𝐗𝐈𝐕

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Per fortuna gli studenti di Hogwarts si sono subito dimenticati dell'imbarazzante lettera ricevuta da Scorpius.
L'unica persona che ancora ci fa caso è proprio il giovane, che già teme il ritorno a casa visto il comportamento assunto dalla madre. Non vuole essere messo in imbarazzo e spera che quella serata possa finire subito.
Ma questo pessimo avvenimento non ha solo comportato una sensazione incredibile di disagio, difatti Rose si è avvicinata quella sera stessa all'amico lasciando da parte la sua rabbia.
Gli ha detto di non preoccuparsi per l'accaduto, gli ha sorriso e poi si sono abbracciati. Comprende che per lui è difficile avere una famiglia che non accetta la sua età, che sia ancora convinta che sia un bambino.
Non è facile la vita adolescenziale di nessuno di loro, quindi bisogna supportarsi.

Questa volta a necessitare supporto è Emily Zabini, che sta vivendo un vero e proprio dramma famigliare.
Si è ritrovata la sorella in camera sua, che silenziosa e con lo sguardo colpevole frugava di nascosto tra i suoi oggetti.
L'ha colta in fragrante e appena le ha stretto la spalla Lizzie ha sussultato terrorizzata.
«Che diavolo ci fai qui?» le domanda furiosa.
Gli occhi scuri traballano nei suoi infuriati, non sa cosa rispondere alla sorella e conosce bene il suo temperamento.
«Ho detto: cosa diavolo ci fai qui?» stringe i denti e anche la presa contro il suo braccio «Rispondimi.»
Non le resta che dire la verità e la sua codardia è così tanta che si lascia subito sfuggire questo piccolo segreto: «A patto che tu non dica nulla ai nostri genitori».
«Parla, idiota.»
Elizabeth deglutisce e prende un grosso respiro: «Mamma mi ha chiesto di controllarti... sospetta che tu abbia iniziato a fumare».
La sorella molla la presa bruscamente e batte un piede a terra con rabbia, si stringe i capelli e poi le punta un dito contro: «Sei una sorella di merda, fattelo dire. Sei la schiava dei nostri genitori e per un briciolo di approvazione fa queste cose assurde! Io non fumo, se ti interessa saperlo, e al posto di frugare di nascosto ti bastava chiedere!»
«Chiedere?» balbetta, ma si mostra incredula «Ma non dici mai nulla a noi!»
«Non vi dico nulla perché siete insopportabile! Non fate altro che darmi della sfaticata, della pazza, dell'incorreggibile... ma siete solo voi dei grandissimi stronzi!» la voce si fa più alta e attira l'attenzione di qualche altra ragazza in dormitorio.
Si affacciano per spiare l'accaduto e non è la prima volta che vedono le due discutere.

«Io ti odio, Elizabeth» sospira con voce amareggiata.
La minore scuote la testa e le braccia cadono lungo il corpo, ormai stanca della sua presenza.
«A te interessa essere la più brava, la più intelligente, ti basta essere quella perfetta, quella che ne sa di libri e di studio, ma in realtà sei davvero pessima» scuote il capo e mostra un ghigno, adesso è momento per lei di sfogare tutta la frustrazione repressa «Pensi di essere così intelligente ma la verità è che sei sempre stata meno capace di me, e lo sai. So fare incantesimi migliori dei tuoi e sono più piccola, ho anche più amici, e ... cazzo, sono migliore in tutto! Tu sei solamente la schiava della nostra famiglia, non hai personalità, ti lamenti e basta... non sai prendere una cazzo di decisione con la tua testa! Devi sempre ricorrere a mamma e papà altrimenti non sei capace nemmeno di respirare!»
Elizabeth sente il proprio cuore svuotarsi quando sente quelle parole: consapevole che forse ha ragione, allo stesso tempo risentita per le sue parole.
La sorella continua a parlare insultandola, in un'invettiva accesa e rabbiosa; la maggiore è in silenzio, non sapendo se sentirsi più toccata dalla verità o da una sorella che sembra sputare solo odio nei suoi confronti.
Quel baccano arriva alle orecchie anche del resto dei Serpeverde, così i ragazzi accorrono a quello che è un grandissimo litigio tra le figlie della professoressa.
Albus è il primo a giungere nella loro stanza, a passo svelto, e si mette in mezzo alle due ragazza.
Emily sembra fuori di testa per via dell'esasperazione, alza la voce sempre di più, si avvicina al corpo della sorella con i nervi a fior di pelle.
«Calmati, calmati!» esclama il moro, portando le mani sulle sue spalle e facendole fare un passo indietro «Farai chiamare la preside se non stai calma.»
«STARE CALMA?» si sa, quando si dà questo suggerimento si peggiora solo la situazione «IO LA ODIO! ODIO LEI E TUTTA QUELLA FAMIGLIA DI MERDA.»
«Emily, ti prego... lasciala stare, lo sai com'è fatta.»
«Io sono stanca di lei! Si è permessa di frugare tra le mie cose!»
«Lascia perdere, davvero» la sua voce è pacata, lui è un tipo molto tranquillo e dai modi di fare pacifici. Non gli piacciono i guai, le risse, le urla.
Lui è davvero un toccasana in questi momenti.

Elizabeth sgattaiola via appena ne ha la possibilità e il resto dei ragazzi presenti gira il capo e si allontana.
In quella stanza rimangono solamente Emily ed Albus, e quest'ultimo chiude la porta alle sue spalle per poter conferire con l'amica.
«Ti sembra normale come l'hai aggredita? Ci mancava poco che le strappavi tutti i capelli!»
«Ti rendi conto di cosa ha fatto? Sono stanca di lei, di mia madre e di mio padre. Mi danno la morte tutti i giorni, da sempre, e io vorrei solo vivere in pace.»
«Se fai così è peggio, soprattutto perché potrebbe dirlo ai tuoi molto probabilmente.»
«Non mi interessa più nulla... a quanto pare per loro sono un disastro senza che nemmeno avessi fatto qualcosa.»
Le chiacchiere tra i due vengono interrotte dal bussare contro la porta: «Sono io, Scorpius».
Lo fanno accomodare e il biondo si poggia contro il muro, con le braccia incrociate al petto: «Cosa è successo adesso?»
«Non guardarmi con quell'aria annoiata e superiore, Malfoy» lo fulmina con lo sguardo Emily «Mia sorella si è intrufolata di nascosto in camera mia.»
«Ignorala, quante volte devo dirtelo? Quella ragazza è una causa persa; se continui così ti faranno solo penare. Smettila di comportarti così.»
Emily sbuffa sonoramente e lo spinge dalle spalle per poter andare via, non le va minimamente di ascoltare quell'idiota, lui sa solamente giudicare e non è per niente di conforto.
La cosa migliore da fare al momento è stare un po' da sola.

«Hai avuto poco tatto» scuote il capo Albus, rivolgendosi all'amico, che scuote le spalle e rotea gli occhi al cielo: «Ho detto solo ciò che penso».
«Non era il momento adatto.»
«Lo sai che dovrebbe lasciar perdere Lizzie, con lei non c'è nulla da fare, è davvero insopportabile.»
«Potevi dirlo diversamente» non è un rimprovero il suo, anche perché è consapevole che abbia ragione, ma allo stesso tempo sa quanto per Emily sia difficile avere una sorella del genere.
Forse per Scorpius che è figlio unico non è comprensibile appieno.
I due escono dal dormitorio dei Serpeverde e ritornano alla loro giornata, non volendo andare a disturbare la ragazza.
Cercarla adesso è inutile, quindi la cosa migliore sarebbe lasciarla un po' sola.

Emily, infatti, questo pomeriggio si rifugia in cortile, sotto un albero, fregandosene del gelido vento che le passa per i capelli.
La grossa sciarpa dei Serpeverde e il suo maglioncino sono abbastanza caldi e la sua pelle bollente per la rabbia non le fa sentire freddo.
Rimane seduta con le gambe incrociate sotto quei rami spogli, guardando il vuoto davanti a sé.
Si sente stanca di tutto ciò che le circonda, non vede l'ora di finire la scuola e andare via, farsi una vita all'insegna di ciò che ama e nella tranquillità più assoluta. Vuole ritrovare se stessa, fare qualcosa solo per sé, perché l'ha voluta lei, l'ha decisa lei.
Prende un grosso respiro e socchiude gli occhi per qualche istante.
L'aria fresca passa attraverso le narici, il petto si gonfia e la mente cerca di espellere insieme al suo soffio ogni pensiero che la tormenta.
Per fortuna questa sera ha da fare, non vede già l'ora perché vuole dare una svolta alla pessima giornata.
Uscire finalmente con qualcuno di nuovo, qualcuno che non sia la sua famiglia, e senza sentire le polemiche inutili dei suoi cugini, soprattutto di Scorpius che ha sempre da dire qualcosa.
Certe volte dovrebbe solo darle una pacca sulla spalla e ascoltarla.
E invece no, parla troppo.
Stasera potrà stare più serena, lo suppone e lo spera.
Non è abituata ad uscire con quel certo tipo di persone, ma almeno potrò liberarsi dalle catene della monotonia.
Le mani si posano sulle ginocchia e le sfrega delicatamente, compiendo movimenti circolari che la fanno sentire rilassata.
Prende un grosso respiro, ancora una volta, e sbuffa via l'aria.
Mancano ancora un po' di anni e poi potrà essere libera, ufficialmente.

Scorpius ed Albus nel frattempo sono in biblioteca, in silenzio, che studiano e fanno finta di nulla.
Ultimamente le giornate sono assurde, succedono cose sempre più stressanti.
Il brutto voto di Rose, dopo la partita persa, la lettera, adesso anche questo.
Sono già stanchi ed è appena iniziato l'anno.
Il biondo si passa una mano tra i capelli e continua lo studio: almeno questo deve andare bene quest'anno.
Mentre l'attenzione è rivolta ai libri, però, percepisce degli occhi posati su di sé, degli sguardi pesanti da sopportare.
Non sono occhiate di qualche ragazzina.
Appena si volta, infatti, nota Howard e qualche suo amico lanciare un paio di occhiate curiose.
Non sa perché, addirittura non si sono permessi parlare.
Cosa avranno da guardare?
Lascia perdere, d'altronde sono solo degli idioti e potrebbe essere la loro semplice voglia di ficcare il naso ovunque.

Si sporge verso l'amico e sussurra vicino al suo orecchio: «Entro fine anno finiscono male».
«Come Emy dovrebbe lasciar perdere la sorella, tu dovresti lasciar perdere quelle persone.»
Alza le sopracciglia stupito dalla risposta e accenna una mezza risatina, silenziosa.
«Sul serio?»
«Vuoi sempre proteggerla da se stessa, devi smetterla» si volta dall'amico e sospira «Sa cavarsela.»
Ma Scorpius scuote il capo: «Lei è la più piccola e la più spericolata».
«Lasciala in pace, anche se è piccola non è una bambina.»
Rimangono in silenzio per qualche attimo, poi Albus aggrotta la fronte e si volta da lui: «E non è vero, Rose è incredibilmente peggio certe volte. Mi spieghi perché ti preoccupi così per tutto ciò che fa Emily? Va avanti questo tuo atteggiamento dall'anno scorso».
«Perché si mette in guai incredibili.»
«Intanto chi ha rischiato due risse, ha fatto perdere una partita di Quidditch e sta nascondendo una Giratempo ai suoi genitori sei tu, mio caro.»
Per la barba di Merlino, Albus sa davvero sempre cosa dire.
Lascia di stucco Scorpius, che a questo punto non può che limitarsi a tornare sui libri.

I due ragazzi vanno a cena appena si fa sera, incontrando Rose per i corridoi.
Emily è già in sala, invece, al suo solito posto.
I Serpeverde si siedono vicino a lei e il primo a salutarla è proprio Scorpius, leggermente mortificato (il discorsetto di Albus lo ha fatto pensare).
Lei gli mostra un cenno con il capo e un sorrisetto, rivolgendosi poi al moro: «Tutto bene oggi?»
La cosa migliore è cambiare discorso e far finta di nulla.
«Il compito di Lumacorno è stato estremamente noioso, a dire il vero, però tutto bene» accenna una risatina «Anzi, ti consiglio di iniziarlo subito se non lo hai fatto perché è lunghissimo!»
«In caso lo farò domani, posso mettermi tutto il pomeriggio» gli sorride e accetta il suo consiglio.
Mangiano e chiacchierano, evitando il discorso avvenuto questo pomeriggio.
Scorpius osserva Emily con la coda dell'occhio di tanto in tanto, le sembra comunque strana la sua espressione. Non è nervosa, la conosce abbastanza bene da dire che c'è altro che le frulla in testa.
Però non dice nulla, è stato già fin troppo scorbutico con lei oggi.
Può essere una semplice impressione e il suo status attuale è dovuto sicuramente a ciò che è successo oggi.
La ragazza ha bisogno di un po' di pace e lo riconosce, e si dispiace se è ancora scossa.
Deve ammettere che non fa una vita facile da quando ha messo piede ad Hogwarts.
Fin dal primo giorno si è sentita il peso di essere la figlia dell'insegnante, la sorella di una persona tanto brillante quanto fastidiosa.
Ha fatto di tutto per togliersi una brutta nomea, per far capire alla gente che non è come loro, non è una stupida perfettina.

«Stasera giochiamo a carte?» domanda Albus allegro.
«Per poter vincere dopo due minuti e darci fastidio?» ride Scorpius, ma dopo poco annuisce «Per me va bene, anche perché voglio un po' rilassarmi.»
«Io passo. Stasera voglio un po' riposare.»
«Zabini che preferisce riposare al posto di essere competitiva? Devo essere sospettoso?» quella che fa il biondo è una battutina scherzosa, ma per un attimo il volto della bruna si spegne, prima di elaborare la vera intenzione della frase e sforzare una risatina.
Scorpius aggrotta la fronte, ha notato la sua fronte aggrottarsi per qualche istante - sì, ora è sospettoso.
Non le dice nulla, forse Albus ha ragione nel dirgli che si preoccupa eccessivamente. Questa caratteristica gli fa ricordare troppo i genitori: apprensivi, sempre pronti a soffocarti; lui non vuole essere come loro.
Lascia perdere, conclude la sua cena spensierato.
Usciti dalla sala incrociano Rose e viene invitata anche lei a giocare.
«Ma come sei stanca! Mi lasci sola con questi due!» fa la finta offesa con la cugina, ma le viene solo da ridere «Ma ti capisco, anche io mi stancherei a stare sempre con loro... figuriamoci tu che devi sopportarli anche mentre mangi!»
Né Potter né Weasley sospettano nulla, ma quel furbo di uno Smith sente che qualcosa non torna.
Ma deve lasciarla libera, non può costringere una persona a parlare. E poi i suoi sospetti senza fondamenta.

Emily saluta i cugini scuotendo la mano e si dilegua verso il dormitorio dei Serpeverde. Adesso per lei è momento di cambiarsi.
Odia mentire ai suoi amici, ma non aveva scelta per diversi motivi.
Prende un grosso respiro e si cambia in pochi minuti visto che ha poco tempo prima di raggiungere il luogo dell'appuntamento.
La Torre di Divinazione è dove deve recarsi e sa bene come intrufolarsi lì senza farsi beccare. È un posto carino dove nascondersi di tanto in tanto: il profumo costante di incenso e l'atmosfera esoterica rende il tutto affascinante per una piccola fuga notturna; tazze, tazzine, sfere di cristallo, riflettono la luce delle candele e della luna che trapela attraverso le grandi tende violacee.
Si guarda allo specchio e si sente davvero carina, adatta a quell'appuntamento: una gonna corta nera, un maglioncino aderente del medesimo colore e degli stivali lucidi alti fino al ginocchio.
I capelli scuri sono legati in una coda bassa e si applica giusto una spessa linea di eyeliner sopra gli occhi.
Inizia a sentirsi più viva, questa serata prende una piega differente, come se fosse scossa da un brivido di emozione.

Cammina a passo svelto ed è attenta per i corridoi dell'istituto, sa bene come non farsi beccare.
Sale di fretta le scale, pesta i gradini uno dopo l'altro sempre più veloce.
La voglia di fare qualcosa di nuovo, di diverso, si sentirsi fuori dagli schemi l'assale.
La porta della stanza è socchiusa, nota una flebile luce attraversare lo spiraglio e comprende che lui è arrivato prima di lei.
Entra dentro, chiude la porta alle sue spalle e accenna un sorriso compiaciuto appena lo vede lì seduto su un banco ad attenderla.
«Addirittura in anticipo» con un ghigno sornione si avvicina al ragazzo, che scende dal tavolo e le prende delicatamente la mano per lasciarci un bacio sul dorso.
«Te lo avevo detto che ho un debole per te» smorza una risatina e ne strappa una anche alla ragazza.
«Diciamo che vederti sempre con quegli idioti dei tuoi amici mi ha fatto dubitare per un bel po'» scuote le spalle, gli parla sinceramente «Diciamo che essere amico di Howard non è una bella nomina.»
Lui ride ancora e porta le mani in tasca, scuotendo la testa: «Io sono Marc, non Nicholas, ricordalo. Siamo due persone diverse. Siamo amici perché si comporta bene con me, ma non mi interessa ciò che fa con gli altri».
Emily non è propriamente convinta di questa uscita, il suo istinto le dice che potrebbe aspirare ad una persona diversa ma d'altronde il suo intento non è fidanzarsi.
Vuole solo passare una sera diversa, chiacchierare con qualcuno che non sia della sua cerchia, fare qualcosa con qualcuno che non le ricorda la sua famiglia.
I suoi cugini li adora, certo, ma sono sempre con lei, a stretto contatto con la madre, il padre, la sorella.
Lui è l'opposto, potrebbe parlargli senza che sappia nulla di lei, senza essere condizionato da niente.
Non sa alcun particolare della sua infanzia, niente.
Potrà parlare con qualcuno e basta, diversamente dal solito, forse sentendosi un po' più libera, fuori dagli schemi.

«Piuttosto, come mai hai deciso di accettare l'invito? Non penso siano stati contenti i tuoi amici» la domanda che le pone è sincera, poi con un gesto del capo la invita ad avvicinarsi alla vetrata della finestra, magari per osservare il cielo stellato.
«Non sanno che sono qui, infatti» sogghigna «Chi li avrebbe sentiti, altrimenti!»
Rimane stupito da questa risposta, alza le sopracciglia e le sorride: «Allora questa sera siamo davvero solo io e te, senza alcun problema, senza alcuna preoccupazione».
«Esatto, senza alcuna preoccupazione» e questo la fa sentire più quieta.
Emily si poggia con una spalla contro il muro e porta gli occhi fuori dalla finestra, accenna un breve sorriso e un piccolo ricordo le balza in mente senza alcun motivo.

«Guarda, Em! Quelle sono stelle, mamma e papà mi hanno detto che sono come palle di fuoco che brillano» disse Scorpius, aveva più o meno dieci anni, lei due in meno.
Lo guardò curiosa e ridacchiò: «Come possono stare lì sopra?»
«Magia!» suppose, forse aveva anche ragione.
D'altronde il mondo è davvero magico.

Dopo la partita di Quidditch, mentre tutti i Grifondoro festeggiavano la loro vincita, il giovane Marc si stava recando in bagno. Per i corridoi incontrò Emily un po' pensierosa, si fermò a parlare con lei, per molto tempo, e così la invitò a vedersi uno dei giorni seguenti.
Lei ha accettato proprio perché in quel momento si era sentita lontana dalla monotonia familiare, un po' per staccarsi da ciò che dovrebbe essere consuetudine.
Ai cugini non piace quel gruppo di Grifondoro, se avessero saputo della sua uscita di certo le avrebbero fatto una gran ramanzina, soprattutto Scorpius. Concorda che sono dei grandissimi idioti, ma questo Marc non si è mai esposto più di tanto e con lei non ha mai rivolto una parola negativa.
Si può essere sospettosi, ma ogni tanto è meglio lasciare l'istinto da parte e lasciarsi andare a ciò che si vuole fare con la testa e il cuore.

Marc si avvicina a lei e le sposta una ciocca di capelli dietro la spalla, accenna un sorriso e inclina il capo per guardarla meglio in volto: «Non ricordavo che in Serpeverde potessero esserci delle ragazze così carine».
Ridono ed Emily rotea gli occhi al cielo: «Non dirmi che non mi avevi ancora notato».
Lo provoca con quella battutina e riceve una carezza sul viso.
«Ma non ho mai avuto l'occasione di vederti così da vicino.»
«Anche l'altra sera eravamo molto vicini.»
«Ma non abbastanza... quelle erano solo chiacchiere.»
Il ragazzo allude al fatto che non è lì per scambiarsi qualche parola amichevole come l'altra sera, quello era un semplice incontro mentre ora lei è lì in quell'appuntamento.
Lei ha accettato la sua proposta e deve aspettarsi che quello che vuole è una conoscenza più approfondita.
Si avvicina lentamente al volto della bella bruna, con il suo soffio caldo e maschile accarezza la sua guancia e i capelli castani coprono leggermente gli occhi verdi del giovane.
Emily non è convinta di quello che sta facendo, non è lì per baciarlo e basta. Voleva e vuole quantomeno passarci prima qualche minuto a scambiarsi qualche chiacchiera.
Ma l'immaturità di una ragazzina ribelle e la voglia di evadere non le ha fatto vedere la malizia che si cela dietro il mondo.
Posa le mani sulle spalle del bel giovane e smorza un piccolo sorriso: «Non ora, dobbiamo prima passare una bella serata assieme, no? Come avevi detto anche tu».
«Quale sarebbe allora la tua idea di bella serata?» sogghigna e lentamente le accarezza di nuovo una gota.

Emily lo vede avvicinarsi di nuovo e ancora una volta lo blocca tenendolo per le spalle, gentile: «Magari più tardi, no?»
La differenza di età, seppur minima, si fa sentire adesso, e lei comprende che forse non è stata abbastanza chiara o non ha ben compreso ciò che voleva.
Dannata fretta.
Marc porta una mano sul suo fianco e l'avvicina a sé, nonostante quelle gracili mani sulle spalle lo incitassero a stare fermo.
«Marc, so che hai ragione» e lo pensa davvero «Ma avevo frainteso.»
Voleva davvero conoscere qualcuno di diverso, sentire cosa avesse da dire qualcuno di diametralmente opposto alla sua famiglia. Le sembrava giusto, divertente.
«Possiamo parlare più tardi quanto vuoi» insiste, portando le labbra a baciarle prima la mascella pronto ad avvicinarsi alla bocca.
E quel corpo più grande la sovrasta e nonostante sia una ragazza forte è pur sempre inesperta e ingenua.
Cerca di afferrare prontamente la bacchetta infilata nella gonna, ma il polso viene afferrato e la bacchetta viene estratta da Marc, che la stringe nel proprio pugno.
«Avanti, questa te la ridò più tardi.»
Le si gela il sangue e non è certo capace di fare magie senza quell'asticella in legno.
Rimane paralizzata, certe volte la paura ti fa agire con tenacia, altre volte può colpirti a tal punto da congelarti da capo a piedi, soprattutto se sei un'adolescente in pericolo.
Aggrotta la fronte, prende un grosso respiro e cerca di reagire, riuscendo ad uscire con coraggio dal suo stato di torpore.
«Ho detto di no! Non adesso!» ribatte a voce dura, spingendolo via con tutta la forza che ha nelle braccia.
Ma Marc ha una forza fisica maggiore di Emily e non vuole che quella serata venga buttata via: lei doveva aspettarselo.
Le afferra i polsi e la porta vicino il muro, così da garantirsi di avere maggiore presa su di lei.
«Adesso o più tardi cosa cambia, ah? E poi cosa ti aspettavi? Hai scelto tu di venire qui.»
E un po' inizia a sentirsi responsabile, un po' sa che non è giusto, ma cercare di liberarsi dalle sue mani sembra impossibile.
Stringe gli occhi quando sente la sua bocca farsi vicina al collo.
Ed è fatta, ed è tutta colpa sua.
E quello che succederà non è altro che la conseguenza di essere stata una sciocca - così pensa, nonostante la vittima non abbia mai colpe.

Sente una sua mano avvicinarsi alla sua gonna, il terrore l'assale e non riesce nemmeno ad urlare per lo sconcerto, con l'aria bloccata in petto.
Si stringe in se stessa, quel tessuto viene stretto con forza.
Poi improvvisamente quella presenza soffocante sembra essere sparita.
«Se provi solo a respirare, ti giuro che ti ammazzo.»
Emily apre gli occhi con fatica, tenendosi sempre chiusa nelle sue stesse spalle, spaventata da tutto ciò che le circonda.
Una mando di Scorpius afferra quei capelli castani con cattiveria, mentre l'altra mantiene la bacchetta puntata dritto alla gola di Marc.
Lo sguardo celeste luccicante adesso è vuoto e cupo, come il mare in tempesta, come il cielo quando piove, privo di quel velo gioioso che lo caratterizza.
La sua mascella è stretta e le dita e lo stringono sempre di più. È ad un passo dal superare i propri limiti.
Marc non sa bene che fare, cerca però di divincolarsi da quella presa dolorosa sulla testa.
Ma appena compie un minimo movimento più brusco viene sbattuto contro il muro e preso dalla gola: «Ho detto che non devi provare nemmeno a respirare, ci siamo intesi?»
Gli occhi verdi del Grifondoro tremolano per la paura, comprende da quel tono che fa sul serio e che manca poco dall'essere davvero buttato fuori dalla finestra o, peggio ancora, strozzato.
La presa sulla sua gola aumenta, ma Scorpius sa quello che sta facendo, vuole solo spaventarlo un po'.
Emily, invece, ha gli occhi fuori dalle orbite e non sa cosa pensare: se essere terrorizzata da un possibile omicidio nella scuola o contenta di essere stata aiutata.
«Adesso noi andremo dalla preside, racconteremo tutto, e tu verrai espulso, capito?» parla piano, guardandolo dritto negli occhi, ma senza volere alcuna risposta.
Sarà così e basta.
Marc non ha tempo nemmeno per ricevere una risposta, Emily non ha tempo per processare il tutto.
Il sangue freddo di Scorpius è terrificante, si comporta completamente lucido, senza urlare, dare di matto, e appare spaventoso agli occhi di quel ragazzo inerme sotto la sua presa.

Marc viene preso dal colletto e il biondo volta il capo verso Emily: «Vieni con me, dobbiamo andare dalla preside».
Ma lei scuote dalla testa, non vuole. Si vergognerebbe troppo e sicuramente i genitori le direbbero "Che diavolo ci facevi con lui di sera e di nascosto?".
«Ho detto che dobbiamo andare dalla preside, Emily.»
Scorpius non vuole essere contraddetto e al momento lei è così scossa che, anche se poco convinta, fa come suggerito.
Minerva viene fatta chiamare immediatamente, per fortuna Albus è riuscito a farla richiamare in un attimo da Hagrid senza svegliare il resto della scuola.
Non vogliono creare subbuglio.
Dimenticavo: come si trovava lì Scorpius?
Semplicemente non si è fidato di quello sguardo colpevole a cena e, preoccupato, ha deciso di perlustrare la scuola.
Essendo un prefetto era anche il suo compito farlo, quindi non ha rischiato nulla mentre si aggirava veloce e furtivo per tutta Hogwarts.
E aveva ragione a sospettare di Emily, la conosce troppo bene.
Albus, invece, lo ha chiamato paranoico, e ha deciso di aspettarlo al piano inferiore per vedere se avesse ragione con i suoi dubbi.
Quando lo ha visto spuntare con Emily e Marc, la prima mortificata e l'altro bloccato da una stretta alla camicia, ha intuito che l'amico non aveva torto e si è adoperato per seguirlo e aiutarlo a rintracciare la McGranitt.

La professoressa è rimasta scioccata nel sentire quel racconto da parte di Scorpius.
Emily si limitava ad annuire a testa bassa, volendo sotterrarsi, sentendosi un disastro e avendo più paura delle conseguenze con la propria famiglia.
Il biondo è soddisfatto, mentre Marc è gonfio dalla rabbia.
Per colpa di quello Smith adesso verrà espulso e tutta la scuola saprà ciò che ha fatto, soprattutto per colpa di una piccola sgualdrina che doveva pur sempre aspettarselo! Lo ha voluto lei, così pensa.
Il biondo volta il capo verso l'amica e sospira, poi si rivolge a Minerva: «Possiamo non dire nulla questa sera alla professoressa Davenport? Domani parleremo noi stessi con lei»
Rimangono tutti stupiti da quella proposta, ma Scorpius conosce abbastanza bene Emily per aver anche percepito cosa le frulli in testa.
«Penso sia giusto che la figlia comunichi l'avvenimento, domani che sarà più serena.»
La direttrice comprende quel punto di vista e per una giovane di poco più di quattordici anni non sarà stato felice vivere quel momento.
«Io porterò adesso il signorino Chapman con Hagrid a casa propria» annuisce severa la donna, che lo guarda rabbiosa.
Quello sguardo fa raggelare il sangue di chiunque e, chiaramente, la motivazione è più che valida.

Si ritrovano Emily e Scorpius in corridoio, appena il resto delle persone si è dileguato.
C'è un silenzio assordate, i loro sguardi fanno più rumore di mille parole e lui nota il caos che sente la giovane nel suo animo.
«Perché...» si limita lei a sussurrare «Perché sei venuto? Come hai fatto a trovarmi?»
«Eri strana a cena» si avvicina e rimane con le mani in tasca, la osserva per bene e nota che sta cercando di mettere in ordine ogni parola.
«Ora come lo spiegherò alla mia famiglia che ero con lui... a loro non piacciono Howard e i loro amici.»
«Pensi davvero che questo sia un problema? Emy, ti rendi conto di quello che lui ha fatto?»
«Scorpius, ti rendi conto che è colpa mia? Io ho deciso di vederlo, io l'ho fatto avvicinare! E sicuramente la penseranno in questa maniera anche i miei! Loro mi hanno sempre detto che era gente di merda... voi mi avete sempre detto che era gente di merda... io lo sapevo che era una persona di merda! Ma ci sono uscita comunque, ho ignorato qualsiasi avviso, anche da me stessa!»
Il biondo rimane un attimo in silenzio, interdetto dalle sue parole, e scuote la testa: «Non è colpa tua».
Lei rimane stupita da quella affermazione, non sa cosa dire.
«Non è colpa tua se la gente è una merda, Emily. È vero, non bisogna fidarsi di certe persone, ma non gli hai detto "oh guarda, sono qui pronta per farmi fare del male".»
«Perché non sei arrabbiato con me?» corruga la fronte, si aspettava di sentirlo urlare per via delle sue menzogne, di essersi messa in pericolo.
«Perché sono così arrabbiato con lui che non ho tempo di essere arrabbiato con te» accenna un riso amaro, poi Scorpius si passa una mano per i capelli e scuote la testa «Piuttosto... mi dovevi dire che uscivi con lui. Perché non lo hai fatto? Perché non ci hai detto nulla?»

Emily non risponde subito, non vorrebbe nemmeno farlo, difatti si limita a scuotere le spalle e inizia a camminare, chissà dove ma lo fa per allontanarsi da lui.
Il ragazzo afferra il suo polso e la ferma: «Rispondimi: perché non mi hai detto che uscivi con lui?»
Si stacca bruscamente, quel modo di fare le sembra un'imposizione, anche se non è, provocandole un istinto di rabbia e di voler evadere dalle sue parole: «Cosa ti interessa? Sei solo un amico, io non devo dirti un bel niente» butta fuori con fastidio, fraintendendo le sue intenzioni «Ti comporti come i miei genitori, vuoi sapere tutto, decidere tutto tu, e non ti fidi!»
Scorpius rimane scosso da quelle parole.
«Non fidarmi? Decidere tutto? Emily, ti senti? Proprio perché siamo amici ti sto chiedendo perché non ci hai detto nulla» non si capacita di ciò che lei sta dicendo «Io vi racconto quello che faccio, con chi esco, non perché mi dovete dare l'approvazione ma perché è una cosa normale tra amici!»
«Mi avreste solo ripetuto che era una pessima scelta uscire con lui!»
«Perché non lo è stato?» ancora una volta una risata sarcastica esce dalle sue labbra «E con questo non ti sto dando la colpa di ciò che ha fatto lui. Ti voglio solo dire che certa gente è imprevedibile e irresponsabile, che fa bene parlare con i propri amici, che trovo assurdo il tuo sentirti costantemente oppressa!»
«Sei diventato insostenibile... lo capisci?» sospira e scuote la testa, ma forse si sente oppressa solo da se stessa, dalle sue idee, dalla sua voglia incessante di evadere che la porta ad essere frustrata.

Emily riprende a camminare di fretta per il corridoio, ma viene ancora una volta fermata dal ragazzo, questa volta la prede da un braccio e la fa voltare, poi posa le mani sulle sue spalle per non farla sfuggire via.
La bruna rimane immobile, lo guarda dal basso con i suoi occhi scuri e profondi che vengono immobilizzati dal suo sguardo chiaro e limpido.
«Perché vuoi scappare? Vuoi farlo sempre, con tutti, anche con me» sospira e scuote il capo «Non ti capisco... davvero. Ho appena fermato quell'idiota dal fare una cosa orribile e ti senti soffocata da me? Ti senti male per colpa mia?»
«Vuoi essere ringraziato?» sogghigna, e ancora una volta fraintende.
«No, Emily, smettila di pensare queste stronzate. Mi chiedo perché io sono il problema per te, lo sono sempre. Io sono qui per te, anche adesso, e tu non fai altro che vedermi come una minaccia... di cosa, poi?»
Si divincola dalla sua presa e butta fuori un sospiro frustrato, fa uscire fuori la bocca un respiro rumoroso e scrolla le spalle.
«Io non volevo che capitasse tutto questo, io non volevo farmi salvare da te, da nessuno» passa nervosamente le mani tra i capelli, sciogliendoli, e inizia nervosamente a giocare con l'elastico in tessuto.
Gli occhi le traballano a destra e sinistra, si sente tutta tremolare da capo a piedi, confusa, ora nemmeno lei sa cosa pensare di se stessa e i suoi pensieri.
«Volevo solo conoscere gente nuova, fare qualcosa di diverso, e mi sono fidata... come stupida, lo so. Ma davvero, quando abbiamo parlato l'altro giorno non sembrava un viscido.»
In questo momento inizia ad essere man mano più lucida e consapevole, rendendosi conto di cosa ho passato, delle mani che ha percepito addosso, di quel momento di terrore che per fortuna è terminato.
La confusione era così tanta che solo adesso che è al sicuro le immagini sono vivide nella testa.
«Sono stanca di sbagliare tutto, di non essere stata ancora una volta abbastanza brava e matura, mi sono fatta mettere le mani addosso da un imbecille e ho avuto bisogno di qualcuno, ancora una volta io da sola non so badare a me stessa» con agonia le parole escono dalla sua gola, prende un grosso respiro e si fa aria con le mani, sentendo goccioline di sudore colare lungo le tempie.
«Sono stanca, capisci? Volevo solo uscire con qualcuno, volevo solo uscire con un ragazzo nuovo, tutto qui» scuote le spalle, adesso si mostra per l'età che ha. Una ragazzina adolescente che non sa come gestire la propria crisi interiore.

Scorpius a questo punto l'abbraccia, la tira per un polso a sé, la fa poggiare con il petto e un braccio forte avvolge la sua schiena.
«Non è colpa tua» ripete «Ma ti prego, Emily, non mentirmi più.»
Ed è serio in ciò che dice, prende un grosso respiro e la sente accasciarsi contro il corpo.
«Se non fossi arrivato in tempo non me lo sarei mai perdonato.»
«Non era tuo dovere.»
«Non è un dovere essere al tuo fianco, Emily.»
Lei alza il viso e i suoi occhi sono velati dalle lacrime, si sente impotente e spaventata adesso.
Scorpius le posa una carezza sul capo e sospira: «Fidati di me, ti prego».
Annuisce alle sue parole, non gli dice altro, e posa una guancia sul suo petto per poter sentirsi rasserenata.
Lì con lui sta bene, non ha paura di niente, e si sente in pace con sé. Deve smetterla di voler evadere senza una meta.
Certe volte essere fermi è il miglior posto in cui stare.
«Quel figlio di puttana per fortuna andrà via.»
«Ho paura per quello che diranno gli altri qua a scuola...» ammette con tenerezza.
«Farò in modo che non dicano niente, tu non preoccuparti di questo adesso. Ci saremo io, Albus e anche Rose per te, non sei sola.»

Gli viene spontaneo lasciarle un bacio sul capo e stringerla di più, volendo soffocare il suo malessere, volendo confortarla.
Ora che c'è Scorpius non deve temere nulla.
Passa una mano attraverso le sue ciocche brune e percepisce le sue braccia ricambiare quella stretta; Emily avvolge la sua schiena e prende un grosso respiro, eppure tremola leggermente.
«Sshh... sta' tranquilla ora, ci sono io» sussurra vicino al suo orecchio, e le bacia di nuovo la fronte «Non ti succederà più nulla, davvero.»
Lei annuisce, non dice altro, lascia che venga confortata e cerca di scacciare via dalla mente quel brutto ricordo, quelle mani che la strattonano, quello sguardo viscido.
«Vuoi andare nella Stanza delle Necessità?» le domanda gentile, intuendo che questa sera non è bene rimanere da sola.
Annuisce ancora, si limita a stringergli un braccio per seguirlo nonostante sappia la strada.

Non è mai stata così docile come in questo momento e adesso sembra davvero una ragazzina adolescente quale è, senza voler sembrare più grande, senza voler indossare alcuna maschera fittizia.
Adesso ha bisogno dell'aiuto di qualcuno, come tutti d'altronde.
Nel mondo abbiamo sempre bisogno di un sorriso, di una spalla su cui poggiarci, di una carezza.
Con questo non s'intende che abbiamo bisogno di un compagno, ma semplicemente bisogna accettare di essere in una comunità, in un gruppo di persone, e per questo bisogna sostenerci a vicenda.
Anche il deserto è composto da centinaia di granelli di sabbia.
Nemmeno lui è solo.

Entrano nella camera e la ragazza viene fatta accomodare sul divano.
«Preparo una cioccolata calda, va bene?» sorride con molta premura «Io ne ho proprio voglia.»
Lei l'osserva mentre in un pentolino cucina quel composto, aiutato dalla sua bacchetta, e si sente ancora una volta spaesata. Il motivo adesso è diverso: non è mai capitato che quella tosta di una Zabini si rifugiasse tra le braccia di qualcuno, che ricorresse alla sua famiglia per sentirsi bene.
Eppure Scorpius le ha sempre trasmesso fiducia e serenità, nonostante i suoi conflitti interiori.
Lui si siede al suo fianco e le passa la tazza: «Fai attenzione, brucia!»
Emily annuisce e sorride, soffiando sopra quella cioccolata fumante.
Rimangono in silenzio mentre la sorseggiano, Scorpius l'osserva e nota la sua testa bruna china e il corpo ancora rannicchiato in sé.
Decide che forse quel silenzio non è il massimo e rallegrare la serata potrebbe essere una soluzione, magari esorcizzando il momento passato.
«E comunque su tutti i ragazzi di Hogwarts ti sei scelta uno dei meno carini... nonchè un pessimo battitore.»
Emily si volta e corruga la fronte, trattenendo una mezza risatina.
«Puoi permetterti un ragazzo più carino di quello.»
«Del tipo?» sghignazza.
«Non un Grifondoro!» esclama con un tono più spontaneo «Ah, una cosa è certa: non mi metterei mai con una di loro.»
«Avanti, nostra cugina non è male.»
«Uno Smith con qualcuno che non sia Serpeverde? Siamo impazziti!»
Le strappa un'altra risata e continua a bere la sua cioccolata, forse spazzando via i pensieri di ciò che è successo con Marc e mettendo al loro posto delle curiosità più frivole.
«Con una babbana?»
«Sicuramente sarebbe meglio di un grifone.»
«Eppure mi sembri affine ad una certa babbana.»
Scorpius corruga la fronte e la guarda curioso: «Cosa intendi?»
«Dorothy, la tua amica d'infanzia. Ogni estate torni a Charleston, sparisci completamente.»
«Non è vero, non sparisco!»
«E quando sono venuta a trovarti l'anno scorso non faceva altro che starti appiccicata.»
«Perché non ci vediamo mai, ma non c'è nulla tra di noi» sembra assurda la sua affermazione e poi nemmeno si era accorto di quei particolari nei suoi confronti.
Difatti, si volta da Emily e strabuzza gli occhi con un'espressione divertita in volto: «Mi spieghi perché ti interessa di Dorothy? E da quando osservi come si comporta qualcuna con me?»

Le gote di Emilydiventerebbero rossissime se non fosse per la sua carnagione olivastra, cheriesce a nascondere bene le sue emozioni.
«Non mi interessa! Semplicemente si notano le ragazze che ti vanno dietro» rideed è la verità «Sei un biondino dagli occhi azzurri e pieno di soldi, piaci atutte quelle romanticone di Hogwarts!»
Scorpius scoppia a ridere e si copre il volto con una mano, non volendoammettere questo particolare.
«E scommetto che non sei una romanticona di Hogwarts, vero?»
«Io? Per chi mi hai preso, Malfoy? Io non sono una tipa da fiori ecioccolatini» scuote le spalle e si porta dietro l'orecchio una ciocca dicapelli.
Le è bastato poco per tornare ad essere la solita, dall'atteggiamento pungentee diretto.
«Sei un tipa più da cioccolata calda, vedo»
Lui le mostra un sorrisetto sornione, lei invece cerca di trattenerne uno.

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Buongiorno a tutt*!
Anche oggi puntuale con un nuovo capitolo, anche bello lungo e tutto focalizzato sui nostri ragazzi per conoscerli meglio.
Ma tranquill*...la storia prenderà molto animo!

Vi ricordo comunque che potete trovare la playlist dedicata a questa storia su Spotify (link in bio) e mi trovate su Instagram e Tiktok (sempre consultando il link in bio)!
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Ci vediamo mercoledì, un bacio💚

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