· Three ·
three;sangue
Chiusi la porta a chiave alle mie spalle, merda. Era lì. Non esitai a correre giù per le scale ad avvisare mio padre. Ad ogni passo l’adrenalina aumentava scorrendo nelle mie vene, ma il panico la metteva in secondo piano. Giunsi al piano inferiore con il fiatone, scorgendo mio padre intento a guardare la partita di football della domenica in TV.
-Papà- lo chiamai. – c’è qualcuno in camera mia.- parlai con il fiato corto, cercando di riprendere aria. Lui si alzò velocemente dal divano salendo a grandi falcate le scale, appena arrivammo al piano superiore, entrò in camera mia, dandosi veloci occhiate attorno.
- Dov’è?- tuonò con voce rauca.
-In bagno.- parlai con i cuore che a momenti sarebbe uscito dal mio petto. Papà aprì di scatto la porta del mio bagno, accese la luce. I suoi occhi si spalancarono, ma subito dopo le sue sopracciglia si corrugarono. Lo affiancai davanti alla porta, notando quell’orribile spettacolo: la vasca da bagno era piana, ma non di acqua, fui più che certa che quel liquido rosso e denso fosse sangue, nello specchio vi era scritto con del rossetto rosso “tornerò stronzetta.:)” Quella faccina mi fece rabbrividire. Nessuno vi era all’interno, la finestra era spalancata e il vento faceva muore tetramente le tende. Deglutii rumorosamente, attirando l’attenzione di mio padre.
- Hai la mia idea di chi possa essere?- domandò prendendomi per un braccio e riportandomi verso la mia camera.
- No.- gli risposi sedendomi sul letto. –Non lo so, questa cosa è inquietante, pensavo che ormai mi lasciasse il pace.- parlai poggiando la testa fra le mani, esasperata.
-E’ già capitato prima? Perché non me ne hai parlato?- domandò furioso.
- Pensavo che fosse tutta una cazzata, tutto uno scherzo. Quattro giorni fa ero qui seduta sul letto, ci furono alcuni colpi alla finestra e poi un messaggio. Oggi a scuola mentre aprivo l’armadietto ho trovato un biglietto con delle minacce e poi quando ho riportato a casa Cassie avevo intenzione di raccontarle tutto ma rimasi zitta, non volevo allarmarmi troppo, come ho già detto pensavo fosse una cazzata. Dopo quando la mia auto si era bloccata, mentre ti aspettavo, dall’altra parte della strada ho visto una persona che mi stava fissando, ma quando sei arrivato tu non c’era più!- risposi ormai piangendo. –E ho paura, papà! Ho il panico che mi scorre tra le vene. –
- Tesoro, niente panico.- mi rassicurò. – Vedrai che le cose si risolveranno.-
- Hai intenzione di chiamare la polizia?- domandai passandomi i pollici sotto gli occhi per asciugare il trucco sbavato.
-Mi sembra la soluzione più ovvia.- disse uscendo dalla mia camera.
Mi distesi sul letto, era solo l’inizio ma volevo al più presto la fine. Era solo l’inizio di una guerra, ma io volevo già la vittoria. Era l’inizio di un libro che volevo già finire. Era l’inizio della mia fine.
Rimasi sorpresa di me stessa, nel mio bagno c’era stato un probabile assassino e io me ne stavo tranquilla nel mio letto, ma chissà magari la prossima volta devasterà la mia stanza. Mi alzai di scatto, andando al piano di sotto, mi sedetti sul divano a guardare la partita con mio padre, facendo finta che tutto ciò non fosse mai accaduto.
***
La mattina successiva, mi alzai di buon ora. Avevo dormito in stanza con mio padre, mi aveva obbligato dato i fatti successi durante la sera precedente, e io ovviamente non avevo rifiutato. Quella mattina decisi di uscire qualche minuto prima, cosicché da fare una buona colazione in qualche bar del centro.
Andai a piedi dato che la mia macchina era ancora dal carrozziere e non sarebbe tornata prima di una settimana. Fuori era abbastanza fredda, ma dopotutto era quasi dicembre. Misi le mani in tasca per scaldarle, mentre raggiungevo il bar più vicino.
Ripensai all'episodio di ieri sera: era spaventoso. Di chi era quel sangue? E perché il rossetto?
Sì, il rossetto! Io non se usavo, sopratutto quello rosso, ho sempre avuto la convinzione che rendesse le ragazzine delle troie, per questo non ne facevo mai uso.
Era una donna, il mio stalker era una donna, ne ero più che certa. Da quanto so gli uomini non usano il rossetto, quindi tutto le strade conducevano ad una donna. Non capisco perché una donna o una ragazza mi volesse morta, dopotutto non mi sembra di aver fatto poi chissà cosa di male.
Alzai lo sguardo solo per capire dove fossi, scorsi a qualche decina di metri un bar, quindi allungai il passo. Quando entrai mi diressi subito verso la cassa, per ordinare la colazione.
Mi sedetti aspettando che un cameriere mi portasse la colazione. Nell'attesa diedi qualche occhiata al locale, non era male: era piccolo ma accogliente. Non c'era molta gente, è questo era un bene, ero sempre stata molto timida ma la presenza eccessiva di persone mi fa andare nel panico e mi mette estremamente a disagio.
Ringraziai il cameriere che mi portò la mia ordinazione e cominciai a mangiare con gusto. Era davvero delizioso, sarei tornata in questa casa dei cupcake molto più spesso. Alzai gli occhi, prendendo un fazzoletto per pulirmi le labbra dalla crema del cupcake, quando notai il cameriere che mi aveva servito, fissarmi. Distolsi lo sguardo imbarazzata, finendo velocemente la mia colazione.
- Ciao.- alzai lo sguardo, notando il ragazzo davanti a me. -Io sono Luke.- si presentò.
- Sono Joe.- risposi a voce bassa, cominciando a giocare con l'elastico che avevo sul polso.
- Ti vedo spesso a scuola, credo che tu sia nel mio stesso corso di letteratura.-
- Ohm, sì. Credo di averti visto anche io qualche volta.- risposi dando uno sguardo al mio orologio. -È tardi, meglio che vada a scuola.- balbettai cominciando a prendere le cose che avevo appoggiato sul tavolino.
-Aspetta ti accompagno.- esclamò. -Il mio turno è finito e la prima ora ho letteratura.- mi sorrise togliendosi il grembiule.
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