Sesto Capitolo
Eravamo rientrati nella nostra cella da un paio d'ore ormai, ma nonostante l'ora tarda non riuscivo ad addormentarmi. E a quanto pareva neppure Derek.
Ero da sola nel letto, sotto le coperte, nel tentativo di scaldarmi il più possibile nel gelo di quella stanza. Non ero sicura di che giorno fosse e se avessimo già raggiunto dicembre, ma in quel posto c'era un freddo capace di entrarti dentro le ossa. Invidiavo il caminetto acceso nell'appartamento di Leo Teràn. Mi chiedevo se sarebbe stato il primo natale che avrei trascorso lontana dalla famiglia. Magari avevamo già raggiunto e superato il venticinque dicembre e neppure lo sapevamo. Mi chiedevo come stessero, se pensassero a me, se mi stessero cercando. Magari stavano collaborando con Caliba e Chris per liberarmi. Magari il mio acerrimo nemico stava tramando qualcosa anche contro di loro. Se avesse osato torcere un solo capello alla mia famiglia, lo avrei ucciso con le mie stesse mani.
Non riuscivo più a sopportare quell'attesa, la lontananza di Derek, il gelo e la solitudine del letto vuoto, quel peso sul petto che diventava sempre più insopportabile. Qualcosa premeva sulle mie labbra dall'interno per uscire, domande che pretendevano una risposta. Io avevo detto a Derek ogni cosa, avevo affrontato argomenti che mi facevano soffrire e lui mi aveva costretta ad aprirmi senza remore. Ma lui non aveva fatto altrettanto con me. Sembrava non ritenermi abbastanza degna di fiducia e la cosa mi feriva terribilmente. Alla fine il mio caratteraccio prese il sopravvento e io non potei più evitare di tacere. Non ero mai stata brava a controllarmi. - Hai intenzione di degnarmi della tua attenzione oppure no? - gli chiesi aspra.
Derek si voltò verso di me, sorpreso. Era a torso nudo, anche se non capivo come ci riuscisse nel gelo che sembrava vivere in quel luogo. Certo, essendo un vampiro, la mia domanda era alquanto stupida. - Che cosa?-
-Mi sento sola qui. E ho freddo. Ti sento distante stasera - cercai di addolcire il tono, anche se con scarsi risultati, perché se si fosse arrabbiato sarebbe stato meno disposto a rispondere alle mie domande.
- Perdonami - mi disse, voltandosi però nuovamente verso la finestra e dandomi le spalle - sono distratto e non di buona compagnia. La mia mente è altrove. -
Mi dissi di calmarmi e di tentare la strada della comprensione, spingerlo ad aprirsi a me con dolcezza, dimostrandogli la mia vicinanza. Sicuramente mi nascondeva qualcosa per proteggermi e non per mancata fiducia nei miei confronti. Dovevo ripetermi questo, perché l'alternativa era troppo dolorosa. - È per quello che ha detto Leo Teràn a cena, non è vero? Il motivo per cui quella sera in cui sei stato catturato ti trovavi a Caracas. -
Derek non rispose subito. Non si voltò verso di me e quando rispose alle mie parole lo fece con tono freddo e distaccato. - Non importa. È passato troppo tempo e sono stato raggirato. Ho fallito. -
-Non capisco. Puoi spiegarmi? - gli chiesi apertamente.
Il vampiro scosse la testa. Si chinò in avanti, poggiandosi con le braccia al vetro, come se fosse piegato da quegli avvenimenti che lo avevano portato ad essere lì quel giorno, dal peso dei segreti che si era tenuto dentro fino ad allora. - Non posso - sussurrò.
Non riuscendo a vederlo in quello stato, schiacciato da pensieri che non avevano intenzione di fargli chiudere occhio per quella notte, mi alzai e gli andai incontro, rabbrividendo per il contatto dei miei piedi nudi con il freddo pavimento. Questo mi riportò alla mente la nostra sosta in un motel, mentre ci dirigevamo ad Atlanta dai suoi genitori. Lo avevo sedotto per convincerlo a bere il mio sangue, mi ero avvicinata a lui con gli stessi movimenti aggraziati, scalza e infreddolita, ma decisa a raggiungere il mio scopo. E la stessa cosa ero pronta a fare ora, ma per uno scopo diverso. Non era soggiogarlo il mio intento, ma rassicurarlo, affinché si aprisse e il suo animo trovasse un po' di pace. Gli posai una mano sulla schiena e lo sentii trasalire, ma, a parte questo, non si mosse. - Non devi avere paura di parlarne con me. Puoi dirmi qualunque cosa. Lascia che io possa sostenere questo peso insieme a te. -
-Questa cosa non posso dirtela, Tamara. Non ci riesco. -
Continuai a mantenere la calma, a controllare il mio tono di voce. - Ma per quale motivo? -
Finalmente il vampiro alzò leggermente la testa, abbastanza da potermi guardare negli occhi. - Perché non potrei sopportare di vedere la delusione nei tuoi occhi. Sapere di averti illusa. -
La sua risposta mi sorprese. Mi ci vollero diversi secondi per registrare le sue parole e capire di essere ancora più confusa di prima. Ciò che stava dicendo non aveva senso. Con tutto quello che aveva fatto per me, quanto aveva rischiato, come avrebbe mai potuto deludermi? Cosa c'era di così grave che non voleva dirmi? - Derek - dissi quasi con durezza - questa è la scusa più stupida che abbia mai sentito. -
Subito dopo gli sorrisi, per fargli capire che non ero arrabbiata e che la mia era soltanto una battuta. Volevo tirarlo su ma non funzionò. Scosse la testa, un'ombra sul volto. - Tu non capisci. -
- E allora aiutami a capire! - cominciavo a sentirmi esasperata.
Derek poggiò la fronte contro la superficie della finestra e il contatto con il gelido vetro sembrò dargli la forza per parlare, schiarendogli la mente e facendo quindi ordine nei suoi pensieri. - Io ti ho fatto una promessa, Tamara. Alla fine dell'estate. Ti ho promesso qualcosa di molto importante. -
Continuai ad accarezzargli la schiena, ancora confusa ma pendendo totalmente dalle sue labbra, desiderosa di sapere. Aspettai che fosse lui a continuare, perché avevo capito che finalmente aveva trovato il coraggio che gli serviva.
-Nella lettera che ti avevo scritto, avevo promesso di trovare una cura per te. Di trovare il modo di liberarti del fardello che ti porti dietro dalla nascita, di fare in modo che lo scopo della tua vita non fosse più solo scappare. Avevo promesso di cercare delle streghe che potessero aiutarti. Ed è quello che ho provato a fare. Sono venuto a conoscenza di un tipo di magia molto antico che forse avrebbe potuto liberarti. Ma mi sono fatto ingannare come un novellino qualunque dalle Streghe e ora che sanno cosa mi serve, l'unica Strega che avrebbe potuto aiutarci non vorrà mai parlare con me. La Dama Bendata non ci riceverà mai, perché la sua lealtà va ai Lupi. Io ho fallito nel compito che mi ero prefissato. Ho deluso le tue aspettative. -
Si alzò di scatto e, in un impeto di rabbia, diede un pugno talmente forte contro il muro che temetti avrebbe fatto un buco nella parete. Naturalmente quest'ultima era stata costruita a posta per resistere alle onde d'urto dei prigionieri come lui, così Derek lasciò soltanto una lieve ammaccatura, anche se del sangue macchiò le sue nocche. La ferita sarebbe comunque guarita nel giro di pochi minuti.
Smisi di accarezzarlo e feci un passo indietro, sbalordita. Si trattava di tante informazioni da registrare tutte insieme in poco tempo. Ricordavo molto bene la lettera che mi aveva lasciato Derek, l'avevo letta così tante volte da saperla ormai a memoria e l'avevo tenuta in mano così spesso che c'era il segno delle mia dita sopra. Quando ero partita con Chris per raggiungere il Venezuela, l'avevo lasciata al suo solito posto, sotto il mio cuscino, dove immaginavo fosse ancora in quel momento. Derek aveva promesso di trovare un modo per liberarmi interrogando alcune potenti streghe, ma non avrei mai immaginato che si sarebbe spinto a rischiare così tanto per aiutarmi. Ancora una volta lo avevo sottovalutato. Eppure, alla luce di questo, la sua paura di deludermi mi sembrava ridicola. Questo me lo faceva soltanto amare ancora di più. Certo ero curiosa di sapere di più delle sue scoperte e magari, una volta usciti di lì, avremmo potuto cercare la Dama Bendata e costringerla a rispondere alle nostre domande, anche con metodi poco ortodossi. Eppure in quel momento la cosa più importante era rassicurare Derek. Non sopportavo di vederlo così.
Lo costrinsi a voltarsi verso di me e intanto preparavo le cose che gli avrei detto. Ero pronta a giocarmi il tutto per tutto per farlo smettere di soffrire e dare del sollievo al suo cuore. Non importava che ci trovassimo prigionieri in un quartier generale di lupi mannari.
Gli presi il viso tra le mani e lo sentii tremare sotto le mie dita. - Derek, non capisci? Tu sei la persona che più ha dato per me in tutta la mia vita. Eri pronto a dare la tua stessa vita quando sei entrato a Caracas per incontrare una strega che potesse aiutarmi, anche se sapevi benissimo cosa ti avrebbero fatto se ti avessero preso. Hai sempre messo a rischio ogni cosa per me. Quindi come potrei essere delusa da te? Come potrei guardarti se non come adesso, con occhi pieni di affetto e il cuore che scoppia di amore per te? Io ti amo, sciocco vampiro insicuro. E questo non cambierà mai, anche se il mio destino dovesse rimanere immutato. Anche se dovessi morire domani o essere perseguitata per sempre dai vampiri. Il mio cuore continuerà a battere sempre e soltanto per te. -
Vidi i suoi occhi spalancarsi per le mie parole, pieni di amori quanto i miei e di gratitudine per le mie rassicurazioni. Poi Derek si chinò in avanti e mi baciò, con un trasporto e un abbandono totali che non gli vedevo usare da troppo tempo. Quasi senza rendercene conto, con le menti collegate da un filo invisibile, cominciammo ad indietreggiare senza smettere di baciarci, attraversando la porta del bagno. Non ricordo chi dei due accese la luce e quando esattamente ci togliemmo i vestiti, se dei miei me ne fossi liberata io o se fosse stato lui, ma all'improvviso ci trovammo nudi all'interno della doccia, l'unico posto dove sapevamo di poter avere un po' di intimità lontani dalle telecamere.
Uno dei due aprì l'acqua, che bollente cominciò a scorrere sui nostri corpi premuti con forza l'uno contro l'altro, mentre il vapore si diffondeva all'interno della cabina e leggero fluttuava anche all'esterno. Ci avvolse e accarezzò con le sue spire delicate, creando un nostro piccolo angolo di paradiso lontano da tutto il resto. Le mani di Derek accarezzarono avide e allo stesso tempo delicate ogni centimetro della mia pelle, seguite dalle labbra che tracciavano una scia di baci infuocati che sembravano in grado di far evaporare ogni singola goccia di acqua che fosse entrata in contatto con noi. I nostri respiri erano così pesanti e rapidi che, insieme al vapore, appannarono interamente il vetro della cabina della doccia, tagliandoci completamente fuori da tutto il resto. Non parlammo mai, perché lo fecero i nostri corpi per noi, i movimenti sincronizzati che compivano come in una danza, incastrati alla perfezione, lui dentro di me e io con le braccia avvolte attorno al suo collo. Io sua e lui mio. Non c'era più sete di sangue, ma solo fame di noi.
Fu scomodo per certi versi ma anche terribilmente eccitante. Fu come liberarsi di ogni preoccupazione o sofferenza che entrambi avessimo patito in quei giorni. Lì dentro il tempo perse di ogni valore e ci decidemmo ad uscire soltanto quando l'acqua calda finì e quella che ci cadeva addosso divenne gelida. Tristi di dover lasciare quel luogo magico ma appagati dalla nostra appena consumata unione, tornammo nuovamente alla nostra prigionia, rinvigoriti da una nuova forza che solo qualcosa di potente come l'amore era in grado di dare.
~Angolo Autrice~
Capitolo leggermente di passaggio che però secondo me saprete anche apprezzare 😉 vi chiedo scusa per la foto che apre il capitolo, so che non sono Lydia e Derek ma Lydia e Parrish, però la scena è perfetta per ciò che succede qui. Come al solito, se la lettura vi è piaciuta, lasciate una stellina e/o un commento con la vostra opinione. A presto!
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