Ventisettesimo Capitolo

Venni svegliata da alcune grida di giubilo. Non avevo alcun ricordo di cosa fosse successo, di dove mi trovassi o del perché fossi svenuta. Aprii lentamente gli occhi, doloranti e pesanti, e vidi sopra di me un alto soffitto a volta, in legno, antico, le cui travi un po' decrepite lo facevano sembrare un edificio vecchio ormai in disuso. Capii di essere sdraiata su una superficie dura e fredda e di indossare un vestito rosso. Allora i ricordi cominciarono a tornare, rapidi e dolorosi, e cercai di sollevarmi, spaventata. Anzi, terrorizzata. Ma non ci riuscii. Delle catene partivano dall'altare in cui ero distesa e mi tenevano incatenata a quella lastra, sia dai polsi che dalle caviglie. Con gli occhi sbarrati le guardai, fissai l'altare in cui ero stata legata come un agnello sacrificale e i papaveri che ne avvolgevano la base, gli scalini che portavano a me, perfino il mio corpo. E quei fiori erano dappertutto, a ricoprire le bancate di quella che, ora ne ero sicura, era una chiesa molto vecchia ormai non utilizzata da tempo. E seduti tra i banchi c'erano tanti di quei vampiri che mi fu impossibile contarli. Gridavano, ridevano e parlavano in modo concitato, come incuranti della mia presenza. Sembravano non essersi nemmeno accorti che mi fossi svegliata.
Mandai giù a fatica il groppo che mi si era formato in gola e decisi di sfruttare la situazione a mio vantaggio. Sollevai leggermente la testa, per quello che le catene mi permettevano, e continuai a guardarmi intorno, cercando qualcuno di mia conoscenza o un modo per liberarmi e scappare. Ma dov'ero finita? Cos'era quel posto? E cosa volevano quelle persone da me?
Quasi mi venne da gridare per la rabbia per il modo in cui ero stata presa in giro. Tutti mi avevano messa in guardia, Caliba, Isaac, la mia famiglia, eppure io non gli avevo dato ascolto e avevo deciso di fidarmi di Chris. Quel giorno avremmo dovuto liberare Derek, era solo per questo che mi ero imbarcata in quel viaggio assurdo. Ed ora non solo Derek sarebbe stato ucciso il giorno successivo per la scadenza dell'ultimatum, ma io stavo per essere sottoposta ad un rituale spaventoso da gente fuori di testa. Poteva andare peggio di così?
Non riuscii a vedere niente che potesse essermi d'aiuto. E anche se avessi intravisto un oggetto da poter usare come arma, visto come ero stata incatenata mi sarebbe stato impossibile afferrarlo. Ero completamente in trappola. Cercai di ricordare cosa fosse successo e quando esattamente avessi perso conoscenza. Ricordavo di essere stata trascinata nuovamente nel passaggio segreto che portava fuori Caracas, di aver urlato fino ad avvertire un dolore sordo alla gola e di aver scalciato fino a perdere le forze. E poi? Carmen mi aveva sorriso in maniera inquietante e mi aveva... Baciata sulla bocca. Sì, ora ricordavo. Poi il buio totale. Mi ero risvegliata su una barca, ma per un breve tempo. Poi ero sprofondata di nuovo nelle tenebre. Ed ora eccomi qui. Provai a tirare con forza i polsi ma le catene erano ben salde e mi irritarono la tenera pelle. Repressi una smorfia e tirai ancora più forte, inutilmente.
-Ben tornata tra noi, Tammy. -
Voltai la testa di scatto ed incrociai lo sguardo famelico di Chris. Aveva le mani infilate in tasca e mi osservava ai piedi dell'altare perfettamente a suo agio.
Deglutii, la testa leggermente sollevata per guardarlo meglio. - Dove mi trovo?-
-In una chiesa abbandonata ormai da tempo sulla Isla La Tortuga. Completamente disabitata, nessuno vive qui. Questo luogo veniva utilizzato come rifugio da alcune streghe nel periodo dei roghi, ma ovviamente nessuno ci mette piede da decenni. -
I vampiri erano immobile, all'improvviso in un religioso silenzio. Si erano seduti sulle bancate e guardavano e ascoltavano, impassibili. Avvertivo i loro occhi puntati addosso e stavo morendo di paura. Mi sentivo troppo esposta, totalmente alla loro mercé. Mi chiedevo come avessero fatto ad entrare in Venezuela, ma la risposta era abbastanza semplice. Chris. Certo c'era il suo zampino, aveva organizzato tutto nei minimi particolari chissà quanto tempo prima.
Feci la domanda che più mi premeva. - E perché sono qui? -
Chris sorrise, in una maniera davvero inquietante. - Perché sei la festeggiata, Tammy. Ora goditi lo spettacolo. -
Chris mi voltò le spalle e si rivolse alla platea in ascolto, alzando la voce per farsi sentire da ciascuno di loro. Sembrava un oratore, calato nel suo ruolo mentre pesava ogni singola parola e lasciava che essa gravasse nell'aria, facendoci avvertire l'imminente arrivo di qualcosa. Qualcosa di terrificante.
-Fratelli e sorella della Setta del Rosolaccio, vi ringrazio per essere qui. Abbiamo atteso a lungo questo giorno, dominando la nostra eccitazione e impazienza, consci di stare preparando qualcosa di grandioso. Chi ci ha preceduti, chi ha messo le mani sulle altre Pandora della storia, ha sbagliato. Non ha espanso i suoi orizzonti e si è limitato a ciò che aveva, piuttosto che a tutto ciò che avrebbe potuto avere. Noi, invece, siamo capaci di guardare in modo più ampio. Noi, oggi, abbiamo imparato a calmare la nostra sete di potere per creare qualcosa di più grande. Un'alleanza. -
Le porte si spalancarono e una fila di donne, vestite con semplici abiti dal tessuto sottile e quasi trasparente, attraversano la navata centrale. A chiudere la fila vi era Carmen.
-Le Figlie del Sangue ci hanno aiutato nel perfezionamento di un Incantesimo vecchio di millenni che ci darà un potere tale da schiacciare chiunque oserà sbarrarci la strada. -
Le streghe si disposero a semi cerchio intorno all'altare e si presero per mano, intrecciando le loro dita. Potevo avvertire la loro magia e sentivo che qualcosa di terribile sarebbe successo se non fossi riuscita ad evitarlo.
-Voi siete qui perché avete dimostrato di esserne degni. Vi siete battuti e avete vinto. Avete lottato contro un istinto primordiale che voleva privarvi della ragione e farvi commettere stupidi errori, solo perché una strega tempo fa ha deciso che i peccati peggiori della nostra razza, ossia l'orgoglio e il desiderio di supremazia, ci avrebbero portato alla tomba. La nostra alleanza ci permetterà davvero di essere più forti di chiunque altro ma senza soccombere. Abbiamo sofferto mesi per regnare su tutto e su tutti per l'eternità. -
Non riuscivo a credere che a parlare fosse Chris. Avvertivo una tale sicurezza nelle sue parole che non coincidevano con il ragazzo fragile e insicuro che avevo conosciuto. Tutti lo ascoltavano in religioso silenzio, senza emettere un fiato, completamente incantati e rispettosi.
-Ed io non lo dimenticherò, amici miei. Quando avrò tutto il potere ricorderò chi mi ha aiutato ad ottenerlo. E lo condividerò con voi, perché è questo che fa un vero leader. Una volta che saremo tutti collegati, procederemo con il sacrificio delle ragazze della stessa età della Pandora. Ognuno di voi prosciugherà la propria vittima del suo sangue fino all'ultima goccia. A quel punto, i sacrifici uniti alla magia delle Figlie del Sangue, trasferiranno il potere nel sangue della Pandora. E allora il rituale sarà al suo culmine ed io consumerò l'unione- Chris si fermò per rivolgermi uno sguardo malizioso ed eccitato, poi tornò a rivolgersi ai vampiri - nel frattempo voi dimostrerete il vostro valore, dovete far vedere di meritare il dono del sangue di una Pandora. L'ultimo sacrificio dopo l'unione sancirà la fine del rituale. -
I Vampiri si alzarono per un secondo in piedi e parlarono all'unisono. - Grazie, Dea Demetra, infinitamente grazie. -
Chinarono tutti il capo e Chris fece altrettanto, poi si risedettero in silenzio. - Che il Rito di Demetra abbia inizio. -
Si voltò verso di me e vidi una delle streghe porgergli un piccolo pugnale. Cominciai a tremare e provai di nuovo a strattonare i polsi, ma le catene si limitarono ad incidermi ulteriormente la pelle. - Chris- sussurrai - cosa hai intenzione di fare? -
Lui mi si avvicinò, accarezzando la lama quasi con dolcezza. Grattai i piedi nudi sulla pietra dell'altare nel tentativo inutile di allontanarmi da lui. - I Vampiri che vedi, Tammy, hanno guadagnato il diritto di essere qui oggi. Hanno combattuto valorosamente e hanno vinto. Mi hanno servito con lealtà e devozione, capendo di poter fare parte di qualcosa di grande. L'ultimo passo era portare una ragazza qui, che doveva avere necessariamente la tua età, affinché potesse essere sacrificata ai fini del Rito. Anche davanti a questa richiesta non si sono voltati indietro. Chi ha disobbedito è stato punito a dovere. Lo stesso Elias, anche se non siamo stati noi, ha perso la vita perché troppo sfacciato. Ti ha baciata davanti a tante persone alla tua festa e ha inciso il nostro simbolo sul muro, come motivo di vanto. Ma la Setta del Rosolaccio è molto di più e non può abbassarsi a simili ostentazioni. Come se non bastasse non è riuscito a rapire la ragazza e l'ha uccisa, dimostrando di non credere nei principi della nostra alleanza. -
Finalmente le cose cominciavano, dopo tanto tempo di dubbi ed incertezze, ad acquistare un senso. In più avrei preferito che continuasse a parlare, a spiegarsi, perché non volevo che proseguisse in qualunque intento avesse con quel coltello. La lama danzava tra le sue mani ed io non riuscivo a smettere di seguire ogni suo movimento. - Se non l'hai ucciso tu chi è stato? -
-Non lo so, te l'ho già detto. Qualche tipo di punizione divina. Comunque i pochi eletti qui presenti se lo sono meritato e stanno per essere inseriti completamente all'interno del nostro culto. Avranno la possibilità di ricevere i doni trasportati dal tuo sangue. -
Mi afferrò la mano e me la voltò, schiacciandomela contro la pietra, in modo da avere il palmo rivolto verso l'alto. Lo fece in modo rude, senza alcuna delicatezza, e con gli occhi sbarrati lo vidi avvicinare il coltello alla mia carne. Incise il palmo in diagonale, affondando la lama nella pelle e facendo sgorgare del sangue. Il dolore fu atroce. La ferita non era superficiale ma profonda e il sangue uscì quasi a fiotti. Chris riempì un calice e lo passò al vampiro in prima fila, che ne bevve qualche sorso e poi, con un certo sforzo, lo passò a quello seduto accanto.
Cominciavo a temere che Chris mi avrebbe lasciata morire dissanguata ma, dopo aver leccato del sangue dalla ferita, lasciò che Carmen fermasse l'emorragia con un Incantesimo. Poi, come se non fosse stato abbastanza, ciascuno dei vampiri si ferì la mano e svuotò un po' di sangue nella coppa finché, una volta che lo ebbero fatto tutti, Chris non mi costrinse a berlo. Mi minacciò. - Se provi a sputarlo ricominceremo tutto da capo e ogni volta sarà peggiore della precedente. -
Quando ebbi mandato giù quel liquido amaro e ferroso, Chris sollevò le braccia verso il soffitto. - Ora siamo tutti uniti. Siamo una cosa sola. -
Le streghe presero a recitare una litania in una lingua sconosciuta che non avevo mai sentito in vita mia e sentii qualcosa succedere dentro di me, come se un fuoco cominciasse a scorrermi nelle vene. Un vero fuoco si accese così, dal nulla, ai piedi dell'altare, perfettamente controllato eppure reale. Il fuoco è letale per i vampiri ma non loro non si spostarono di una virgola. Neppure Chris, che si preparò a continuare come se niente fosse. - Facciamo entrare le fanciulle per il sacrificio. -
Non feci in tempo ad inorridire davanti a quelle parole che Carlos Santos entrò nella navata centrale da una porticina nascosta in fondo alla cappella, trascinandosi dietro una lunga catena alla quale erano incatenate una ventina di fanciulle. Erano tutte immobili, inespressive, vestite con semplici abiti rossi semitrasparenti. Riconobbi Jessica Harris e altre ragazze dalle foto sul giornale. Carlos le condusse di fronte a Chris e quando mi passò davanti mi rivolse un sorriso che mi fece rabbrividire, a dimostrare che anche lui aveva sempre saputo e si era preso gioco di me insieme al suo caro amico.
Disposero le ragazze in fila, una accanto all'altra, proprio ai piedi degli scalini, con la schiena rivolta verso di me. Le ragazze continuavano a restare immobili ed io mi chiesi quale fosse il senso del tenerle incatenate, finché non vidi la moltitudine di lividi sul corpo e il segno dei morsi in quasi ogni punto della pelle scoperta. Dovevano essere state perfettamente coscienti fino a poco tempo prima ed io rabbrividii al pensiero di quella lunga prigionia e degli orrori che dovevano aver attraversato.
Carlos aprì una sorta di scrigno e lasciò che ciascuno dei vampiri prendesse qualcosa dall'interno: si trattava di coltelli dall'impugnatura spessa e la lama affilata, che sembrava brillare di rosso. Quando tutti ne ebbero preso uno si posizionarlo ognuno davanti ad una ragazza e nell'esatto momento in cui capii cosa sarebbe successo a breve voltai il capo dall'altra parte ed urlai. Urlai per la vita di quelle giovani ragazze spezzata per il volere di una setta di fanatici, per un Rito di cui io ero la causa. Altre morti a gravare sulla mia coscienza.
-Chris, sei impazzito? - gridai - Demetra è la dea della vita, non della morte! Fermati, sei ancora in tempo! -
-Tutte le divinità esigevano dei sacrifici per concedere i loro favori agli uomini. Agamennone stesso ha fatto uccidere sua figlia per poter placare l'ira delle divinità. Fa parte del Rito e ne è parte integrante- mi rispose lui.
Allora non potei fare a meno di voltare di nuovo la testa verso quella pazzia, in tempo per vedere i vampiri sgozzare con un unico fendente la gola di ciascuna di quelle fanciulle, mentre il canto delle streghe diventava più forte, più potente, sembrava che volesse farmi scoppiare i timpani. Poi i Vampiri si attaccarono al loro collo e bevvero quel liquido rosso che sgorgava dalla carne recisa, prosciugandole fino all'ultima goccia. Tutte caddero a terra come birilli, inzuppando il pavimento di sangue, e quel fuoco apparso dal nulla parve acquisire maggiore forza, così come quello che mi sentivo scorrere nelle vene. Chris aveva ragione, quei sacrifici erano fondamentali per il Rito e presagivano una fine terribile. La morte per la vita. Non si dice sempre che senza una non potrebbe esistere l'altra? La vita di due mie gemelle, che sarebbero forse cresciute più in fretta di nove mesi, per quella di venti ragazze appena affacciate al mondo degli adulti. Chris poteva davvero essere così pazzo? Non l'avrei mai immaginato.
Le streghe, Carmen in testa, lasciarono che il fuoco divorasse i loro corpi, cancellando completamente la loro esistenza. Pensai ai genitori e alle famiglie che non le avrebbero mai ritrovate. I Vampiri tornarono a sedersi sulle panche, in silenzio, aspettando la prossima mossa. Che, con mio profondo orrore, non tardò ad arrivare.
-Come richiesto dall'incantesimo venti fanciulle sulla soglia dei diciotto anni sono state sacrificate, venti ragazze per venti membri della Setta del Rosolaccio. Ma affinché il rituale funzioni è necessario che anche io e Carlos diamo il nostro contributo in questa parte così fondamentale. E dal momento che tra i passaggi c'era anche quello di sacrificare vittime direttamente legate alla Pandora, abbiamo riservato a noi due quest'ultimo onore. -
Chris si voltò e mi sorrise, ed io sollevai la testa, spaventata, cercando di capire. Non potevo crederci. Era impossibile.
Fece un cenno con la testa a Carlos che sparì di nuovo da quella porticina. Mi dissi che era uno scherzo. Che era impossibile, che
Chris non l'avrebbe mai fatto. Era troppo persino per lui. Ma il suo sguardo folle raccontava un'altra verità ed io mi chiesi chi avesse scelto per lo scopo. Chi avrei visto entrare da quella porta? Sarebbero stati Isaac, Gabe e Ben? O mamma e papà? Danielle? Il terrore mi chiuse le viscere in una morsa.
Ma non fu nessuno della mia famiglia ad entrare.
Incatenati tra loro come animali, proprio come quelle venti ragazze, Bruce, Bessie e Dan fecero il loro ingresso nella navata centrale.

~Angolo Autrice~
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