Quarto Capitolo

Derek si alzò in piedi, dandomi le spalle. Quello che avevo detto non gli piaceva e lo rifiutava categoricamente, ma credevo ancora di poterlo convincere. L'ultima volta in cui glielo avevo chiesto, prima di recarci dai suoi genitori, non eravamo in una vera e propria situazione di emergenza, in quanto non eravamo ancora giunti a destinazione e lui non vedeva i rischi immediati che avremmo potuto correre. Adesso, invece, ne andava davvero della nostra sopravvivenza, perché le streghe avrebbero potuto trovare il modo di liberarsi dell'incantesimo che mi legava alla mamma di Leo Teràn da un momento all'altro, senza che noi ne avessimo alcun preavviso. Avrei dovuto fare leva su questo e fargli capire che quello era l'unico modo per avere una possibilità.

Mi alzai anch'io e lo seguii, quando si fermò davanti al tavolo e si versò un bicchiere d'acqua, mandandolo giù in appena due sorsi. Tentava di temporeggiare, forse aspettava che rinunciassi, ma io non ne avevo nessuna intenzione. 

Mi fermai alle sue spalle, un po' incerta su come agire. - Derek, ti prego, non darmi le spalle. Parliamone almeno. - 

Il vampiro strinse la presa sul bicchiere che teneva in mano e, se fosse stato in vetro, probabilmente l'avrebbe rotto. Naturalmente i licantropi ci portavano soltanto piatti, bicchieri e posate di plastica (talvolta carta, quando si ricordavano di fare un bene all'ambiente) per evitare che il vetro potesse essere usato da noi come arma contro di loro. Ma ciò sarebbe stato inutile, se soltanto io avessi convinto Derek a bere il mio sangue. 

Alla fine si voltò, poggiandosi col corpo al tavolo. Il suo cipiglio severo mi ricordò il vecchio Derek ed io non ero sicura se essere felice di questo, con una vena di nostalgia, o se detestare il fatto che avesse scelto proprio questo momento per riemergere. - D'accordo, parliamo. Parliamo di quanto tu sia sprovveduta a propormi una cosa simile. - 

-Sprovveduta? - mi misi le mani sui fianchi, tornando io stessa la Tamara di una volta - io sto cercando una soluzione al problema. Sto trovando un modo per tirarci fuori di qui. Tu cosa stai facendo per risolvere la situazione? - 

Il vampiro serrò la mascella ed io mi sentii in colpa per averlo accusato. Tuttavia non tornai indietro sui miei passi, perché se fossi riuscita a scalfire la sua corazza sarei stata più vicina a convincerlo. - Io ho un mio piano ben in mente e sto cercando di seguirlo. E questo non implica affondare i canini nella tua carne. -

Alzai le braccia al cielo, tesa e arrabbiata da quel suo essere irremovibile su ogni cosa. Si dice che l'amore ci cambi, ma Derek non voleva ascoltarmi. Lui sembrava una statua di gesso che io non potevo modellare. Sospettavo che stesse per scoppiare il nostro primo litigio nel quartier generale. - E quale sarebbe questo piano? Posso saperlo? O è un segreto di stato? Sai, forse potrei aiutarti. - 

-Non se sei controllata a vista- Derek si allontanò da me, attraversando la stanza, ma io gli andai dietro irremovibile - oggi hanno voluto parlare con te e sospetto che non sarà l'ultima volta. Blanca o Leo in persona ti chiameranno nuovamente e meno sai, più sarai al sicuro dai loro interrogatori e dalle loro minacce. Userebbero me per minacciarti e tu finiresti per vuotare il sacco. - 

Lo fissai a bocca aperta. Quelle ultime mi ferirono, come era solito fare in passato, e la rabbia cominciò a traboccare dentro di me. Sì, tutto era come una volta, io e Derek di nuovo insieme, ma lui stava ricominciando a trattarmi in maniera superficiale e a ferirmi, credendo di aver compreso tutto senza in realtà avere capito niente. - Cosa vorresti dire, scusa? Che sono debole? Quindi se loro decidessero di interrogare te e minacciassero me, tu non batteresti ciglio? Non ti mostreresti debole?

Derek si passò la mano tra i capelli, più tranquillo. Addolcì il tono ed io capii che si era accorta di essere stato troppo duro con me. Buono a sapersi. - Non possono minacciare te, Tamara. Tu sei legata alla madre di Leo, perciò non ti faranno mai del male. Per questo è più sicuro che sappia io e non tu. Fidati di me per una volta. - 

Con un sospiro mi appoggiai alla parete, stremata da quella conversazione ma decisa a proseguire. Non avevo ancora accettato il suo rifiuto e per il momento non avevo intenzione di mollare. - Io mi fido di te. Ma allora perché tu non ti fidi di me? Non provi neppure ad ascoltarmi. - 

Scivolai lungo la parete e mi sedetti sul pavimento, dove Derek, con mia sorpresa, qualche secondo dopo mi raggiunse. Mi si sedette accanto con un sospiro. - Io mi fido di te, ma ormai dovresti conoscermi. Sapere come sono fatto. Sai che non potrei mai fare una cosa simile. -
Mi voltai verso di lui e vuotai il sacco, tentando il tutto per tutto un'ultima volta. - No, Derek. Non è che non puoi. Non vuoi. Sei bloccato nel tuo ruolo e non riesci a smuoverti di un passo. Ma la vita non è programmabile, capisci? Ogni giorno arriva qualcosa che stravolge i nostri piani e ci costringe a cambiare gioco, a fare scelte diverse e a prendere decisioni differenti. Qui si tratta di vita e di morte. Potrebbe essere la nostra unica possibilità, ma tu non la contempli per uno stupido giuramento fatto a te stesso quando non avevi alcun bisogno del mio sangue, perché non eri prigioniero o mantenuto in vita da una misera fialetta di sangue giornaliera. Credi che il Derek di allora avrebbe fatto quel giuramento se avesse saputo? - 

E la sua risposta mi sorprese. O, se mi sorprese. Mi lasciò semplicemente a bocca aperta. Esterefatta. Perché mai avrei pensato di sentire quelle parole fuoriuscire dalle sue labbra. - Ho paura- disse, lentamente e quasi in un sussurro. 

Lo guardai immobile, incapace di dire qualunque cosa. Deglutii e mi sforzai di parlare. - Che cosa... - 

-Prima, quando ci stavamo baciando, ho sentito il tuo cuore che ti pompava sangue in tutto il corpo. Ho sentito ogni tuo respiro, ogni tuo tremito. Ed ogni fibra del mio corpo ha desiderato prendere tutto quello per me. Privarti dei tuoi respiri, assaggiare il liquido che ti scorre nelle vene. E questo mi ha spaventato, perché mi ha fatto capire una cosa. -

Aspettai che proseguisse, ma capii che aveva bisogno di essere spinto a farlo. - Che cosa? - chiesi lentamente.

Derek ci mise un po' a rispondere. I suoi occhi non abbandonarono i miei e le sue mani, posate tra le sue gambe, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, stavano tremando. - Se arriverò a tanto così dal tuo sangue, temo che non riuscirò a fermarmi. -

Questo mi spiazzò, perché era qualcosa che non mi sarei mai aspettata. Qualcosa a cui non avevo pensato. Se Derek aveva paura di farmi del male, di non riuscire a fermarsi e bere il mio sangue fino ad indebolirmi, forse avrei dovuto avere paura anch'io. D'altro canto ero certa che Derek non mi avrebbe mai fatto del male. Inoltre, era risaputo che io avessi una capacità di ripristino del sangue perso di gran lunga superiore a quella di qualsiasi essere umano. Praticamente infinita. Una delle caratteristiche delle Pandora, era la possibilità di bere il loro sangue a lungo senza mai fermarsi e senza correre il rischio di ucciderle. Per lo meno fino ad un certo punto. Nessuno si era mai spinto troppo oltre. Soppesai con attenzione le mie parole prima di rispondere. - Tu non mi faresti mai del male. Lo so. Perché mi fido di te. - 

-Facile parlare per te. Tu non senti l'odore del sangue. Quanto sia afrodisiaco come il sapore. Quante promesse racchiuda in sé... E poi, non potrei mai usarti per questo... Sfruttarti come Chris... E forse siamo controllati e ci vedranno, e allora ci divideranno... - 

-Può essere, ma in quel caso tu avrai già assunto abbastanza sangue da metterli fuori gioco. E poi non mi stai usando, stiamo collaborando per salvare entrambi. Davvero non riesci a vedere la differenza? -

Derek non rispose, fuggì il mio sguardo, così decisi di tentare il tutto per tutto. Mi ingonocchiai davanti a lui e gli premetti il polso contro le labbra. Lo vidi sgranare gli occhi e impallidire, afferrarmi il gomito e tentare di respingermi. Ma in realtà la sua fu una resistenza estremamente breve, non soltanto perché era debole, ma anche perché lo voleva. Sapeva di averne bisogno. - No, Tamara, non farmi questo... - balbettò.

-Va tutto bene - lo rassicurai, con calma e dolcezza - io voglio che tu lo faccia. Voglio che ti lasci aiutare, così potrai aiutare me. Scapperemo insieme da questo posto. - 

Derek ricambiò l'occhiata e nei suoi occhi vidi una tale paura che quasi provai rimorso per la mia insistenza, finché non arrivò. Quella puntura provocata dai canini che perforavano la tenera carne del polso e Derek che, affamato, cominciava a bere.

La porta venne spalancata di scatto ed io mi lasciai ricadere all'indietro, poggiando la schiena contro il muro e tentando di riprendere fiato. Sentivo il cuore battermi impazzito nelle orecchie e temevo potesse scoppiarmi nel petto. Derek aveva bevuto molto, più di quanto mi aspettassi, ma quando la porta venne spalancata lui aveva smesso già da qualche secondo. Era riuscito a fermarsi autonomamente, proprio come ero sicura avrebbe fatto.

Ci voltammo all'unisono verso la porta, consci del fatto che fossimo nei guai. Qualcuno ci aveva visti, per forza. Ed ora forse ci avrebbero puniti e separati. 

Ad una velocità strabiliante Derek fu in piedi e si nascose dietro la porta, e non appena l'intruso ne superò la soglia lo aggredì, schiacciandolo contro la parete e tenendogli la mano intorno alla gola. Io adocchiai il nuovo arrivato con una certa sorpresa. - Lucian! - esclamai. 

Il mio amico aveva gli occhi sbarrati ed una paura evidente sul viso, ma quando parlò percepii quella nota sarcastica che caratterizzava gran parte dei suoi commenti. - Tammy, potresti dire al tuo ragazzo tutto muscoli che sono un tuo amico? - 

-Derek, lascialo andare. È Lucian. Il non-lupo di cui ti ho parlato. - 

Il vampiro rimase ancora qualche secondo immobile, poi lo liberò dalla sua presa e si chiuse la porta della cella alle spalle. Lucian si sistemò la giacca, tentando di assumere un'espressione normale. 

-Non è il mio ragazzo - dissi dopo, pentendomi poi di quelle parole che avrebbero potuto ferire Derek. Tuttavia Lucian aveva conosciuto Bruce, il mio ex ragazzo, e aveva saputo soltanto quel giorno che era morto. Mi chiesi cosa pensasse di me, nel vedermi già tra le braccia di un altro. La fine di Bruce era ancora una ferita aperta, che avrebbe continuato a sanguinare per parecchio, ma amavo Derek e, dopo tanto tempo lontani, non riuscivo a respingerlo per rispetto del ragazzo umano che era stato ucciso per colpa mia. Forse non ero così cambiata dopotutto. Ero ancora la solita egoista di sempre. Derek mi lanciò un'occhiata ma non commentò. 

-Be, non sono qui per questo - l'espressione di Lucian si indurì - siete impazziti per caso? Tutti e due? Vi sembra il momento di scambiarvi il sangue con una telecamera puntata dritta su di voi? -  

Rimasi spiazzata da quello scatto d'ira. - Non abbiamo avuto scelta, Lucian. Stanno facendo morire Derek di fame! - 

-D'accordo, è stata una trovata geniale, ma non potevate chiudervi nella doccia, tirare la tendina, e farlo lì? Sapete quanto avete rischiato? Quanto io ho rischiato? - 

Non lo avevo mai visto così arrabbiato. Solo minaccioso, quando mi aveva difesa con il professor Malan. Rimasi spiazzata, in cerca delle parole. - Non ci abbiamo pensato. - 

Lucian si passò la mano tra i capelli, tentando di calmarsi. Era vero, eravamo stati stupidi. Avremmo potuto essere più furbi e prendere alcune precauzioni, giusto per sicurezza. - Siete fortunati che ci fossi io in quel momento nell'ufficio, e non qualche altro lupo. Così ho potuto cancellare la parte del filmato. Dobbiamo sperare che nessuno si accorga che alcuni minuti siano spariti misteriosamente dal video. - 

-Ti ringrazio - dissi. Mi rimisi in piedi ma, malferma sulle gambe, dovetti comunque appoggiarmi al muro per non cadere. Ero stanca e mi sentivo stupida per le cose ovvie che aveva detto Lucian. In più, perfino in quel momento, non riuscivo a pensare con lucidità.

Il mio amico annuì, poi si infilò una mano in tasca e porse a Derek una fialetta di sangue. - 

Questa è per te. Tienila per stanotte e bevila nella doccia, dove sarete sicuri di non essere visti. Al momento le telecamere sono spente, l'ho fatto passare come un guasto, ma non lo rimarranno a lungo. Perciò fate attenzione. Se avrò altre possibilità, ve ne farò avere ancora. - 

Io e Derek annuimmo all'unisono, lui composto e quasi glaciale, mentre io, di getto, feci qualche passo incerto e gli gettai le braccia al collo, abbracciandolo. - Ti ringrazio, Lucian. Davvero. - 

Il mio amico mi passò la mano sulla schiena con dolcezza. - Ho promesso di tirarti fuori da qui e lo farò. Anche Chad mi sta dando una mano. E la signora Blanca. Perciò non rovinate tutto e dateci ancora un po' di tempo. -

~Angolo Autrice~
Eccoci con un nuovo capitolo. Alla fine Tamara ha convinto Derek e, anche se hanno rischiato, alla fine è andato tutti bene. Come al solito, se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento con la vostra opinione. A presto!

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