Ventiduesimo Capitolo
Tolsi il bracciale e lo lasciai cadere sul comodino, dove produsse un leggero tintinnio. Il polso dove si trovava poco prima era arrossato lungo tutta la circonferenza e bruciava leggermente, a mostrare quanto l'incantesimo che avevo portato per quelle ore fosse potente.
-Non volevo colpirti- mi disse Chris, sorprendendomi. Si stava spogliando lentamente, prima di mettersi a letto. L'indomani ci aspettavano molte cose da fare. - Ma sei stata tu a costringermi. Lo sai vero? -
-Ovviamente- dissi - hai imparato da tuo padre che la donna va zittita a suon di schiaffi. -
-Smettila di parlare dei miei genitori- mi rimproverò - non c'entrano con questa storia. Spero solo che tu oggi abbia imparato la lezione. -
Sfiorai i segni freschi dei morsi, dove i canini di Nicolas e poi quelli di Valerie avevano bevuto il mio sangue. Sicuramente quel giorno aveva portato i suoi frutti. Avevo avuto la conferma di quanto la vita con Chris sarebbe stata terribile e che, piuttosto che ritrovarmici dentro, sarei morta.
Il jet privato era finito ormai da un'ora in una terribile turbolenza ed io non ne potevo più. I continui sobbalzi che scuotevano il veicolo mi impedivano di concentrarmi a dovere sulla lettura e mi avevano fatto venire così il mal di testa. Alla fine avevo chiuso il libro ed ero rimasta ad osservare l'oceano sotto di me, il cui azzurro si confondeva con il cielo e talvolta veniva nascosto da soffici e candidi strati di nuvole. Non vedevo l'ora che arrivassimo a destinazione.
Tirai fuori lo specchietto portatile dalla borsetta e osservai il mio riflesso. Ero riuscita a nascondere con il correttore le pesanti occhiaie nere con cui mi ero svegliata quella mattina a causa della notte insonne che avevo trascorso. Dormire nello stesso letto con Chris non era stato mai così difficile come quella volta e guardare la guancia dove mi aveva colpita il giorno precedente mi ricordava il perché. Non ero una persona pronta ad abbassare la testa e a lasciare che un ragazzo la picchiasse per averlo contraddetto. Mai una volta Bruce si era azzardato a sfiorarmi in un modo diverso da carezze amorose. Mai una volta avevo visto mio padre alzare un dito su mia madre. Ed ora mi ritrovavo a viaggiare con un violento che, al minimo segnale di ribellione, poteva scattare in modi che non osavo immaginare. Per la prima volta cominciavo davvero ad avvertire il peso delle mie scelte. Pensavo che il giuramento mi avrebbe protetta, ma evidentemente mi ero sbagliata. Mi proteggeva da un accostamento fisico obbligato ma non dai suoi scatti d'ira.
Per questo avevo cambiato idea? Assolutamente no. Salvare Derek rimaneva la priorità e a quel punto, anche se avessi deciso di mollare (cosa che non mi sognavo minimamente di fare) sarebbe stato stupido, vanificando ogni sacrificio fatto fino a quel momento. Non importava che per un po' fossi io a dover soffrire. Derek, per proteggere me, lo faceva già da parecchio. E comunque, cosa avrei potuto fare io contro un vampiro come Chris, che in più aveva anche il mio sangue in corpo?
Lanciai un'occhiata a Chris e Carlos,seduti sulle poltrone dalla parte opposto, davanti a due bicchieri di bourbon. Non ero contenta che il messicano fosse venuto con noi ma, a sentire Chris, il suo aiuto era fondamentale per salvare Derek. Ormai eravamo vicinissimi. Tra un paio d'ore saremmo stati in Venezuela e avremmo raggiunto Caracas, a pochi chilometri dal quartier generale in cui si trovava rinchiuso.
Sto arrivando, Derek, pensai. Resisti.
Mi voltai verso loro due,per fare conversazione. Non perché provassi piacere a parlare con loro ma speravo che distrarmi mi avrebbe aiutata a smaltire gli effetti negativi del volo. D'altro canto volevo captare più informazioni possibili. - Allora, volete dirmelo? -
-Di che parli? - mi chiese Chris.
-Del segreto per entrare in città. Sconosciuto anche ad un Antico, ad un uomo potente come Caliba. -
Chris sorrise compiaciuto, nascondendo poi la cosa bevendo un altro sorso dal bicchiere. Carlos osservava l'amico quasi incuriosito, come se si chiedesse quanto fosse disposto a dirmi. - Devo a mio padre la capacità di entrare in città. Nonostante ciò che potresti pensare su di lui, Tiberio era un uomo molto potente ed influente, arguto quanto Caliba. Meno disposto a dare nell'occhio. Più egoista, probabilmente, ma non per questo meno geniale. -
-Spiegati meglio- dissi, appoggiandomi meglio allo schienale. Mi sembrava assurdo essere lì seduti a parlare, come se niente fosse, dopo quello che era successo il giorno prima. Ma era una caratteristica fissa della mia vita. L'assurdità del tutto.
-Mio padre aveva capito che la situazione stava ormai degenerando. I lupi erano sempre più numerosi, cominciavano ad uscire dai loro nascondigli e ad avvicinarsi sempre più alle città, uscendo dal riparo offerto loro dai boschi. Hanno iniziato con piccoli furti ai magazzini, atti vandalici in periferia e altri atti da piccoli delinquenti. Ma mio padre aveva già capito, quando tra le strade cominciò ad essere sussurrato il nome di Leo Teràn. -
Questo attirò la mia attenzione. Mi sporsi in avanti, stringendo i braccioli della mia poltroncina. Quel nome mi era rimasto in testa da quando Chris lo aveva pronunciato a casa mia, tanto tempo prima. - Lo conoscevano di fama? -
-I problemi sono iniziati quando è diventato lui la guida di tutti i lupi del paese. Vedi, la Melena Dorada è stata l'inizio della rivoluzione. Leo Teràn era un ragazzo giovane con tanti ideali, ma nessuno degli Antichi lo ha preso sul serio. Nessuno di loro credeva che qualcuno con così pochi anni potesse rappresentare un problema per loro. Mai errore fu più fatale. -
Intervenne Carlos. -Vedi, Pandora, i lupi hanno la tendenza ad agire seguendo il loro istinto animale, piuttosto che la ragione. Noi vampiri abbiamo suddiviso la nostra società in una rigida gerarchia che ci permette di sopravvivere. I lupi non hanno fatto altrettanto. Vivono sparsi per il mondo, spesso in guerra tra loro, come Ebrei ancora in cerca della loro terra. Ma se ogni branco della terra avesse un Leo Teràn al comando, darebbero davvero filo da torcere agli Antichi. -
Ero sorpresa. - Vi ho sentiti parlare in malo modo di loro, ma non avverto lo stesso astio quando parlate di questo giovane rivoluzionario. -
Chris sorrise. - Perché non siamo stupidi. C'è un motivo se il Venezuela è così pericoloso per noi. Se perfino mio padre ha optato per la fuga. Lì i branchi sono organizzati e la Melena Dorada li controlla tutti. -
-Ma come ha fatto un branco appena nato a diventare così forte? - chiesi.
-Leo aveva dalla sua molte qualità. Il carisma, la forza e grande strategia militare. Una volta ottenuta la fiducia dei lupi, si sono affidati del tutto a lui e hanno lasciato che li conducesse alla cosa che più di ogni altra agognavano. La libertà. La fine di una vita da reietti. -
-E come dargli torto? - commentai. Immaginai come dovessero sentirsi, costretti a vivere nei boschi, isolati da tutto e tutti.
-Non provare pietà per loro - a Carlos luccicarono per un attimo gli occhi - non devi essere dalla loro parte. I tuoi genitori sono vampiri. Sei una di noi. -
-I miei genitori non hanno costretto altre persone all'esilio. -
-Tu dici? I lupi possono fare a pezzi un vampiro con i denti. E amano farlo. Altrimenti perché Caliba starebbe cercando di domare la rivolta? Gli lascerebbe il Venezuela e lascerebbe perdere. Dimenticherebbe semplicemente il problema. -
Immaginai il mio Derek nelle mani di quelle creature e rabbrividii. - E noi andiamo dritti nella tana del lupo. Una missione suicida. -
-Non esattamente- Chris sorrise, pronto a raccontare la parte migliore - mio padre inizialmente non aveva intenzione di abbandonare del tutto la città. Voleva essere in grado di scappare, qualora si fosse reso necessario. E avere un contatto con la nostra casa di lì, molto amata da mia madre. È lì... È lì che è morta- si fermò un attimo, come attonito dopo aver pronunciato quelle parole, ma poi riprese con altrettanta fermezza - così ha fatto costruire un passaggio, che passa dritto sotto la città, e conduce direttamente alle cantine di casa nostra. Un passaggio nascosto con la magia, impossibile da trovare se non se ne conosce l'esatta ubicazione. -
-E una volta giunti lì saremo al sicuro? - chiesi.
- La casa è nascosta alla vista grazie a Carmen. Nessuno ci vedrà entrare. Il giorno della festa, invece, ci mischieremo alla folla, coprendo il volto con una delle maschere tipiche. Non ci saranno controlli, perché i lupi sono molto sicuri. Sanno che nessuno può entrare in città, perché non sanno nulla del passaggio. Li coglieremo del tutto impreparati,con la guardia abbassata. -
-E noi ne approfitteremo per infiltrarci nel quartier generale - intervenne Carlos - noi tre, Carmen e qualche altro vampiro che ci aiuterà. Saremo fuori di lì in meno di mezz'ora. -
Sembrava tutto così facile. Speravo solo che le cose andassero veramente così, senza intoppi, e che io potessi liberare Derek sano e salvo. E questo mi riportò alla mente qualcos'altro. - E dopo? - chiesi con un filo di voce - una volta che avremo liberato Derek... Cosa succederà? -
Chris sorrise, guardandomi attentamente. - Alcuni miei uomini fidati lo restituiranno a Caliba, impacchettato con tanto di fiocchetto. Verrà mantenuto per lo più drogato, per evitare che dia problemi. Una volta giunto a destinazione riceverà tutte le cure adeguate dallo staff di Caliba e tornerà in forze, ma a quel punto noi saremo già lontani e lui non potrà raggiungerci. E anche se, sfortunatamente per lui, questo dovesse succedere, avrà pane per i suoi denti, quando mi troverà con le vene colme del tuo sangue, impossibile da battere.-
Non dissi nulla. Restituii brevemente l'occhiata ma poi non resistetti e mi voltai dall'altra parte,tornando a guardare fuori dal finestrino. Quando Derek fosse stato lontano da noi, al sicuro, allora avrei portato a termine l'ultima tappa del mio piano. In quale modo non lo sapevo ancora ma, l'unica cosa che mi sarebbe dispiaciuto non vedere, sarebbe stata l'espressione di Chris una volta che ai fosse accorto di essere stato preso in giro. Senza poterne fare a meno sorrisi, pur avvertendo un brivido di paura. Ma non potevo permettermi di vacillare. In lontananza mi parve di scorgere il profilo del Venezuela, verso cui il nostro jet si avvicinava inesorabile.
~Angolo Autrice~
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