slalywr
se il sole se ne va
e il buio arriva
temere non dovrai mai
Perché io da te ci ho lasciato il mio cuore.
Mi guardo allo specchio e vedo il tuo riflesso perché sei stato tu a rendermi chi sono oggi.
Manifestato in persone, abbracci, gesti, parole che mi hanno portata fin qui.
Non è un cerchio che si chiude, ma una storia che ritorna. Non è un nuovo capitolo, ma è riprendere una vecchia bozza che per troppo tempo è stata nascosta.
C'era una fiamma, una fiamma ardente che si agitava dentro di me: ho provato a nasconderla, la fiamma si è allontanata come il pallone alla deriva al mare.
Una parte di me cercava di reprimere quella fiamma.
Ma tu hai fatto in modo che non si spegnesse mai.
l'hai messa tu nel mio cuore.
Tu mi hai portata qui.
Guidare verso un mare in cui non mi sono immersa, guidare verso una spiaggia la cui sabbia credo sia ancora un po' tra i miei capelli, guidare verso un tramonto già conosciuto, già famoso nel mio cuore.
Un tramonto che ho amato, un tramonto che mi ha vista ridere, piangere, riflettere.
Tornare sotto quel sole, "il sole splende già" come recitava l'inno. Il sole che mi ha vista affrontare temi di tutti i tipi, da quelli più banali a quelli più difficili, il sole che bruciava la pelle quando facevamo i tornei nel campo sopra il mare, il sole dal quale ci riparavamo andando sotto la pagoda, il sole che accecava quando giocavamo a pallavolo contro gli animatori, il sole che ci riscaldava il cuore e, gli abbracci sudati, erano gli abbracci migliori.
E quei gabbiani.
Ridevano di noi, ridevano delle nostre riflessioni, scendevano in picchiata su di noi e ci facevano gli scherzi. Per non parlare della signora che gli dava da mangiare la mattina alle cinque.
Mi ero dimenticata di quanto fossero fastidiosi i gabbiani, ma la verità è che ormai è un suono dolce per il mio cuore.
E quelle notti, quelle notti che il mio più grande dilemma era tra andare a dormire o fare i quiz per la patente con il ragazzo che mi piaceva.
Quelle notti dove si dormiva poco, quelle notti che la fila per il bagno iniziava alle quattro, quelle notti che quando c'era l'adorazione io, puntualmente, non mi svegliavo.
Quelle notti che sognavamo di restare svegli a guardare le stelle.
Quelle notti che siamo scesi al molo, quando abbiamo ballato in piazza, quando stavamo per scendere sugli scogli immersi nel buio.
Riconoscere la strada dopo cinque anni, tutto è cambiato eppure no, è tutto uguale: il sentimento è sempre quello.
La paura è scomparsa, resta solo quell'emozione calda che esplode nel petto e che ti fa salire dolci lacrime agli occhi.
Tornarci dopo cinque anni carichi di tutto.
Tornarci non più per ricevere, ma per donare.
Mille domande che si azzerano quando riconosci il parcheggio, il convento, il muretto a picco sul mare.
Mille domande che si trasformano in un sorriso di felicità.
Sento il cuore a mille.
Come cantava Calcutta.
Nessuna frase può descrivere meglio quello che correva nel mio petto: sento il cuore a mille.
Tornare in quel posto tanto meraviglioso quanto delicato, quel posto dove hai tanto sorriso quanto pianto, quel posto dove il cuore si è spezzato e un pezzo è sempre stato lì.
Tornare con una nuova veste, tornare senza aspettative ma con il cuore gonfio di curiosità.
Tornare dove torna la sabbia in macchina, la pelle rossa, i capelli sempre intrecciati, le corse per fare la doccia, camminare a piedi nudi sul prato, ascoltare musica a tutto volume nel pulmino che regge l'anima con i denti.
Tornare su quella strada piena di sassi e sabbia, perdere di nuovo un pallone in acqua.
Passare dallo stare al margine della foto, da una parte rannicchiata, allo stare al centro, abbracciata a quelle anime da cui hai ricevuto così tanto in maniera gratuita e sincera e inaspettata.
Passare dal non riuscire a fare la doccia per il disagio al lavarsi tutti i giorni di quella settimana con tanto di musica.
Passare dall'avere paura degli scivoli al non riuscire più a scendere e amare quei venti minuti di coda per salire.
Passare dallo stress alla vita.
Passare dal cercare qualcuno con cui passare la serata al bere uno spritz insieme al gruppo (e tornare indietro a stenti perché lo spritz non era in un bicchiere, ma in un secchiello).
Passare dalla paura di non essere all'altezza alla certezza che ci sarà sempre qualcuno fiero di te.
Passare dalla paura di essere di troppo, alla certezza che la tua presenza non passerà inosservata (e se ti allontani senza avvisare, cercheranno in tutto il convento pur di trovarti).
Passare dal non riuscire a togliersi i pantaloncini al mare al fregarsene altamente e lanciarsi in acqua senza paura.
E poi le parole, le parole e le parole ancora.
C'è chi conserva polaroid e chi conserva parole.
Magari c'è chi riesce a conservare entrambe.
Quel sorriso di esultanza all'ultima riunione, quella rassicurazione durante il battesimo dell'autostrada, il caloroso benvenuto di chi ti accoglie, la dolcezza e la premura nelle parole di chi ti sta accanto ogni giorno.
Quell'abbraccio di parole nella stanza animatori, quelle parole scritte sul bigliettino, ma anche quel silenzio che ha parlato meglio di quanto avrebbero fatto le parole.
Gli abbracci, quanti abbracci.
I sorrisi, quanti sorrisi.
E quelle lacrime che sono scese quando tutto è finito, non sono altro che testimonianza della gioia immensa che ha fatto battere il mio cuore.
Così tanto amore.
il sole tornerà
se il buio arriva
temere non dovrai mai
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