viene la predica».
«Non cambiare discorso, Draco. Una cosa è certa: io non ucciderò Lucius. Lui rimarrà in vita, devo solo fermare Adelaide e nessuno deve accorgersene. Dobbiamo solo fermare che questo viaggio nel tempo accada, altrimenti ci saranno sempre e solo linee temporali con questa conseguenza.»
L'uomo annuisce, non aggiunge altro. Si limita solo ad abbracciarla con forza e accarezza la sua schiena ripetutamente: «Non vedo l'ora di tornare».
«Domani finirà tutto, amore.»
«Sì, domani sarà già tutto finito.»

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«Sì, domani sarà tutto finito.»
Albus e Regulus si trovano fuori il loro rifugio, all'aria aperta senza preoccupazioni per la prima volta in tutto quel tempo.
Sono sul tetto di una casa diroccata e abbandonata, con i piedi a penzoloni da quell'edificio. La loro posizione appare pericolosa, ma sono così rilassati e osservano quella Londra completamente distrutta con i loro occhi stanchi.
Vi è solo cenere e silenzio. Le stelle e la Luna sono le uniche cose che brillano e illuminano la città.
Eppure appare un panorama piacevole, forse perché finalmente non vi è più il terrore di Voldemort.
Da quando è stato ucciso gli altri ribelli hanno avuto una presa maggiore contro i mangiamorte e adesso questi ultimi si sono rifugiati. Senza la supervisione e il potere del loro capo non possono fare un granché. C'è chi cerca comunque di detenere il potere, come Bellatrix, ma senza il Signore Oscuro si può fare ben poco.
Il male e il bene ancora combattono su chi deve detenere la presa sul mondo, ma i cattivi non hanno il potere di un tempo, e i seguaci dei mangiamorte si sono più che dimezzati. Senza la paura di essere imprigionati o uccisi da Voldemort è più facile prendere posizione.
«Sei contento di tornare, vero?» domanda Regulus, tenendo lo sguardo rivolto verso la città.
«Penso di sì» ridacchia e si volta dal ragazzo «Certo che sono contento, ma anche molto confuso.»
Non riceve una risposta, anzi continua a parlare.
«Sono contento di tornare a casa, di non dover più lottare per vivere, e soprattutto sono contento di tornare a scuola con i miei cugini. Però sento che qualcosa mi mancherà quando tornerò lì.»
L'altro ragazzo ha capito a cosa si riferisce, ma non vuole pronunciare parola per non rendere il momento imbarazzante e più complicato da affrontare.
«Qui mi sono reso conto di tante cose, ho accettato delle parti di me che stavo continuamente rinnegando.»
«Questo non vuol dire che non potrai vivere liberamente ciò che sei quando tornerai.»
«Sarà difficile, non hai idea di quanto. Qui ho qualcuno che mi ha dato la spinta di essere ciò che sono, e non mi sento giudicato.»
«Io penso che ti stai facendo troppi problemi per quando tornerai. Penso che tu dovresti essere te stesso sempre, in qualsiasi contesto.»
Albus però sbuffa e scuote la testa, sembra che Regulus non voglia capirlo.
Si volta verso lui e lo guarda seriamente: «Non ci sarai tu quando tornerò a casa, come devo dirtelo?»
Temeva che gli dicesse quelle parole così apertamente e con molta difficoltà si gira a sua volta verso lui. Non voleva arrivare ad affrontare questo discorso e farlo prima di separarsi per sempre non è facile.
Regulus sente una stretta in pancia, sapendo bene che ciò che gli dirà potrebbe ferirlo.
«Io so cosa intendi, ma non puoi fermarti a me. Non puoi pensare a qualcuno quando hai tutta una vita davanti. E non puoi pensare a qualcuno che non potrebbe darti nulla... nulla a prescindere dalla linea temporale in cui vi trovate.»
«Cosa vorresti dire, Regulus?»
«Che io con te sto bene, abbiamo legato molto in tutto questo tempo, ma io non provo quello che provi tu. Io da te mi sento compreso, sai bene quante cose ci accumunano. Ci sentiamo nella stessa maniera, due pesci fuor d'acqua, ma non per questo siamo simili in tutto... non siamo simili quando pensiamo all'amore.»
Il cuore di Albus si svuota completamente e il suo sguardo perso lo fissa senza più brillare come prima. Quegli occhi chiari sembrano essersi spenti e schiude la bocca per lo sconcerto. Doveva aspettarselo forse, ma lo ha colto alla sprovvista. Pensava di tornare a casa colmo d'amore, e invece ciò che provava non è stato ricambiato.
«Io pensavo che tutto ciò che mi dicevi era perché provavamo le stesse cose.»
Regulus scuote la testa e lo guarda mortificato: «No, e non volevo che ti allontanassi o rimanessi deluso. L'ho fatto solo perché vedevo come stavamo bene assieme. Ma non poteva esserci nulla perché sono sempre stato consapevole che sarei presto tornato indietro per poi morire. Non potevo e non posso permettermi di occupare il mio cuore. Il mio cuore è già abbastanza pieno di paura per ciò che mi capiterà.»
Albus deglutisce e il labbro inferiore trema, ma cerca di trattenere ogni singola lacrima. Lo guarda in maniera intensa, non battendo nemmeno le palpebre.
«Io ho paura per ciò che mi succederà. Io ho paura per quello che dovrò fare. Il fatto che ero convinto di sacrificarmi non vuol dire che non stavo tremando, non vuol dire che volevo continuare la mia giovane vita come tutti gli altri. Anch'io sono solo un ragazzo, come te, e tu hai tutta la vita davanti, e non devi sprecarla pensando a me. Io devo fare ciò che devo, e ciò che merito.»
«Non hai mai provato nulla per me, quindi.»
«Non come lo hai provato tu, e mi dispiace.»
Annuisce alle sue parole e per un attimo distoglie lo sguardo, portandolo in avanti e osservando le macerie di quella città distrutta.
«Almeno sono riuscito a capire cosa non andasse in me grazie a te.»
«Non c'è niente che non vada in te, Scorpius. Smettila di pensarlo.»
«Intendevo solo dire che grazie a te ho compreso il mio significato d'amore.»
«Ami in maniera pura, sincera, e smisurata. Il ragazzo che troverai sarà fortunato ad averti.»
Rimane per un minuto in profondo silenzio, anzi sono entrambi che rimangono in silenzio. E guardano quel panorama arido e buio.
«Pensi che io non sia preoccupato per te? Pensi che io non abbia paura di quello che ti sta per succedere? Ti aiuterei se potessi» confessa Albus «Ciò che mi turba maggiormente non è separarmi da te e basta, ma la consapevolezza della fine che farai. Io non sto bene per questa cosa.»
«Perché ami in maniera pura, sincera, e smisurata» si volta da lui e gli mostra un sorriso, che maschera però tutta l'amarezza che prova «Ma è così che deve andare.»
«Perché deve andare tutto in maniera così tragica o complicata? Perché bisogna stare male? Non ha senso...»
«Bisogna solo accettarlo, ma ci sarà un momento in cui inizierà tutto ad andare bene per te.»
«Ma non per te e non è giusto. Sei giovane, sei una persona meravigliosa, Regulus.»

«Lo faccio per il bene di persone più meravigliose di me.»
Entrambi accennano un riso, e si guardano.
Gli occhi limpidi di Albus si incrociano con quelli di Regulus e sembrano quasi tremolare mentre gli osserva. Si perde dentro di essi, e sa che sono gli ultimi minuti prima di non poterli divedere più. Eppure vorrebbe farlo per molto tempo, forse per sempre. Sono così belli, intensi, pieni di dolore ma allo stesso tempo di dolcezza. Sa già che non li dimenticherà mai.
E vorrebbe baciarlo, almeno per un'unica e ultima volta, ma non potrà farlo.
Regulus rimarrà solo un infelice ricordo.
Vorrebbe tenerlo per sé, per almeno un minuto, ma d'altronde non è mai stato suo.
«Sarai il mio più bel ricordo, Regulus» ammette con la voce rotta «E ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto per me.»
«Io ringrazio te, per avermi capito come nessuno ha mai fatto. Ti ringrazio per esserci stato, sempre.»
«Ci sarò sempre per te, con i miei pensieri certo, ma mai sarai solo stato un semplice amico.»
Regulus gli dona una carezza sulla guancia, e ad Albus in quel momento sembra di toccare il cielo con un dito.
«Dedica i tuoi pensieri a qualcun altro che possa ricambiare il tuo amore così grande» sorride «Fallo per me. Ama, sempre.»
Quelle parole lo rabbuiano, perché sa che dice solo la verità. Non può dedicare tutto se stesso ad un ragazzo che non può avere.
Ciò lo mortifica, ma è la realtà che deve accettare.
«Però anch'io ti ricorderò sempre, Albus. Anche se quando tornerò mi mancheranno poche ore, ti prometto che sarai il mio primo ed ultimo pensiero prima di inalare il mio ultimo respiro.»
Una magra consolazione, ma perlomeno il giovane Potter ha imparato il significato d'amore.

•·················•·················• 

«Devi andare, mamma» Scorpius giunge in cucina, sapendo che i genitori si sono presi qualche minuto per stare assieme.
La guarda spaventato, impallidito, ma le rivolge un sorriso orgoglioso.
«Arrivo» mormora e il figlio esce di nuovo dalla camera.
Esme si volta dal marito e sospira, ma non fa in tempo a dire una mezza parola che lui le prende il viso la bacia con forza, schiacciando duramente le proprie labbra contro le sue.
«Ce la farai, fatina, come sempre» sussurra poggiando la fronte contro la sua.
La guarda negli occhi e con le grandi mani le stringe le spalle: «Sarà tutto finito tra pochissimo, io ti aspetterò come sempre».
«Non vedo l'ora di tornare da te» gli accarezza il volto e lo bacia ancora.
Si staccano, lui le sorride e accenna un breve riso: «Vai e salvaci tutti ancora una volta».
Esme annuisce e dopo avergli lanciato un bacio al volo si dirige fuori, e trova il figlio in corridoio.
«Sei pronto, figliolo? Tra poco torniamo a casa.»
Lui annuisce, ma l'ansia è palese. La stringe in un abbraccio così forte che le toglie il fiato per qualche secondo, ma lo ricambia.
«Andrà tutto bene, figliolo, ne sono certa.»
«Tornerà tutto come prima.»
«Esatto, e saremo di nuovo felici, per sempre.»
«Per sempre, mamma.»

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