XI- il drago smeraldo

Lo scontro lo aveva lasciato ferito, debole.

Il suo corpo era fragile sebbene divenuto immortale, il veleno della precedente regnante ancora scorreva dentro di lui, lo rese debole, incapace di difendersi adeguatamente, come avrebbe potuto sopravvivere?

Doveva trovare un erede, ma non voleva morire, troppo codardo, ammaliato dall'immortalità che aveva guadagnato.

Quel drago verde smeraldo, furbo e manipolatore, codardo come nessun altro.

Coma mai aveva fatto a sconfiggere una divinità tanto superiore?
Nessuno conosce la risposta, magari non fu nemmeno lui a farlo, probabilmente le diede solo il colpo di grazia.

Fece in modo di avere un erede, cosí da lasciare il peso del dovere sulle spalle del sangue del suo sangue, non sapendo che una volta ceduto il posto avrebbe perso ugualmente quel dono, aveva passato anni ad osservare la sua progenie mezzosangue, proprio quando voleva donarle il suo ruolo arrivò la sua fine.

Il dio cadde, una fine indegna per un tale essere, supplicò di lasciarlo vivere, ma le sue preghiere rimasero inascoltate, pensavano fosse la fine di quella stirpe maledetta.

Fu un dio disprezzato per la sua codardia, mai si era impegnato in qualcosa che non fosse il suo tornaconto.

La sua progenie, fortunamente, condivideva solo il sangue con lui.

Eppure nessuno degli antichi dèi dragoni lo hanno mai visto in quel limbo che ospitava le loro anime, mai si erano presi il disturbo di cercare un tale individuo, forse non era morto oppure, semplicemente, era troppo codardo per mostrarsi a loro.

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