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È una mite mattinata di settembre, precisamente è il giovedì della prima settimana di settembre, e un po' ovunque nel mondo ci si presta ad iniziare un nuovo anno scolastico.
Nel mondo magico, i vecchi e i nuovi studenti sono pronti per recarsi di nuovo nei loro magici istituti, pronti per imparare incantesimi e qualche pozione dall'odore acre.
Per essere più precisi, oggi gli studenti dell'istituto di magia di Hogwarts si incamminano verso il binario 9¾, salutando i loro cari e salendo emozionati sulle carrozze del grande treno scuro.
Mormorio di voci, risate, rumori e passi svelti si fanno presenti sulla corsia in mattoni, dove ogni studente, dal più grande al più piccino, si agita per poter prendere il posto migliore in carrozza.
C'è chi scappa via dalle grinfie dei propri genitori, chi rincorre il suo migliore amico dopo giorni estivi passati lontani, chi, invece, si affretta a organizzare vicino il suo divanetto le innumerevoli valigie stracolme di vestiti.
Ragazzi che tra loro si baciano divertiti, chi invece si manda occhiatacce, il tutto circondato dal rumore assordate del treno, che sfrega contro la ferrovia e fischia via il fumo grigiastro.
Una moltitudine di ragazzi riempie quel posto, affollandolo, e rendendolo decisamente più chiassoso.
Davvero un gran fracasso.
Delle mani gracili e affusolate si affrettano a poggiare una valigetta tonda per terra, sistemandola con cura vicino ad altre grandi e pesanti.
«Mamma, 'sta ferma, sistemo io le mie valigie!» esclama una voce calda e maschile «Lo sai, sono pesanti.»
«Niente è troppo pesante per il mio fagiolino!»
«Esme, avanti, smettila di chiamare così nostro figlio, ormai ha quasi sedici anni.»
Scorpius Smith Malfoy adesso ha quasi sedici anni, esatto.
È il primo settembre duemila e venti, e Scorpius Smith Malfoy ormai è un vero e proprio adolescente.
La figura del ragazzo è slanciata, decisamente più alta di quella del padre, e le sue spalle sono larghe e dure.
La pelle è rimasta candida come la neve, e i capelli biondi ricadono in un'onda liscia e morbida davanti alla fronte.
Non è più il piccolo bambino paffuto di un tempo, adesso è un ragazzo bello e dallo sguardo magnetico, caratterizzato da un celeste simile al colore di un cielo estivo.
La mascella è marcata, le mani sono grandi, eppure il suo sorriso raggiante è lo stesso di sempre, lo stesso che i suoi genitori hanno visto per tutti quegli anni giorno dopo giorno.
All'apparenza sembra sul serio un angelo e il suo portamento simile a quello del padre lo rende incantevole: un maglioncino nero e un pantalone del medesimo colore lo ricoprono risaltando i suoi colori chiari; l'attitudine dinamica ereditata dalla madre lo fa apparire disinvolto agli occhi di chiunque.
«Oh, Draco, lasciami in pace! Lui è pur sempre il mio fagiolino.»
Scorpius rotea gli occhi al cielo, non sopporta di essere chiamato così, ma la madre sembra non voler cambiare idea in merito.
Tutte le volte che le si è chiesto di smetterla con quel soprannome ha ignorato la richiesta.
Esme sostiene che il suo metro e ottanta non lo fa sembrare meno carino ai suoi occhi e che non le interessano le sue braccia da battitore, lui rimarrà per sempre il suo piccolo, morbido e adorabile fagiolino.
Sembra l'unica persona a non aver notato la sua bellezza disarmante, la sua voce bassa e penetrante, le occhiate che le ragazze gli mandano.
Quando lo guarda i suoi occhi scuri sembrano luccicare, dove il filtro della maternità fa apparire Scorpius come il suo bambino in fasce dentro una cesta.
Draco tira un sospiro profondo, anche lui si è arreso e poi la trova adorabile.
Si sa, quel Malfoy l'asseconda quasi in tutto e ha sempre lasciato che lei facesse ciò che più la fa contenta.
Le mostra il suo solito sorriso amorevole, ma poi quelle labbra si tirano ancora di più quando lo sguardo si sposta verso il figlio.
Scorpius è il suo orgoglio, ciò che di più bello ha fatto nella vita: lo ha ben educato e gli dà sempre tante soddisfazioni.
«Tra poco ci sarà la partita di Quidditch contro i Grifondoro, sei pronto?» domanda, ma sapendo bene che suo figlio è sempre il migliore.
Per Draco Malfoy non esiste ragazzo più talentuoso, geniale, intraprendente, affascinate e straordinario del figlio.
Se Esme lo vede come un fagiolino, lui lo vede come una sorta di dio.
Alla sua età, il padre era arrogante e borioso, mentre Scorpius è un raggio di Sole - lui sì che è un ragazzo perfetto!
Il giovane smorza un mezzo sorriso e annuisce, si sente un po' sottopressione per questa partita.
«Nostro figlio è un Serpeverde, è normale che sia pronto» aggiunge Esme altrettanto fiera «Siamo serpi da generazioni, noi Smith e Malfoy siamo rinomati per la nostra ambizione! Sono certa che il nostro fagiolino andrà benissimo.»
Forse adesso si sente sul serio tanto sottopressione.
Da quando è entrato ad Hogwarts i due genitori non fanno altro che riempirlo con le loro idee e i loro discorsi incitatori che, però, con il tempo hanno iniziato a risultare tutt'altro che stimolanti.
Eppure Scorpius non può negare che lo amano, che tutto quello che fanno è con una dolcezza disarmante.
Si è accorto in tutti quegli anni di come lo guardano non appena lui porta un bel voto a casa o un trofeo di Quidditch tra le mani.
La madre non fa altro che ripetergli quanto sia naturalmente predisposto allo sport, che forse dovrebbe diventare un giocatore di alto livello.
«Io non so reggermi su una scopa mentre tu... guardati, fagiolino, sei un campione!» gli ripete, sempre, con le iridi scure che brillano.
Per non parlare di un ex-giocatore, ovvero il padre, che sente di avergli dato la giusta spinta per poter essere anche migliore di lui.
Scorpius non dice nulla, non vuole rispondergli male o rinfacciare loro tutto quello che fanno per lui, anche se un certo peso sul petto inizia a farsi sentire.
«Chi vedo qui? L'erede di un Malfoy e di una Smith... scommetto che i tuoi genitori vorrebbero vederti in Serpeverde!» esclamò il Cappello Parlante.
Scorpius aveva undici anni, era il suo primo giorno ad Hogwarts, e si sedeva emozionatissimo davanti a tutti gli studenti, mentre aspettava di essere sorteggiato nella casa giusta per lui. Voleva essere Serpeverde a tutti i costi, il suo papà forte e la sua mamma intraprendente gli hanno sempre detto che era un onore essere nella casa verde-argento.
Era un bambino molto legato alla famiglia e voleva essere a tutti i costi come loro, non voleva essere una delusione.
«Mio nonno era Jasper Smith, e io voglio essere un Serpeverde» disse fiero «Ho anche la sua bacchetta.»
Il Cappello Parlante si stupì di tutta quella determinazione e intravide un'enorme forza d'animo.
«Allora non possiamo far rimanere male la tua famiglia, vero? Che Serpeverde sia!»
Quella casa gli si addice a pennello, bisogna ammetterlo, e ne va fiero, ma certe volte sente la responsabilità di essere uno Smith, più che essere un Malfoy.
A dire il vero non utilizza mai il cognome del padre.
Quando ha iniziato le scuole Draco stesso si rivolgeva a lui come uno Smith e qualche anno dopo gli è stata raccontata una parte della storia dei Malfoy, descritti dal padre come dei purosangue estremisti e poco gentili.
Per questo si fa chiamare Scorpius Smith, un cognome d'onore, quello del nonno.
Jasper è rimasto il suo punto di riferimento, d'altronde i nipoti hanno sempre un debole per i nonni, e avere la sua bacchetta marca quella fierezza che prova nel sapere di essergli imparentato.
O meglio, quasi imparentato.
Scorpius ha sempre saputo di essere stato adottato, fin da quando Draco gli disse da bambino che lo aveva portato una fatina davanti al grande cancello del Manor.
Proprio per questo prova per i genitori non solo amore ma anche un certo senso di gratitudine, quasi sentendosi un semplice mezzosangue che è stato accolto tra le mura di una bellissima villa.
Anche se per Draco ed Esme lui non è un ragazzo qualunque ma è il loro caro figlio, a prescindere dal sangue che scorre nelle sue vene.
«Per la barba di Merlino, non dirmi che sei arrivato di nuovo mezz'ora prima!»
Scorpius si volta e scoppia a ridere non appena vede il volto allegro del suo migliore amico avvicinarsi per poterlo salutare.
«Potter, sei sempre in ritardo.» scherza, e subito abbraccia Albus e gli poggia una pacca sulla schiena.
«Se vogliamo dirla tutta, è James che fa sempre ritardo.» rotea gli occhi al cielo il moro.
«Non lo vedo emozionato per il suo ultimo anno.» ridacchia sotto i baffi, sussurrando all'orecchio dell'amico.
I due si voltano e notano il fratello maggiore dei Potter preso dai suoi pensieri, con le cuffiette nelle orecchie e il capo chino verso un vecchio lettore musicale, di quelli che si vedevano un po' di anni addietro.
«Si fa sempre i fatti suoi, fuma di nascosto... lo sai com'è fatto, non ci sta bene con la testa.»
James è un ragazzo piuttosto ribelle, sfrontato a modo suo, con un risolino provocatorio sotto i baffi e spesso la battuta pronta contro i suoi genitori.
Il fratello è differente, lo si può notare anche dalla casa in cui è stato sorteggiato: l'unico tra loro ad essere tra i Serpeverde!
Albus non era inizialmente contento per questa decisione, voleva sotterrarsi non appena il Cappello Parlante pronunciò il verdetto.
La sua famiglia rimase scioccata, James non molto.
Ha sempre notato quanto fosse diverso e ha subito accettato questo particolare.
Oltretutto essere così tanto amico di uno Smith-Malfoy non è da sottovalutare, fin da bambini sono sempre stati molto affiatati e simili.
Gli occhi verdi di Albus celano un certo orgoglio, si abbinano perfettamente al colore principale della sua casa.
Un temperamento più cauto e taciturno, decisamente più riflessivo dei suoi fratelli, e ha sempre dimostrato una certa astuzia anche solo nei giochi da tavola.
Gentile, disponibile, ma con la testa sulle spalle: ecco com'è il secondo Potter.
«Siete arrivati e non venite nemmeno a salutarmi!» strilla una voce femminile.
Rose Weasley si avvicina a passo svelto dai due, con una scopa stretta in mano e la chioma rossa che fluttua contro le sue spalle magre.
I due ragazzi si voltano e alzano le sopracciglia nel vederla agitarsi e sbuffare sonoramente.
Ma la giovane si scioglie subito in un amichevole sorriso e scoppia a ridere: «Ah, mi siete mancati così tanto!»
Si butta tra le loro braccia e li stringe forte forte, così contenta di poter iniziare un nuovo anno tra i banchi, con i suoi parenti e amici.
Rose si stacca dalla presa e poggia i pugni contro i fianchi, si può notare la sua allegria ma soprattutto la contentezza di tornare tra i banchi.
Lei adora andare ad Hogwarts, può dedicarsi allo sport, alle serate con le sue amiche, e il tutto lontano da una perfettina come Hermione e un papà apprensivo come Ron.
È una ragazza veramente focosa, dinamica, sempre indaffarata e piena di impegni, con una vita sociale molto attiva.
Purtroppo, e stranamente, non è troppo contenta di far parte dei Grifondoro e questo perché i suoi cugini preferiti fanno parte di Serpeverde.
Voleva stare con loro, e poi gli studenti della sua casa sono davvero antipatici, se ne salva solo qualcuno.
Questa nuova generazione è l'opposto di quella dei loro genitori, dove le serpi sono nettamente più gentili e affabili dei grifoni.
Boriosi, spacconi, aggressivi: ecco come sono.
Mentre i tre chiacchierano, però, vengono interrotti dai loro genitori, che nel frattempo si erano fermati per salutarsi e parlare tra loro.
«Siete pronti per questo nuovo anno?» domanda Harry visibilmente emozionato, ogni anno è sempre una gioia portare i figli su quel binario.
«Quest'anno per voi sarà molto importante» continua Hermione «Dovrete sostenere i G.U.F.O., quindi fareste bene ad impegnarvi fin dal primo giorno.»
Rose rotea gli occhi al cielo, la madre sta parlando di quei maledetti esami dall'ultimo giorno del suo quarto anno, diventando insopportabile.
«Non ti preoccupare, saranno sicuramente bravissimi.» rincuora Esme, che ha un sacco di fiducia nei confronti dei ragazzi, soprattutto del figlio.
«Ah, meno male c'è la zia!» esclama la ragazza dai capelli rossi, venendo poco dopo fulminata dalla madre.
Ma mentre Albus e Rose si sentono rasserenati dalle parole della donna, Scorpius sa cosa si cela dietro.
Lei dà quasi per scontata l'ottima riuscita di qualsiasi prova o esame, per Esme il figlio andrà sicuramente bene e questo gli mette non poca pressione.
Crede in lui, non può deluderla o sarà sicuramente un fallimento.
Non crede alla possibilità che Scorpius possa sbagliare e adesso al ragazzo tocca essere perfetto, come i genitori desiderano.
Esme si volta dal figlio e posa una carezza sul suo braccio, alza il capo e lo osserva dal basso, è molto minuta rispetto a lui nonostante sia un ragazzino.
Lo guarda con amore e fiducia, trasmettendogli il suo sostegno.
Ma dannato quello sguardo scuro e luccicante, adesso Scorpius non può sbagliare nemmeno un test o vedrà quelle belle iridi spegnersi e il viso arricciarsi in una smorfia di delusione.
Almeno è quello che pensa.
Poi si volta dal padre, anche Draco sorride.
Dannato anche lui, con quel portamento sciolto, e la fierezza di un padre che sta guardando il proprio bambino diventare un uomo.
Non deve deludere nemmeno lui, quindi dovrà studiare ed essere anche il miglior giocatore di Quidditch.
Poi quei pensieri vengono interrotti dal fischio del treno, forte e assordate, che avvisa i presenti che è momento di partire e lasciarsi alle spalle le proprie famiglie.
Gli studenti si affrettano a sbaciucchiare i loro genitori, nonni, fratelli, e si fiondano dentro i vagoni.
I più piccoli sono i più felici, con la pelle d'oca perché stanno per approdare nel mondo magico – finalmente direi!
Così anche quei tre ragazzi si prestano a salutare i propri genitori, stringendoli forte e ricevendo baci sul capo.
Scorpius si piega per arrivare al corpo minuto di Esme e lei lo stringe così forte che si sente quasi stritolare: «Oh, il mio fagiolino va via per un altro anno».
Sospira rumorosamente e sfrega la sua grande schiena, come se non volesse farlo andare via, contenta per il suo percorso ma sentendo già un grosso pugno in pancia. Lo sente tutte le volte che lo vede andare via.
«Tranquilla, mamma, ci sentiremo con qualche lettera.»
«Lo sai che mi piace scriverle» sorride «Ti manderò anche qualche giglio e qualche dolce!»
Lui si imbarazza quando riceve tutte quelle attenzioni da lei, lo fa sentire un bambino, ma non le dice nulla, d'altronde lo fa solo con tanto affetto.
Si stacca dalla madre e subito viene avvolto da una stretta da Draco, che gli posa una pacca paterna sulla schiena.
«Mi raccomando, Scorp, per qualsiasi cosa ricorda che ci siamo» si stacca e lo guarda mentre sfrega le sue spalle «Non ti stressare troppo per lo studio, tanto sei il più bravo, ti basta poco per essere il migliore!»
«Esatto, io e tuo padre la sera ci svagavamo, fallo anche tu! Come noi ti basta poco per essere il primo dell'istituto.»
I due cugini invidiano quel tipo di genitori, lo lasciano libero, lo incoraggiano a fare esperienze e non focalizzare la sua vita solo nei traguardi, ma per Scorpius non sembra essere un atteggiamento produttivo.
Negli ultimi due anni risente di questa loro stima, per Esme e Draco lui sarà sempre lo studente migliore, il giocatore migliore, il migliore dei migliori, ed è più stressante di quello che si possa pensare.
Però va bene così, loro d'altronde lo hanno accolto e amato.
«Lo farò, state tranquilli.» ridacchia e annuisce, ricevendo un'ultima carezza sul viso dalla madre prima di salire.
Scorpius prende le sue valigie e sale sul treno, lasciandosi alle spalle i due genitori che lo osservano senza mai distogliere lo sguardo.
Si accomoda in un vagone assieme ai suoi due cugini e prende posto su un divanetto dalla parte del finestrino, adorando osservare il paesaggio durante tutto il tragitto.
Posa lo sguardo fuori, con il treno ancora fermo in postazione che fischia ancora una volta.
Esme si avvicina sotto il suo finestrino e agita la mano per salutarlo, mimando con le labbra un "ti amo, fagiolino".
Lui sorride, ma è imbarazzato nonostante nessuno stesse notando quel piccolo scambio di attenzioni.
Vede il padre avvicinarsi alla madre, posare una carezza sulla schiena della moglie mentre sorride al figlio.
Esme e Draco sono uno al fianco dell'altro che ammirano il figlio pronto ad affrontare un nuovo anno, che lo porterà a crescere sempre di più.
Lei ha le mani posate sul cuore e lui continua a tenersi stretta la moglie, apparendo ancora una volta una coppia innamorata e colma di affetto nei confronti del loro Scorpius.
Non c'è stato momento che si sono persi, sempre pronti a stare al suo fianco, partendo dalle piccole recite a Charleston, fino ad arrivare alle grandi partite di Quidditch.
Sono dei bravi genitori – forse troppo.
Il treno fischia, per l'ultima volta, segno che stanno per partire verso l'incantevole e magico istituto di Hogwarts.
Le famiglie si accalcano vicino ai vagoni per salutare i loro figli e nipoti, e tutti sventolano mani e fazzoletti colmi d'emozione.
I tre cugini sorridono ai genitori, Rose manda anche un bacio al volo al padre, ma quel momento quasi commovente viene interrotto da un tonfo improvviso e forte.
«Auch! Emily, io non ti sopporto più! Hai fatto cadere la valigia sui miei piedi, per giunta stavamo per perdere il treno e ancora una volta non fai altro che sottovalutare ogni singolo impegno!» un piede batte forte contro il suolo, dei pugni si chiudono stretti e degli occhi neri si assottigliano per la rabbia.
«Liz, non abbiamo perso nessun treno, come puoi ben vedere» sbuffa la sorella, raccogliendo da terra la valigia che le è appena caduta.
Scorpius rotea gli occhi al cielo, sa bene da chi provengono quelle voci: la Corvonero più saccente e perfettina di tutte, la Serpeverde più arrogante e fastidiosa di tutte, rispettivamente Elizabeth ed Emily Zabini.
Albus, invece, trattiene una risata, ormai è arreso dalle loro continue liti, che si susseguono da quando entrambe si sono trovate assieme tra le mura di scuola.
Rose, invece, si alza e accorre ad aiutarle, cercando con la sua simpatia e il suo dinamismo di interrompere il loro battibeccare. Non lo fa solo per aiutarle, in realtà pensa perlopiù al gran disturbo che potrebbero dare ai loro cugini durante tutto il tragitto.
«Grazie, tesoro, sei sempre così gentile.» la ringrazia Lizzie, sorridendo verso la rossa e sospirando più rilassata.
Le sue lunghe treccine nere ricadono sulle sue spalle fino ad arrivare al seno, e una mano magra le sposta indietro e le riordina con cura, volendo apparire ben sistemata anche dopo una corsa in stazione.
Indossa un vestito blu con colletto bianco, lungo fino alle ginocchia e un leggero trucco a contornarle il bel viso tondo.
Elizabeth è dello stesso anno dei suoi cugini, eppure non li frequenta molto, diciamo che sono un po' troppo diversi di carattere, quindi preferisce rimanere con i suoi amici stretti del "Club del Libro Magico".
Durante il suo secondo anno ad Hogwarts, la signorina Zabini ha ben pensato di fondare un gruppo incentrato sulla lettura di libri di storia magica, parlando di miti, leggende e qualche famoso mago che ha rivoluzionato il mondo.
Di quel terrificante club (almeno così lo definisce la sorella) fanno parte i suoi amici più stretti Corvonero, e qualche ragazzo di altre case ma loro son davvero pochi.
«Si guadagnano crediti extra e si impara molto, bravissima!» le disse la madre, contenta che la figlia potesse dimostrarsi un'alunna eccellente.
Elizabeth adora essere la figlia di una professoressa così importante, far vedere la sua innata bravura.
Emily lo trova vomitevole.
Odia essere la figlia della professoressa e di un rinomato pozionista, preferirebbe essere la figlia di nessuno.
Anche il suo modo di apparire è differente rispetto alla sorella: i capelli sono mossi, li lascia spesso al vento o al massimo li lega morbidi con un elastico.
Al momento indossa un jeans, una t-shirt nera e una giacca in similpelle del medesimo colore, di quelle con qualche toppa di qualche band metal qua e là.
Nonostante la sua figura minuta e molto magra appare più grande d'età e forte per via del suo aspetto.
La maggiore si sposta in un altro vagone, raggiungendo i suoi amici più stretti, mentre Emily rimane lì.
Anche se ha un carattere piuttosto distaccato non le dispiace la presenza dei suoi cugini, e poi, anche se è più piccola, condivide con due di loro la medesima casa d'appartenenza.
Si siede vicino Rose, davanti Scorpius ed Albus, e tira un sospiro di sollievo appena vede la sorella completamente sparire dalla sua vista.
«Non la sopporto più, mi ha dato la morte tutta l'estate con i doveri extra e quelle altre minchiate» sbuffa.
«Ma stavi perdendo sul serio il treno» commenta sincero Scorpius.
«Sei tu sempre in anticipo» risponde brusca.
«Anche se tua sorella è insopportabile tu non sei da meno»
Il biondo è noto per la sua schiettezza, dice sempre tutto ciò che pensa e ciò che vuole senza peli sulla lingua.
Per quanto sappia quanto possa essere irritante Lizzie, quella ragazza non è da meno e certe volte non riesce davvero a digerirla in sala comune.
Scorpius è socievole, pieno di amici, si potrebbe dire abbastanza popolare, eppure ha un cuore davvero d'oro.
Un Robin Hood dei Serpeverde, come lo era la madre.
Quella Zabini è solo una combinaguai.
Scorpius volta lo sguardo verso il finestrino, come suo solito fare si mantiene quieto nell'osservare il paesaggio inglese che si muove sotto le sue pupille.
Sta per iniziare un nuovo anno scolastico, sicuramente tranquillo e quasi monotono come tutti gli altri che si sono susseguiti; d'altronde non succede nulla ad Hogwarts da tanto tempo.
Si sente leggero nel sapere di stare un po' solo, tra amici e compagni di scuola, pensando a ciò che lo appassiona maggiormente e senza il peso dei genitori sulle spalle.
Per un adolescente la solitudine e il distacco verso la famiglia è all'ordine del giorno, e lui non è da meno nonostante l'amore che provi per loro.
Vuole solo essere un po' libero.
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Esme è sempre giù di morale quando il figlio parte, sente che un pezzo del suo cuore le è stato strappato.
Da quando è finita ad Azkaban, il suo rapporto con Scorpius si è fatto ancor più stretto e quel suo temperamento leggero e semplicemente amorevole si è trasformato in pura apprensione.
Si sa, dal momento in cui misero piede a Charleston lei non faceva altro che prendersi cura del bambino in maniera meticolosa, temendo che potesse succedergli qualcosa, temendo di rimanere senza di lui.
Scorpius è parte della sua vita a tal punto da farla sentire completa, si è sempre dedicata a lui con tutta se stessa e lo ama, lo ama, lo ama.
Draco non è da meno, nonostante la sua immensa felicità di sapere che è un ottimo studente ad Hogwarts, gli mancano i momenti in cui gli leggeva qualche favola o gli sistemava le piccole scarpine ai piedi.
Adesso è un ragazzo grande, come ogni adolescente vuole fare le sue mille esperienze, e preferisce andare al cinema in estate con i suoi amici piuttosto che contare le stelle con i suoi genitori.
Lo hanno accettato, anche loro sono stati giovani, eppure vorrebbero per un attimo tornare indietro, quando era sul serio un piccolo fagiolino.
Un passo dopo l'altro e sono tra le mura del Manor.
Era il primo anno per Scorpius ad Hogwarts, andava tutto a gonfie vele e fu preso subito nella squadra di Quidditch dei Serpeverde.
I suoi anni a Charleston tra le mazze da baseball lo avevano allenato a dovere e si ritrovò ad essere un battitore portentoso.
Un giorno, però, un bolide colpì il bambino proprio sul petto scaraventandolo via e lasciandolo privo di sensi a terra.
Immediatamente furono chiamati Esme e Draco, ma per via del fuso orario ricevettero l'avviso un paio di ore in ritardo.
I sensi di colpa dei genitori li stavano per mangiare, l'idea di essere arrivati due ore dopo l'incidente era terribile per loro.
«Non possiamo stare così tanto lontani da lui, è il nostro bambino...» mormorò la bruna vicino l'orecchio del marito, mentre osservavano il figlio riposare in infermeria.
Lui annuì, ebbe la stessa idea.
Esme e Draco non erano tanto felici di tornare nella loro vecchia casa, a Charleston avevano costruito tanti ricordi bellissimi, però per un figlio si fa questo ed altro.
Hanno comunque deciso di tenere la loro casetta in Sud Carolina, ci tornano sempre durante le vacanze con Scorpius e tutti e tre si godono il mare e i loro vecchi amici.
Al ragazzo piace andare a farsi un bagno con i suoi vecchi compagni, andare in bici per le strade soleggiate della città, e andare a vedere qualche partita di baseball a casa di Marcus.
Il paesaggio di Charleston è rimasto nei loro cuori.
Draco si avvicina alla compagna e l'abbraccia da dietro, sentendola sospirare rilassata: non appena lui le dona qualche attenzione, come sempre, riesce a farla stare meglio.
«Vuoi mangiare qualcosa di buono a pranzo?» le domanda gentile.
Esme si volta e gli posa un bacio sulla guancia, alzandosi come suo solito fare sulle punta: «Prima voglio stare un po' con te, poi posso cucinare io».
«Vuoi stare con me da quasi trent'anni, non ti sei annoiata?» la prende in giro ed entrambi ridono.
«E tu non ti sei annoiato a sopportarmi da tutti questi anni?»
«Mi sono arreso!»
«Sei un'idiota, Malfoy.»
Ridacchiando si scambiano qualche bacio sulle labbra, le braccia di Esme avvolgono il collo del compagno e il suo corpo esile si lascia stringere con amore dal suo più grande, sollevandola di qualche millimetro dal suolo come se fosse su una nuvola.
Non appena l'uomo si stacca dalla sua figura rimane per un attimo ad osservarla, e sorride.
Esme ha i capelli lunghi fino il seno, il suo viso è rimasto quasi identico ma si nota la maturità di una donna di quarantadue anni, con gli occhi colmi di memorie.
A differenza del marito è cresciuta meglio, bisogna ammetterlo, Draco ha risentito di più dell'età avanzata: si notano un paio di rughe vicino agli occhi e i capelli sono di un biondo più sbiadito; eppure, quelle iridi chiare sono rimaste luminose come un tempo, come il cielo.
Il vestito lungo a fiori della donna ricopre le sue curve rimaste affascinanti e il marito le cinge i fianchi con le sue grandi mani, per tenerla vicino a sé e godersi qualche minuto così vicini.
La parte bella della lontananza di Scorpius è che possono stare un po' da soli, come se rivivessero la loro vita da ragazzi alle prese con i primi mesi di convivenza.
La loro routine è piena di attività svolte assieme, di serate a leggere e di notti abbracciati al caldo delle coperte.
L'unico momento distanti è la mattina, o meglio qualche mattina.
Esme non ha potuto accettare di rimanere a casa senza fare nulla, non è nel suo stile.
Per lei, l'indipendenza lavorativa è segno di forza e intraprendenza, e anche un minimo deve farlo nonostante non abbiano alcuna difficoltà economica.
Eppure, niente mondo magico.
Entrambi se ne sono distaccati da quando si sono trasferiti a Charleston anni prima, non vogliono saperne nulla di quegli ambienti che li hanno fatti soffrire, nonostante adesso il clima sia migliore.
Howard è rimasto al governo, eppure non ha combinato alcun guaio (sorprendente, a dire il vero).
Non è il massimo, ma non si sta male quanto un tempo, anzi la situazione si è davvero calmata dopo tutto quello che è successo: tra le rivolte e le uccisioni, la società si è resa conto che la cosa migliore è la quiete.
Rimangono rintanati nel loro Manor, escono in posti babbani, e lei lavora in un posto babbano.
Poco lontano dal Weltshire vi è una graziosa libreria, e visto che si è dimostrata bravissima a Charleston ha deciso che sarebbe stato carino riprendere quel lavoro.
Non è tanto grande e piena di manuali come quella americana, però è qualcosa.
Lei va tre volte a settimana, sistema qualcosa, sfoglia qualche libro, e di tanto in tanto ne porta qualcuno a casa per poterlo leggere con il compagno.
Non vede l'ora di mettersi vicino a lui, sfogliare le pagine e sentire la sua calda voce susseguirsi con la propria.
Le ricorda quando erano ragazzini e lei lo ama come il primo giorno, forse ancor di più.
Da quando sono tornati assieme, dopo anni separati, Esme si mostra maggiormente sensibile e dolce, non volendo mai più stargli lontano.
Lui l'aspetta in quei giorni, sistemando il loro giardino o preparando una gustosa cena.
Appena torna l'accoglie con un sorriso, le dona un bacio e le chiede come sia andato a lavoro, nonostante sappia che non succede mai nulla.
Eppure, è così bello quando la vede soddisfatta del suo operato.
La loro vita è decisamente più modesta e tranquilla, non vogliono più stare male e ormai sono anni che vivono nella pace più totale.
È bella la serenità, ed è bello amarsi come fanno loro da tutti questi anni –fino a non avere più cuore per dirselo.
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Eccoci qui, con il primo capitolo di questa ultima avventura.
Mi rende triste sapere che finirà questa storia d'amore, ma allo stesso tempo sono felice di parlare ancora una volta di loro, di tutti loro.
E sono felice per le persone che sono ancora qui a leggere e supportarmi, senza di voi tutto questo non sarebbe così magico.
Non ho molto da dire, sarà l'emozione, però spero vivamente che questo inizio e questo libro possa soddisfare le vostre aspettative.
Dentro questa trilogia c'è tanto di me, ho voluto trasmettere un sacco e spero di farvi arrivare altri messaggi.
Spero di suscitare brividi ed emozioni, spero che questo finale possa essere all'altezza di lettori come voi.
Non ho aggiunto niente sotto il precedente capitolo (la Dedica) proprio perché non avevo altro da dire.
Grazie a tutt*, grazie ad ogni lettura, commento, stellina.
Grazie di tutto, grazie fino a non avere più cuore per dirvelo!
Ma prima lasciarvi, aggiungo qualche informazione sugli aggiornamenti.
Pubblicherò tre volte a settimana: lunedì, mercoledì e venerdì.
Per questo... ci vediamo questo venerdì!
Vi ricordo che potete trovarmi su instagram (_ladyd__wattpad) e tiktok (_ladyd__).
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto al vostro parere! Non siate timid*, sono qui per pareri, commenti e massaggi... per voi!
Vi mando un grossissimo bacio, la vostra LadyD 💚
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