Nomignoli

Maria era sotto da me che mi aspettava, così all'improvviso! Sentii tutti i pensieri precedenti scomparire all'improvviso. Ora il problema è che il sottoscritto è ancora in pigiama alle dieci e mezza del mattino, devo anche scegliere in fretta l'abbigliamento adatto! È stata davvero una cosa inaspettata. Che mettere, che mettere, dannazione. Com'è che ci chiamavamo noi due? Erano due nomignoli tutti scemi. Mi metto una felpa e via? Magari vorrà andare da qualche parte, vale come primo appuntamento? Perché in sostanza è questo un appuntamento, due persone che escono insieme. Sto per uscire con Maria, perché ciò mi crea così tanta emozione, perché sto sudando freddo? Sento il calore penetrarmi e fuoriuscire per tutta la pelle. Non è una persona che ho conosciuto da poco su internet e quindi non dovrei fare nulla di sbagliato per non fare una cattiva impressione, è Maria. La conosco da anni, ci conoscevamo tantissimo, l'uno sapeva i segreti dell'altro, perché sembra che stia rivivendo un sogno in cui annego?
Ma la notifica del cellulare interrompe i miei pensieri. È Maria.
"Ti aspetto sulla panchina di fronte al portone"
È vero, Maria mi sta aspettando, ci metterò un po' di tempo se voglio preparami come si deve, dovrei farla salire? Però non sarebbe il massimo farmi vedere il pigiama, poi c'è mamma di là che probabilmente nemmeno si ricorda di Maria e sarebbe abbastanza imbarazzante dare spiegazioni, ma se vado di là a parlarle prima mi farebbe duemila domande e perderei altro tempo, che fare che fare.
Un altro messaggio interrompe i miei pensieri.
"Non preoccuparti, non c'è bisogno che salga, ti aspetto giù. Non ti ho avvisato nemmeno che arrivavo, quindi prenditi il tempo che ti serve"
Perché mi sento un quindicenne in preda agli ormoni, in spasmi muscolari con la sua prima cotta, che emette schiuma dalla bocca a causa della sua incapacità di riflettere in modo logico e razionale? Mi senti così ridicolo a pensarci in questo momento, perché in realtà mi sento ridicolo da quel giorno, da quando ho iniziato a far girare la rotellina dei miei pensieri verso Maria vivendo continuatamente i momenti più belli che abbiamo passato insieme come gli adolescenti ingenui e imbarazzati che eravamo. Ma allora perché sento di star ingannando me stesso? Ma un altro messaggio interrompe di nuovo il mio flusso imbarazzante di pensieri, non lo leggo nemmeno e vado a prepararmi.
Non voglio sembrare troppo appariscente, ma nemmeno uno scappato di casa che si è messo la prima cosa che ha trovato. Così decido prima il pantalone tra un cargo bianco o uno nero, perché gli jeans mi creano un disagio quando li indosso assurdo, quindi, se non sono costretto del tipo da qualche pazzoide che minaccia di far fuori la mia famiglia se non corro per sette kilometri con un jeans stretto addosso, faccio a meno di indossarli. Dal pantalone scelgo l'abbigliamento superiore. Bisogna anche considerare la temperatura esterna, dato che siamo a febbraio, credo, fuori si sta piuttosto freschi, ma nulla di così esagerato da dover farmi indossare un giubbino pesante come un piumino. A pensarci, come sarà vestita Maria? Dovrei anche trovare un abbinamento che si adatti a livello di forma al suo, sia chiaro non intendo come quei gemelli nelle carrozzine che sono vestiti come se fossero prodotti in serie, intendo un abbigliamento che non sia troppo diverso dal suo stile, ma probabilmente avrete già capito che intendo, quindi non dilunghiamoci troppo. Ha detto che mi aspetta di fronte al portone seduta sulla panchina, è proprio di fronte l'altra finestra, dovrei sbirciare per rendermi conto più o meno di cosa indossare? Non sarebbe spoiler come cosa? Rinuncio subito e mi metto a scegliere cosa indossare velocemente. Prendo il cargo nero, una maglia bianca e un maglione grigio che va tanto di moda ultimamente e ovviamente la biancheria pulita, se volete saperlo sono dei boxer neri delle piccole bici sopra. Vado in bagno, apro il rubinetto dell'acqua calda e preparo tutto l'occorrente. Qual erano i nostri nomignoli? Ricordo che venivano da un cartone animato, ma quale? C'era di mezzo un gatto, Garfield?
L'acqua calda era pronta, mi lavo per bene le parti importanti. Inizio a vestirmi. Non me ne intendo tanto di outfit vari, ma credo che il bordo della maglia bianca che esce dal maglione magro grigio sia davvero bella da vedere. Mi aggiusto per bene i capelli, niente gel che altrimenti sembrano nzivati, unti. Un po' di deodorante e via, niente profumo perché dopo mi risulta troppo formale come primo appuntamento. Ritorno in stanza a prendere il cellulare, ho ancora un suo messaggio da leggere. Arrivo al telefono e penso a ciò che sta succedendo, mi sento emozionato e ansioso allo stesso tempo, come se davvero avessi di nuovo dieci anni in meno. Perché mi stavo preoccupando? Perché mi stavo facendo sopraffare dalle ansie e dagli stupidi pensieri? Perché parliamo di Maria. Ed ecco che il sangue si gelava di nuovo all'improvviso. Cerco di non farmi distrarre, prendo il cellulare, saluto mamma velocemente ed esco dalla porta. Alzo il cellulare e leggo il messaggio. Cosa ne avevo fatto della mia vita fino ad ora? Cosa erano stati questi anni dopo la scuola per me? Avevo deciso di stare da solo per meditare, ma meditare su cosa esattamente, non lo ricordo più, non ricordo nemmeno perché ho deciso di lavorare come cameriere, non ricordo nemmeno cosa volevo realmente fare nella vita. Sento di aver perso solo tempo, del prezioso tempo che non ritornerà mai indietro, in un limbo vuoto e oscuro. Cosa stavo facendo effettivamente se sento che sola ora, in questo preciso istante, stava iniziando qualcosa nella mia vita? Sto avendo un trauma per questo tutto mi sembra più chiaro? Ricorderò questo momento perché da qui in avanti nella mia vita sarà tutto un trauma, o almeno finché starò vicino a Maria? Non lo so, potrei evitare tutto ciò, lo sento, non è un super potere. È l'ansia. Ma evitando tutto questo cosa farò dopo, dopo essere tornato dentro e aver abbandonato Maria? Tornerò sul letto, mangerò a pranzo e andrò a prepararmi al mio solito lavoro poco retribuito, il giorno dopo farò di nuovo la stessa cosa e il giorno dopo ancora tutto si ripeterà all'infinito come una macchina fotocopiatrice che stampa lo stesso foglio bianco consumando l'inchiostro. Avevo deciso di stare da solo, lasciare quei due amici che avevo per chissà quale motivo per cosa? Per ritornare di nuovo qui, all'inizio di tutto, da Maria. Ma perché lei era qui ora mi è chiaro, sensi di colpa, non verso di me, no. Tutto è ben chiaro in quel messaggio. Non so cosa fare e salgo e scendo e salgo e scendo e salgo e scendo lo stesso gradino delle scale fino a consumarlo tutto, fino a consumarmi tutto, fino ad andare avanti nel tempo nella mia mente mentre le mani si rinsecchiscono, scheletriche abbandonano il cellulare e muoio nel mio schifoso lavoro su quelle scale che diventano sempre più scivolose e mi trascinano ancora una volta giù, a qualsiasi mia età in quello che è il mio destino. Ora capisco il senso di questa parola, destino non è ciò che noi creiamo, ma è ciò che noi abbiamo tra le mani ci permette di fare, non siamo dei Dei, non creiamo pianeti, non possiamo scavare montagne senza strumenti, ed io non ne avevo, avevo solo questo tra le mani, lasciarlo o... Combatterlo? Assecondarlo? Inginocchiarmi? Per tutto questo ho vissuto in una bolla, non era meditazione ciò che avevo cercato, ma solo sonno, un posto dove dormire indisturbato senza ferirmi con nulla. Non rispondo al messaggio, metto il cellulare in tasca e scendo i gradini.
Ora ricordo come ci chiamavamo, i nomignoli intendo, eravamo Tom e Jerry, il perenne inseguimento del gatto al topo.

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