𝐗𝐗𝐗𝐈𝐗
❗Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "De Diepte" di S10❗
Il Signore Oscuro, come si sospettava, ha preso con sé ogni Horcrux e lo tiene sotto controllo con attenzione.
Lui e alcuni dei suoi seguaci più fedeli sorvegliano ogni oggetto senza che nessuno possa avvicinarsi.
Vive al Ministero, quella è diventata la sua dimora, il suo palazzo, la sede di ogni legge ed imposizione.
Quegli oggetti si trovano nella sua stanza personale, irraggiungibile da chiunque, addirittura nascosta dall'occhio umano per via di incantesimi e sigilli. Il palazzo di Lord Voldemort è impenetrabile.
È momento della cena, si trovano a banchettare in un lungo tavolo lui, Bellatrix, la famiglia Malfoy, Rockwood e Grayback.
«Non sono ancora stati trovati, vero?» domanda Lucius.
«Quei ragazzini aspettano solo di essere infilzati da me» ghigna la donna dai capelli ricci, con il volto arricciato per il nervosismo.
Narcissa non parla, mangia a testa bassa ma a dire il vero le verrebbe da vomitare. Da quando ha perso il suo Draco le viene spesso la nausea, soprattutto a condividere un pasto con quelle persone che lo hanno portato via.
Guarda con la coda dell'occhio la sorella, che adesso non riesce minimamente a sopportarla, non riesce a guardarla negli occhi senza avere la voglia di portare le mani attorno al suo collo e stringere finché l'aria non cessa di passare.
«Sta' serena, riusciremo presto a liberarci di questi ragazzini. E poi, non penso possano fare qualcosa solo quei quattro» scuote le spalle Voldemort, che comunque si mostra tranquillo.
Non teme nulla, ha sconfitto i genitori di quelle persone, coloro che lo avrebbero fermato, e adesso possono fare ben poco.
«Sarà facile come gli altri di cui ci siamo sbarazzati.»
Narcissa porta istintivamente una mano sulla bocca per un conato fortissimo, ma deglutisce e non si fa notare.
"Gli altri", tra cui il suo Draco.
La cena finisce, la famiglia Malfoy torna al Manor.
La donna scoppia in un pianto forte e straziante, buttandosi in ginocchio sul tappeto del salotto e si stringe con forza i capelli.
«Io non posso farcela così! Non posso andare avanti!»
Il marito si china verso di lei e le stringe le spalle, sfregandole con premura, ma lei lo spinge.
«Ed è tutta colpa tua!» non pensa sia del tutto vero, ma sa che se il marito non si fosse messo in mezzo così tanto questa faccenda di certo qualcosa sarebbe andato diversamente.
«Non mi interessa di cosa sarebbe diventato! Sarebbe stato qui con me... il mio bambino!» urla con dolore, accasciandosi ancora di più sul pavimento e stringendo una mano al petto, quasi strappandosi il vestito all'altezza del cuore, lì dove fa male.
Quel muscolo sembra esplodere, sembra voler cessare di battere.
«Non posso farcela senza di lui!»
Lucius sospira, anche lui è estremamente addolorato, anche se non lo mostra.
L'unica cosa che riesce a farlo andare avanti è la consapevolezza di essere controllato da Voldemort e di avere allo stesso tempo una certa protezione. Nessuno può fargli del male, ma lui non può permettersi di agire senza il consenso del suo Signore.
«Quella bastarda! Quella disgustosa bastarda mi ha portato via il mio bambino!» digrigna i denti, corruga la fronte, guarda il vuoto con ferocia «Deve pagarla! Deve pagare per quello che ha fatto!»
Non si permette di dirle nulla, d'altronde il dolore di un genitore è troppo grande.
Le accarezza la schiena, poi l'avvolge con le sue braccia e la lascia piangere contro la propria spalla.
E una lacrima cola sulla sua guancia pallida, percependo il cuore di un padre svuotarsi.
«Manca anche a me, non idea di quanto...» sussurra contro l'orecchio della moglie.
Narcissa stringe la sua giacca e singhiozza con veemenza. Ripete il nome di Draco più e più volte, come un disco rotto.
Rivuole suo figlio, ma sa che può permettersi solo un'amara e insoddisfacente vendetta.
Non è l'unica a volerla, anche Scorpius vorrebbe vendicare cosa è successo al padre davanti ai suoi occhi.
Nonostante fosse la sua versione giovane e immatura, vedere quegli occhi chiari spegnersi e il corpo cadere privo di vita davanti a sè è stato davvero traumatico.
Ed è stata colpa sua.
Forse la vendetta dovrebbe ricercarla da se stesso, ma riversa la sua frustrazione in quelle persone che stanno rendendo la vita un inferno a chiunque.
Hanno distrutto ogni cosa, hanno distrutto il passato e quindi il futuro.
Scorpius è sdraiato sul proprio letto, osserva il soffitto con un braccio posato sotto il proprio capo.
Non ha cenato, non riusciva ad ingerire un boccone, e gli altri sono presi da altre ricerche sugli Horcrux.
Sa bene che Voldemort li ha con sè, non è nemmeno l'unico ad essere convinto di questo, ma comunque si cerca di far qualcosa. Per lui è spreco di tempo ed energie.
Sospira e con una mano si sfrega il viso.
«Hey...» sente una voce femminile farsi avanti in camera: è Emily.
Si volta dalla ragazza e smorza per un secondo un sorriso, senza parlare.
«Non hai proprio fame?»
«No» scuote la testa «Tu non dovresti fare qualche ricerca?»
«Sai bene che sono convinta anch'io che Voldemort ha tutto con sè, sono giorni che non troviamo nulla» si mette seduta al suo fianco, sul bordo del materasso, e scuote le spalle «E poi sono stanca...»
Scorpius le rivolge lo sguardo e osserva il suo volto chino ed esasperato.
Emily si stropiccia gli occhi, passa le dita attraverso si capelli, si gratta la nuca.
«Riposati, ne hai bisogno» mormora il biondo, afferrandole una mano per farla calmare.
«Lo so, ma sono giorni che non dormo. Non riesco a farlo dopo tutto quello che stiamo passando.»
Sono solamente dei ragazzi, ed Emily deve tra poco compiere quindici anni. Ha già visto fin tropo per l'età che ha.
«Ne usciremo, davvero.»
«Se vuoi sapere la mia, Scorp, non lo so... non credo che riusciremo. Almeno non credo che usciremo da questa battaglia senza ferite, e non mi riferisco a quelle fisiche, ma a quelle morali.»
«I nostri genitori hanno visto di tutto, eppure sono riusciti a superare tutto.»
Emily accenna un amaro sorriso molto sarcastico e scuote la testa: «Noi non siamo loro, lo sai anche tu. Erano pronti ad affrontare ogni cosa, sono cresciuti con meno agi di noi».
Quest'ultima affermazione fa corrucciare la fronte di Scorpius: «Cosa intendi?»
Emily porta la schiena contro la parete e le ginocchia al petto per poter mettersi più comoda sul letto.
«Questo periodo mi ha dato modo di riflettere. Io so che mia madre ha sbagliato con me, e ha sbagliato di brutto, ma vedendo come lavora e sapendo quanto si era impegnata per anni per Esme capisco che ha vissuto dei momenti davvero difficili. Lo hai visto anche seguendo i nostri genitori a scuola. Loro vivevano una doppia vita e qualche mese dopo avrebbero vissuto dei momenti terribili quanto questo, per giunta con la responsabilità del mondo magico!» dover sputare questa verità per lei è difficile, arrivare a questa consapevolezza ha impegnato molto lavoro, e si sente di parlare di ciò solo con Scorpius.
Sente una connessione molto particolare con lui, come se potesse dire ogni cosa senza sentirsi a disagio.
«Noi avevamo solo i nostri genitori soffocangi come problema, ma niente di più, ecco...» poggia languancia contro le proprie ginocchia e guarda il ragazzo «Tu non hai pensato a nulla di questo? Non ci hai riflettuto?»
Scorpius storce la bocca e distoglie lo sguardo, portandolo al soffitto di nuovo: «Non so che pensare, e farebbe troppo male. Oltretutto non ho tempo per farlo, bisogna pensare ad altro.»
«Non ti fa bene fare così, sai? Esploderai. Anzi, lo stai già facendo» accenna un riso e ne strappa uno a lui.
Scorpius si volta su un fianco per guardarla meglio e istintivamente le accarezza una mano posata sul materasso.
«Ti va di riposare qui?»
Lei annuisce alla sua proposta e si sistema al suo fianco, dandogli le spalle.
Il ragazzo non si permette nemmeno a sfiorarle la spalla, ma è stranamente contento di avere qualcuno lì.
Si è sentito abbastanza solo, perso, magari con qualcuno vicino può riposare per qualche ora.
Anche Emily rimane con gli occhi aperti, ma si sente più serena nel percepire qualcuno vicino.
Scorpius porta una coperta sopra le spalle di entrambi, rimanendo zitto.
«Ho paura di non tornare mai più a casa...» ammette lei, con un filo di voce.
«Torneremo, anch'io voglio farlo.»
Emily si volta dall'amico e sforza un sorrisino, ma che racchiude tanta tristezza, poi annuisce e lascia che lui le posi una carezza sulla testa.
Fa male quella situazione, sembra star distruggere dall'interno giorno dopo giorno.
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Non sono, però, gli unici distrutti, gli unici a starsi disintegrando il cuore ogni minuto di più.
In loro dimorano i sensi di colpa, bensì dentro i loro genitori, in un presente ancora non distrutto, vi è frustrazione.
Si sono consultati con quel mago speciale, dedito al tempo, e cercano di trovare un modo per spostarsi nel tempo.
Hanno compreso che serve un sacco di energia, non la semplice prodotta dalle spine, o data da qualche incantesimo.
Bisognerebbe incanalare potenza a sufficienza per generare almeno un varco temporale e tuffarsi dentro.
Inoltre si deve capire anche come incanalarla, cosa utilizzare, se un oggetto o inventare un incantesimo, magari entrambe le cose.
Lo studio appare difficile e incomprensibile e non c'è cervello geniale o magia che riesca a dare una minima soddisfazione.
Non demordono, ma la frustrazione è palese.
Esme tenta di dare una mano in ogni modo con la sua magia eppure non sembra essere abbastanza.
Nemmeno grandi manuali e lunghi appunto sembrano sufficientemente adatti.
«Se non riuscissimo a trovarlo?» domanda Draco verso la moglie.
Sono in giro per le strade di Londra, dopo tutti questi mesi passati in casa a provare magie e trovare il figlio necessitavano di prendere una boccata d'aria e fare due passi.
«Non possiamo permettercelo. Non lascerò che il mio ultimo ricordo con Scorpius sia un litigio.»
Draco la sta tenendo per mano, ma poi si ferma e sospira: «Se non volesse essere trovato?»
Lei scuote la testa e incrocia le braccia al petto, sentendo un brivido percorrerle la schiena.
«Non è possibile, non ci posso credere.»
«O non vuoi crederci, Esme?»
Ancora una volta scuote il capo e gli dà le spalle, camminando un passo avanti a lui: «Nostro figlio ci ama, non posso credere che voglia sparire nel passato, senza nemmeno lasciarci un messaggio o avvisarci».
Draco, per quanto sia altrettanto sofferente, inizia a pensare che il figlio non voglia più rivedere nessuno dei due e questo lo addolora. Vorrebbe tornare indietro nel tempo, quando era piccolo e lo guardava con gli occhi brillanti, ma deve accettare che ora è cresciuto e sembra non voler avere alcun rapporto con loro.
«Io spero solo che possa stare bene» smorza un amaro sorriso l'uomo, riprendendo a camminare e strofinandosi le mani contro la cosce «Vorrei solo che vivesse bene, anche se distante da me.»
C'è molto amore in queste parole, un amore infinito di un padre che vorrebbe solo il meglio per il figlio, a costo di soffrirne.
Esme, invece, non accetta di non poterlo più stringere.
«Tornerà, lo andremo a prendere.»
«E se lui non volesse tornare?» alza il capo verso la moglie e nota il suo viso spegnersi a questa domanda.
«Come farei senza di lui...» sussurra con un filo di voce, si avvicina al marito e si ferma«Come faresti tu senza di lui?»
«Semplicemente non farei» accenna una risata sarcastica e scuote le spalle «Dovrei sforzarmi ad accettare, tutto qui. Non possiamo costringere un figlio a fare qualcosa che gli possa portare sofferenza, me lo hai insegnato tu.»
«Ma noi siamo stati bravi genitori... credo» abbassa lo sguardo e sente la mano calda di Draco posarle una carezza sulla schiena.
«Lo spero, perché vorrei tanto riaverlo qui con noi.»
La donna posa la testa sulla spalla del marito e chiude le palpebre, prendendo poi un profondo respiro.
Lei e Draco si sentono svuotati da ogni impulso, arresi alla loro stessa angoscia.
Vanno avanti per inerzia, perché devono resistere per continuare quelle ricerche.
«Sono stanca, non fisicamente» sospira Esme.
«Anch'io lo sono»
Si guardano, lui le posa un bacio sulla bocca fredda e la moglie gli accarezza il viso.
L'inverno inglese raffredda i loro corpi e le gote pallide di Draco assumono un colore rossastro.
La moglie l'osserva, rimane bello anche con quello sguardo spento e triste.
I capelli biondi e scoloriti dal tempo si muovono con il vento leggiadro, e delle piccole pieghette incorniciano le sue labbra tirate in un sorriso forzato.
Gli occhi bruni di lei sono velati dalle lacrime, ma non solcano il suo viso, per fortuna il freddo fa sembrare tutto il suo volto tirato, così da non far trasparire la sua malinconia.
Eppure Draco riconosce quelle iridi profonde, quando quel marrone scuro diventa sbiadito e vuoto vuol dire che lei prova una grande tristezza.
Passa una mano per i suoi capelli color caffè e lei prende le sue dita dure e ghiacciate, lasciandoci sopra un bacio.
Poi le prende entrambe con le proprie e ci soffia sopra, rilasciando con un incantesimo del calore. Adesso sono calde e lui le sorride.
«Dopo Azkaban pensavo che potessimo stare insieme per sempre, tutti e tre» mormora il biondo, vicino le sue labbra, poi ci lascia sopra un altro bacio ancora.
Non gli risponde, pensa lo stesso, ma è stanca anche di affrontare di nuovo quel discorso.
Anche sfogarsi e liberarsi dalla sofferenza è una sofferenza stessa.
Si baciano per soffocare quelle parole, inutili e dolorose. Un attimo di quiete in un cosmo pieno di caos. Il frastuono delle vie di Londra incornicia quel silenzio e sembra che lì siano rimasti solo loro: le luci dei lampioni sembrano non esistere e il vociare della gente non arriva alle loro orecchie.
Sono le ultime versioni di loro stessi rimaste in quella linea temporale.
Ci sono solo loro, per adesso, forse non per sempre, e questo ancora non lo sanno.
Altri due Esme e Draco si sono spenti e non avranno modo di amarsi in futuro, di vivere una vita assieme.
Rimangono solo loro, in tutto il tempo, forse in tutti i mondi, e decidono nonostante tutto di amarsi.
La loro perdita non deve distruggere il loro animo.
«Appena troviamo Scorpius voglio andare via, voglio tornare a Charleston» propone lei, avvolgendo le braccia attorno al suo collo e facendosi stringere in un caldo e premuroso abbraccio.
«Andremo di nuovo via, andremo di nuovo a casa.»
Si sorridono, facendosi cullare da sogni e speranze, da un Natale passato di nuovo con il figlio tra le mura bianche della loro villetta americana.
Sognano di fare l'amore lì, in quel letto in legno, tra delle coperte morbide e che profumano di serenità.
«A Scorpius piacerebbe stare un po' di tempo lì con noi.»
«Me lo auguro, amore mio» Draco poggia la fronte sulla sua e prende un profondo respiro.
Poi riprendono a passeggiare, mano nella mano.
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