𝐗𝐋𝐕𝐈
❗Potete andare sulla playlist Spotify dedicata alla storia (link in bio) per ascoltare la canzone dedicata al capitolo - la canzone è "Antichrist" dei The 1975❗
Una luce forte e penetrante attraversa un vetro riflettente dei sotterranei.
Si sono mostrati per troppi giorni di fila, adesso devono rimanere nascosti per un po' di tempo per non destare sospetti sul loro nascondiglio. Non devono fiatare, non devono avere alcuna voglia di rivalsa per ora.
Eppure sembra stiano agendo bene e l'armata di Voldemort appare indebolita. In tutto il mondo le rivolte stanno aumentando e continuando, nonostante la presa dei mangiamorte in ogni angolo del globo rimane forte.
Vi è un silenzio quieto, come se non stesse capitando nulla, come se nessun male fosse al di sopra di quel sotterraneo, oltre quelle pareti nascoste.
Rose ha deciso di dormire praticamente tutto il giorno, di riposare e recuperare tutte le energie che ha consumato nell'ultimo periodo.
Il suo fisico atletico e le sue grandi capacità la rendono una delle maggiori combattenti, ma la stanchezza inizia a farsi sentire. Quel viso pieno e lucente adesso è pallido e giallastro, evidenziando maggiormente non solo le sue lentiggini ma anche le occhiaie violacee che le solcano lo sguardo stremato.
Dorme e dorme, per ore ed ore.
Scorpius ed Emily, invece, non riescono a riposare, l'adrenalina è troppa, ma impongono a loro stessi di non affaticarsi. Si curano del drago, cucinano qualcosa di buono da mangiare per gli altri maghi e scambiano qualche chiacchiera con Sirius e Remus.
Albus non è in giro, è nella propria camera, ma anche lui non riesce a riposare, o forse non sente il bisogno di farlo.
Regulus è nella stessa camera, vuole avere un po' di compagnia da parte di qualcuno che riesca a capirlo. Con molti altri non è riuscito a legare per niente, nemmeno con Sirius stesso. Suo fratello crede nelle sue buone intenzioni ma sono distanti anni luce. Il suo carattere non sembra compatibile con quello di molti di loro: con la famiglia Smith, con dei giovani maghi, con quelli venuti dal passato per dare una mano.
Rimanere Regulus Black, certe volte vorrebbe strapparsi questo nome ed essere qualcun altro.
«Non darci peso» ridacchia Albus «E poi io e i miei amici ci teniamo a te, siamo venuti a cercarti.»
«Per te è facile parlare, da dove vieni tu sei stimato e sei pieno d'affetto.»
«Non sono il preferito dei Potter o dei Weasley, non somiglio nemmeno a nessuno di loro o a qualche zio.»
«Ma non ti hanno reso un mostro» sospira e scuote le spalle «Perché ero una persona orribile e con degli ideali terribili, mio fratello ha ragione. Non sono molto diverso dagli altri Black, e ho capito troppo tardi che forse stavano esagerando. Eppure... eppure ero un mangiamorte convinto.»
Albus annuisce e strofina le labbra una contro l'altra, non sa bene cosa rispondergli, forse perché sa che ha ragione.
«Non devi pensarci più» questa è l'unica cosa che può dirgli. Lui non pensa a ciò che ha fatto in passato, e si sente fin troppo legato alla sua persona.
Si rivede in quegli occhi vuoti, così chiari da sembrare vetro.
Quelli di Albus sono verdissimi, ma spenti, che ricordano uno smeraldo sbiadito.
«Cosa ti fa sentire così diverso?» domanda Regulus, si poggia sul suo letto, seduto, con la schiena poggiata contro il muro. Non si è mai permesso di porre quella domanda, forse la trovava troppo intima, ma adesso non solo è curioso, gli interessa sapere qualcosa in più di lui.
Il ragazzo è sdraiato sul suo proprio letto, con un braccio sotto il capo e lo sguardo verso il soffitto, ma che si sposta quasi con imbarazzo verso Black.
«Tante cose... da sempre.»
«Dimmene una, io ti ho detto fin troppo di me» accenna un riso, e lo guarda intento ad ascoltare.
Rimane per qualche secondo in silenzio, non sa bene da dove partire.
«Mi sono sempre sentito così, fin da piccolo. Soprattutto perché non c'era Scorpius con me prima di entrare ad Hogwarts ed ero davvero solo. Mio fratello è... mhn, dicono che somigli molto a mio padre e in qualche piccola caratteristica a Sirius, nonostante non siano parenti di sangue. Sai, il classico Grifondoro pieno di coraggio, un po' testa calda, dal temperamento molto focoso. Mia sorella è piccola, le voglio un sacco bene, ma non potevo certo passare il tempo con lei. Rose... beh, Rose è una Weasley perfetta, forse è per questo che Hermione ha spesso da ridire. Sembra la copia di Ginny!»
«Eppure siete molto amici da quello che vedo.»
«Lo siamo, ma avrei avuto bisogno di uno come Scorpius. E poi Rose è troppo vicina alla mia famiglia... non so come spiegartelo, ma questo mi impedisce di dirle tutto perché rivedo nei suoi occhi persone troppo diverse da me. E inizialmente avevo anche paura di essere me stesso... o forse lo sono ancora.»
«Come ti spaventava essere in Serpeverde, eppure lo sei diventato. Forse hai paura di alcune cose perché sai che sono vere.»
«E la verità è difficile.»
«Cos'altro ti fa sentire diverso?»
Accenna una risata e si copre le labbra, non sa bene come dirlo, non lo ha mai detto ad alta voce nemmeno a sé stesso.
«Scorpius è davvero popolare tra le ragazze. Non hai idea di quanto, sembra la copia di suo padre e sua madre da questo punto di vista» ride di gusto e si strofina una mano contro il viso «Eppure non si è mai interessato a nessuna di loro, o comunque non così tanto da averci una relazione seria.»
Regulus cerca di seguirlo ma corruga la fronte confuso.
«E mi fa ridere anche di come alcune ci abbiano provato con me» ride ancora di più «Se non è Scorpius, allora pensano sia una bella idea propormi di uscire o mangiare qualcosa insieme.»
«Sei mai uscito con qualcuna?»
Rimane per un attimo in silenzio e prende un grosso respiro: «Scorpius cerca una ragazza forte... io non la cerco e basta, ecco».
Regulus comprende il significato di quella frase. A dire il vero, lo aveva già capito in qualche modo.
Annuisce, rimangono entrambi in silenzio per diversi minuti.
Forse inizia un po' a pentirsi di quello che gli ha confessato, finché alcune sue parole non lo confortano: «Non penso sia un problema non volerla, non penso che ti debba fare troppi problemi su questo. Sai, forse tuo padre avrà molti difetti, io non lo conosco nemmeno, ma rimani suo figlio, e per quanto diverso tu possa essere non penso ti giudicherebbe per quello che sei. Come non ti giudicherebbe nessuno dei tuoi amici, e questo lo sai bene».
«Non so perché non sono ancora riuscito a dirlo a Scorpius.»
«Ho visto come si comporta con te, con tutti a dire il vero, e non è una persona che giudica.»
«Forse un giorno lo dirò» scuote le spalle «Ma adesso non c'è nemmeno tempo per farlo.»
«Non c'è tempo per nulla...» mormora, con un velo di sconforto.
«Non ci sarà mai, credo» la voce di Albus è ancora più triste, e sente un pugno in pancia.
Sapeva già che non avrebbe potuto esprimere se stesso nemmeno in questa linea temporale, e sapeva già che quello che ha iniziato a desiderare è irraggiungibile. Vorrebbe per una volta sentirsi libero nelle proprie vesti.
Albus si mette seduto, al suo fianco, e si guardano negli occhi per intensi secondi, con la consapevolezza che è tutto ciò che possono permettersi.
«Andrà tutto bene quando tornerai nel tuo mondo.»
«Mi mancherai, Regulus.»
Lui sorride e annuisce un paio di volte: «Anche tu mi mancherai, ma è giusto che tu torni da dove sei venuto, come è giusto che io torni nel mio tempo a finire ciò che stavo facendo».
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Se non ricordi che Amore t'abbia mai fatto commettere la più piccola follia allora non hai amato, e ancora una volta Shakespeare ha dato voce a ciò in cui si stanno imbattendo Draco ed Esme.
La notte intera sono rimasti svegli, nonostante quel rito che li avrebbe legati è durato poco. L'energia della donna e il suo cuore pieno d'amore hanno impiegato pochi secondi per legarsi con il marito e così, mentre la Luna era alta nel cielo, sono diventati tutt'uno.
Come l'uroboro, come hanno sempre detto: tutto è uno, e adesso loro sono uno in maniera indissolubile ed eterna.
Rimangono sul divano in silenzio per ore intere, guardando il vuoto, con Esme che si poggia sul suo petto e lui che passa ripetutamente le dita attraverso le sue ciocche brune.
«Adesso nessuno può portarti via da me» mormora lei, accompagnata da un sospiro di sollievo.
«Non mi sarei fatto prendere da nessuno» la guarda negli occhi e le sorride.
«Adesso nemmeno dalla morte.»
Draco si china verso di lei e le posa un bacio sulle labbra, delicatissimo, le accarezza il viso e poi afferra una sua mano. Bacia anche quella, sul dorso, e le sorride.
«Appena riprenderemo il nostro bambino tutto questo finirà» mormora lei, poggiando la fronte contro la sua «Voglio abbracciarlo di nuovo, forte forte.»
«Lo faremo presto, ne sono certo.»
Esme si poggia di nuovo sul suo petto e lui avvolge il suo esile corpo con le braccia.
Un corpo, però, che è di nuovo forte e più vivo che mai.
«Questa volta non posso perderti più che mai» confessa lui «Perché questa volta tu stai bene e io non devo preoccuparmi che la morte ci possa separare.»
Si ricorda il suo viso appassire ogni giorno di più, le sue ossa diventare deboli, i suoi capelli cadere come foglie sul cuscino e ingrigirsi velocemente.
Le sue pupille scure riescono a vederlo come un tempo, non sfocato dalla malattia, e la sua pelle sembra di nuovo giovane ed elastica.
«In questi anni, presi a cercare nostro figlio, mi sono dimenticato di dirti quanto sono felice a non avere paura ogni mattina di perderti.»
«I tuoi occhi che mi guardano ogni mattina non si sono dimenticati di dirmelo» sorride lei.
La donna si mette dritta e afferra il suo volto con le mani, conta in silenzio le rughe sulla sua fronte, vicino le sue palpebre che quelle lunghe che solcano il suo sorriso.
«La prima volta che ti ho visto dopo Azkaban avevi un viso più giovane» ridacchia lei, ma con amore «Adesso ogni segno indica tutto il tempo che abbiamo passato assieme.»
Sposta lo sguardo sui suoi capelli, ora di un biondo spento, e la fronte ora più alta e meno liscia.
«E ogni giorno ti ho amato sempre di più.»
«Per quasi trent'anni...»
«Esatto, ti amo da quasi trent'anni, così come lo fai tu.»
Sperando che questi trent'anni possano aumentare, e possano essere accompagnati di nuovo da quel bambino, ora ragazzo, a cui hanno sempre donato una loro parte di cuore.
Appena il Sole sorge, devono provare a riprendersi il loro Scorpius. Adesso è momento di riaverlo a casa e smettere di preoccuparsi. Non sanno in che modo lo troveranno, non sanno come è potuto crescere, come sarà cambiato, non si pongono queste domande troppo impegnati a trovare un modo per stare di nuovo assieme.
Proprio ora che lei sta bene non possono sprecare questa opportunità e devono godersi quel benessere assieme, come un tempo, come una vera famiglia.
Esme porta con sé la sua Excalibur, dopo anni è momento di utilizzarla di nuovo e sa per certo che potrebbe esserle utile.
La poggia suo fianco destro, pronta ad essere estratta dalla sua copertura se necessario.
Si riuniscono tutti assieme nello studio dell'anziano Turner e oggi sono tutti visibilmente agitati. Sanno cosa sta per succedere e sperano che funzioni quello che faranno.
«Io inizio a perdere sempre di più la memoria» confessa Harry vicino all'orecchio di Draco «Fate presto.»
Il biondo si limita ad annuire, non si permette ad aggiungere altro.
Il tempo si sta sgretolando
sempre più e manca poco. Manca poco prima che tutto svanisca e loro non siano mai esistiti. Allyson prende un profondo respiro e si lega i folti capelli mossi, pronta a guidare un'impresa che può apparire impossibile.
«Allora, Esme e Draco per fortuna possono comunicare con i loro gioielli, ma cercate di essere sempre vicini. Non sappiamo dove finirete e spero che i nostri figli non siano in qualche posto pericoloso», viene interrotta e Turner che finisce la frase: «Dovete trovare quel qualcosa che ha provocato questa rottura. Una volta sistemato tutto tornerà come prima».
«Dobbiamo fare solo questo?» domanda Esme e l'uomo annuisce.
«Dovete capire cosa hanno combinato per distruggere tutta la linea temporale» aggiunge Hermione.
«Non penso sarà difficile» accenna un riso Esme «Penso che sarà ben visibile quello che hanno combinato se addirittura stiamo perdendo la memoria.»
«Speriamo solo sia qualcosa di risolvibile» sospira Ron, preoccupato.
«Non perdiamo tempo» afferma Allyson, non volendo perdere ulteriore tempo.
Turner sfila dalla propria tasca due marchingegni piccoli e luccicanti, ricordano le giratempo ma la forma è quella di un cubo con dei fori.
«Qui dentro incanaleremo un po' di magia che creerete, così se dovesse succedere qualcosa avrete modo di spostarvi qui» l'anziano si avvicina ai due e passa quegli oggetti.
Il suo sguardo è davvero preoccupato e non sa che altro aggiungere. Quell'impresa è davvero folle e spera che possano farcela.
«Iniziamo?» domanda Hermione, quasi frettolosa.
Esme inizia a disegnare con del sale e delle erbe essiccate un pentacolo, segna anche i punti dove incanalare la magia e fa posizionare i suoi amici uno su ogni punta della stella.
«Sentirete i vostri piedi incollati al suolo e il corpo bollente, ma non dovete preoccuparvi. Il massimo che può accadere è che non funzioni, ma è sicuro.»
Sa quello che fa e i suoi amici si fidano.
Lei e il marito si posizionano proprio in mezzo, sarà la donna stessa a richiamare le loro energie.
Chiude gli occhi, lo fa anche Draco, e inizia a ripetere sottovoce quel mantra.
Sembra non succedere nulla nei primi secondi. Tutto tace, nessuno si permette a fiatare, ed Allyson e il signor Turner sono a debita distanza.
Gli altri hanno la loro bacchetta stretta in mano, fissano l'amica impazienti ma anche con un pizzico di ansia. Sperano che tutto vada bene.
Alza leggermente la voce, aggrotta la fronte e teme che le forze superiori non l'abbiano ascoltata.
Ma passano pochi secondi prima che quel pentacolo si illumini.
Quel sale diventa brillante, e lentamente le foglie secche posate vicino diventano sangue che cola. Quella stella a cinque punte appare striata, con linee rossastre, e questo è il segno della buon riuscita del rito.
Adesso è il momento per Allyson di lanciare la macchina della monitoraggio temporale ai piedi dei due e vedere cosa succede.
Non appena viene posata ai loro piedi inizia come non mai a fischiare e gli spuntoni luccicanti ad abbassarsi e alzarsi ripetutamente. La macchina sembra impazzita e lascia perplessi e spaventati la babbana e lo scienziato.
Sembra come se non riuscisse ad identificare una linea temporale.
Gli occhi di Hermione si spalancano, lei ha già compreso cosa sta succedendo.
'Non è solo una linea temporale distrutta...' pensa, corrugando la fronte e comprendendo che ciò che hanno combinato i figli è più grave di quello che solo pensassero.
Il marchingegno fischia così forte che pare strillare e fa aprire gli occhia ad Esme, che comprende che è alla fine di quel rito.
Il pentacolo diventa sempre più luminoso e dei raggi chiarissimi, quasi trasparenti, colpiscono le bacchette di ogni mago.
Come previsto i loro piedi sembra affossarsi nel pavimento, come delle sabbie mobili che ti mangiano al loro interno, e le loro pelli si surriscaldano, come se fossero colpiti direttamente da un bollente raggio solare.
Sta per accadere ed Esme si aspetta che un fascio di luce si impossessi di loro e li porti dove quella macchinetta del tempo sta segnando i movimenti.
«Ci sono più linee temporali...» mormora Turner, a bassissima voce, spalanca gli occhi e nota tutti gli spuntoni dorati fuoriuscire dall'oggetto.
Draco mantiene gli occhi chiusi, non deve agitarsi affinché quel rito vada bene. Ma nessun fascio magico attira la coppia e tutto tace ancora una volta.
Davanti a loro inizia ad espandersi un varco nero, Esme e Draco spalancano la bocca e notano questo buco farsi grande quanto loro.
I loro occhi vagano attorno ad esso, cercano di capire cosa possa essere e l'anziano inizia a sudare freddo.
«Per la barba di Merlino....» mormora strofinandosi le mani contro il proprio viso «Non pensavo di poter mai vedere una roba del genere...»
La sua voce appare rotta, sembra quasi piangere e questo spaventa i presenti.
«Cosa è?» domanda Draco, frettoloso.
«Un vuoto nel tempo» inizia a spiegare Allyson «Entrando lì, però, dovreste andare dove sono finiti i nostri figli.»
Dopo questa frase Esme non intende aspettare altro tempo e fa un passo avanti verso quel buco nero, ma il marito le stringe la mano e la tira a sé per fermarla.
«Che fai? Dobbiamo andare.»
Lui punta un dito dietro quella macchia scura: eccone un'altra.
Adesso sono due varchi e gli occhi di Esme si spalancano, ora non sa più dove debbano andare.
E poi ecco che attorno a loro si formano altri fori.
Tutti i presenti in quella stanza sembrano raggelare e adesso si chiedono se abbiano peggiorato la situazione o cosa è potuto succedere di così tanto grave nel tempo in cui sono finiti i figli.
«Ma che diavolo succede...» mormora Blaise incredulo, girando la testa a destra e sinistra incredulo.
«Secondo una probabilità temporale i primi due sono quelli più certi dove trovare i nostri figli.»
«Ma non quelli certi al cento per cento» risponde Draco ad Allyson, che si trova costretta ad annuire.
La Smith guarda il marito in silenzio per qualche istante e gli fa un cenno complice con il capo.
«Allora ci separeremo» afferma il biondo, e subito la donna lascia la presa dalla sua mano.
«Questa è una follia!» esclama Turner «E non sapete dove finirete!»
«Dobbiamo tentare» Esme appare seria «Anche perché non abbiamo scelta.»
«Hanno ragione» si intromette Harry «Moriremmo comunque tutti a breve, tanto vale farli tentare.»
«Uno dei due si ritroverà con nostro figlio» riprende a parlare la bruna «O entrambi ci ritroveremo in due momenti differenti con lui. Quindi in qualche modo sistemeremo il tutto.»
«Io penso che vi accorgerete se siete nella linea temporale giusta» spiega Allyson «Se uno di voi pensa che non sia quella giusta usi quella macchinetta che vi abbiamo dato e torni qui, in quel caso riproveremo a spostarvi di nuovo in un altro buco temporale.»
I due annuiscono, adesso non resta che buttarsi dentro l'ignoto, in qualcosa di inaspettato e che potrebbe solo provocare ulteriori danni.
Tuttavia, come si è già detto, non ci sono alternative e a questo punto vale la pena affidarsi alla fortuna. Esme e Draco si posizionano davanti alle due macchie nere, distanti appena un metro uno dall'altro. Si guardano per qualche secondo e si sorridono.
La donna stringe la propria collana appesa al petto: «Appena sei lì sfrega i tuoi gemelli, saprò che stai bene».
«E tu fai lo stesso.»
Eppure entrambi sanno che così come sono più forti, potrebbero essere entrambi più in pericolo. Non ci pensano adesso.
Prendono un profondo respiro e sentono i loro cuori battere fortissimo, più del solito, e si guardano di nuovo.
I loro cuori adesso battono all'unisono, per davvero, e un brivido percorre la loro spina dorsale. Per la prima volta sentono l'effetto di quell'incantesimo fatto la notte prima.
«Se uno vive, anche l'altro vive» mormorò lei.
«Ma se uno muore, anche l'altro muore» concluse lui.
Il tempo, ancora una volta, li voleva dividere, portandoli in due mondi differenti, ma loro lo hanno sopraffatto e compiranno quella missione legati in maniera permanente, come se fossero un unico corpo.
Perché le loro anime si sono sempre fuse in un'unica e sola anima, forte e resistente, e i loro cuori si stringono in un abbraccio d'amore perpetuo.
Né la morte né il tempo può sopraffarli, e nemmeno la vita stessa può fermare Esme dall'essere legata a Draco, e Draco dall'essere legato ad Esme.
Questa volta fino ad averlo il cuore, fino ad averli interi entrambi i loro cuori che battono come se fosse unico. E ogni briciola di essi si è fusa, formandone uno immenso e indistruttibile.
Assieme, ancora una volta, come un tempo, per davvero e per sempre.
Fanno un passo avanti e si immergono in quei buchi nero pece.
I loro corpi vengono inglobati da quel colore scuro, poi tutto scompare. Quelle macchie sembrano avvolgerli e chiudersi in se stesse fino a scomparire in un puntino minuscolo, portandosi con sé i due.
Esme in un linea temporale e Draco in un'altra.
In una frazione di secondo sembrano aver percorso anni interi, senza accorgersi di nulla, senza che il loro corpo ne risentisse.
Come se una melma scura gli avesse abbracciati e poi sputati via.
Ma solo uno si ritroverà nel posto giusto.
Aprono gli occhi, non sono più uno al fianco dell'altro, ed entrambi sono sconvolti.
«Dove diavolo mi trovo...» mormora Draco e fa un passo indietro, ma alle sue spalle non c'è più quel buco nero.
Alle sue spalle c'è un mondo che non aveva mai visto.
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